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Autore: merryluna    18/05/2010    9 recensioni
Era stato un solo momento: quello dopo, aveva di nuovo trovato il coraggio di guardarlo dritto in faccia.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Neville Paciock | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nothing Left to Say
- Seconda Parte -



«Sono in pausa pranzo, la prego di ripassare fra tre minuti.» recitò automaticamente Hermione, sbucciando una mela verde e carezzando con dolcezza una piccola Mimbulus mimbletonia.
«Alle cinque e mezza del pomeriggio?» chiese incredulo Draco, picchiettando un dito sul quadrante del proprio orologio.
«Prima avevo da fare.» si giustificò la ragazza facendo spallucce e sorridendo impacciata, guardandosi intorno nervosamente. «Cosa... cosa ci fai... qui?» Spalancò la bocca e prese a boccheggiare in maniera quasi tenera, alla vista di ciò che Malfoy le aveva sbattuto sotto il naso.
«Erano indirizzate a Lavanda Brown.» spiegò laconico, sedendosi e rubandole uno spicchio di mela. «Come le hai avute?»
«No, il vero problema è chi le ha fatte avere a lei.» sospirò, massaggiandosi le tempie e chiudendo gli occhi.
«Mal di testa?»
«Un po'... ma non è niente di grave.»

Hermione fece un cenno d'assenso con il capo e con dita tremanti si mise a guardare le foto.

«Sembrano passati secoli da allora, eh?» commentò lui.
«Già.» confermò tetra. «Questa è del giorno in cui...»
«Sì, credo sia quando m'hai tirato in testa mezza biblioteca per un paio di segnetti sul legno.» borbottò offeso, incrociando le braccia al petto ed assumendo un'espressione di sdegno puro.
«Hai inciso le nostre iniziali sul tronco del platano picchiatore.» gli ricordò, ridendo al ricordo di quella giornata memorabile. «Non erano un paio di segnetti, ma un danneggiamento di una pianta dal valore inestimabile.» «Parli come Piton.» bofonchiò. «O come Paciock: non so cosa sia peggio.»
Hermione gli fece la linguaccia e tornò a scorrere le fotografie, sorridendo mestamente.
«Cos'è quello schifo sulla tua scrivania?»
«Regalo di Neville» trillò soddisfatta, poggiando per un attimo i ritratti. «Non è un amore? È una Mimbulus mimbletonia
«E cos'ha fatto di male per meritarsi una condanna a morte?» si preoccupò, asciugandosi un'inesistente lacrima nel momento in cui guardava l'innocente piantina.
«Non sei divertente.»
«Mai voluto esserlo.» replicò lui, storcendo le labbra in un ghigno.
«Ron farà una tragedia se verrà a sapere che tu sei passato.» disse a quel punto, alzandosi di scatto e circumnavigando il tavolo con la scusa di prendere un bollitore da uno scaffale: stava mostrando un'aria piuttosto rilassata rispetto al panico che l'aveva assalita nel momento in cui aveva scoperto il contenuto della busta che Draco si era portato dietro e stava tentando disperatamente di mascherare il modo in cui le mani avevano preso a tremarle da quando si era resa conto di aver soffermato il proprio sguardo, per più tempo del dovuto, sulle sue labbra dischiuse.
«Mi stai per caso sbattendo fuori dal tuo ufficio?»
«Draco... non l'ho mai fatto prima d'ora, lo sai...»
«Non sono poi state così tante le volte che sono entrato qui dentro, a dirla tutta.»
«Sì, è vero... ma dopo quella storia del compleanno di Ginny... lo sai che io e Ron stiamo attraversando una situazione difficile.» si scusò, facendo comunque comparire due tazze di porcellana davanti a loro. «Ci stiamo riprovando, forse non ho avuto modo di dirtelo. Sai poi come qui al Ministero abbiano l'abitudine di spettegolare e...»
«Sei incredibile, sai?» la interruppe bruscamente. «Ti preoccupi per l'effetto che una bufala giornalistica possa avere sul tuo idilliaco rapporto, ma non te ne può fregar di meno del fatto che c'è qualcuno che manda alla strega più oca di Londra – nonché giornalista di spicco di una rubrica rosa da quattro soldi - le prove di una nostra relazione clandestina durante l'ultimo anno ad Hogwarts... e Merlino sa solo se questa persona abbia anche materiale che risale a dopo Hogwarts. Come pensi che reagirebbe la Donnola vedendo... per esempio questa, in cui io t'infilo la lingua in bocca, eh?» ululò, lanciandole una foto e sbattendo una mano sul tavolo, alzandosi in piedi a sua volta.
«Malfoy!» esclamò. «Ti prego di comportarti in modo decoroso, non...»
«Non cosa?» ruggì Draco, portandosi vicinissimo a lei e costringendola ad arretrare fino al muro. «Non cosa?» ripeté con un filo di fiato, incatenando i suoi occhi a quelli di lei, leggermente lucidi per un motivo che però non riuscì a capire.

E non gli interessava capire.

Sentì il suo corpo minuto sussultare contro di lui ed avvertì che il fiato di lei stava facendosi corto.
«Qualcosa ti rende nervosa, Granger?»
«Lasciami andare.» lo pregò, posandogli una mano sul petto.
«Non ti sto trattenendo.»

Era vero.
Sarebbe bastata una leggera spinta a spostarlo. Non aveva usato la forza per bloccarla tra lui e la parete: c'era finita da sola.

Non l'aveva mai costretta a fare niente che non volesse anche lei.

E non la stava costringendo a subire il suo tocco: sarebbe bastato che lei mostrasse insofferenza alla mano che le sfiorava il viso ed a quella sul seno, e lui avrebbe smesso. Come del resto, le sarebbe bastato alzarsi in punta di piedi per baciarlo.

Non fece niente di tutto ciò, limitandosi a mantenere la propria mano a contatto con la sua leggera camicia di cotone ed a guardarlo negli occhi, respirando piano, quasi per non fare rumore.

Fu il bussare alla porta che li costrinse ad allontanarsi ma, quando Ginny Weasley fece il suo ingresso nell'ufficio di Hermione, non mancò di avvertire l'aria tesa che vi si respirava e riconobbe immediatamente la busta gialla che giaceva dimenticata tra le scartoffie della sua amica: non ci voleva un indovino per identificarla per quella che Malfoy aveva sottratto a Lavanda.
Né ci voleva un genio per capire che i suoi due amici le stessero tenendo nascosto qualcosa.

~o0o~



Draco Malfoy sfoggiava un completo bianco con tanto di scarpe di tela in tinta e sorseggiava nella più totale serenità un succo di zucca ghiacciato; accanto a lui, Ginny si faceva aria con un piccolo ventaglio e suo nipote Noris scrutava con aria rapita il proprio indice, ingrandito all'inverosimile da una fasciatura.
«Quante volte t'ho detto di lasciar fare al nonno la degnomizzazione?» ruggì la donna, facendo un cenno al dito infortunato.
«Ma io mi annoio a stare in casa!» protestò il ragazzino, incipigliandosi un poco e prendendo a borbottare tra sé e sé.

Dopo l'ennesimo morso di gnomo, Draco si era convinto che il figlio di Percy Weasley fosse veramente stupido: possibile che ancora non avesse capito come trattare quelle bestiacce?

La voce squillante di Hermione Granger, però, gli portò alla mente che su quel pezzo di prato di stupidi ce ne fossero almeno due: avanzava verso di loro, avvolta in un prendisole dai colori pastello e trascinandosi dietro un cestino da pic-nic minuscolo ma che, senza alcun dubbio, nascondeva cibo sufficiente per sfamare tranquillamente tutte le squadre di quidditch del campionato inglese.

«Era proprio necessario che ci fosse pure lui?» si lagnò Ron, passando un braccio attorno le spalle della sua dolce metà e non vedendo, al contrario di Draco, il momento di incertezza che era passato nei suoi occhi castani, quando la mano era andata a toccare la sua pelle nuda.
«Smettila di fare il cretino!» lo rimbeccò la sorella, prendendo in braccio il ragazzino e scompigliandogli i capelli in un gesto affettuoso, facendolo ridere.
«Avrò i capelli come quelli dello zio Harry, ora!» esclamò Noris soddisfatto, mentre Ron prendeva a ghignare di fronte allo sconforto di Ginny ed alla faccia schifata di Draco. «Lui non viene?»

Hermione scosse la testa, spiegando come il ragazzo le avesse spedito un gufo in mattinata dove blaterava di un impegno improvviso che gli aveva impedito di prender parte alla scampagnata.

«Come no...» sibilò Malfoy, accendendosi una sigaretta ed accomodando meglio la schiena contro l'albero sotto il quale si erano sistemati per trovare un po' d'ombra: fu ignorato dal resto della combriccola e si limitò a guardarli mentre tutti, più o meno allegramente, si affaccendavano per stendere le coperte e distribuire le cibarie, con l'erba tutta intorno a loro che si riempiva di altri maghi, accorsi fino a quel luogo per godersi l'eclissi di sole prevista da lì a poche ore.

Finito di pranzare, Draco si offrì volontario per accompagnare il bambino fino al laghetto sottostante: non era mai stato un tipo altruista e non avrebbe iniziato ad esserlo quel pomeriggio, ma la vista della Donnola avvinghiato ad Hermione gli dava il voltastomaco.
«ZIO DRACO!!!» urlò la piccola peste, tirandogli i pantaloni.
«Che hai?» sbottò, posando gli occhi su di lui.
«Sono tre ore che ti chiamo!» si giustificò, giocando con la benda attorno al dito. «Perché dobbiamo aspettare che faccia buio?»
«Non aspettiamo che faccia proprio buio…» disse una voce alle loro spalle che fece sussultare entrambi. «Farà buio per un po', poi tornerà il sole.»
«Cosa ci fai qui?» s'informò l'uomo, studiando in tralice Hermione, seduta su una roccia a qualche metro da loro.
«Credo che Ron e Ginny abbiano bisogno di qualche minuto da passare da soli per chiarirsi.» mormorò, «Non sapevo che scusa usare per allontanarmi e sono venuta a cercarvi portandovi questi.» e mostrò loro due pezzi di vetro affumicati ed un coso in plastica a cui Draco non riusciva ad associare un nome.
«Una maschera per saldare come quella del nonno!» trillò Noris, venendogli in aiuto e correndo verso la ragazza.
«Con questa puoi guardare il sole che sparisce piano piano e proteggiamo i tuoi occhi.» sussurrò dolcemente Hermione, mostrandogli prima come usarla e poi mettendogliela in mano.
«Sarebbe bastato un semplice incantesimo, invece che quella roba.» bofonchiò Draco, consultando il proprio orologio e preparandosi, controvoglia, ad effettuarne uno.
«Esattamente quello che ha detto Ron.» sospirò lei. Rigirandosi tra le mani i due vetri. «Non sei obbligato a prenderlo. A me piace usare questi “ritrovati” babbani per il fatto che mi ricordano la mia infanzia, quando papà li preparava per me. Stavamo in giardino a naso all'insù aspettando chissà cosa... ed invece, era solo cerchietto nero all'interno del sole, che con poco spariva com'era venuto.»
«L'ultima volta ce la siamo persi.» considerò il biondo, senza pensarci, e facendo levitare fino a sé uno dei due pezzi di vetro: sentì Hermione trasalire a due passi da lui, ma preferì non andare ad incrociare il suo sguardo e vedervi dentro il ricordo di un pomeriggio passati abbracciati nella Stamberga Strillante, la casa - almeno sulla carta - più infestata dai fantasmi dell'intera Inghilterra che loro avevano trasformato nella propria, decrepita, alcova personale.

La piccola mano di lei scese ad afferrare quella di lui, abbandonata lungo un fianco, e la ragazza represse un gridolino per la sorpresa ed il dolore causatole dalla forza con cui andò a stringergliela: si appoggiò alla sua schiena e fece scivolare l'altro braccio davanti, aggrappandosi alla vita di Draco. Poi chiuse gli occhi e rimase in silenzio, ascoltando il suo respiro accelerato e riempiendosi i polmoni del suo profumo.
«Hermione...»
«Non parlare...»
«Perché ti ostini a stare con lui?»
«Non parlare...»
Lasciò cadere in terra il proprio pezzo di vetro ed andò a coprire la mano all'altezza del proprio ombelico con la propria, intrecciando le dita a quelle di lei. Subito dopo, si rigirò in quell'abbraccio e la fissò serio, mentre le ombre scendevano attorno a loro, con la consapevolezza che, anche quel pomeriggio, si sarebbero persi un'altra eclissi di sole. E non ci fu più nulla: né i vetri in frantumi ai loro piedi, né il bambino che, nascosto da una maschera più grande di lui, assisteva meravigliato alla nascita di quella notte effimera. Non era rimasto niente da dire e non c'era più bisogno di altre risposte. C'erano solo le loro bocche unite in un bacio pigro, dal sapore malinconico, e le mani aggrappate quasi con disperazione attorno alle spalle.

~o0o~



Harry Potter alzò gli occhi al soffitto, pronto ad arrendersi all'evidenza che non sarebbe mai passato giorno senza che il suo fido specchio magico l'avesse rimproverato ben bene per i suoi capelli indisciplinati. Si aggiustò il nodo alla cravatta, si buttò il mantello sulle spalle e diede un'ultima occhiata al suo riflesso, prima che Ron comparisse nella sua camera da letto.
«Sei in ritardo di dieci minuti.» esordì Weasley. «Se io non torno subito alla festa e tu non compari in quella sala, darà di matto. E non voglio passare l'intera serata a litigare con lei sul fatto che sei solo un caprone e che il successo ti ha dato alla testa, considerando poi il fatto che ho altri programmi... sai cosa intendo.» concluse, mentre le orecchie andavano infuocandosi.
«Tua sorella...» bisbigliò il moro.
«Non è ancora arrivata.»
«Sai per caso con chi...»
«Malfoy.»

Harry mosse la bacchetta e, al posto del poster dell'ultima scopa uscita sul mercato, comparve una cornice con una gigantografia di lui e Ginny: era stato Colin Canon a scattare quella foto ed Harry sentiva il fiato venirgli meno quando realizzava che quei tempi felici non fossero lontani quanto in realtà, a volte, potevano sembrargli.

«Perché non le dici che non c'è stata nessun'altra, al suo posto?» suggerì Ron. «Stasera potrebbe essere l'occasione giusta per farlo.»
«E Malfoy?»
«Malfoy... non sono più sicuro che tra loro ci sia qualcosa oltre il rapporto di lavoro.» mugugnò il rosso, stringendogli la spalla.
«E io non ne posso più di tenerle il muso!» piagnucolò, aggiustandosi la cravatta, sebbene non ve ne fosse la necessità. «E dopo quella storia in cui hanno messo in mezzo anche Hermione, ho capito che era tutta una baggianata.»
«Ma se quella mattina sono dovuto venire a ripescarti a casa del Malfuretto, ché temevo volessi fargli la pelle!»
«Sì, è vero. Però c'ho riflettuto ed ho pensato fosse assurdo.» disse con un'alzata di spalle. «Malfoy ed Hermione... è quanto di più ridicolo abbia mai sentito dire! Sarebbe come ipotizzare una tresca tra Gazza e la McGranitt!»

E tra le risate, si smaterializzarono.

~o0o~



Draco e Ginny, dopo aver salutato la festeggiata e consegnatole un pacchetto incartato con della carta sgargiante, adocchiarono un piccolo gruppetto di ex-Corvonero e si unirono a loro: dal momento che di ex-Serpeverde non c'era neanche l'ombra, che Malfoy considerava un'offesa alla sua intelligenza mischiarsi con ex-Tassorosso e che una conversazione civile con ex-Grifondoro era praticamente un'utopia al pari della pace nel mondo, non erano rimaste loro molte alternative sulla scelta della compagnia della serata.
Luna Lovegood esibiva un abito probabilmente proveniente dalla sua ultima collezione di abbigliamento: Ginny passò un cinque minuti buoni a dar gomitate nelle costole di Malfoy, che non riusciva a far a meno di fissare la tenda nivea nella quale la ragazza era avvolta, in una sua rivisitazione dello stile romano.
Per qualche astruso motivo, l'ingresso in scena di Potter non fece altro che attirare di più l'attenzione su loro due: per ben due volte, Draco aveva visto incrinarsi tra le proprie mani il delicato vetro di un bicchiere da cocktail e dovette perciò rassegnarsi al fatto che, per quella sera, si sarebbe dovuto mantenere completamente sobrio.

Fu una sorpresa individuare, tra un gruppetto di ragazzini urlanti che correvano in lungo e largo nel salone del ricevimento, la testa rasata di Nott.
«Theodore?»
«Oh Draco!» esclamò gioviale l'altro, sollevando al volo un ragazzino che Draco riconobbe come il pargolo Nott più piccolo, e porgendogli la mano. «Non avevo idea di trovarti qui!»
«Be', neanch'io.» ammise grattandosi la testa.
«Hermione ha invitato un bel po' di colleghi. O comunque, chi ha organizzato la festa ha voluto che ci fossimo anche noi del Ministero: sinceramente, affittare un intero salone in un hotel di lusso non mi ricorda proprio il suo stile.» bisbigliò Nott con fare cospiratore. «Calcola che l'anno scorso ha festeggiato offrendo un drink al volo al Paiolo Magico a chi, come lei, si era fermato in ufficio fino a tarda notte.»
«Capisco.»
«Se dai un'occhiata in giro, dev'esserci anche Blaise.» aggiunse posando di nuovo in terra il bambino, che si stava agitando quasi fosse posseduto. «Lui ormai è un Grifondoro acquisito e non può mancare a certi eventi.»
«Al limite Corvonero acquisito.» precisò Draco, ghignando in direzione di Luna: la tenda, adesso, aveva preso a cambiar colore ad intervalli di tempo precisi, variando dal bianco, al rosso corallo, al nero ed al giallo canarino nell'arco di trenta secondi. In quell'istante, era di un adorabile verde marcio: il cordone che teneva fermo il vestito, invece, non era interessato minimamente dal fenomeno cangiante, restando fisso nel suo motivo alternato con i colori della Casa che aveva ospitato la moglie di Zabini.
«Credo sia una specie di pacchetto-famiglia.» considerò Blaise seriamente, inserendosi nel discorso e guardando a sua volta Luna. «Prendi uno e di conseguenza devi accettare anche tutti gli altri.»

Gli altri due annuirono tetri.

«Sarà pure un capo di gran moda, ma quel coso fa veramente schifo.» aggiunse, indicando l'abito che la sua dolce metà sfoggiava. «Mi chiedo come faccia la gente a comprarlo.»
«Me lo chiedevo anch'io.» rispose Malfoy, osservando la sua manager allontanarsi verso la terrazza con Potter, che se la trascinava dietro dopo averla afferrata per un braccio. «Ah, Theo, ti ho più ringraziato per quella storia dello shampoo?»

~o0o~



Il party proseguì senza particolari intoppi e Draco, seppur a malincuore, apprese che una delle coppie scoppiate più chiacchierate del mondo magico si era appena ri-accoppiata.

«Ti pare? Mi ha detto che se proprio per me era importante, potevo anche rimanere a lavorare per te e che lui avrebbe continuato a tenersi la nuova manager che ha ora.» ridacchiò Ginny al suo orecchio mentre, a pochi passi da loro, avveniva il famigerato scarto dei regali.
«E tu cos'hai risposto?»
«Che lo amo a tal punto che mi licenzierò, visto che so che il mio rapporto con te è motivo di dolore per lui.» bisbigliò, mentre Hermione tirava – per qualche motivo – un mucchio di tovaglioli a Neville Paciock. «Tra una settimana, però.»
«Molto commovente, Weasley.» commentò Draco, per nulla addolorato dalla perdita della sua collaboratrice più brillante. «Come credi che reagirà Potty nel momento in cui verrà a conoscenza di quella firma che ho apposto giusto ieri mattina su quel pezzo di pergamena e che comporterà il mio imminente trasferimento in Bulgaria?»
«Ci penserò più avanti.» rispose tranquilla. «Ed oltretutto, la notizia non è di dominio pubblico e posso rigirare la frittata come mi pare.»
«La nostra convivenza ha oscurato la tua anima di Grifondoro candida e pura, ne sei consapevole?» berciò, attirandola contro di sé e passandole le braccia intorno alla vita, facendo aderire la schiena di lei al proprio petto.
«Ne sono consapevole, Capo.» sorrise, posando una mano sulle sue. «E tu sei consapevole del fatto che ho un ragazzo molto geloso?»
«Correrò il rischio.»

Fu a quel punto che la situazione andò degenerando.

La luce s'era abbassata di colpo, lasciando la “platea” in uno stato di penombra e Weasley, di lato al tavolo in cui c'era la Granger, avanzava solennemente illuminato da un fascio luminoso, tenendo tra le mani una scatolina di velluto nero.

«È uno scherzo, vero?» bisbigliò Ginny, portandosi una mano alla bocca.
«Di pessimo gusto, oltretutto.» mugugnò Neville Paciock, che si era posizionato accanto a lei e Draco e che, evidentemente, era sovrappensiero.

Ron, adesso, si era lanciato a capofitto in un discorso strappalacrime, con l'apparente intenzione di rievocare tutti i momenti degli ultimi quindici anni trascorsi con Hermione, passando, nell'arco di trenta secondi, dalla lotta contro un troll nei bagni della scuola al primo viaggio insieme a Parigi.

«Esco a prendere una boccata d'aria.» dichiarò Malfoy, aprendosi la strada a suon di gomitate, nel momento in cui veniva riportato l'episodio di un test di gravidanza, risultato poi negativo.
«Ma che gli prende?» domandò Ginny, confusa da quel suo exploit ancor più dell'ordine cronologico degli avvenimenti ricordati da suo fratello.
«Dev'essere colpa del caviale: l'ho detto io che aveva un sapore strano.» ipotizzò Luna, giocando con la collana di tappi di burrobirra e stando abbracciata al proprio marito.
«Soprattutto considerato che non era caviale ma paté d'olive nere.» mormorò Ginny, non poi così interessata dalla scenetta romantica di cui suo fratello ed una sbigottita Hermione erano protagonisti. «Vado a portargli un bicchiere d'acqua.»
«Risparmiati il viaggio.» le suggerì Luna, guardando fissa dinnanzi a sé. «S'è smaterializzato ancor prima di raggiungere la terrazza.»

~o0o~



La mattina dopo, Ginny si presentò nell'appartamento di Malfoy alle sette e mezza, come di consueto: fu piuttosto sorpresa dal trovarlo ancora a letto e dall'apprendere che non aveva la benché minima intenzione di alzarsi. Accettò comunque di buon grado la colazione che gli aveva portato e, per la prima volta dal giorno in cui lavorava per lui, dovette infuriarsi per il fatto che le rubò la sua dose giornaliera di caffè di Starbucks.
«Questa casa mi mancherà.» bisbigliò sdraiandoglisi accanto e poggiandogli la testa sul petto. «Sei ancora convinto a venderla?»
«No, non lo sono.» sospirò, sfilandole il fermaglio che teneva tra i capelli. «Quanto hai detto paghi d'affitto?»
«Troppo.» bofonchiò, sovrapponendo la sua mano sinistra a quella del ragazzo: era uno dei suoi giochi preferiti vedere il contrasto tra le proprie piccole mani e quelle grandi di Draco. «Harry è più tirchio di te e sarò costretta a rimettermi a cercare casa di nuovo.»
«Perché non vieni a stare qui?» le propose, tirandosi a sedere. «Puoi anche non darmi niente, non m'interessa: il contratto che ho firmato basta a riempire di galeoni la mia camera blindata per il resto della mia vita. A me basta che ci sia dentro qualcuno fidato e che non faccia ammuffire le pareti. O seccare le piante.»
«Sarebbe fantastico.» disse lei, senza troppa convinzione, «Capisci che però devo discuterne con...»
«Già, lo immaginavo.» borbottò, sfilandosi la casacca del pigiama.

«Posso farti una domanda?»
«Se proprio ci tieni...»
«Cosa c'è tra te e Hermione?»

Draco si voltò verso di lei, con in mano un paio di calzini bianchi ed un'espressione indecifrabile stampata in faccia.
«Prego?»
«Cosa c'è tra te e Hermione?» scandì lentamente, trattenendo una risata di fronte alla sua reazione.
«Niente.»
«Niente.» ripeté lei con un tono canzonatorio.
«Ginny, smettila di girarci attorno e vieni al dunque. E bada a quello che dici: la Granger è una ragazza seria, sta per sposarsi e...» si guardò intorno, rimettendo i calzini nel cassetto. «Dobbiamo cominciare ad impacchettare la roba.»
«Merlino, ma allora è vero!» esclamò saltando in piedi sul letto ed evitando per un soffio un cuscino vagante. «Raccontami!»
«Weasley, raccontarti cosa?»
«I dettagli!»
«I dettagli di cosa?» ruggì, colpendo per sbaglio un vaso e facendolo cadere in terra. «Una cosa in meno da impacchettare.» commentò, facendo evanescere i cocci. «Non ci sono dettagli da raccontare: io parto per la Bulgaria e...»
«Ho trovato la scatola di Hermione.» lo interruppe scendendo dal letto e facendoglisi vicina.
«Però... volevo lo stesso saper da te come stavano le cose.»
«Lei cosa ti ha detto?» mormorò, arreso.
«Che è successo tanto tempo fa.» raccontò la ragazza. «Poi è arrivata mia madre e si è zittita. Draco...»
Malfoy la guardò in viso e sorrise vedendo che stava mordendosi le labbra. Sapeva cosa gli avrebbe chiesto ora.
«Era lei?» disse infatti. «L'unica ragazza di cui tu sia stato mai innamorato, quella che...»
«... mi fa sentire un perfetto idiota ogni volta la vedo e che per anni ho cercato di evitare il più possibile, senza riuscirci?» concluse ridendo tristemente, citando quelle che erano state le parole sincere di un ubriaco ad un festino della squadra – e che poi erano state riportate da qualcuno su una rivista femminile, con conseguente giubilo da parte di Pansy, che mai era stata più lontana dalla verità. «
«Hermione lo sa?» insistette Ginny, aggrappandosi con forza al suo braccio. «Lo ha mai saputo?»
«Adesso non ha più importanza: si sta per sposare.» concluse, uscendo dalla stanza. «Cominciamo dalla libreria?»
«No, non cominciamo a fare niente! Devi dirglielo! È importante!» strillò entrando in salotto e togliendogli i volumi di mano.
«Dalla libreria, Ginny.»

La discussione era conclusa.

~o0o~



«Ho cambiato idea!» urlò Hermione, in lacrime, davanti ad un Neville piuttosto sconvolto. Come sconvolti lo furono i venti ragazzini del sesto anno che stavano tenendo con lui una lezione nella serra numero tre. «Io… io non posso farlo!»
«Hermione, non potremmo…»
«Neville! Ho bisogno di te, ora!» strillò battendo in terra piedi come una ragazzina viziata.

Neville sospirò, congedò i suoi alunni e face apparire un comodo pouf su cui far sedere la sua amica.

Era questo uno dei significati più profondi dell’amicizia, no? Un amico si vede nel momento del bisogno ed a giudicare dallo stato in cui versava Hermione, lei ne aveva un bisogno estremo. Aggiungendovi il fatto che tra tutti gli amici si fosse rivolta proprio a lui, qualunque cosa avesse ridotto Hermione in quello stato non poteva essere collegato a qualche problema sul lavoro o con le iniziative del C.R.E.P.A. e Neville si preparò ad ascoltare il motivo che collegava Malfoy con la disperazione della sua amica.

Non era mai stato un genio in divinazione e non erano rare le volte in cui si ritrovava, suo malgrado, protagonista di catastrofiche previsioni della Cooman dopo una qualche discussione non particolarmente civile con la sua anziana collega, ma non ci voleva molto a tirare le somme in situazioni come quelle.

Il professore di erbologia si premurò di togliersi i guanti in pelle di drago, con i quali aveva appena maneggiato una piantina potenzialmente mortale, e, prendendosi tutto il tempo necessario, si accomodò accanto a lei, notando senza troppa sorpresa che l’anello di fidanzamento che Ron le aveva dato neanche una settimana prima era sparito dal suo anulare.

Neville dubitava fortemente che si fosse smarrito per una fatale casualità.

«Non mi sposo più.» singhiozzò dopo un po', soffiandosi rumorosamente il naso nel fazzoletto che lui le aveva allungato. «E Ron mi odia.»
«Comprensibile.» fece apatico, colpendo con un incantesimo un ragazzino che s'era attardato, probabilmente per carpire qualche notizia succulenta da svendere come pettegolezzo del mese nei corridoi di Hogwarts.
«Co-comprensibile?» balbettò, asciugandosi le lacrime. «Ho mandato a monte un matrimonio e tutto quello che hai da dirmi è “comprensibile”?»
«Credevi che Ron si sarebbe fatto una risata e t'avrebbe cortesemente invitata a farti un goccetto con lui?» domandò sarcastico.
«No.»
«Vedi che quindi è come ti dicevo? È comprensibile. L'unica cosa che non riuscivo a spiegarmi» continuò meditabondo «è il motivo per cui avevi accettato la sua proposta.»
«Perché lo amavo!» rispose come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.
«E bastano un paio di giorni per...»
«Aveva organizzato una festa tutta per me, c'era un mucchio di gente, amici miei, suoi, nostri e perfetti sconosciuti. E tutto per me... cosa potevo fare?» sbottò a quel punto, guardandolo con un cipiglio battagliero.
«Ora mi spiego tante cose.» sospirò, passandosi una mano tra i capelli. «Per caso hai anche dato un'occhiata ai giornali di oggi?» continuò e gli fu chiaro, dall'espressione confusa con cui quella domanda venne accolta, che Hermione fosse convinta che stesse cambiando discorso.
«Sì.» affermò lei, nascondendo parte del suo scetticismo: era risaputo che aveva da sempre un abbonamento alla Gazzetta del Profeta, per quanto spesso non si trovasse in accordo con le scelte della redazione di quella testata.
«Anche la pagina sportiva?»
«Neville, per chi mi hai preso?» sbottò, quasi digrignando i denti.

Le pagine di una copia della Gazzetta del Profeta, abbandonata su un tavolo da lavoro poco più in là, presero a svolazzare freneticamente e, nel momento in cui si fermarono, il giornale si alzò in volo, fino a cadere tra le sue mani: Hermione si ritrovò a guardare la faccia arcigna di Malfoy, immortalato dopo la partita della domenica prima ed intento a sbraitare un qualche ordine ai suoi compagni di squadra. Quando portò gli occhi sul titolo dell'articolo, restò di sasso.

«Non vorrei essere al posto di Ginny in questo momento.» ridacchiò una volta ripresasi. «Sai quanto borbotterà per questa fotografia orrenda?»
«Hai da dire solo questo?»
«Sì.» asserì. Posandosi in grembo il giornale. «Sei stato tu, vero? A mandare quelle foto, intendo... e sai di quali sto parlando.»

Neville rimase in silenzio per un po', poi borbottò: «Hai intenzione di farmi una ramanzina? No, perché se dobbiamo metterci a discutere per chi l'ha combinata più grossa...» afferrò una burrobirra che arrivava verso di loro. «Io volevo solo darti una mano.» tagliò corto.

«Strano modo hai tu di aiutare la gente.» berciò Hermione, strappandogli di mano la burrobirra e concedendosene un'abbondante sorsata. Poi, con un gesto ben poco femminile, si asciugò con la manica quella che per la foga le era colata dagli angoli delle labbra.

«Cosa aspetti ad andarlo a cercare?»
«Per fare cosa, scusa?»
«Se vuoi ti faccio un disegnino...»
«Che idiota, sei! Sono uscita ora da una storia... anzi, non so neanche se ne sono ancora del tutto uscita e tu...»
«Non sei mai uscita da quella con lui di storia... ed ora se ne andrà per sempre in Bulgaria se nessuno gli darà un motivo per tornare.»
«Non sarò io a darglielo.»

Neville prese a misurare a grandi passi la serra, borbottando tra sé e sé e lanciandole, di tanto in tanto, delle occhiate di biasimo.

«Perché sei così propensa a farti del male da sola?» scoppiò alla fine, fermando il suo passeggiare.
«Neville Paciock, da quando hai la presunzione di voler sapere cosa è meglio per me?»
«Dal giorno in cui hai cominciato a tuffarti a capofitto nel lavoro al punto da far seccare qualunque pianta che avesse avuto la sfortuna di capitarti fra le mani, per esempio.» dichiarò serio. «E se tu non ricordi quand'è cominciata, io lo ricordo bene.»

Hermione rimase in silenzio, incapace di replicare.

«Non è colpa mia se...»
«Hermione, ho una lezione fra dieci minuti. Non ho tempo da perdere con una bambina che non sa gestire i propri sentimenti, si preoccupa del giudizio della società ma non si fa scrupoli a tradire il proprio ragazzo un paio di volte l'anno, dando la colpa a... cos'era stato l'ultima volta? L'entusiasmo per averlo trovato ancora vivo dopo un volo dalla scopa di...»

«Basta!»

I due voltarono la testa contemporaneamente: Draco Malfoy, rosso di rabbia, si stagliava sulla porta, con in mano un borsone e la sua scopa in spalla. Ed un'orda di teenager curiosi alle sue spalle.

~o0o~ Era arrabbiato.
La deduzione che poté fare Hermione dai suoi occhi fiammeggianti era abbastanza scontata, ma rimaneva il fatto che fosse assolutamente veritiera. Per un momento, lei si era sentita in dovere di abbassare lo sguardo per evitare il suo.

Era stato un solo momento: quello dopo, aveva di nuovo trovato il coraggio di guardarlo dritto in faccia. Ed era riuscita anche a fare a meno di arrossire. In fin dei conti, Malfoy non poteva rimproverarle nulla, se si andava ad escludere quella mancanza di riguardi che gli aveva riservato - ed a poco valevano le obiezioni che la sua coscienza sporca adducevano, facendole tornare in mente i momenti della loro adolescenza in cui lui era stato quello scorretto.

Una scusa piuttosto puerile e scarsa di fantasia, quella, e stava lì a svelarle una verità piuttosto scomoda: non aveva scusanti per quello che gli aveva fatto. E che continuava a fargli da anni.
Certo, se ne era resa conto solo la sera del compleanno di Ginny quando, unica sobria, si era dovuta sorbire le prodezze - e le confidenze - dei due amici ubriachi in maniera pressoché imbarazzante... e non aveva potuto far a meno di baciarlo. Nonostante il rischio di essere visti, nonostante il senso di colpa, nonostante la certezza che stesse sbagliando tutto, Draco era riuscito, ancora una volta, a far cadere lo scudo che si era imposta di erigere tra loro due. Ed a farla cedere.


Ginny stava russando, le braccia incrociate sul tavolo a fornire un improvvisato cuscino alla sua testa ciondolante.
«È con te che voglio stare.» aveva biascicato con gli occhi socchiusi, rovesciando un bicchiere ormai vuoto nel tentativo maldestro di prenderle la mano. «Lo so che hai già deciso di tornare con lui... ma io...»
Hermione lo aveva guardato: la lingua impastata, le parole che uscivano insicure dalle sue labbra,i movimenti lenti ed impacciati, tutto in lui indicava l'indecente quantità di alcol che circolava nel suo sangue e che gli annebbiava i sensi. Nonostante questo, però, nel suo sguardo s'era accesa una luce, una fiammella di determinazione che era in totale contrasto con il torpore nel quale il resto del suo corpo era caduto, e lei ne ebbe quasi paura.
«Io non ce la faccio ad andare avanti così.» aveva continuato, sbattendo fiaccamente il pugno sul legno color noce del tavolo. «Non ce la faccio a continuare ad elemosinare momenti da passare con te, a sperare che arrivi il giorno in cui la Donnola farà qualcosa di così stupido da perderti per sempre e che tu ti accorga di quanto io sia innamorato di te.»
Non aveva fiatato ed aveva lasciato che il pollice della mano ancora intrecciata alla sua le sfiorasse dolcemente il palmo, ed osservò inerme le dita salire su, lungo il suo braccio, in una carezza delicata, resa titubante sia dal timore di un suo rifiuto che da quei suoi riflessi assopiti.
«Cos'ha che io non ho?»
«Lui mi ama.» aveva immediatamente bisbigliato, non poi così convinta dalla logicità di quella spiegazione che più e più volte aveva propinato a se stessa per prima.
«Anch'io.»
Scosse la testa, sorridendo mesta. «No, non sei tu a parlare. Non sai quel che dici.»
«E credi di saperlo tu?»
«Ti conosco, Draco. E non hai bisogno di usare le tue tecniche da seduttore consumato con me...»
«Quando voglio portarmi a letto una donna, non ho bisogno di imbonirla con belle parole e false promesse.» replicò brusco, stringendole il polso in una morsa dolorosa. «So essere meschino, ma ho anch'io un codice morale, sai?»

Hermione annuì e con uno strattone riuscì a liberarsi dalla sua presa.

«Cos'ha che io non ho?» chiese ancora una volta, dando alla ragazza la spiacevole sensazione che avrebbe continuato con quella cantilena finché non avesse ricevuto una risposta. Un'
altra risposta.
«Non lo so.» ammise, sentendosi cretina come non mai.
«Lo so io.» disse scuotendo la testa, in un gesto che doveva causargli sofferenza, nelle condizioni in cui versava. «Un avambraccio sinistro senza marchio.»
Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime, ricordando la prima volta che aveva visto quel segno oscuro, macchia indelebile sulla pelle d'alabastro di lui.
«Non è giusto che debba continuare a pagare per uno stupido sbaglio di quando ero poco più di un moccioso.» ruggì mentre Tom, intento a sparecchiare un tavolo poco distante dal loro, decideva di rimandare quel lavoro ad un secondo momento, cogliendo lo sguardo di Hermione. Poi, con suo grande orrore, Hermione si rese conto che Draco stava piangendo, difficile stabilire se per rabbia o per disperazione. Di sicuro, però, non per l'alcol. E l'unica altra cosa di cui era certa, era che lui non aveva affatto l'aria di uno che stesse fingendo.

Non oppose resistenza alcuna nel momento in cui, chissà come, arrivò ad inginocchiarsi davanti a lei, abbracciandola per la vita e posando la sua testa bionda sui suoi seni, e si limitò invece ad abbracciarlo più stretto, affondando le mani nei suoi capelli serici.

«Non è colpa tua.» mormorò più tardi, con il sapore del firewhisky nella bocca, stringendo più forte il corpo di lui, ormai addormentato. “Sono io quella che non va, quella che ha paura della vita e delle conseguenze che comporta, e che ha rovinato la vita a te ed a Ron, che avete avuto come unica colpa quella di avermi voluto bene nel modo in cui me l'avete voluto.”

Si morse le labbra e si rese conto d'essere talmente pavida da non aver neppure il coraggio di pronunciare quelle parole di fronte a due persone completamente incoscienti, e promise a se stessa che quella,
quella sarebbe stata l'ultima volta che Draco Malfoy l'avrebbe toccata e che lei avrebbe toccato Draco Malfoy. E l'ultima volta che lei si sarebbe chiesta se era veramente quella che stava vivendo la vita che desiderava per se stessa.

Smaterializzò tutti e tre a casa, si assicurò che né Draco né Ginny potessero conservare neanche il più piccolo e confuso ricordo degli avvenimenti di quella notte e tornò a casa, da sola, nel tentativo di trovare la pace ed il sonno che aveva irrimediabilmente perso nelle acque agitate che scorrevano sotto al Tower Bridge.



Presa dai suoi pensieri, non si era neanche resa conto del fatto che Neville avesse abbandonato la serra con gli studenti che si erano affrettati per seguire la lezione, trascinandoli nell'orto di Hagrid con il pretesto di mostrar loro come preparare il terreno per piantare le zucche di Halloween.

«Che ci fai qui?» sbottò lui dopo un po', lasciando cadere a terra il borsone con un tonfo.
«Dubito che siano affari tuoi.» rispose lei aggressivamente, facendo levitare fino a sé il pacchetto di sigarette che Draco aveva tirato fuori dalla tasca dei propri pantaloni. «Il fumo pregiudica la tua resa in campo.» si giustificò, accendendosi poi una sigaretta.
«Da quando ti atteggi a mio medico sportivo?»
«Da quando il tuo medico sportivo ti permette di ammazzarti i polmoni?»

Si studiarono per un po', decisi a vicenda a non cedere, per poi decidere comunemente di far cadere lì l'argomento, nel vano tentativo di non sollevarne altri di più spinosi.

«Tu come mai sei qui?»
«Ho un appuntamento con Piton per le undici.» spiegò, alzando le spalle.
«Sei in ritardo.» gli fece notare atona, osservando le volute di fumo che si innalzavano dalla sigaretta accesa tra le sue dita.
«Aspetterà.» replicò, sedendosi su un ballino di terriccio là vicino.

« Parto per la Bulgaria.»

Stava giocando con un legnetto, tracciando righe tutt'intorno ai propri piedi, come l'ultimo dei bambini annoiati: era raro vedere Draco Malfoy impacciato ma, quella mattina, aveva tutta l'aria di esserlo. Sembrava... sembrava quasi che stesse aspettando qualcosa.

Una sua mossa.

Hermione, nel momento in cui le parole di Neville le rimbombarono nella testa, si sentì stringere il cuore in una morsa.

Un motivo per tornare.

Era veramente quello di cui aveva bisogno? Ciò che si voleva sentir dire?

«L'ho sentito dire.» si limitò a rispondere. «Ginny rimarrà senza lavoro, a quanto pare.»
«E fuori splende il sole, hai notato?» digrignò tra i denti, non più propenso a continuare quella pagliacciata: si era illuso per quasi un'ora che i sogni romantici di Ron Weasley fossero finiti in fumo per causa sua, ed aveva sollevato Ginny facendole fare perfino una piroetta - e lei non solo non l'aveva sfottuto per quella sua reazione, ma si era unita alla sua risata gioiosa - dinnanzi alla notizia dell'annullamento delle nozze che lei gli aveva portato assieme alla colazione ed ad una copia fresca di stampa del Profeta. Da quanto era stato contento, si era perfino dimenticato di dar ordine a Ginny di citare per danni il fotografo che aveva fatto scempio della sua immagine di bello del quidditch e, messe un po' di cianfrusaglie nel proprio borsone, aveva fatto rotta su Hogwarts per tener fede ad una promessa fatta a Piton, nonostante dentro di sé immaginava già l'attimo in cui sarebbe corso a bussare alla porta di Hermione. Quando poi, camminando lungo un corridoio, aveva sentito dei ragazzini bisbigliare qualcosa a proposito di una crisi isterica di Hermione Granger in una delle serre, aveva subito abbandonato il tragitto per i sotterranei ed aveva preso a correre in direzione del parco della scuola.

Hermione alzò finalmente gli occhi su di lui e rabbrividì incrociando i suoi.

«Che c'è?»
«Che c'è?» ripeté lui, scuotendo la testa ed alzandosi in piedi, dandosi mentalmente del cretino per essersi illuso ancora una volta che le cose tra loro sarebbero finalmente cambiate. «Lascia perdere, tu non puoi capire.»
«Capire cosa?» gridò, tirandosi su a sua volta e pentendosi, il momento dopo in cui aveva formulato quella domanda, di avergliela fatta.

Non voleva sentirsi rispondere, ancora una volta, a quel modo.
E non voleva che lui continuasse a fissarla con quell'aria ferita.

A giudicare dalla sua reazione, aveva avvertito la sua codardia: girò sui tacchi, si chinò a raccogliere il borsone da terra e poi lo tirò ai suoi piedi.

«Questa è roba tua. A me, non serve più.» sibilò, prima di uscire per sempre dalla serra numero tre.

Quando Hermione fece scorrere la lampo e vi scorse dentro il profilo di una scatola con i colori di Grifondoro, si sedette di nuovo in terra e si tirò le ginocchia contro il petto, decidendo che quello era un momento buono per concedersi un pianto che nulla aveva a che vedere con i sensi di colpa per la storia con Ron.

~o0o~



«E quindi, Malfoy, secondo lei si è trattato di un increscioso incidente?»
«Sì, Mila.» rispose Draco pacato, piluccando dell'uva da un vassoio disposto lì per loro. «Tutti sanno che Slavejkov, senza occhiali, è praticamente cieco.»

Mila Rakovsky sorrise a denti stretti e continuò a grattare il proprio taccuino con una penna d'aquila che, ad occhio e croce, doveva avergli regalato proprio lui, sei mesi prima. «E quindi, il fatto che Slavejkov abbia spaccato la faccia di Krum scambiandolo per un bolide, lei lo definirebbe...»
«I quindici minuti sono scaduti esattamente trenta secondi fa.» la interruppe una voce gelida, proveniente dal tavolo accanto al loro. «Il signor Malfoy ha un altro appuntamento e la pregherei quindi di uscire da questa stanza per lasciare il suo posto al prossimo giornalista.»

Mila fissò la ragazza con uno sguardo carico di un odio maggiore a quello che riservava per gli amanti che l'avevano scaricata - come Draco, appunto. E se odiava quella ragazza, era perché Draco l'aveva scaricata per lei, per l'appunto. Cosa ci trovasse in quella, poi, nessuno se lo sapeva spiegare.

A parte Viktor Krum, forse.

«Sei l'assistente più scontrosa di questo mondo.» sbuffò Draco imbronciato, una volta che la giornalista - dal cuore spezzato - di turno si fu richiusa la porta alle spalle.
«Signor asso del quidditch...» incominciò, lanciandogli una copia del Profeta, arrivata con la posta di quella mattina, in cui l'epiteto era scritto a caratteri cubitali al centro della pagina. «... dei miei stivali, sarai contento del risultato di questo sondaggio, eh?»
«Tu non lo sembri per niente.» considerò il ragazzo, picchiettandosi le labbra con un dito.
«Esatto.» confermò, guardandolo biecamente. «Mi sono fatta inviare la bussola con i voti da Lavanda...»
«Da quando ti abbassi a chiedere un favore alla Brown?»
«... e li ho controllati uno ad uno.» continuò, ignorando quella sua interruzione assolutamente pertinente, «Ti devo forse dire cos'ho notato?»
«Lo sai come sono fatti gli amici di Nott» spiegò, facendo spallucce e prevedendo dove volesse andare a parare. «Mi adorano...»
«Hai barato!»
«E credi per caso che Potter sia un agnellino innocente? Credi veramente che lui non abbia tentato di truccare quel sondaggio farlocco?» si difese, gongolando della sua espressione che mostrava il fatto che fosse stata colta in fallo: era veramente convinta che il suo amichetto avesse ancora un qualcosa di angelico, come ai tempi di Hogwarts. «E dire che c'era chi riteneva che tu fossi la strega più brillante di tutti i tempi...»
«Ti odio.» sibilò, assottigliando gli occhi ed incrociando le braccia al seno.
«Lo so.» rispose, facendosi vicino a lei e posandole le mani sulle spalle. «È per questo che hai attraversato la Manica per corrermi appresso ed elemosinare un lavoro da me.»
«Io non ho elemosinato un bel nulla!» esclamò scandalizzata, facendo un passo indietro e sfuggendo a quello che si stava per trasformare in un abbraccio: una manifestazione d'affetto che esulava dai normali rapporti dipendente-datore di lavoro che era stata vietata in una voce del contratto che regolava i loro rapporti di lavoro, e che Hermione stessa si era premurata di redigere. «Sei stato tu a propormi di...»
«Ma ciò non toglie che hai attraversato la Manica per corrermi appresso.» ghignò soddisfatto.
«Ti piace troppo sentirtelo dire, vero?» chiese sarcastica.
«Sì.» ammise con semplicità, prima di catturare le sue labbra tra le proprie. «Perché Merlino solo sa quanto l'ho aspettato...»
«Vorrei ricordarti che hai un'intervista fra cinque minuti.» mormorò la ragazza, bloccando le mani di Draco che stavano già facendosi largo al di sotto della sua camicetta di seta.
«Granger, non può fregarmene di meno.» chiarì, passandole un braccio attorno alla vita e smaterializzando entrambi fino al loro appartamento.

~o0o~



«Dove diavolo è la parrucchiera?» gridò Hermione, girando per la casa con in mano un bouquet e nel bel mezzo di una crisi di panico: Draco l'acchiappò al volo per le spalle, risparmiandole un capitombolo giù dalle scale, e la guardò torvo.
«Calmati.» le intimò, facendola girare su se stessa ed allacciandole una collanina al collo. «E togliti quei trampoli se vuoi arrivare sana e salva alla fine della serata.»
«Come posso calmarmi? Il prete è già arrivato e noi siamo ancora qui!»
«E la parrucchiera non si vede!» strillò Luna, dandole manforte e uscendo a razzo da una camera lì vicino: realizzando lo stato dei capelli di Hermione, tornò qualche secondo dopo con Ginny alle calcagna e si misero a lanciarle qualche incantesimo per tentare di salvare il salvabile.
«Ma ciò non toglie che non puoi pretendere di camminare tutto il giorno con quei tacchi: ricordati che mi rifiuterò categoricamente di massaggiarti i piedi, stasera.» la minacciò Draco, appuntandosi un fiore all'occhiello della giacca. Si voltò poi in direzione di Viktor Krum, con sul viso ancora i segni visibili di sottili cicatrici risalenti ad una partita di qualche tempo prima, e sospirò assieme a lui, mentre Mila Rakovsky si concesse una risatina, stringendosi ancor più al braccio del suo novello fidanzato.

Harry e Ron, dal canto loro, guardavano incerti tutto quello svolazzare di tulle, fiori e bigodini, stando appoggiati al muro del corridoio: solo allora Ginny si rese conto che il novello sposo, il testimone ed i curiosi vari erano tutti lì e, afferrate le sue damigelle per le mani, cacciò un urlo spaccatimpani e se le trascinò tutte dietro nella sua stanza, prendendo ad imprecare con la delicatezza che era tipica di Charlie nei frangenti in cui andava a caccia di draghi.

«Donne!» esclamò Harry, cercando lo sguardo di Ron e sfuggendo quello del signor Weasley che, da un paio di giorni a quella parte, era solito tendergli degli agguati, anche nei posti più impensati, per poter intavolare quella che il suocero aveva definito una “chiacchierata tra uomini”.

«Draco, sono già arrivati i tuoi genitori?»
«Credo siano di sotto con la signora Weasley.» rispose, ricordandosi di come Molly avesse accolto a braccia aperte i parenti: se ad undici anni gli avessero detto che, un giorno, Voldemort sarebbe scomparso assieme al suo fantasma ed i Weasley ed i Malfoy si sarebbero invitati vicendevolmente a matrimoni ed occasioni varie... di sicuro, avrebbe pensato ad un qualche Confundus.

Un paio d'ore dopo, nell'attimo in cui il prete diceva ad Harry Potter che poteva baciare Ginevra Weasley, guardando con un sorriso ebete la propria fidanzata, ponderò fra sé e sé che avrebbe pensato ad un Confundus piuttosto potente.

Si sentiva un perfetto imbecille a sorridere a quel modo ad Hermione Granger, rigirandosi nella tasca la scatoletta di velluto che le avrebbe dato quella sera, una volta tornati a casa loro, ma non poteva farci nulla: adorava troppo quella donna e l'idea di passare il resto dell'esistenza insieme a lei.

~o0o~The End~o0o~



Note dell'autora: Innanzi tutto mi scuso se vi ho fatto attendere così tanto per questo secondo - e come avrete visto ultimo - capitolo di “Nothing left to say”, soprattutto considerando che era scritto da tempo e che quello di cui necessitava era solo una buona limatura in alcuni suoi punti: i commenti di alcune di voi nel capitolo precedente m'avevano fatto venir voglia di scriverne un terzo, magari lavorando un po' sulle parti che in passato avevo volutamente saltato (salti che immagino fin da ora alcuni non apprezzeranno, ma chi conosce me sa quanto le cose non dette e le scene non descritte piacciono alla sottoscritta), e siccome alla fine ho deciso di mantenere quella che era stata l'idea originale… be', v'ho fatto aspettare per niente^^'.
Spero comunque questa two-shot vi sia piaciuta e ringrazio fin da ora chi è arrivato a leggere queste parole. Ho giusto un paio di cosette da dirvi: visto che i Weasley ed i Malfoy sono imparentati tra loro, Noris può essere considerato una sorta di nipote di Draco e Piton ha veramente detto prima di lei la frase che Hermione dice in relazione al danneggiamento del Platano Picchiatore. Tutto qui. Alla prossima,

Merryluna


Ps. Dato che m'è parso di capire che non è stato particolarmente chiaro e che sono diverse le persone che hanno avuto questo dubbio, ci tengo a dire che Draco e Ginny non sono mai stati insieme, né fondamentalmente hanno desiderato esserlo.
  
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