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Autore: cloe cullen    18/05/2010    25 recensioni
"Ma stanotte ho deciso di accontentarti...farò l'amore con te Bella..." Ambientata dopo che Edward lascia Bella in New Moon...ma se prima di lasciarla avessero condiviso un'esperienza che avrebbe cambiato le loro vite per sempre? come reagirà Bella? Edward tornerà da lei...? Leggete in molti!!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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cap 46 Imperdonabile? Crudele? si, si lo so..sono tutte queste cose insieme..perdonoooo. Comuuuunque scusate. Tra lostudio, la scrittura, mille casini personali sto davvero con l'acqua alla gola e tengo trp alla mia bimba (che sarebbe la ff) per nn scrivere capitoli buoni e postare tanto per postare.  Scusate farò del mio meglio per metterne uno a settimana o ogni dieci giorni, ma nn prometto nulla al 100 %. Scusatemi tantissimo :((
Grazie a tutte voi che recensite con così tanto affetto..grazie millissimeeeee.
Sono di poche parole stasera, ma sono le 23 e oggi è stata una giornata che definire assurda è poco...per cui..enjoy the chapter my lil girls!!!
Xo Xo Cloe
P.S: Prima o poi rispondo alle rec. Sn favoloseeee *.* *.* nn so se ve lo dico spesso. Vi voglio un mondo di bene.!!!

BELLA

Accesi l’ultima candela e la poggiai sul tavolino davanti al divano, mentre reggevo il telefono tra l’orecchio e la spalla.

“Esme?” domandai non appena mia suocera sollevò la cornetta dall’altro capo.
“Bella tesoro..tutto bene?Sei già tornata dalle lezioni?”
“Sì..in effetti sono a casa ma..volevo chiederti un favore enorme” azzardai “Vorrei…se tu potessi tenere i bambini a dormire lì questa notte..”
“Ma certo, non lo devi neppure chiedere…” Sospirai sollevata, grata a quella donna che era sinceramente come una madre per me.
“Grazie..non sai ..grazie..”
“Per noi è un piacere e poi Carlisle lavora fino a tardi questa sera perciò non ci sono problemi” disse “Non c’è nulla di grave spero..”
“No, no, tranquilla. Devo solo parlare con Edward di una cosa” spiegai mentre mi accoccolavo sul divano avvolgendomi in un plaid.
D’un tratto sentii il silenzio dall’altra parte e poi, la voce tonante di Emmet “Bellina non devi trovare scuse. Se vuoi passare una notte di fuoco col tuo maritino basta dirlo.”
Sbuffai “Emmet…non è questo il motivo. Non che comunque siano affari tuoi”
“Ah, allora ho ragione!” continuò con la presa in giro  “Bene i marmocchi restano con noi: non vorrei mai che sentissero qualcosa che potesse traumatizzarli a vita.”
“Si, beh…non che voi siate dei santi..meno male che c’è Esme” ribattei.
Lui rise forte “Ahahhaha, mia cara Bella. Tu non conosci mammina e papino ma io…aia mamma no, dai stavo scherzando, lasciami..Bella mi sa che devo riattaccare”
“Vai vai..” dissi soffocando le risa “E mi raccomando, non farli stare alzati a giocare fino a tardi. Al massimo le nove e mezzo e poi…”
La mia voce venne interrotta dal ritmico bip del telefono. Aveva riattaccato.
Appoggiai l’apparecchio sul tavolo e mi coprii bene, osservando la fiammella della candela, soprapensiero. Cercai di ripensare con più calma a tutto quello che avevo vissuto quel pomeriggio ma, più ci pensavo, più mi sembrava assurdo.
Ogni cosa..sembrava semplicemente impossibile ai miei occhi.
Ma, poi, strinsi le braccia intorno alla mia vita e con le dita tracciai la piccola sporgenza sotto la stoffa della maglia e…e tutto l’impossibile divenne di nuovo possibile.
Ero incinta.
E non lo pensavo soltanto per il risultato del test o per quello che riuscivo a sentire sotto la mia pelle. Lo sentivo. Anche se suonava strano, anche se non era una valida spiegazione scientifica io sapevo che era così. Da quando ero diventata madre avevo sviluppato un certo sesto senso che..che mi faceva cogliere delle cose, piccole cose che prima non avrei mai visto, che non avrei mai capito.
Certo, ancora non mi spiegavo alcune particolarità. Una sola cosa ad essere sincera.
Ed era come potessi essere già così incinta.
A quello proprio non riuscivo a darmi una spiegazione ragionevole, neppure…neppure provando. Ci avevo pensato e ripensato per ore e l’unica cosa di cui ero certa era che quel piccolo esserino poteva avere al massimo tre settimane eppure sembrava che, per qualche ragione, fossi incinta da molto più tempo.
Tirai un lungo sospiro.
Forse avrei dovuto…essere preoccupata..un po’..
E lo ero, per il bimbo. Avevo mille pensieri che continuavano a frullarmi in testa, rimbalzando e facendomi immaginare migliaia di ipotesi differenti.
Ma avevo deciso di almeno provare a restare calma: la mia fiducia in Carlisle era piena e totale ed ero certa che lui avrebbe saputo come fare, come aiutare nostro figlio…
Nostro figlio..wow
Sentii il cuore vibrare e le farfalle che mi inondavano lo stomaco svolazzare impazzite, al solo pensiero che di li a pochi minuti l’avrei detto a Edward. Ripensai alla volta precedente, al terrore che avevo provato nel raccontargli tutto, presa dallo stupido timore che lui non mi volesse, che lui non ci volesse, e che avremmo dovuto affrontare tutto quanto da soli.
Ora non…ora era tutto diverso.
Edward sarebbe stato con me sin dall’inizio, avrebbe passato ogni singolo momento della gravidanza con me..e sarebbe andato tutto per il meglio.
Sì.
“Bella..amore che fai?”
Sobbalzai al suono della voce dolce, anche se leggermente preoccupata, di Edward. Mi voltai di scatto e lo vidi lì, in piedi sull’uscio della porta del salotto. Ci misi qualche secondo per accorgermi che i suoi vestiti erano quasi completamente fradici, così come i suoi capelli: piccole goccioline passavano dalle ciocche fin sulla pelle chiara del suo viso.
Doveva aver iniziato a piovere, e lui aveva dovuto correre dall’università fino a casa
“Scusa..avevo io la macchina e ti sei bagnato tutto..” sussurrai scattando in piedi prima di riuscire a formulare un pensiero coerente.
Abbozzò una mezza risata che, però, non arrivò ai suoi occhi.
“Amore..di certo non mi prenderò un raffreddore. Ma direi che forse è ora che tu ammetta la morte del tuo adorato pick up e ti decida a prendere un’altra auto.”
Ridacchiai nervosamente “Si..forse si..”
Non sapevo neppure io il perché ma…ma improvvisamente mi sentivo ansiosa. Ansiosa di parlare con mio marito, di spiegargli l’assurdità e allo stesso tempo la gioia di quel pomeriggio e…
Lanciai una rapida occhiata al pacchettino incartato al mio fianco e alle candele sul tavolino, sperando ardentemente che quella che avevo avuto non fosse un’idea troppo stupida o scontata.
Il suo sguardo seguì immediatamente il mio. Vidi le sue sopraciglia arcuarsi per la sorpresa per un paio di istanti.
“Che succede?” domandò curioso.
“Io..” balbettai “Aspetta, prima..”
Mi avvicinai lentamente e dopo avergli sfiorato le labbra con le mie in un leggero bacio iniziai a sbottonargli la camicia. Piano, dedicando ad ogni bottone ogni più piccola attenzione, e beandomi della consistenza dura e allo stesso tempo soffice ed invitante della sua pelle sotto le mie dita.
Posai un altro languido bacio sulla sua bocca quando fece per protestare. Volevo prendermi cura di lui. Volevo che tutto fosse perfetto prima di..parlargli apertamente.
Uscii dalla stanza e, pochi secondi dopo, ritornai con in mano un asciugamano pulito. Iniziai a frizionare i suoi capelli umidi, mentre le mie braccia sfioravano di tanto in tanto le sue spalle.
“Stai tentando di sedurmi signora Cullen?” mormorò curioso.
“Beh…sei mio marito e mi sembri consenziente. Non sarebbe un reato capitale”
“Non lo sarebbe infatti..” Improvvisamente le sue dita furono sui miei polsi e, prima che me ne rendessi conto, mi ritrovai seduta sulle sue gambe sul divano bianco.
Ridacchiai sempre un po tesa, affondando il volto nell’incavo del suo collo e inspirando il suo profumo.
“Comunque non avevo intenzione di sedurti..non ora perlomeno..” dissi “Solo, mi sei mancato oggi. Tu mi manchi sempre..ma oggi avrei voluto averti con me.”
Scostò una ciocca di capelli che copriva il mio viso. “Isabella sei stata di nuovo male?Dimmi la verità”
La sua voce era ferma e seria ora, lo capivo anche senza fissarlo negli occhi. Le sue dita si posizionarono sotto il mio mento, costringendo i miei occhi a specchiarsi nei suoi, spalancati e impauriti.
Gli carezzai la guancia, desiderosa di tranquillizzarlo. “No..o meglio sì. Ma pochino. Insomma nulla di grave…”
“Spiegami come può non essere nulla di grave” borbottò passandosi le dita fra i capelli “Bella ho paura per te, tu sei..sei tutto per me, lo sai”
Annuii, avvicinando il volto al suo e sentendo il suo respiro mescolarsi al mio.
“Non vedo l’ora che domani Carlisle veda le tue analisi. Sono sicura che qualsiasi cosa sia..la troveremo e..la sistemeremo vedrai”
Mi massaggiò le braccia arcuando le labbra in un sorriso per darmi sicurezza e fiducia.
Ma io non ne avevo bisogno. Avevo già tutte le certezze che mi servivano. Dovevo solo spiegarglielo.
Presi un lungo e profondo respiro prima di continuare a parlare.
“Io non credo che sia necessario aspettare domani” spiegai “Credo..credo di sapere cosa c’è che non va..”
Mi fissò dubbioso “Hai capito  qual è il problema?”
Le sue parole mi infastidirono leggermente: il mio bambino non era un problema. Scacciai quell’improvviso e inatteso senso di fastidio e tornai a concentrarmi sul volto di mio marito.
“Non è un vero e proprio problema, è solo che… Non so da dove cominciare… E so che ti sembrerà tutto quanto assurdo..”
“Bella, amore ti prego mi stai facendo preoccupare..” Sentivo il tormento nella sua voce.
Non sapendo come fare per parlare direttamente dell’argomento decisi di agire. Mi sporsi leggermente e, dopo aver afferrato la piccola scatolina bianca al nostro fianco, gliela misi in mano.
Sperai vivamente che capisse al volo quello che volevo dirgli con quel piccolo pacchetto.
“Festeggiamo qualcosa?”
“In un certo senso..” risposi flebile “Per favore, Edward aprilo e..aprilo solamente”
Mi aggrappai più stretta al suo collo mentre le dita bianche e affusolate di mio marito strappavano la carta.
“Bella, il tuo cuore sta impazzendo” si fermò un attimo prima di aprirlo completamente. “Sai che a me puoi dire tutto…”
Annui veloce, indicando col capo ciò che reggeva tra le mani, nervosa di..di neppure sapevo bene che cosa.
Lui era Edward. Solo Edward, e mi amava.
Il pollice passò sotto la carta che cadde a terra con un fruscio.
Ora finalmente ce l’aveva in mano.
Aveva in mano il pacchetto viola e bianco che quello stesso pomeriggio mi aveva fatto quasi impazzire di gioia e…e non diceva assolutamente nulla.
Immobile come una roccia, gli occhi bloccati su ciò che le sue mani reggevano. Sfioravo ancora il suo collo con le mani e sentivo i muscoli completamente tesi sotto la pelle gelida.
“Edward…” mormorai
Niente.
“Edward..” riprovai.
Niente.
Passai le dita fra i suoi capelli, alla disperata ricerca di una parola, di un segno che mi facesse capire che cosa pensasse o provasse in quel momento.
Niente.
Passarono alcuni minuti e stavo quasi per alzarmi e accucciarmi davanti a lui per poter guardare la sua espressione quando, finalmente, si riscosse.
La sua mano si posò sul mio polso, impedendomi di muovermi.
“Bella cosa..cosa significa?”
Abbozzai un sorriso teso “Edward sei un medico, pensavo lo capissi da solo”
Vedevo chiaramente che era scioccato: i suoi occhi saettavano ininterrottamente dalla scatolina al mio viso, pieni di..non capivo neppure quale fosse l’emozione che li predominava.
Erano scuri e..pieni di perché.
Avrei dovuto aspettarmelo in fondo, mi resi conto improvvisamente. C’erano così tanti punti oscuri di cui dovevo parlargli, che dovevamo analizzare insieme.
Dopotutto mi aveva vista col ciclo solo  un mese prima e ora gli stavo sbattendo in faccia un test di gravidanza positivo.
Stupida, stupida Bella.
“Sono incinta amore..” sussurrai posandogli un bacio leggero sulla guancia “Aspetto un bambino..o una bambina, chissà…”
Prese un lungo respiro  “Non è vero, Bella è impossibile.”
“Edward, guarda il test” mormorai convinta “E’ positivo. E la nausea, i giramenti di testa e…”
“Bella, è impossibile” disse di nuovo, deciso
“Edward” mi agitai nervosamente sulle sue gambe e, senza sapere bene il perché mi ritrovai in piedi, lontana da un contatto con la sua pelle “E’..è stata colpa mia..io quando ho avuto quell’influenza ho vomitato e la pillola non deve aver fatto effetto…Edward non ho avuto il ciclo. E doveva arrivarmi tre giorni fa…”
“E’ impossibile…” Sempre la stessa frase ma, questa volta il suo tono era meno deciso di prima, meno sicuro.
“Edward..”
“No, amore..” mi interruppe “Anche se..se fosse così..lo avremmo concepito tre settimane fa. E’..non puoi avere la nausea o qualunque altro sintomo. Non te ne saresti nemmeno dovuta accorgere , non..”
La sua voce si spezzò, come se per lui parlare fosse troppo in quel momento.
Si alzò dal divano, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza. Sembrava stare contando qualcosa velocemente. Non capivo le sue parole troppo rapide per le mie deboli orecchie umane, ne tantomeno i suoi gesti.
Rimasi immobile, scioccata dal suo comportamento.
Probabilmente eravamo entrambi scioccati.
E non gliene facevo di certo una colpa. Io ero stata la prima ad essere preoccupata, la prima a non capire, però…
Però avevo immaginato quel momento totalmente diverso per noi. Avrei voluto solo che mi credesse, che si avvicinasse e che mi stringesse.
Ti credo Bella, vedrai che andrà tutto bene. Era così difficile per lui capire che ora come ora era tutto quello di cui avevo bisogno?
“No…no…impossibile…”.
Alla fine riuscii ad afferrare qualcosa del suo mormorio indistinto.
Impossibile.
L’aveva detto di nuovo. In quasi dieci minuti era praticamente l’unica parola di senso compiuto che non aveva mai smesso di ripetere.
“E’ possibile Edward” Il mio tono era quasi..irriconoscibile. Al limite della supplica.
Lo stavo quasi supplicando di credermi.
“Ti prego..credimi.  So che è assurdo, so che è incredibile, so che è” dissi “So che non lo riesci a concepire ma..Vieni qui, per favore vieni qui…”
Allungai la mano tremante verso di lui: un appiglio che non avrebbe potuto rifiutare
Strinsi  e intrecciai le sue dita tra le mie.
“Non sai cosa aspettarti e..forse sei sotto shock” abbozzai una mezza risata isterica mentre cercavo disperatamente di non scoppiare a piangere “Ma ti prego, fidati di me. Io lo so. Ci sono già passata e ti giuro che so come si sta, cosa si sente quando si capisce che..che dentro di te c’è qualcuno. Quando ti accorgi che c’è una vita che cresce e…E’ così Edward. Per quanto sembri impossibile come hai detto tu, è la verità. E…sentilo..”
I suoi occhi che, per tutto il mio discorso erano rimasti posati sulle nostre mani intrecciate, si alzarono di scatto incontrando i miei .
Mi avvicinai  a lui di qualche passo, le gambe tremanti, gli occhi lucidi, il respiro affrettato.
Giocherellai con le sue dita, portandole alle mie labbra e baciando con amore la piccola fede d’ora che era il nostro simbolo.
Il simbolo delle nostra famiglia.
Lentamente feci scorrere la sua mano sul mio petto, lasciandola indugiare solo per qualche istante sul battito impazzito del mio cuore. Scese sempre più in basso, oltre i miei seni, sino al bordo della camicia.
Edward non perdeva di vista il viaggio che stavo facendo percorrere alle sue dita sul mio corpo e, quando si ritrovò a sfiorare la pelle nuda col pollice lo sentii tremare per un attimo.
Come se anche lui finalmente sapesse che la verità era lì, proprio davanti a lui.
Ed era così.
Quando anche lui finalmente entrò in contatto col piccolo punto gelido che io stessa avevo sentito solo poche ore prima, Edward trattenne il respiro.
“Sentilo..sentilo anche tu…è il nostro bambino.” Scandii piano le parole “E dimmi se pensi ancora che sia impossibile..”
Piano, senza staccare gli occhi dalla mia pancia per un attimo lo vidi cadere in ginocchio davanti a me.
Aveva lasciato la mia mano e, ora con entrambe, accarezzava piano quel punto. Lo sfiorava, lo tastava, come a convincersi che sì, era tutto vero.
Che non era..impossibile
Non riuscii a trattenere una lacrima quando avvertii il suo respiro freddo scontrarsi con la pelle del mio ventre.
“Oddio…” mormorò, alzandosi improvvisamente, come colto da una profonda verità.
Non ebbi neppure il tempo di capire quello che stava facendo quando lo vidi scomparire e ricomparire in una manciata di secondi.
Non era più a petto nudo e teneva tra le dita le chiavi della volvo.
“Non..cosa facciamo?” domandai tirando su col naso “Dove vuoi andare?”
Edward sembrò solo in quel momento capace di smettere di fissare la mia pancia e tornare a concentrarsi su di me.
Con un movimento fluido scacciò la lacrima che ancora mi solcava il viso.
“Non piangere…” sussurrò.
“Ma dove andiamo..?” ribadii.
Prese un lungo respiro e, dopo aver lanciato l’ennesimo sguardo indecifrabile alla mia pancia, disse solamente : “Andiamo in ospedale. Ti porto da Carlisle.”


La macchina scorreva veloce sotto di noi. Fuori dal finestrino,la notte scura interrotta solamente di tanto in tanto dalla macchia veloce di qualche albero sul ciglio della strada.
Guardavo fuori, guardavo il vetro, guardavo l’autoradio, guardavo il cruscotto, guardavo qualunque cosa pur di non dover fissare lui.
Malgrado tenesse un mano nella mia era come se non lo sentissi.
Malgrado fosse a pochi centimetri da me era come se non lo vedessi.
Era lì…ma era allo stesso tempo così assurdamente lontano.
Teneva lo sguardo fisso sulla strada davanti a se.
Intorno a noi solo il silenzio. Quel silenzio che, però, è così forte da rischiare di spaccarti i timpani fino a farti sanguinare.
Da quando eravamo saliti su quella dannata macchina non era stata pronunciata una sola parola. E, alla fine, ne capivo il motivo.
Edward ce l’aveva con me.
Lo conoscevo da troppo tempo per non capire i singoli segnali del suo volto e del suo corpo.
Era arrabbiato.
Con me.
Probabilmente pensava che fossi un’irresponsabile o, peggio, che non  mi fosse importato nulla della sua opinione.
Che avessi voluto un altro bambino senza interpellarlo, senza curarmi del fatto che lui mi aveva sempre detto che era troppo presto anche solo per parlarne. Che mi sarei dovuta riprendere completamente dallo stress del primo, che non mi sarei dovuta affaticare, che non avrei mai potuto gestire i gemelli, la scuola e anche un’ altra gravidanza.
O forse..forse aveva ormai perso tutta la fiducia che aveva in me. Quale razza di donna responsabile non avrebbe prestato attenzione all’effetto che un’influenza intestinale avrebbe potuto avere sui contraccettivi?
Solo io.
Stupida, stupida, stupida.
Ero una stupida.
Una stupida..anche un po’ felice, però.
Posai la mano libera sulla stoffa della mia giacca, proprio sopra la mia pancia.
Forse era presto, forse era avventato, forse era imprevisto…ma era mio figlio.
E io lo amavo, con tutta me stessa.
Anche se Edward era così serio e ..strano..
Mi morsi con forza il labbro inferiore, nel tentativo di non fare scappare le lacrime che sarebbero state l’unica valvola di sfogo al nodo che da quasi un ora mi chiudeva lo stomaco.
E ovviamente non ci riuscii.
“Bella siamo..” la voce di Edward si interruppe non appena il primo singhiozzo proruppe dalle mie labbra.
Subito le sue mani mi circondarono il viso e, tra le gocce che mi imperlavano le ciglia notai le luci brillanti dell’ospedale davanti a noi. Eravamo nel parcheggio e non me n’ero neppure accorta.
“Bella…”
I miei occhi incrociarono i suoi “Non avercela con me” sussurrai “Non essere arrabbiato. So che è inaspettato, so che non ne abbiamo parlato e.. Ma so anche che..che sei strano e non mi rivolgi la parola...” Le mie parole furono interrotte da un altro flusso di lacrime.
Edward non disse nulla, si limitò a slacciarmi la cintura e a stringermi forte contro il suo petto finchè il mio respiro non raggiunse un ritmo più o meno regolare.
“E’ stata una mia dimenticanza ..Edward scusa..” riuscii a dire alla fine.
Sentii le sue labbra sfiorarmi i capelli “Come puoi anche solo pensare che..che creda che sia colpa tua? Quando è più che evidente che..che è solo colpa mia?”
Lo fissai stupita e lui continuò “Non ho visto nulla… Non mi sono reso conto del tuo ritardo, non…Ero così preso da te, dal tuo malessere dal pensare a tutte le malattie che potessi avere che..che non ho visto la cosa più ovvia. Non ho capito i sintomi e..e ti ho lasciata stare male per settimane senza muovere un dito..”
“Non potevi..” lo bloccai “E’ tutto così strano, così assurdo..nemmeno io lo avrei pensato… Ma adesso siamo qui. Io, te e il nostro bambino e..e si aggiusterà tutto. Vero?”
Lo fissai, alla disperata ricerca di una sola parola che avrebbe potuto confortarmi.
Edward scese dall’auto e mi aiutò a rimettermi in piedi, nell’aria fresca della sera .
“Carlisle risolverà tutto, vedrai amore mio..”
Ebbi un brivido.
Per qualche strana ragione sapevo che non erano quelle le parole che avrei voluto sentire.
Tenendomi per mano mi condusse attraverso i corridoi bianchi del piccolo ospedale di Forks, destreggiandosi tra i tanti infermieri che si fermavano semplicemente per salutarlo o per domandargli che cosa ci facesse li a quell’ora della sera. Edward rispondeva tranquillo, cordiale con tutti quanti finchè, finalmente, non ci ritrovammo davanti allo studio di Carlisle.
Ricordavo esattamente quella stanza dove mio suocero mi aveva accolto quando ero spaventata e avevo avuto il terrore di aver perso i miei figli.
Era proprio li dove Carlisle mi aveva detto che erano due gemellini…
“Bella, Edward..” mi riscossi quando sentii la voce di Carlisle accoglierci. Si alzò dalla sedia di fronte alla scrivania e ci venne incontro, facendoci cenno di entrare.
“Bella… stai di nuovo male?” domandò.
Scossi il capo, guardando Edward. Ancora quell’espressione indecifrabile sul viso, non faceva altro che stringermi forte la mano.
“Pensiamo che Bella sia incinta..” mormorò flebile estraendo dalla tasca il piccolo stick che nemmeno un ora prima era stato il suo regalo.
Non mi ero neppure accorta che l’aveva preso con se…
“Raccontatemi tutto..” rispose accigliandosi.
Fu Edward a parlare, a dirgli tutto quanto. Del ritardo, del test positivo, di come fossi già così incinta…
Io mi limitavo a stare li ferma, annuendo ogni tanto a qualcosa di quello che mio marito diceva. Fino a poco tempo prima ero stata piena di speranze, di fiducia che sarebbe andato tutto bene, che Edward sarebbe stato al mio fianco sempre..Eppure adesso non potevo fare a meno di sentire che c’era qualcosa che non andava, che c’era una strana e terribile tensione nell’aria.
“Avrei dovuto controllare subito le analisi” disse ad un tratto Carlisle alzandosi e prendendo una pila di fogli dalla scrivania in noce “Sono arrivate mezz’ora fa ma sono appena rientrato dalla sala operatoria”
Li sfogliò velocemente accigliandosi sempre di più, mentre sembrava intento a rileggere lo stesso punto più e più volte.
“Bella quando hai avuto il tuo ultimo ciclo?” domandò serio ma visibilmente scosso.
“Il primo aprile..” balbettai
“E’ tutto sballato” disse guardando me ed  Edward “Sei indubbiamente incinta Bella, è chiaro come il sole dagli esami ma..i valori sono tutti sballati…”
“Non capisco” mormorai. Sentii la mano di Edward stringere la mia con più forza.
“Vedi Bella la presenza delle beta hcg indica la presenza di una gravidanza e le tue sono alte. Troppo alte. Visto che il feto dovrebbe  avere circa tre settimane  dovrebbero aggirarsi al massimo sulle 10000. I tuoi valori segnano 221000…è come se fossi alla nona o  decima settimana…”
“Ma..io” presi un lungo respiro cercando di tradurre le sue parole “E’ ..è una specie di..gravidanza accelerata ..o..che cosa..come è possibile?”
Alzai lo sguardo fino ad incontrare quelli dei due uomini insieme a me nella stanza, uniti in un muto dialogo.
“Per favore non fatelo” obbiettai decisa “Carlisle per favore ho bisogno di sapere che succede…per favore, adesso.”
Mi aggrappai al braccio di mio marito, spaventata dall’improvviso aspetto che i suoi occhi avevano assunto: neri e…vuoti.
“Edward..” la mia voce uscì in un lieve sibilo
“Bella” Carlisle interruppe il mio infruttuoso appello a Edward “Bella ricordi quando ti dissi che per la tua precedente gravidanza avevo fatto qualche ricerca su..su casi simili al tuo? Che avevo trovato qualche leggenda..niente di sicuro ovviamente”
Annuii.
“Ecco” continuò “Molte di quelle leggende descrivevano i feti di questi bambini…diversi da come poi si sono rivelati i gemelli. Alcuni di questi feti presentavano ..molte più caratteristiche vampire… La tua precedente gravidanza è stata relativamente semplice e normale. Non Erano poi molte le caratteristiche che Liz e Ed sembravano aver ereditato dal lato vampiro di Edward..”
“Carlisle” lo bloccai, cercando di organizzare la confusione dei miei pensieri “Mi stai dicendo che..questo bambino..” mi portai inconsciamente le mani al ventre “ha ereditato molte più caratteristiche vampire da Edward che mie umane? E che la crescita accelerata è una di queste?”
“Sono solo supposizioni Bella..”
Sospirai, cercando di metabolizzare le sue parole.
Che cosa stava cercando di dirmi?
Che avrei dovuto bere più sangue?
Che il bimbo aveva bisogni diversi?
Che..che…?
Qualunque cosa fosse stata necessaria l’avrei fatta per lui o lei. Non mi sarei tirata indietro, mai.
“Bella” Carlisle si avvicinò si no ad inginocchiarsi di fronte a me. Come un padre che stava per dire a una figlia una verità molto , molto dolorosa.
“Bella, io non sono..sicuro che il tuo corpo sia adatto ad ospitare questo tipo di feto…”
Sgranai gli occhi.
No. Cosa?
Spostai lo sguardo da Carlisle a Edward diverse volte, finchè non capii le loro occhiate, l’espressione mesta di mio suocero e, soprattutto, gli occhi vuoti di Edward che fissavano davanti a sè.
E compresi in quell’istante che, molto probabilmente, quella gravidanza non sarebbe stata solo diversa dalla precedente.
Sarebbe stata peggio
.
   
 
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