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Autore: Atem    29/08/2005    0 recensioni
E' una fic che sto scrivendo con l'aiuto di una mia amica, la mia prima (e probabilmente unica^^) fic su Rayearth in cui alcuni particolari abitanti di Cephiro e Ootozam finiscono sulla Terra... -contenuti yaoi e non- *Siamo ancora indecise sul titolo^^*
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Life in an other world

Autore: Atem & Toy

Serie: Magic Knight Rayearth

Capitolo: 4 di ?

Rating: PG

Pairing: Ancora nulla>.<

Note di Atem: Ferio, è arrivato Ferio, finalmente ç__ç!!! Non ce la facevo più ad aspettare è_é!

Note di Toy: Sìììì, e insieme a Ferio-.- (Atem: Non osare fare quella faccia, sai è_é!) ecco arrivare anche sua maestà il principe dei fighi*çç*, il mio Comandante Eagle Vision*__*!!! Yhea, evviva, facciamogli tutti un bell’applauso XD!!! (Atem: Facciamolo anche a Ferio allora>_< ! Toy: Clap-clap-.-… Il resto sono tutte ovazioni per Eaggy *çç*!!!)

Disclaimers: I personaggi di MKR sono © Clamp. Arisa Kamiyo e Satoru Mamiya sono proprietà di Atem mentre il piccolo Yuu Mamiya e Mudou-kun sono targati Toy Anderson^__^!

 

*Lost*

Si guardavano intorno con aria sperduta senza riuscire a capacitarsi di quello che vedevano.

La sera li avvolgeva e il manto scuro del buio celava in parte gli abiti, che sarebbero apparsi alquanto strani, che indossavano.

I lunghi mantelli color panna dei due si muovevano in continuazione al vento freddo e i capelli si scompigliavano cadendo spettinati sugli sguardi increduli mentre un terzo si era portato più vicino a quello con cui sembrava avere più confidenza.

“Che posto è mai questo?” domandò il più giovane.

“Possibile che non ci sia nessun altro oltre a noi?”

Sospirando pesantemente si rivolse con sguardo preoccupato ad un ragazzo accanto a lui, il medesimo sguardo anche nei suoi occhi e poi la realizzazione.

“Ma dov’è Lantis?”

Erano tre ragazzi dispersi in un luogo che mai avevano visto nella loro vita e uno di loro mancava persino all’appello.

“Lantis? Lantis!” lo chiamò più volte uno dei tre, la sua voce ferma era velata dal timore e forte chiamava il nome dell’altro senza ottenere nessuna risposta che non fosse il sibilare del vento serale.

Un brivido ne percorse la schiena. Com’era possibile che si fossero improvvisamente ritrovati in un posto che non era il Castello di Cephiro in cui pochi minuti prima attendevano con impazienza il ritorno dei tre Cavalieri magici? E dov’erano finite le ragazze? Perché Lantis non era con loro?

Si morse nervosamente il labbro inferiore.

Perché Lantis non era con loro…?

“E’ possibile che questa sia… la Terra.”

Gli altri lo guardarono senza negare che un’affermazione del genere era piuttosto plausibile. Avevano imparato che nulla era impossibile e che la forza di volontà poteva essere un potere inimmaginabile…

“Tu che ne pensi Eagle?”

Quello chiamato Eagle attese a lungo prima di rispondere.

Lui pensava a Lantis, il resto non lo aveva sfiorato nemmeno per un secondo.

“Eagle?”

“Uhn…”

Sospirando si decise a dare retta all’altro che con tono serioso gli ripeté la domanda e allora lui si perse nella contemplazione di quel luogo.

Il buio inghiottiva gran parte dell’area circostante in cui i lampioni si stavano illuminando lentamente mostrando soltanto in quel momento strane vetture dalla forma rettangolare, avevano quattro ruote ma non sembravano muoversi. Probabilmente dovevano essere robot a riposo, rifletté Eagle notando le vetrine di un paio di negozi in cui solide sbarre di metallo lasciavano appena intravedere la merce.

Infine, alle loro spalle, un’imponente costruzione in ferro si ergeva alta nel cielo nero di quella strana città che poco per volta stava cominciando ad animarsi.

Una torre. Che terminava in una punta…

“Ho già visto questo luogo…” mormorò ricordando quella costruzione, ritrovandola nella memoria quando con il suo FTO si era ritrovato a volare nei cieli costretto dagli eventi a combattere contro Hikaru e il suo managuerriero.

Ricordava quel posto.

Come dimenticarlo…

Lì era stato sconfitto dalla grande forza e dal grande coraggio di quella ragazzina.

Nella città in cui era nata.

Tokyo.

“Siamo a Tokyo, sulla terra…”

“E come ci siamo finiti qui?”

“Mi chiederei piuttosto come possiamo fare per tornare indietro, principe.” affermò Eagle con calma sorridendo a colui che aveva chiamato principe. Persino i suoi abiti sembravano quelli di un nobile, avvolto dal bianco mantello stringeva le mani guantate di bianco a pugno, ansioso, e rivolgeva in continuazione lo sguardo ovunque, colpito da qualsiasi rumore o presenza.

“Se almeno ci fossero le ragazze…”

Di certo loro sapevano bene come muoversi in quel posto, era il loro mondo… ma per loro tre era soltanto un luogo sconosciuto in cui altri sconosciuti li fissavano straniti indicandoli di volta in volta e ghignando mentre bisbigliavano qualcosa.

Non riusciva a sentirli.

Vedeva soltanto che ridevano, e ridevano di loro, questo era piuttosto chiaro.

“Faremo meglio a trovare un posto più appartato…” concluse quindi avanzando di qualche passo in una direzione a caso. Comunque non avrebbe saputo dove andare, tanto valeva camminare e scoprire dove sarebbero stati condotti.

“Ma… E Lantis? Non possiamo abbandonarlo?”

Era stato quello più alto a parlare questa volta. Rivolto al Comandante di Oötozam cercava conferma alla sua domanda ma ovviamente sapevano già che quello non era un problema da niente.

“Sono sicuro che Lantis sta bene, Geo.”

Eagle gli sorrise poggiando una mano alla sua spalla, rassicurandolo e Geo fissò a lungo il suo sguardo in quegli occhi dal pregiato colore dorato attendendo di vedere quella sicurezza che tanto caratterizzava il militare… La scorse, per un momento, insieme a quel sentimento di pura inquietudine che non poteva negare di avere, ma quel momento gli bastò.

“Ora dobbiamo pensare a trovare un posto dove passare la notte.”

Il principe di Cephiro aveva scorto in lontananza un gruppetto di persone che parlottando tra loro continuavano a ripetersi di voler tornare a casa e con malinconia sospirò.

Chissà quando lui sarebbe riuscito a tornarci… Chissà ora cosa stava pensando Fuu…

Di sicuro li avrebbero cercati.

Ma dove? Come potevano loro sapere che ora si trovavano lì, a chilometri e chilometri di anni luce da quel mondo magico che aveva conosciuto da poco la sua nuova Colonna Portante.

Scosse la testa scacciando via ogni pensiero negativo, o accantonandolo soltanto, fingendo di essere sicuro che tutto prima o poi si sarebbe sistemato. Perché era così… doveva esserlo…

Poco più in avanti le persone che avevano attirato la sua attenzione parlottavano in continuazione mentre un bambino non faceva altro che lamentarsi.

“Nii-san, ma è presto e io non ho voglia di tornare a casa! Dai facciamo un altro giro, soltanto uno!” continuava a borbottare mentre un tenero broncio gli dipingeva il viso infantile.

Accanto a lui quello che sembrava essere il fratello maggiore gli sorrideva dolcemente insieme ad un’amica negandogli con affettuosa gentilezza di poter andare in posti che non fossero stata la loro bella e calda casuccia.

Lo guardò bene, sembrava avere più o meno la sua età e, se non ricordava male il modo in cui Fuu teneva conto del tempo che passava avrebbe detto che si aggirasse sui quindici, massimo sedici anni.

“Eddai, ti prego!!!” insistette il piccolo tirandolo per una mano.

Non aveva davvero nessuna intenzione di tornare a casa e i suoi grandi occhi sembravano così lucidi che prima o poi le lacrime avrebbero rigato il suo viso, ne era sicuro, anche a vedere l’espressione supplicante del bambino. Ci teneva così tanto che metteva tenerezza.

Sorrise inconsciamente rivedendosi mentre anche lui, tornato per un attimo piccolo, faceva i capricci perché non voleva andare a letto, perché voleva andare in un determinato posto… o perché voleva vedere sua sorella…

Bè, ora non l’avrebbe più potuta rivedere…

“Non è giusto!!!”

E per fortuna l’urlo del bambino lo fece tornare alla realtà. Ebbe appena il tempo di vedere una chioma corvina venirgli incontro e il piccolo cadeva in terra dopo aver sbattuto contro di lui.

“Oh, scusa, ti sei fatto male?”

Si guardarono.

Il piccolo spalancò la bocca asciugandosi immediatamente gli occhi dalle lacrime salate e si rialzò senza staccare lo sguardo da lui.

“Yuu, ti sei fatto male?”

Ma appena la voce del fratello lo raggiunse corse via, scappando senza rivolgergli parola.

“No, aspetta!!! Yuu!!!”

Satoru sbuffò scusandosi velocemente con Ferio e iniziò a correre dietro il fratellino stupendosi per come quei tre tizi erano vestiti… Ma aveva altro a cui pensare e di sicuro non poteva perdere tempo dietro a costumi di chissà quale epoca. Infondo se a quei ragazzi piaceva fare cosplay erano unicamente fatti loro.

 

Vago fissava il microonde osservando come il piatto ruotasse su sé stesso mentre la luce e il calore gli sbatteva contro.

Era rimasto fisso a guardarlo dopo aver acceso la televisione, ma nulla d’interessante era trasmesso a quell’ora e lo spettacolo che l’elettrodomestico gli dava sembrava migliore.

Infondo a lui serviva soltanto fissarlo e pensare ad altro.

Tenere la mente occupata per non dover pensare a quello strano tizio che aveva incontrato qualche minuto prima. Aveva ancora addosso la sensazione di essere spiato, era come se sentisse ancora su di sé il suo sguardo profondo che lo sondava e lo analizzava.

Una sensazione in grado di provocargli i brividi. E non era nemmeno tanto sicuro che gli dispiacesse.

Stanco di attendere i pochi minuti per la preparazione della sua cena si alzò dirigendosi fuori dalla porta della cucina che dava direttamente sulla strada, tra le mani il sacco nero della spazzatura che lasciò tra i rifiuti e per caso lo sguardo andò al di là del marciapiede. Allora zaffiri di un oceano profondo e impenetrabile si rispecchiarono in brillanti smeraldi ghiacciati e Mudou fece cenno di avvicinarsi.

L’altro fece come gli era stato detto.

“Senti se continui a stare qui i vicini si faranno sicuramente una cattiva idea. Entra và, almeno te ne starai al caldo.”

Lo vide spalancare gli occhi stupito e poi concedergli un sorriso.

Non credeva che un tipo strano come quello sapesse sorridere.

Erano in molti a pensare la stessa cosa di lui: troppo serio, troppo freddo, troppo antipatico per sorridere…

Si voltò facendogli strada.

Non credeva che un tipo strano come quello potesse somigliargli tanto…

E poi aveva un bel sorriso… a differenza dei suoi occhi che sembravano sprofondare in un oceano di ghiaccio scuro… era caldo.

“Ryota Mudou. È il mio nome.”

Mudou gli diede una veloce occhiata prima che anche lui si presentasse.

“Mi chiamo Lantis…” e sorrise nuovamente.

Sì…

…quel tizio aveva un sorriso caldo…

 

-TO BE CONTINUED…-

  
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