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Autore: merryluna    05/05/2010    6 recensioni
Era stato un solo momento: quello dopo, aveva di nuovo trovato il coraggio di guardarlo dritto in faccia.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Neville Paciock | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia è rimasta salvata nel mio hard-disk per tanto tempo. Troppo.
Ora che niente è rimasto da dire, ho deciso di pubblicarla.
Merryluna.

Nothing Left To Say

~o0o~

«Io vi dichiaro, marito e moglie. Ora può baciare la sposa.»

~o0o~

«E quindi, Malfoy, lei dichiara ai lettori del “Profeta sportivo” che la manovra eseguita nella partita di ieri non era fallosa?»
«Assolutamente non fallosa, Gladys.»

Gladys Miller guardò Draco Malfoy da dietro le lenti degli occhiali ed inarcò un sopracciglio, mentre la penna di fagiano scricchiolava sinistramente sopra al taccuino.
«E i dieci giorni di prognosi che sono stati dati a Baron?»
«I medici del San Mungo sono diventati molto scrupolosi – e fanno bene. Vede Gladys» ghignò il biondo, accendendo una sigaretta, «mio nipote Noris è stato ricoverato una notte per un morso di gnomo da giardino, circa un mese fa.»
«Quindi, Malfoy, lei continua a sostenere che le voci in merito ad un’eventuale mazzetta entrata nelle tasche dell’arbitro, affinché la vittoria volgesse alla sua squadra, sono solo delle…»
«… sporche illazioni dettate dall’invidia?» concluse per l’intervistatrice. «Esattamente. E vorrei aggiungere un appello, se mi è permesso, prima della fine di questo colloquio…»
«Prego, Malfoy.»
«Potter, fai un piacere all’umanità: schiantati da quella scopa ed evita di dire altre cazzate.»

~o0o~



Draco Malfoy chiuse gli occhi, soddisfatto come non mai: amava il fatto che Gladys Miller lo odiasse con tutta se stessa. La ragazza non aveva mai digerito il fatto di essere stata la comune avventura di una notte e, tuttora, non capiva che continuava ad usarla per i suoi loschi fini: incrociare lo sguardo infuocato di Potter in giro per la Gran Bretagna era uno spettacolo che non aveva prezzo.

Un barbagianni picchiettò impaziente al vetro della finestra. Il biondo si stiracchiò pigramente ed andò ad aprirla, permettendo al volatile di planare sul trespolo accanto alla scrivania in mogano, dopo aver lasciato cadere sul tavolo una busta sigillata con della ceralacca verde smeraldo.

«Ti amo, lo sai?»

Sorrise ed allungò un biscotto per gufi al rapace, che tubò soddisfatto e lo ingoiò con ingordigia.

«Ho appena letto il nuovo articolo di quell’angelo innocente di Gladys e… Merlino quanto ti amo! Se tu non fossi fidanzato con quell’oca di Pansy – gentilmente, evita di dirle che io creda che sia un’oca, come hai fatto l’altra volta – giuro che ti sposerei.
Blaise.»

«Draco? Perché sogghigni?»
Draco alzò gli occhi dalla pergamena ed incontrò quelli della sua manager, già costretta nel suo tailleur di sartoria e con la sua crocchia elegante alle otto di mattina.
«Mi ha scritto Blaise.» spiegò, alzando le spalle.
«E fammi indovinare… forse stamani usciva sul “Profeta Sportivo” l’intervista che hai rilasciato due giorni fa?»
«Succo di zucca?»
«Draco Malfoy!» ruggì Ginevra Molly Weasley, incrociando le braccia ed assottigliando gli occhi, fino a ridurli a due lame castane. «Possibile che non riesci mai a fare a meno di…»
«Di cosa?» soffiò sul suo collo: con rapide falcate l’aveva raggiunta e stretta tra le braccia.
«Sono la tua manager…» mormorò passandogli le mani sulle spalle.
«Così dicono» confermò, sciogliendole i capelli e riempiendosi i polmoni del loro profumo di cannella.
«Il nostro è solo un rapporto di lavoro…» sospirò, mentre le labbra del ragazzo le lambivano il lobo di un orecchio.
«Così dicono…» ripeté, insinuando le mani sotto la camicetta candida della Weasley.
«E…» continuò, portando le piccole mani sul petto di lui, spingendolo via «sai benissimo che io amo un altro.»
«Ginny» sbuffò Draco passandosi la lingua sulle labbra. «Anche tu sai benissimo che non è il tuo amore, quello che voglio.»

La Weasley scoppiò a ridere insieme a lui, poi si ricompose velocemente con qualche colpo di bacchetta e tirò fuori un’agenda dalla sua cartella di pelle, sedendosi su una delle comode poltrone dello studio.
«Oggi hai quel servizio fotografico per la campagna pubblicitaria dello shampoo…»
«Campagna pubblicitaria di uno shampoo?» domandò sorpreso. «Da quando facciamo campagne pubblicitarie per uno shampoo?»
«Da quando abbiamo soffiato il servizio ad Harry: stavano pensando a lui prima che, alcuni azionisti, spedissero dei gufi all’azienda per far notare che i capelli perennemente indisciplinati di Harry non davano un’immagine positiva del prodotto» borbottò la donna, scribacchiando qualcosa su un foglio e richiudendo l’agenda con un gesto secco. «Ex-Serpeverde?»
«Amici di Nott.» fece evasivo, specchiandosi sul vetro della cristalliera in cui conservava i boccini, i simboli delle vittorie collezionate negli ultimi anni.
«Capisco.» affermò Ginny, giungendo alle sue spalle e sistemandogli, senza che ve ne fosse un'impellente necessità, il colletto della camicia.
«Che c’è?» la interrogò, conoscendola abbastanza bene per sapere che gli aveva taciuto qualcosa. «La cena…» cominciò lei, a disagio.
«La cena…?»
«Ecco…cenerò con Hermione.» rivelò. Aspettò qualche secondo e poi si corresse: «Ceneremo, con Hermione.»
«Hermione Granger?» domandò, alzandole il mento per costringerla a guardarlo negli occhi.
«Hermione Granger.» confermò.
«Perché?»
«È il mio compleanno» mormorò, improvvisamente triste. «E volevo passarlo con le persone che mi vogliono bene.»
«Quindi avrò una miriade di Weasley rumorosi intorno?» chiese Draco, visibilmente spaventato da quella prospettiva tutt’altro che rosea.
«Quindi saremo solo io, te ed Hermione.» sorrise mesta, posandogli un bacio sulla guancia rasata di fresco e smaterializzando via entrambi.

~o0o~



Un ristorantino appartato a Diagon Alley. Un paravento dorato. Un piccolo tavolo rotondo, con al centro un piatto con i resti di una torta al cioccolato e dei pacchetti dai colori sgargianti poggiati su una sedia accanto a Ginny.

«…ed allora gli ho detto: “Ron, sei uno stupido testone!” e me ne sono andata sbattendo la porta.» concluse Hermione, portandosi un’altra cucchiaiata di dolce alla bocca.
«Per una volta, mi trovi d’accordo con te, Granger.» disse Draco, armeggiando con qualcosa che vagamente somigliava ad un cellulare babbano quando, in realtà, altro non era che un cellulare magico. Brevetto, Arthur Weasley: la sua passione per le trovate babbane e la relativa trasposizione nel mondo magico, finalmente aveva dato i suoi frutti. La Ford Anglia volante non era stata una grande trovata ma, con il tempo, la tecnica si era perfezionata ed il Signor Weasley si era creato un secondo lavoro che gli permetteva di guadagnare almeno tre volte il suo stipendio mensile al ministero.

Da cinque anni a quella parte, i Weasley avevano iniziato a vedersi bollare come “famiglia benestante”: una svolta per quelli che da sempre erano considerati dei poveracci.

«Non hai il diritto di parola» mugugnò Ginny. «Tu pensi sempre e comunque che mio fratello sia uno stupido.»
«Così puntigliosa!» bofonchiò Malfoy, mettendo via il telefono. «Però rimane il fatto che sia uno stupido.»
La sua manager fece per replicare ma Hermione si lasciò sfuggire uno «Già.». Poi, scrollando la testa, aggiunse: «Ma non dobbiamo parlare di questo oggi: è il tuo compleanno! Cos’hai fatto oggi?»
«Lavorato.» rispose, senza far nulla per fingere un minimo di entusiasmo.
«Non le hai concesso un giorno di ferie nemmeno oggi?» chiese scandalizzata.
«Lei non me lo ha chiesto!» si giustificò Draco.
«E tu dovevi concederglielo lo stesso!» replicò Hermione, lanciando l'ultimo assalto alla sua fetta di torta di compleanno.
«Per far cosa, scusa? Quando sta con me, almeno vede gente interessante e conosce persone che contano.» osservò caustico. «Stando a casa, non vedo cosa...»
«Ma lei ha una famiglia!» esclamò irritata la riccia.
«Avevo una famiglia» borbottò Ginny, ruotando con nonchalance il suo calice di champagne d'annata – gentilmente offerto da Malfoy: sebbene il suo stipendio fosse buono, non era buono fino a quel punto.
«Questo è quello che succede ad osannare troppo Potter: vi avevo avvisate quando eravamo ad Hogwarts. Non mi avete voluto ascoltare ed ecco cos'è successo.» bofonchiò sorseggiando dal proprio bicchiere e storcendo il naso. «Quello sconsiderato di un sommelier crede di potermi vendere del Barbera d'Asti del '76 per del Barbera d'Asti del '75: giuro che lo faccio licenziare!»
«È incredibile con quanta facilità riesci a passare dall'insultare Harry all'elargirci le tue conoscenze sui vini.» ridacchiò la Weasley, stringendogli una mano in un gesto d'affetto. «E comunque» continuò distogliendo l'attenzione di Hermione dalle loro mani congiunte e godendosi un poco quella sua espressione basita «Draco non ha poi tutti i torti: è bastato litigare con Harry...»
«... e venire a lavorare per me…»
«... per ritrovarmi con tutta la famiglia contro.»
«Ed anche gli amici.» le ricordò amabilmente Malfoy.
«Ed anche gli amici.» asserì lei, con gli occhi leggermente lucidi. «Mi sei rimasta solo tu, Mione. E se dovessero darti un qualche ultimatum del genere “o lei, o noi”, comprenderò la tua scelta.»
«Stai scherzando, spero!»

Ginny la guardò con un sorriso sghembo sulle labbra e si alzò per abbracciarla, facendo cadere la sedia a terra nella foga.

«Ehi calma!» esclamò Hermione, ricambiando l'abbraccio e lanciando un'occhiata interdetta a Malfoy, che faceva spallucce scuotendo la testa.
«Vado ad incipriarmi il naso poi ce ne andiamo tutti e tre a fare un giro lungo il Tamigi.» disse Ginny dopo un po', staccandosi dall'amica e guardando adorante i suoi due ospiti.
«Che culo!» commentò Malfoy con poca convinzione. «Sei consapevole del fatto che se mi ammalerò per via dell'umidità, salterò la partita di domenica prossima?»
«Capo, è la mia festa! Ho diritto a veder soddisfatto ogni mio desiderio, o no?» chiese la più piccola dei Weasley, con lo stesso cipiglio con il quale lo costringeva a presenziare alle serate di beneficenza per creature inutili - quali gli elfi domestici.
«Ed io ho sempre il potere di licenziarti e spedirti a calci nella topaia da cui sei venuta» replicò lui, arcigno. «Ops...nella topaia non ti vogliono più, tu pensa!»
«Ops, mi dimenticherò di disdire la colazione con tua madre e le sue amiche prevista per sabato mattina, tu pensa!” trillò angelicamente, aggiustandosi una pinza tra i capelli.
«Non oseresti!» sibilò Draco, brandendo il proprio cucchiaino come fosse stata la spada di Godric Grifondoro. «Hai il cuore troppo buono e l'animo troppo gentile per questi sporchi ricatti.»
«Te l'ho detto che ci sarà anche la tua amata suocera?» buttò là casualmente.

~o0o~



Quindici minuti dopo erano tutti e tre appoggiati al parapetto del Tower Bridge, a guardare come ebeti il fiume scorrere placido sotto di loro, con negli occhi il bagliore delle luci della città addormentata.

«Come va con Pansy?»
Draco continuò a fissare un punto dritto davanti al suo naso, limitandosi a stringersi un po' più sotto al mantello che gli ricadeva sulle spalle. «Non la vedo da un paio di settimane, ma ho letto un articolo due giorni fa in cui diceva che sta progettando di avere un figlio.»
«E da chi?» celiò Ginny, dandogli una pacca sulla schiena.
«È la mia ragazza quella di cui stai parlando, Weasley.» replicò stizzito. «Non mi sembra che nel tuo contratto si dichiari che puoi darmi del cornuto il giorno del tuo compleanno.»
«Non prendertela con me se, dopo che ti ha quasi colto in flagrante, ti ha ripreso indietro ma con le sue...precauzioni. Ed alle sue condizioni.» ribatté lei, lanciando un sasso nel fiume sottostante e riportandogli alla mente un documento, conservato in una camera blindata della Gringott, su cui erano apportate le loro firme.
«Come fai ad essere certo che non abbia accettato di rimanere con te solo per non far cadere il contratto di quella linea di gioielli pensati per coppiette?» chiese realmente interessata, riformulando una domanda che gli aveva posto più volte, senza mai ricevere una risposta esauriente. «E per del sesso occasionale, s'intende.» aggiunse, con una faccia schifata.
«Lo so e basta.»
«Non posso saperlo anch'io?»
«Io e Pansy ne abbiamo passate tante, insieme...» mormorò a disagio: non voleva affrontare quel discorso. Soprattutto, non in quel momento.
«Anche tu e la tua Nimbus 2001 ne avevate passate tante, ma questo non t'ha impedito di cambiarla per una migliore appena ne hai avuta l'occasione.» fece Ginny beffarda.
«È diverso.» cercò di tagliar corto lui. «Pansy...noi...siamo praticamente cresciuti insieme e...ci amavamo.» concluse con un sussurro.
«Allora cambia tutto» commentò sarcastica, non riuscendo a capire quello che Draco le stava tacendo: Pansy sapeva di averlo diviso per anni con un'altra donna ma l'aveva accettato, per amore suo e per impedirgli di toccare il fondo, come lo stava toccando ora. Ma la colpa di cui lui s'era macchiato era di aver tirato troppo la corda fino ad arrivare, inevitabilmente, a spezzarla: Pansy poteva essere un'arpia, una stronza calcolatrice come poche altre, poteva aver avuto un passato amoroso un filino burrascoso, però era pur sempre una donna innamorata... e non aveva potuto sopportare il vederli aggrovigliati sul suo letto: Ginny aveva sentito la storia solo a metà e non aveva idea che non li aveva colti quasi in flagrante, ma che aveva fatto irruzione nella sua stanza proprio sul momento topico della faccenda. Qualche giorno dopo, aveva accettato di accoglierlo in casa sua e si era presentata in salotto avvolta in vestaglia, con gli occhi gonfi di pianto: cercava di fare la dura e di minimizzare il fatto che la sua voce era flebile e tremula, e lui aveva semplicemente finto di non accorgersene. Le aveva chiesto perdono, ma era stato chiaro che non era dispiaciuto come avrebbe dovuto esserlo, anche perché appunto, in fin dei conti, lei lo aveva sempre saputo. Pansy, tirando su con il naso, gli aveva spiegato che era stato diverso convivere con l'essere a conoscenza di quella cosa senza vederla, rispetto al conviverci dopo che la verità le era stata sbattuta davanti agli occhi: in seguito a quel pomeriggio, aveva concluso, non riusciva più a tollerare un fardello del genere.

Draco poteva capirla, e non la biasimava.

Se la Parkinson era rimasta, almeno ufficialmente, al suo fianco, era stato semplicemente per fargli un favore e fornirgli una copertura convincente che mettesse a tacere le varie pseudo-storie che i giornali tentavano di affibbiargli, in nome della loro amicizia. In particolare, era un protezione contro una pseudo-storia tra le tante che, se fosse venuta alla luce, avrebbe potuto metterlo in difficoltà: non voleva che il mondo venisse a conoscenza del suo punto debole.

La questione dello sponsor c'entrava fino ad un certo punto: lei aveva un debole per il figlio del presidente del marchio e, in quel modo, aveva qualche scusa per vederlo e conoscerlo meglio.
Niente di più, niente di meno.

Ginny aveva continuato a parlare per tutto il tempo e, solo allora, Malfoy si rese conto di non seguire da tempo quello che era diventato un incessante e snervante monologo. Due secondi dopo, avrebbe di gran lunga preferito aver continuato a non ascoltare:

«... poi l'unica cosa che non ho ancora capito è di chi si trattava...» «Prego?» aveva sussultato, inghiottendo nervosamente della saliva e considerando seriamente l'idea di un bagno fuori programma nel fiume: se non l'avesse ucciso all'istante l'impatto con l'acqua, c'avrebbe sicuramente pensato poi la leptospirosi.
«Di chi si trattava...»
«Sta venendo a piovere!» esclamò Hermione, aprendo il palmo della mano e mostrando ai due le piccole goccioline che vi finivano sopra: un aiuto quasi inaspettato per sfuggire ad una conversazione sempre più scomoda.

Quasi inaspettato.

«Forse sarebbe il caso di tornare a casa.»
«No!» disse seria Ginny.
«Hai intenzione di bagnarti come un pulcino?» domandò Hermione, scuotendo la testa e cercando un qualcosa da trasfigurare in ombrello.
«Possiamo sempre fare un salto da Tom, se proprio soffri di insonnia, stanotte.» propose Draco, cercando, senza risultato, gli occhi dell'altra ragazza.
«Ho bisogno di bere fino a non avere più la forza di alzarmi dalla sedia.» bofonchiò Ginny, appoggiandosi al braccio dell'uomo e posando la testa sulla sua spalla. «Questo posto mi ricorda troppo Harry.» «Avremmo potuto evitare di venirci, allora.» sibilò, trasformando il proprio fazzoletto in un ombrello e riparandola dalla pioggia.
«Già, forse sarebbe stato meglio.» concordò la Weasley, girandosi poi verso Hermione. «Ti unisci a noi? Un bicchierino potrebbe far star meglio anche te.»
«Per stasera, ne farò a meno. Opterò per un bicchiere di acqua e limone per digerire meglio.» sbadigliò, preparandosi a smaterializzarsi al Paiolo Magico.
«Chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere.» citò Ginny, ricordando una frase di quello che Hermione, ad una rimpatriata tra compagni di scuola un'annata prima, aveva detto fosse Baudelaire: citazioni della cultura babbana solo per convincere Luna ad avvicinarsi al tavolo dei drink.

Il fatto che poi, a fine serata, Luna era stata trovata avvinghiata a quello che, di lì a poco, sarebbe diventato suo marito, aveva lasciato tutti basiti. E tutti avevano convenuto che una storia clandestina della durata di ventidue mesi era stato un bel segreto da nascondere.

«Odio quando qualcuno ascolta effettivamente quello che dico.» sbuffò Hermione, smaterializzandosi.

Ginny fissò interdetta il punto in cui era sparita.

«Secondo te ha veramente un segreto da nascondere?» chiese a Draco, apparentemente assorto in una qualche profonda riflessione.
«Chi non ne ha?» rispose, dopo qualche secondo di silenzio e lasciando che Ginny smaterializzasse via entrambi, come di consueto.

~o0o~



La mattina dopo, Draco Malfoy ricevette uno dei risvegli peggiori di sempre: Ginny, con la testa poggiata sul suo petto, guardava affascinata la strillettera scarlatta che galleggiava a mezz'aria davanti a loro, vomitando oscenità su di lui e le due troiette con cui se l'era spassata la sera prima.
«Vado a recuperare quel giornale così vedremo di capire cos'è che ha fatto tanto infuriare Pansy - a parte l'essere stato pizzicato.» disse, lasciando il caldo tepore del letto di Draco per recarsi all'edicola magica più vicina, facendo prima tappa in una farmacia babbana per reperire un qualcosa contro il mal di testa ed evitare una delle pozioni disgustose, sebbene incredibilmente efficaci, del suo datore di lavoro.
«Aspetta, fai colazione: non c'è poi così tanta fretta.» la rassicurò lui, guadagnando il bagno per una doccia veloce.
«La farò intanto che esco giù da Starbucks.» lo tranquillizzò, salutandolo dalla porta e ridendo della sua faccia schifata per la sua passione per le caffetterie babbane: secondo Draco, l'influsso di Arthur era più devastante di quanto lei potesse nemmeno lontanamente immaginare. «Se faccio tardi, ci vediamo direttamente in ufficio.»

Non appena si fu smaterializzata, si udì di nuovo un chiaro crack.

«Cosa ti sei dimenticata, stavolta?» sospirò, passandosi una mano nei capelli. Non ricevendo risposta, si voltò, trovandosi davanti non esattamente chi si sarebbe aspettato. «Potter! Qual buon vento ti conduce nella mia umile dimora?»
Harry aveva tutta l'aria di uno che stesse schiumando di rabbia: lo guardava con gli occhi socchiusi dietro i suoi orrendi occhiali da miope – e pensare che un mucchio di maghi indossavano quegli stessi, identici arnesi, solo per dimostrare la più cieca fedeltà al loro paladino: inutile dire che, per Draco, quelli non erano sostenitori incalliti, ma solo dei pazzi con nessun gusto nel vestire e nella cura degli accessori – e stringeva le nocche tanto da farle diventare bianche.
«Lei dov'è?» ringhiò piano, fissando ora il letto sfatto, ora la figura di Malfoy, coperto solo da un asciugamano bianco.
«A recuperare il giornale che deduco tu stia portando nella tasca posteriore dei pantaloni.» rispose asciutto, facendo un cenno allo specchio che gli permetteva di avere una visuale del didietro del moro.
«Io t'ammazzo!» urlò avventandosi su di lui, ma venendo respinto da uno scudo evocato da Hermione, comparsa Merlino solo sapeva quando.
«Cosa ci fai tu qui?» domandarono i due uomini all'unisono.
«Voglio capire» scandì lentamente e con gli occhi chiusi, in una buona imitazione della professoressa Mc Granitt dei momenti migliori, «cosa significa questo!»

E gettò in terra un giornale in cui lei, Malfoy e Ginny stavano avvinghiati sul Tower Bridge in maniera tale che era difficile attribuire mani, piedi e pezzi vari ai tre diversi proprietari.

«Forse Pansy non aveva tutti i torti ad essersi arrabbiata.» considerò Draco dopo qualche secondo di attonito silenzio, ruotando la testa di un poco per poter studiare meglio la foto.
«È tutto quello che hai da dire?» strillò la ragazza istericamente. «Lo sai come mi chiamano in ufficio, ora?»
«No, ma posso immaginarlo.» rispose, continuando a ruotare la testa a mo' di gufo.
«Io... io... sono senza parole!» balbettò Hermione lasciandosi cadere sul letto e coprendosi gli occhi con un braccio, in un gesto altamente melodrammatico.

Harry, riscossosi dalla parentesi dell'interruzione, si scagliò di nuovo contro Malfoy, inchiodandolo al muro e tenendogli le mani attorno alla gola, quasi ancor più motivato dall'aver rivisto ancora una volta quell'immagine raccapricciante che, non poi molto tempo prima, aveva rischiato di farlo strozzare con un bicchiere di succo di zucca, riuscendo dove in tanti – Malfoy e la sua squadra di Quidditch per primi – avevano fallito.
«Se l'hai sfiorata anche solo con un dito, io t'ammazzo!» lo minacciò nuovamente, respirando piano e con gli occhi scintillanti.
«E per quale motivo? Non mi sembra che tu abbia un qualche diritto su di lei...» replicò l'altro, senza nemmeno mostrare un minimo di resistenza.
«Stai. Lontano. Da. Ginny.» l'ammonì nuovamente, ignorando la sua protesta.
«Oh Potty, suvvia! È forse il tuo orgoglio ferito od il fatto che oggi in prima pagina ci sto io, a farti infuriare in questo modo?» chiese Draco, mostrandosi fintamente interessato dalla risposta e calcolando mentalmente quanta pubblicità gratuita gli stava entrando: Ginny sarebbe stata fiera del fatto che ormai era pienamente entrato nell'ottica del sapersi vendere. E pensare che, prima che lei entrasse – in modo non poi così ortodosso – nella sua vita, avrebbe speso tutta la sua fortuna in avvocati per ridurre sul lastrico anche chi aveva ideato quello scempio in cui la sua regale persona veniva accostata a persone quali la Granger e la Weasley. Erano passati appena una manciata di mesi da quel giorno, eppure era già così tanto cambiato...

S'accorse poi che, mentre era così preso dal filo dei suoi pensieri, Potter era rimasto in silenzio, limitandosi a stringere un po' di più la presa.

«Se veramente ti interessasse quella ragazza» riprese Draco, «avresti almeno potuto far a meno di dimenticarti del suo compleanno...»
«Non me ne sono dimenticato.» replicò aspramente l'altro.
«Buffo, sai? Ho visto diversi mazzi di fiori e scatole di cioccolatini sulla sua scrivania, ma non è arrivato niente da parte tua.» ribatté Malfoy, con un tono di voce che fece uscire Hermione dalla catalessi nella quale era piombata e la portò a seguire con attenzione la scenetta che si stava svolgendo ad un passo da lei. «C'era addirittura un biglietto da parte di Stan Picchetto
«Non sono cazzi tuoi.»
«Ah, bene. Sai Potty? Mi sono sempre domandato come funzionasse quella tua testa bacata. Non perché fossi veramente affascinato da questa cosa» s'affrettò a specificare «ma perché sei veramente strano: piombi a casa mia, senza neanche essere stato invitato. Non mi dici buongiorno né ti sforzi di fare il carino, ma anzi: mi appiccichi al muro e prendi a fare il maschio geloso della sua femmina, con l'unico inconveniente che quella donna non è più tua. E se ora puoi togliermi queste tue schifose mani dal collo, mi faresti un immenso piacere: non mi piacerebbe andar in giro con dei segni violacei per colpa tua.»

Crack.

«Draco, stavolta si sono superati: dovresti leggere quell'ar...» Ginny si zittì, vedendo il gruppetto di persone nella camera di Malfoy a cui, da poco, s'era aggiunto anche suo fratello Ron, che fissava con disprezzo Hermione. «... ticolo.»
«Ron, andiamocene.» sbuffò Harry, senza neanche guardarla in faccia. Fece qualche passo in direzione della porta ed aggiunse. «Ti ho avvisato, Malfuretto: fai un altro passo falso e dovrai vedertela con il sottoscritto.»
«La cosa mi inquieta non poco.» commentò con sarcasmo l'ex-Serpeverde, massaggiandosi il collo pigramente.
«Spero per te che sia solo una trovata della Skeeter.» disse Ron, rivolgendosi ad Hermione. «Perché non avrei mai pensato che tu fossi una di quelle che passa da un letto all'altro in così poco tempo.»

Si smaterializzarono entrambi appena un attimo prima di essere colpiti alla fronte dalle scarpe delle loro ex-dolci metà, che si lasciarono cadere ancora sul letto, in sincrono, con gli sguardi vuoti ed un vago sentore di... qualcosa. Nessuna delle due sapeva di preciso cosa fosse, ma erano sicure che non piacesse loro. Per niente.

«Erano secoli che la mia camera da letto non era così affollata.» disse Draco dopo un po', scrollando le spalle ed andando a concedersi quella doccia che tanto aveva agognato.

~o0o~



La stanza in cui Hermione Granger passava gran parte della sua giornata era uno dei tanti, anonimi sgabuzzini che l'attuale Ministro della Magia – e tutti i precedenti prima di lui – s'ostinava ad elevare ancora al rango di “ufficio”: quattro pareti scrostate, un ritratto di Artemisia Lufkin* in bella mostra, una scrivania spartana e piena di scartoffie, mensole stracolme di libri noiosi persino nei titoli, la sedia ergonomica in finta pelle per cui tanto s'era battuta ed una pianta, irrimediabilmente morta, accanto alla porta.

Neville Paciock, anche quella volta, aveva sospirato intuendo l'agonia che il povero cactus aveva dovuto patire, prima di arrendersi per sempre di fronte ad un destino ed ad una realtà più grande di lui: Hermione Granger, brillante studentessa ai tempi di Hogwarts, eroina pluridecorata della seconda guerra, ex-impiegata nel Dipartimento per la Regolamentazione ed il Controllo delle Creature Magiche ed attuale fiore all'occhiello del Dipartimento di Magisprudenza, era una donna distratta.

«No, Neville: impegnata» lo corresse con l'aria da maestrina che non avrebbe mai perso.
«Prendersi una piccola vaca...»
«Neville!» strillò portandosi una mano al petto. «Non stavi dicendo quella parola che comincia per v, vero?»
«Hermione, prova a ragionare solo per...»
«Mi sono concessa un'intera serata per il compleanno di Ginny.» sbuffò irritata. «Ed ancora prima, per il tuo e quello di Harry – sia ringraziata Morgana che abbiate deciso di festeggiarlo insieme. Credo che per un po' possa bastare.» aggiunse, non curandosi del fatto che l'espressione dell'amico lasciasse intuire che lui non era del suo stesso avviso. «Ed ora, devo recuperare il tempo perso.»
«È per caso un modo carino per dirmi di togliermi dai piedi?» s'informò pacato.
«Come ti salta in mente?» bofonchiò, senza alzare gli occhi da una pergamena particolarmente ingiallita ed evidenziando, di tanto in tanto, quelli che dovevano essere passi particolarmente degni di nota. «Ma davvero sei del parere che Milù sia andata... per sempre?»
«Minù. Si chiamava Minù.» precisò Neville con tono lugubre, gettando un'ultima, addolorata e compassionevole occhiata al vegetale rinsecchito. «E nessuno ha mai avuto il potere di riportare in vita i morti. Non riesco a concepire l'idea che tu sia riuscita a far morire di sete una di quelle che i babbani considerano tra le piante più resistenti agli ambienti estremi del pianeta.»
«Sembra che il Ministero della Magia non rientri tra di essi.» obiettò Hermione, scrutando l'espressione imbronciata del suo amico. «E se può servire... mi dispiace essermi confusa con il suo nome. Secondo te, si sarà seccata per ripicca visto che continuavo a sbagliarlo?»
«No.» disse Neville scuotendo la testa. «Sono convinto che, fino al momento in cui m'hai visto varcare la soglia di quella porta» e qui, fece un cenno alle proprie spalle «tu neanche ricordavi di avere una Stenocereus dumortieri qui in ufficio. Ed almeno hai il buon senso d'arrossire.» borbottò, incrociando le braccia al petto e squadrandola ancor più imbronciato... prima di scoppiare a ridere sguaiatamente ed inficcarsi in bocca l'ennesima cioccorana della mattinata: era una gioia per il suo palato sapere che Hermione ne tenesse sempre una scorta abbastanza consistente nel primo cassetto della scrivania.

«Stronzo!» cinguettò la ragazza, che evidentemente s'era spaventata dinnanzi alla reazione di Neville.
«Hermione, se avessi dovuto offendermi per tutte le piante che t'ho regalato e che tu hai puntualmente ucciso, non dovrei rivolgerti più la parola da anni» ridacchiò, sporgendosi in avanti quel poco che gli necessitava per scompigliarle un poco i capelli già arruffati. «Raccontami di quella threesome sul “Profeta Pettegolo” invece di sparare cretinate.»
«Tutte baggianate.» bofonchiò la ragazza, cambiando improvvisamente spirito e chinandosi ancor più, se possibile, sul pezzo di carta. «Be', che c'è?» chiese scocciata, vedendolo ridacchiare sotto i baffi. «Sai benissimo come lavora Rita e come lavorano quelle della sua ghenga...»
«Sì.» asserì, andando a far coincidere le punte della dita. «E so anche che Ginny farebbe di tutto pur di far ingelosire Harry e farne entrare qualcosa a Malfoy. Quello che non mi è chiaro» continuò pacato, «è cosa rientra a te, con questa storia in prima pagina.»
«Non vedi come sono entusiasta di essere una delle novelle reginette della cronaca rosa?» ironizzò, tirando fuori da un cassetto diversi ritagli di giornale che la vedevano protagonista. «Qui ho un aspetto orribile.» disse con una smorfia, porgendogli una foto scattatale dopo una riunione particolarmente burrascosa di una settimana prima. «Te l'ho detto cosa pretendeva quell'idiota di Smith? Voleva che...»
«Scusa, ma non mi interessa.» la interruppe bruscamente Neville. «Lo sai che se esce fuori di quel vostro piccolo idillio di...»
«Shhhh!» lo zittì lei, guardandosi intorno disperata. «Anche i muri hanno le orecchie, qua dentro! Fred e George quasi fondano il loro impero sulle maledette orecchie oblunghe che vendono ai miei colleghi.»
«Vero.» annuì il ragazzo. «Ma non dimentichiamoci che il tuo ufficio è imperturbato e protetto da così tanti incantesimi che rende questi quattro metri quadrati più sicuri di una camera blindata alla Gringrott.» «Un tempo sono riuscita a...» «Sì, sì lo so. Vuoi forse un'altra medaglia a ricordo perenne del fatto che saresti ancora una galeotta con i fiocchi, con un drago sotto il culo?» commentò l'altro, spazzolandosi polvere inesistente dalla propria giacca con fare annoiato.

«Neville» bisbigliò Hermione dopo un silenzio imbarazzante. «Eravamo solo dei bambini disorientati...»
«Bambini disorientati?»
«Siamo stati gli unici a tornare, dopo la caduta di Voldemort... Io e lui da soli ad Hogwarts iscritti al settimo anno, in mezzo ad un mucchio di ragazzini che ci guardavano come... come se fossimo stati uno di quei barattoli raccapriccianti del professor Lupin! “Disorientati” mi sembra un eufemismo.» soffiò risentita. «È stato... c'erano una serie di... coincidenze che c'hanno fatto... avvicinare, ecco.»
Fece una pausa, evitando accuratamente di alzare la testa per cercare gli occhi nocciola dell'uomo che, tanti anni prima, aveva smarrito un rospo su un treno dalla locomotiva scarlatta. «Fuori dalla scuola, c'erano le nostre vite, quelle reali. Dentro, non eravamo noi stessi. O perlomeno, fuori non potevamo permetterci di essere gli stessi che siamo stati durante quell'anno. C'era Pansy, c'era Ron... Noi...» Sollevò di quel poco gli occhi in modo da far entrare nel suo campo visivo la poltroncina vuota. «Avevamo bisogno di compagnia, tutto qui.»

Neville era in piedi e, muovendo pigramente la bacchetta, fece levitare il cactus di qualche centimetro, con ogni probabilità considerando se fosse stato il caso di farlo evanescere direttamente o recuperarne qualche parte per uno dei suoi studi.

«Se è così che stanno le cose, perché non l'hai mai spiegato né a Ginny, né a Harry, né tanto meno a Ron?» la sfidò, spalancando la porta. «O temevi forse che i vostri concetti di vicinanza fossero incompatibili con i loro?»

La seconda, senza dubbio.

~o0o~

«Draco, sei sicuro di ricordare bene dove devo cercare?» urlò Ginny, facendo capolino da una delle porte del superattico nel quale la stella del quidditch risiedeva.
«Sì, è lì. Dovrebbe esserci una scatola o verde, o blu, o grigia o violacea.» rispose lui dalla terrazza, scrivendo una dedica per una delle sue tante fan: era una palla, ma faceva parte degli oneri di un personaggio di successo.
«Non è che per caso è rossa e oro?» s'informò, arrampicandosi su degli appoggi di fortuna che, puntualmente, cedettero sotto al suo peso facendola ruzzolare a terra.
Maledicendo Merlino e compagnia bella, si puntellò sui gomiti facendo per rialzarsi: lanciò un gridolino trovandosi davanti, improvvisamente, un Malfoy funereo.
«T'ho detto che è verde, blu, grigia o violacea. Non è questa!» sibilò raccogliendo in fretta la scatola e sincerandosi del suo contenuto.

La Weasley rimase un attimo interdetta, poi si mise seduta ed osservò con attenzione le sue mosse.
«È tutto ok?»
«Sì.»
«Cos'è?»
«Una scatola.»
«Lo vedo da me che è una scatola ma... è rossa.»
«Brillante deduzione, Weasley.»
«E dorata.»
«Hai scoperto solo ora di saper distinguere i colori?»
«No. È che... somigliano ai colori di Gr...»
«Finisci la frase e sei licenziata.» l'avvisò, fissandola come se fosse un troll più terrificante della norma.
«Ma Draco...»
«Il Profeta può far a meno di ritratti di me all'età di dodici anni.» si giustificò, allungandole una mano per aiutarla ad alzarsi. «Ed io per oggi posso far a meno di te: ti lascio libera per il resto della giornata.»
«Cosa? Perché?!»
«Non eri tu quella che si lamentava che ero un despota e che non avevi una giornata tutta per te da... da quand'era?»
«Da Natale scorso.» gli suggerì, sconcertata da quell'accenno di magnanimità e lasciandosi tirare in piedi.
«Perfetto, divertiti allora.»
«Aspetta un attimo!»
«Solo oggi: scordatelo di avere due giorni.»
«No, non era questo... cosa c'è lì dentro?»
«Non le fotografie che cercavi.»
«Fin lì c'ero arrivata.»
«Fortuna che in intelligenza non hai preso di tuo fratello!»
«Non farlo di nuovo!»
«Fare cosa?»
«Sviare la mia attenzione da quella scatola!»
«Io non sto sviando un bel nulla.» si difese Draco, avviandosi verso la propria camera.
«Oh, sì che lo stai facendo!» replicò, correndogli dietro.
«Lo sto facendo.» ammise, bloccandosi di botto e ritrovandosi la ragazza spalmata alla propria schiena.
«Perché?»
«Non ti riguarda, Ginevra.»
«Ginevra?» ridacchiò alzando gli occhi al cielo. «Signor Malfoy, da quando tutte queste formalità, quando siamo soli io e te in casa?»
«Da quando ti ho detto che non devi impicciarti.» concluse, smaterializzandosi.

Ginny scosse la testa e pensò che, per colpa della sua giornata libera, Blaise Zabini ne avrebbe avuta una notevolmente impegnata.

~o0o~

«Sarebbe?»

Blaise Zabini, in quello che era un fin troppo afoso meriggio di settembre, osservava con occhio critico la cosa poggiata sul tavolo all'ombra del suo gazebo preferito, spostando gli occhi dalla cosa a Malfoy ed ostentando un'espressione di puro stupore.

«Una scatola.»

Lo sguardo smeraldino di Zabini fu definitivamente puntato su Malfoy.

«Ah.» fece atono il padrone di casa. «Una scatola.»
«Proprio.»
«Ah.»

«E da quando ti piacciono i colori caldi?»
«Lei dovrebbe averne una verde ed argento, da qualche parte» mormorò Draco, imporporandosi un poco.
«Oh.»

«Blaise, stai parlando per monosillabi.» grugnì innervosito, picchiettando le unghie sulla superficie metallica del tavolo.
«Posso aprirla?» domandò Zabini sfiorandone i bordi, quasi con delicatezza.
«Credo di sì.»
«Credi?»
«Sì, puoi aprirla.» confermò con voce ferma, posando il palmo sul coperchio della scatola e respirando piano.
«Magari se togliessi la mano...» sbuffò tirando a sé la scatola e svuotandone il contenuto. «Merlino!» esclamò, prima di scoppiare a ridere di cuore. «Se le avesse ritrovate Pansy prima della Weasley, di sicuro avrebbe rilasciato una ventina di interviste esclusive in più rispetto a quelle dei giorni scorsi. E pensare che un tempo adoravo quella ragazza...»
«Ti ha sempre odiato. Diceva che eri spocchioso.» gli ricordò, tremando impercettibilmente ogni volta che qualcosa veniva tirato fuori da quello che era stato il suo nascondiglio per tanto tempo.
«Io spocchioso?» fece incerto. «Lei era la peggiore delle sgualdr...»
«... nonché la mia fidanzata» grugnì strappandogli di mano un foulard ed accostandoselo al naso. «Glielo regalai io.» spiegò. «È ancora convinta di averlo perso un pomeriggio giù al Lago Nero... ma in realtà me lo ripresi una notte che stavamo giù alla Stamberga Strillante, sapendo come sarebbe andata a finire con l'arrivo dei M.A.G.O.»
«Il solito pessimista del cazzo.» bofonchiò Blaise, tenendo tra le mani una foto in cui il suo amico lo salutava da un pomeriggio di una decina di anni prima, con la testa poggiata sul grembo di una Hermione Granger che avrebbe passato l'eternità a giocare con i suoi capelli biondi posando, a determinati intervalli, un bacio sulle sue labbra dischiuse.
«Pessimista?» ripeté, lisciando per un po' il foulard, per poi intascarselo. «Io mi definirei previdente»
«Mi piace il modo in cui vai a glissare sui termini.» disse Blaise, versandosi un bicchiere di succo di zucca ghiacciato. «Come mai non hai usato la tua parlantina con Pansy?»
«Ho avuto una frazione di secondo per pensarci, Blaise.» rispose il biondo, con quella che sembrava assoluta sincerità. «Ed in quella frazione di secondo, l'unica idea che avevo in testa era che... avrei avuto una scusa per vederla almeno un'altra volta.»
«Capisco.»
«No, non capisci.» fece con una risata triste. «E nel caso tu capisca davvero... mi farebbe piacere che tu mi spiegassi cosa vuol dire il modo in cui mi sento.»
«L'hai detto a lei?» chiese il moro, scorrendo con lo sguardo le altre foto ed i vari ricordi che erano rimasti celati, al riparo dal mondo, dal giorno in cui Malfoy s'era diplomato. «Di recente, intendo...»
«C'ho provato dopo l'ultima serata di gala in onore degli elfi domestici.» bisbigliò, sorridendo all'indirizzo della moglie di Zabini, che li stava raggiungendo.
«E cosa t'ha risposto?»
«Ho detto che c'ho provato Blaise, non che gliel'ho detto...»
«Ma siete finiti a letto lo stesso, no?»
«Non credo sia questo il punto.» balbettò, inserendo due dita nel collo della camicia e scostandoselo di dosso. «Ho caldo. Dov'è il tuo elfo idiota con quell'acqua ghiacciata?»

Blaise sospirò, chiedendosi se l'essere sfuggenti era un qualcosa di insito nel marchio dei Serpeverde, assieme alla loro natura infida da… be', serpi. Doveva ammettere, però, che le turbe sentimentali di Draco riuscivano sempre a fargli tornare il buonumore: un qualche difetto a renderlo umano l'aveva pure lui.

~o0o~



«Hai impegni per venerdì prossimo?»
«Weasley, mi rincuora sapere che la mia assistente non conosce il mio calendario.» brontolò Draco, accettando il bicchiere d'acqua che gli veniva offerto dopo il nuovo scontro con la Miller, che stava lasciando la saletta in cui s'erano incontrati lanciando tutt'intorno delle occhiate omicide.
«Hai offeso di nuovo Harry?» sospirò Ginny, scorciando una voce dalla lista della sua agenda.
«No.»
«No?»
«Ho fatto un commento sulla sua nuova fiamma, visto che lui s'è permesso di criticare i miei gusti in fatto di donne.» spiegò, restituendole il bicchiere e fingendo di non aver visto la matita – un vezzo babbano per cui di sicuro c'era da ringraziare l'unione malefica di Weasley padre con la Granger – spezzarsi tra le sue dita.
«E quindi hai difeso a spada tratta le fanciulle dei tuoi incontri romantici?»
«No, non tutte. Ho difeso te e la Granger.» disse con tranquillità, facendo un cenno beffardo ad Harry, che oltrepassava loro due proprio in quel momento. «Comunque, per scaricare la tensione, queste interviste a coppia sono un toccasana.»
«Perché, sei teso?»
«Ho detto questo?»
«L'hai lasciato intendere.» lo incalzò la ragazza: amava stuzzicarlo per godersi quelle sue rare reazioni che andavano oltre le battutine sarcastiche, i ghigni subdoli o le sopracciglia inarcate.
«Che giorno è venerdì prossimo?» svicolò lui.
«Diciannove.»
«È il compleanno di Herm... cazzo Brown, guarda dove vai!» esclamò infuriato, nel momento in cui Lavanda Brown, curatrice di una delle rubriche rosa del Profeta più scialbe del Mondo Magico, gli piombò addosso.
«Malfoy, sempre così acido!» ribatté la biondina, raccapezzando le proprie cose cadutele dalle mani, per colpa dello scontro.

Draco aveva abbassato gli occhi un secondo, per sincerarsi che sulle sue scarpe non vi fossero tracce del caffè che la Brown aveva rovesciato, ed ora fissava con furia un paio di foto lì in terra che facevano capolino da una busta gialla: mentre Lavanda allungava le dita per acchiapparle, lui vi posò sopra un piede, rischiando di schiacciarla.

Non si prese neanche il disturbo di mostrarsi un minimo dispiaciuto.

«Che cos'è questa roba?» sbraitò, sfoderando la bacchetta ed evocando a sé busta e contenuto; Ginny provò a sbirciare al di sopra della sua spalla, ma le fu impedito.
«Eh?» fece Lavanda, preoccupandosi di cancellare le macchie di caffè dai suoi fascicoli e sincerandosi che il proprio materiale non avesse subito danni troppo ingenti. Ed ancora peggio, irreparabili.
Draco le sventolò davanti la busta gialla e lei sembrò cadere dalle nuvole.
«Credo che sia arrivata con la posta di questa mattina...» ponderò, portandosi un dito alle labbra in quella che, con ogni probabilità, voleva risultare una posa in cui mostrasse la concentrazione che metteva nel ricostruire la storia di quell'oggetto, per lei assolutamente anonimo. «Ma dovevo ancora... ehi!» gridò, vedendolo andar via. «Dove credi di andare? Quello è mio!»
«Ti chiami per caso “Draco Malfoy”?»
«No, che domande!» sbuffò la ragazza, guardandolo biecamente.
«Ed allora vuol dire che l'idiota che t'ha fatto avere questa, doveva consegnarla a me.» fece asciutto, raggiungendo gli ascensori e mostrandole il nome del destinatario scritto con una calligrafia che Ginny riconobbe appunto come quella di Draco: per la fretta, non s'era neanche curato di pensare a smascherarla un poco, mentre pronunciava non verbalmente l'incantesimo.

La curiosità della Weasley aumentò, ma non poté far altro che corrergli dietro ed infilarsi al volo nella cabina, prima della chiusura delle porte: una volta a casa, magari avrebbe potuto capire qualcosa di più di quella strana faccenda.

~o0o~Fine Prima Parte~o0o~

*Prima donna a diventare ministro della Magia, restando al governo dal 1798 al 1811. Fonte: hp-lexicon.org.

Disclaimer: Harry Potter non è mio.
  
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