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Autore: skarch86    19/05/2010    0 recensioni
Dopo la morte di Silente, per Draco tutto va a rotoli. Quando Harry entra involontariamente a far parte del quadro, entrambi devono imparare che le cose non sono sempre come sembrano. Link della storia originale: http://bigbang.inkubation.net/life.html
Genere: Dark, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Harry era all’ingresso dall’abitazione dei Dursley, seduto sul suo baule. Diede un’altra occhiata all’orologio.

Undici e cinquanta.

Dudley era uscito diverse ore prima. Probabilmente in quel momento si trovava al parco con i suoi amici, a picchiare qualche povero bambino indifeso. Zio Vernon era in salotto davanti al televisore, sintonizzato su un programma terribilmente noioso. Zia Petunia percorreva nervosamente la cucina, affacciandosi di tanto in tanto per osservarlo.

Undici e cinquantadue.

Sembrava che i suoi ultimi minuti dai Dursley non passassero mai. Ancora otto minuti, e avrebbe compiuto diciassette anni. Gli sarebbe piaciuto festeggiare il suo compleanno con i suoi amici, ma dal momento che Silente aveva voluto che rimanesse lì…

Undici e cinquantatre.

Edvige gridò dalla sua gabbia.

Harry si rese conto di essere agitato.

Cominciò a canticchiare un motivetto per distrarsi dall’attesa. Lo tirò un po’ su di morale, e canticchiò più forte. La testa di zia Petunia apparve dalla porta della cucina.

“Shhh!”

“Scusa…” borbottò Harry.

Undici e cinquantotto.

Harry si alzò dal baule e un attimo dopo era in piedi davanti alla porta del salotto.

“Addio, zio Vernon!”

Suo zio rispose con un grugnito, non distogliendo nemmeno gli occhi dal televisore. Harry andò in cucina e trovò la zia.

“Addio, zia Petunia.”

La donna tentò uno sguardo torvo, ma finì per annuire prima di voltarsi, dandogli le spalle. Harry tornò all’ingresso per prendere le sue cose ed uscire. Non appena le lancette del suo orologio segnarono la mezzanotte, Harry osservò la casa e vide una barriera, prima invisibile, circondarla: splendette per un momento di una tenue luce, poi si dissolse in scintille dorate.

Harry alzò il braccio in cui teneva la bacchetta.

Con un forte “bang”, il Nottetempo apparve di fronte a lui.

::

Harry arrivò al Paiolo Magico mezz’ora dopo. Il tragitto lo aveva lasciato un po’ scombussolato, ma fortunatamente Tom, il proprietario, fu molto disponibile ad aiutarlo con le sue cose. Probabilmente in quei giorni si annoiava a morte, dal momento che il locale era vuoto per la maggior parte del tempo. Da quello che Harry aveva potuto leggere sulla Gazzetta del Profeta, le persone evitavano Diagon Alley anche più di quanto la evitassero l’anno precedente. Dopo quello che era accaduto ad Hogwarts, ritenevano che nessun luogo fosse sicuro, ormai. Harry ne era felice, perché così nessuno gli avrebbe potuto dare fastidio.

Tom gli mostrò la sua stanza. Quando Harry fu finalmente solo, non si tolse neanche i vestiti prima di crollare sul letto. Si addormentò in pochi minuti.

::

La mattina presto, dopo una deliziosa colazione al Paiolo Magico, Harry si recò al Ministero della Magia. Aveva intenzione di ottenere la sua licenza di Materializzazione prima possibile, poiché era certo che ne avrebbe avuto bisogno nei mesi successivi.

Fortunatamente l’esame fu breve e l’istruttore di Materializzazione gli sembrò soddisfatto delle sue capacità. Completata la sua registrazione, che comprendeva la firma di numerosi moduli ministeriali, si diresse verso l’ufficio di Arthur Weasley. Stava per bussare, quando la porta si aprì e Arthur Weasley gli finì addosso.

“Oh! Mi dispiace, non avevo-” cominciò, ma poi si aprì in un largo sorriso appena vide il viso di Harry. “Harry! Come stai? Che ci fai qui?”

“Salve, signor Weasley. Oggi avevo alcune faccende da sbrigare qui, prima di venire alla Tana, così ho pensato di aspettare che finisse di lavorare.”

“Ah, sì. Certamente. Vieni dentro, vieni dentro! Non ci metterò molto.” Fece segno ad Harry di entrare nell’ufficio e scomparve nel corridoio.

Harry si sedette su una sedia di fronte alla scrivania. Il signor Weasley tornò pochi minuti dopo e prese il suo cappotto. Fecero una breve sosta al Paiolo Magico per raccogliere le cose di Harry, dopodichè arrivarono alla Tana con la Metropolvere.

::

Appena uscì dal camino, Harry fu soffocato da una strillante testa cespugliosa.

“Ciao, Hermione!” tentò di dire, ma la sua voce si perdette tra i capelli dell’amica.

“Oh, Harry! Buon compleanno! Ci sei mancato così tanto!”

“Per Merlino, Hermione, smettila! Lo stai strozzando!” giunse la voce di Ron.

Harry trascorse le ore immediatamente successive a chiacchierare con i suoi amici. Fortunatamente l’argomento “morte di Silente” fu lasciato fuori dalla conversazione e Harry iniziò a sentirsi meglio. Era con i suoi migliori amici, alla Tana. Niente poteva andare storto.

Quella notte Harry, Ron e Hermione dovettero andare a letto presto, poiché il giorno seguente sarebbe stato davvero lungo. Il matrimonio di Bill e Fleur si sarebbe celebrato nel pomeriggio e tutti avrebbero aiutato per essere certi che tutto fosse perfetto. Perfino Ginny, che prima odiava Fleur, durante tutta la cena aveva parlato degli abiti di Fleur e di Bill e del diadema di Zia Muriel – “Fatto dai goblin, ovviamente. È magnifico sui capelli di Fleur, dovete assolutamente vederlo!” Harry sospettava che il suo cambiamento di opinione avesse a che fare con come Fleur aveva reagito alle ferite di Bill.

Quando Harry uscì dal bagno, Ron stava già dormendo e aveva la bocca semiaperta. Harry sorrise e crollò sul letto, addormentandosi poco dopo.

::

“Sono così felice che finalmente possiamo usare la magia!” disse Ron, seduto sulla sua sedia in giardino. “Se il matrimonio ci fosse stato l’anno scorso, avremmo dovuto trasportare tutta questa roba! Mi sento stanco al solo pensiero!”

Era tutto pronto per il matrimonio. Ron e Harry avevano sistemato le sedie in giardino, Ginny aveva trascinato Hermione in camera di Fleur per aiutarla a prepararsi, e i primi invitati erano arrivati. Harry pensò di essere ad una sorta di riunione del parentado Weasley; vedere tutte quelle teste rosse in giro gli stava facendo male agli occhi. Ovviamente, quando arrivò la famiglia di Fleur l’effetto creato dalle teste rosse e da quelle biondo-argento era accecante. Harry era lieto che gli invitati non appartenessero soltanto alle famiglie Weasley e Delacour. Non era certo che i suoi occhi avrebbero potuto sopportare più teste dai capelli così scintillanti.

Il fatto che Tonks sfoggiasse il suo nuovo taglio – di un accesissimo verde fluorescente – non aiutava affatto.

Improvvisamente la musica li avvolse e ognuno prese il proprio posto. Bill era in piedi davanti a tutti in attesa di Fleur, che apparve poco dopo, preceduta da Ginny e Gabrielle. Una volta che Fleur ebbe raggiunto il suo posto accanto a Bill, Hermione scivolò nella sedia tra Ron e Harry.

La signora Weasley pianse per l’intera cerimonia.

Così come la madre di Fleur, sebbene stesse facendo davvero un buon lavoro nel nasconderlo.

Fleur era bellissima nel suo candido vestito bianco. Bill non riusciva a toglierle gli occhi di dosso e il suo viso emanava così tanta gioia che a nessuno sembrava importare delle orribili cicatrici che lo sfregiavano. Al termine della cerimonia, Bill baciò delicatamente Fleur sulle labbra e gli invitati applaudirono.

Come previsto, la folla si diresse ai tavoli in pochi minuti. Lo stomaco di Harry brontolò. Forse i matrimoni fanno questo effetto, pensò. Sembra che tutti potrebbero mangiare un ippogrifo.

::

Piton raggiunse la grande casa diroccata mentre il sole scompariva dietro ad una foresta nelle vicinanze. Il Marchio gli bruciava ed avvertiva gocce di sudore imperlargli la fronte. Maledicendo mentalmente l’abbigliamento scelto da Voldemort per suoi seguaci, raggiunse l’ingresso principale e mormorò un incantesimo. La porta si aprì con un cigolio e due figure incappucciate gli fecero segno di entrare.

Voldemort sedeva in salotto, e conversava con il suo serpente emettendo lievi sibili. Non appena vide Piton avvicinarsi, evocò uno sgabello a circa un metro dalla sua poltrona.

“Accomodati, Severus,” disse agitando le sue dita innaturalmente lunge e bianche in direzione dello sgabello.

Piton fece come gli era stato ordinato.

“Non hai ancora trovato il giovane Malfoy?” La voce di Voldemort riecheggiò nella stanza.

“No, Signore. Sembra scomparso.”

“E Narcissa?”

“Anche Narcissa. Sospetto che Draco sia tornato a casa, dopo essere scappato da me. Sembra che Villa Malfoy sia vuota. Le stanze di Narcissa indicano che si sia allontanata velocemente.”

“È tutto?”

“Sfortunatamente sì, mio Signore. Ho perlustrato l’intera casa e ho trovato soltanto gli elfi domestici. Il guardaroba di Narcissa è stato svuotato per metà, così come quello in camera di suo figlio.”

“Ah, sì…E tu che cosa pensi a riguardo?”

“Ritengo che abbiano lasciato il Paese. Fino ad ora nessuno è riuscito a rintracciarli in Inghilterra. È probabile che si stiano nascondendo in Francia. So che Lucius vi aveva alcune conoscenze, persone che potrebbero acconsentire a nascondere Narcissa e Draco.”

“Capisco…La tua prossima missione sarà di indagare su questa possibilità.”

“Sì, mio Signore.”

Voldemort emise un lento sibilo e il suo serpente si mosse appena, prima di strisciare via. Quando finalmente l’estremità della sua coda scomparve oltre la porta, Voldemort si spostò leggermente e si sporse verso Piton.

“Severus, ho ricevuto alcune novità piuttosto…sgradevoli. Sembra che Fenrir Greyback sia morto.”

::

Un’ora dopo Piton entrava nello sperduto palazzo babbano abbandonato dove nascondeva Draco. Dopo l’attacco di Greyback, Piton non aveva perso tempo ed aveva subito trovato un nuovo nascondiglio, intorno al quale aveva innalzato una forte barriera per evitare altri ospiti indesiderati, sebbene in primo luogo non avesse idea di come Greyback li avesse trovati. Attraversando la barriera, salì le scale cigolanti e raggiunse la seconda porta del corridoio al secondo piano.

Draco era disteso su uno sporco materasso, raggomitolato tra le lenzuola logore che avevano trovato nella casa. Si dimenava, ansimante, e immediatamente Piton gli fu accanto, appoggiandogli una mano sulla fronte. Meraviglioso. Scotta.

“Draco, svegliati.”

Nessuna risposta.

“Svegliati!” abbaiò.

Draco aprì gli occhi bruscamente. Sembrò perso per qualche istante, finché non guardò Piton.

“Cosa…?” gracchiò.

“Hai la febbre. Muoviti, devo controllare la tua gamba.”

“Cosa-” si bloccò per schiarirsi la voce. “Cosa è successo?”

“Il Signore Oscuro sa che Greyback è morto. Non è affatto felice della notizia.”

“Oh.” Draco sussultò quando Piton applicò dell’unguento curativo sulla sua ferita. “Come sembra?” chiese non appena Piton ebbe finito.

“Orribile, proprio come dovrebbe sembrare. E la tua faccia ha assunto una preoccupante tonalità di verde.”

“Colore Serpeverde.” Draco tentò un sorriso compiaciuto.

“Non direi. Assomiglia più al colore della bile di armadillo.”

Draco smise di sorridere e lanciò a Piton uno sguardo truce, prima di affondare nuovamente nel materasso.

::

Nel tragitto verso il paese, Harry camminava tra Ron e Hermione. Era divertente, riflettè, stare tra i due ed osservare come ogni tanto uno lanciasse una veloce occhiata all’altra e viceversa, e poi si voltasse immediatamente. Uno di quei giorni avrebbe dovuto discutere con loro della questione.

In paese acquistarono dei gelati e si sedettero su una panchina per mangiarli, osservando la gente che passava. Il matrimonio aveva fornito loro abbastanza materiale da farli ridere ancora dopo due settimane. Mentre gustavano il proprio gelato, continuavano a ridere al ricordo degli avvenimenti di quella sera.

“Non posso ancora credere che zia Muriel si sia lanciata contro il cugino di Fleur! Avete visto la faccia di quel tipo?” Il sorriso di Ron rivelò della cioccolata rimastagli tra i denti.

“Ma insomma, Ron! Sei proprio un maiale!”

Harry rise all’osservazione di Hermione.

“Perché? Che ho detto?” Ron cercò di sembrare ferito.

“Seriamente, Ron. Devi guardare i tuoi denti!”

Ron si voltò per osservarsi alla finestra alle loro spalle. Quando vide lo stato dei suoi denti, si girò verso gli altri e li guardò torvo. Poi rivolse lo sguardo dritto davanti a sé, evitando il loro.

“Grazie per esservi presi gioco di me,” mormorò.

Harry e Hermione si guardarono e subito cominciarono a scusarsi con lui.

“Ron, non intendevo-“

“Ron, amico, non-”

Ron voltò lentamente la testa e rivolse loro un sorriso compiaciuto.

“Non posso credere che ci siate cascati!”

Gli occhi di Harry si spalancarono, mentre quelli di Hermione si assottigliarono pericolosamente. Con un ringhio, entrambi si scagliarono su Ron e cominciarono a fargli il solletico, facendogli cadere a terra il gelato mangiato soltanto per metà.

::

Quella sera tutti e tre erano seduti in giardino a mangiare Gelatine Tuttigusti+1. La signora Weasley stava lavando i piatti in cucina, e il signor Weasley era probabilmente intento a riordinare la sua collezione di spine elettriche da qualche parte. Ginny era partita due giorni prima per andare a stare a casa di Luna.

Harry decise che quello era il momento di rivelare ai suoi amici ciò che aveva in mente.

Si schiarì la voce. Ron e Hermione smisero di masticare le gelatine e attesero che parlasse.

“Io-uh…” Deglutì. “Ho intenzione di andare a Godric’s Hollow.”

“Grande! Quando partiamo?” chiese Ron.

Hermione rimase in silenzio, avendo percepito il disagio di Harry.

“Andrò da solo.” Ron si rabbuiò. “E prima che cominciate a protestare, lasciatemi spiegare. Non ho intenzione di andare da solo alla ricerca degli Horcrux. Voi due volete venire con me e io apprezzo molto e rispetto la vostra decisione, ma…” Fece un sospiro. “Ho bisogno di andare a Godric’s Hollow da solo. È dove tutto è cominciato, dove i miei genitori vivevano, dove io avrei dovuto vivere prima che Voldemort-”

Si alzò in piedi e iniziò a camminare nervosamente avanti e indietro. Respirando profondamente un po’ di volte per calmarsi, continuò a parlare.

“Vi chiedo solo fidarvi di me per questa cosa. Ho bisogno di farlo. Dopo tornerò e faremo tutto insieme.”

Ron annuì.

“Bene. Come ci andrai?” chiese Hermione.

“Prenderò il Nottetempo. Porterò con me anche il Mantello dell’Invisibilità, nel caso succeda qualcosa.”

“Beh, cerca di non far succedere niente!” disse Ron con voce roca.

“Non preoccuparti, Ron. Starò attento.” Harry sorrise e si mise in bocca una gelatina. “Eww, sa di piedi!” guaì, sputando la gelatina per terra.

Sotto la luna piena, i tre ragazzi si piegarono in due dalle risate.

::

Quella mattina, per evitare di imbattersi in Molly Weasley, Harry uscì molto presto. Ron e Hermione rimasero con lui fino a quando non salì sul Nottetempo, per salutarlo e raccomandargli di fare attenzione. Harry li guardò di sfuggita per l’ultima volta mentre l’autobus iniziava la sua folle corsa. Era strano essere sul Nottetempo senza Stan Picchetto, pensò.

Non notò una figura dal mantello nero in fondo all’autobus.

Il tragitto fu più breve di quanto pensasse. Venti minuti, per l’esattezza. Forse perché l’autobus era quasi vuoto e si era fermato solo per far scendere a casa sua un vecchio mago ubriaco. Ora era a Godric’s Hollow. Harry era a casa. Prese lo zaino, salutò il conducente, e scese. Mentre si guardava intorno, l’autobus ripartì e-

Un gregge stava venendo dritto verso di lui. Balzò di lato e arricciò il naso. Era davvero troppo presto per poter sopportare lo sgradevole odore delle pecore. Il pastore apparve pochi metri dopo.

Harry gli chiese informazioni riguardo la direzione da prendere. Il vecchio fu più che felice di poterlo aiutare: gli indicò la via per il cimitero, però, no, non sapeva dove fosse la casa dei Potter, sebbene esistesse un luogo che un tempo forse lo era stato e, certamente, gliel’avrebbe indicato volentieri.

Harry non potette far altro che seguire il gregge.

::

Era come si era aspettato che fosse. Un terreno vuoto, con pochissime tracce del fatto che un tempo vi fosse stata una casa. Camminò in tondo per un po’, tentando di scorgere qualcosa – qualsiasi cosa – che rendesse reale il passato di quel posto.

Niente. Se non si contavano le fondamenta della casa che talvolta si potevano notare tra l’erba.

Si voltò e si diresse verso il cimitero.

::

Le tombe dei suoi genitori erano ai piedi di un salice.

Harry vi si inginocchiò di fronte, riflettendo su cosa avrebbe fatto dopo. Parlare con loro non era un’opzione. Innanzitutto, non potevano udirlo, e poi una parte di se stesso sentiva che se avesse iniziato a parlare non sarebbe stato capace di fermarsi.

Allora Harry provò a sorridere. Ma non appena gli angoli della sua bocca si curvarono un po’ all’insù, le lacrime cominciarono a scendergli dagli occhi. Non preoccupandosi di asciugarle, si piegò in avanti e pose una mano su ognuna delle lapidi.

Qualcosa non andava.

Per una qualche ragione, gli tornarono alla mente i momenti trascorsi nella caverna con Silente. E anche la casa dei Gaunt. Dove era stato nascosto l’anello.

Qualcosa scattò nella sua testa. Trasfigurò un ramo in una pala e cominciò a scavare. Non aveva idea di cosa stesse facendo, né del perché. Sapeva soltanto che doveva continuare a scavare. All’improvviso, la pala incontrò qualcosa di metallico.

Togliendo il resto della terra con le proprie mani, estrasse una coppa. Una piccola coppa dorata con due manici in ferro battuto finemente lavorato.

Avrebbe dovuto essere estatico per aver trovato uno degli Horcrux. Invece, era furioso.

“Nella tomba di mia madre….” Ringhiò. “BASTARDO!” Il ringhio divenne un vero e proprio ruggito.

Harry gettò la coppa a terra e in un attimo aveva la bacchetta puntata contro di essa. Subito cominciò a lanciare ogni incantesimo e maledizione potessero venirgli in mente, e non gli importava: voleva soltanto farla finita e avere la possibilità di vivere, di vivere davvero un’altra volta-

…quando uno degli incantesimi, o forse più d’uno, si ritorse contro di lui e lo colpì dritto nel petto. Cadde all’indietro; vide tutto oscurarsi davanti ai suoi occhi e una figura vestita di nero ergersi su di lui, ma non ebbe la possibilità di preoccuparsene. Era già tutto nero quando alla fine svenne.

  
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