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Autore: skarch86    19/05/2010    2 recensioni
Dopo la morte di Silente, per Draco tutto va a rotoli. Quando Harry entra involontariamente a far parte del quadro, entrambi devono imparare che le cose non sono sempre come sembrano. Link della storia originale: http://bigbang.inkubation.net/life.html
Genere: Dark, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Vivere fa meno paura

“Corri, Draco!”

Corse quanto più velocemente le gambe gli permettessero. Il fatto che tremasse così tanto non aiutava, e inciampò, cadendo con il volto a terra. Costringendosi a rialzarsi, riuscì a raggiungere i cancelli della scuola proprio mentre udiva uno stridere acuto e lo sbattere di enormi ali. Il maledetto pollo del vecchio pazzo. Voltandosi indietro, vide qualcuno a terra e Piton correre verso i cancelli. In pochi secondi Piton era al suo fianco, che urlava: “Afferra il mio braccio!” E nello stato di panico e confusione in cui si trovava, lo afferrò…

All’improvviso tutto si oscurò. Percepì l’aria intorno a lui quasi comprimerlo, spingendogli l’ossigeno fuori dai polmoni. Prima che se ne rendesse conto, stava boccheggiando per riprendere fiato. Draco aprì gli occhi e fu certo di non essere più all’interno dei confini di Hogwarts.

La voce gli uscì con un sussurro teso. “Dove siamo?” Draco sperava che non si sarebbero subito diretti dal Signore Oscuro. Sapeva che la faccenda non sarebbe potuta finire bene, e non era certo che Piton avesse ancora intenzione di proteggerlo. Molti pensieri, per lo più incoerenti, affollavano la sua mente.

“Spinner’s End. Sta’ zitto e seguimi,” ordinò Piton in tono brusco.

Draco lo seguiva passivamente, ancora in stato di shock. La parte funzionante del suo cervello notò che ogni casa sembrava cadere a pezzi. Sicuramente il Signore Oscuro non si sarebbe mai nascosto in un luogo popolato da babbani. Draco ponderò che la sua vita non fosse in pericolo, per il momento. Piton si fermò proprio all’ultimo edificio, facendo segno a Draco di rimanere di fuori. Aprì la porta, alzò la bacchetta e urlò: “Stupeficium!

Un tonfo all’interno della casa fece rilasciare a Draco il respiro, che non si era reso conto di star trattenendo. Piton gli afferrò la manica e lo spinse dentro.

Draco seguì Piton come una automa per tutta la casa, quando questi prese una borsa e iniziò a riempirla a casaccio.

“Ascoltami bene,” disse Piton lentamente, come ad attendere che ogni parola penetrasse. “Se vuoi sopravvivere, farai tutto quello che ti dirò. Il Signore Oscuro prestò saprà quello che è accaduto questa notte. Ti vorrà morto. Io posso nasconderti. Vuoi che lo faccia?”

“Ma mia madre? Mio-mio padre…” Merda. Tutta questa fatica e alla fine moriranno tutti lo stesso. Il ricongiungimento della famiglia Malfoy nell’aldilà sarà davvero piacevole. ‘Salve, Madre. Sei morta perché non sono riuscito ad uccidere qualcuno. Oh, guarda, c’è Padre. Sarà felice di sapere che sarebbe ancora vivo se innanzitutto i suoi fallimenti non mi avessero cacciato in questo casino.’

“Tuo padre è al sicuro. Il Signore Oscuro non può fargli del male, ad Azkaban. Per tua madre la questione è diversa. Io posso proteggerla, ma soltanto se tu acconsenti a fare ciò che ti dirò.” Piton tentava di dare alla sua voce un tono quanto più possibile rassicurante, ma non era abbastanza da calmare il panico di Draco.

“Sì, farò qualsiasi cosa. Solo, non permettere che le sia fatto del male,” rispose Draco, ancora sotto shock per tutto quello che era successo.

“Bene,” disse Piton in tono piatto. Puntò la bacchetta alla borsa, che si chiuse all’istante.

La mente di Draco era sommersa dalle domande. Non aveva idea di quale avrebbe dovuto porre per prima, e nel frattempo si guardava intorno tentando di farsi venire in mente qualcosa.

“Professore, chi è quella massa informe che giace senza sensi sul divano?” chiese quando individuò qualcuno disteso sgraziatamente sui cuscini laceri. Perché non l’aveva notato prima? Avrebbe dovuto cominciare sul serio a prestare attenzione se voleva riuscire a nascondersi da tutti.

“Codaliscia.” Draco stava per chiedere chi fosse, ma Piton lo interruppe prima che le parole uscissero dalla sua bocca. “Peter Minus.”

“Peter Minus?” squittì Draco. Fantastico. Avevano appena messo K.O. il cagnolino del Signore Oscuro. Era proprio andato tutto liscio.

“Sì,” strascicò Piton. C’era una strana luce nei suoi occhi che Draco immaginò essere divertimento. Come poteva Piton ridere di lui in una situazione come quella?

“Ma…ma…dirà tutto a Lui!” Presto avrebbe iniziato ad iperventilare, lo sentiva. Evidentemente la fortuna non era dalla sua parte, quella notte.

“Draco, cerca di calmarti. Stava dormendo prima che l’incantesimo lo colpisse, quindi non ha idea di cosa sia accaduto. Ci ha solo fatto guadagnare tempo. Il Signore Oscuro non ricaverà niente di utile da lui. Ora seguimi, devo ancora nascondere te e tua madre prima che vada a riferire la mia versione dei fatti al Signore Oscuro.”

::

Si Materializzarono davanti ad una baracca abbandonata, nascosta in mezzo ad una foresta. Piton utilizzò la sua bacchetta per aprire la porta e ordinò a Draco di restare lì fino al suo ritorno, quasi sbattendogliela in faccia.

Draco sospirò. Nonostante fosse esausto, sentiva che non sarebbe riuscito a prendere sonno. Gli eventi di quella notte erano troppo da gestire, perciò spinse da parte quei pensieri, cercando di ambientarsi. Dopo un Gratta e netta ad un angolo della stanza e, per sicurezza, un Incantesimo Imbottito, ci riuscì. Si addormentò in pochi minuti, intensificando la stretta sulla bacchetta.

Non si mosse fino alla mattina successiva. Proprio nel bel mezzo di un sogno alquanto bizzarro – che comprendeva Cioccorane, un Crup rabbioso e un concerto delle Sorelle Stravagarie – il Crup iniziò ad abbaiare come un pazzo e Draco tornò subito alla realtà. Beh, quasi.

“Draco, svegliati!” abbaiò il Crup, che cominciò a trasformarsi in Piton, fino a che Draco aprì gli occhi e si ritrovò faccia a faccia con la sagoma di un grande naso.

Sobbalzò e batté la testa contro il muro. Si guardò intorno nella stanza e lanciò un’occhiataccia a Piton, massaggiandosi la testa dove era sicuro che presto sarebbe spuntato un bernoccolo. Ecco chi è che stava abbaiando, in realtà… Draco avrebbe già iniziato a ridacchiare se si fosse trovato in un’altra situazione, ma lui era in fuga e la sua famiglia in pericolo.

“Come sta mia madre?” chiese, ora del tutto sveglio.

“Chiunque proverà a cercarla a Villa Malfoy penserà che sia scomparsa. In realtà, si sta nascondendo nelle cantine.”

Draco aggrottò le sopracciglia.

“Davvero ti aspetti che mia madre viva laggiù?” lo schernì. Giammai. Narcissa non avrebbe mai abbandonato le sue stanze per vivere sottoterra, circondata dalla collezione di vini di Lucius. Anche se avesse bevuto la metà delle bottiglie, non sarebbe stata abbastanza ubriaca da accettare una cosa del genere.

“Certo che no. È sotto l’Incanto Fidelius. Io sono il Custode Segreto. Rimarrà nascosta nelle cantine per pochi giorni, giusto il tempo perché tutti pensino che sia fuggita, e poi tornerà ad utilizzare anche il resto della casa. Ho informato gli elfi domestici. Sono sicuro che faranno del loro meglio per prendersi cura di lei.”

“Oh. Professore…” Doveva chiederglielo. Non aveva importanza se fosse sembrato un moccioso. Da quando Lucius era stato rinchiuso ad Azkaban sua madre era diventata insopportabile, ma ora più che mai erano in pericolo e aveva bisogno di rivederla. Anche solo per essere rassicurato che non aveva passato tutti quei guai per niente.

“Sì, Draco?”

“Potrò vederla presto?” Ecco fatto. Non era così difficile.

“Spero di sì, Draco. Spero di sì.”

::

Harry era di nuovo dai Dursley. Perché era così che voleva Silente. Ogni notte sognava della notte in cui era morto – “No! È stato assassinato!” si corresse mentalmente. Il sogno cominciava sempre alla caverna, nel momento in cui costringeva Silente a bere il liquido verde smeraldo dal bacile, e si concludeva sempre sulla sommità della Torre di Astronomia, con Piton che scagliava l’Anatema che Uccide contro Silente e lo gettava giù dalla torre. Ogni notte Harry si svegliava urlando, come quella notte. O per lo meno, sentendo come se stesse urlando, anche se, come quella notte, non aveva emesso alcun suono.

Dopo ogni sogno, continuava a rivivere quei momenti nella sua mente. Il volto di Silente mentre beveva la pozione e mentre implorava Piton e…l’immagine di Silente scagliato in aria…l’immagine di Malfoy che abbassava la sua bacchetta…il viso di Piton appena prima che uccidesse Silente…

I Dursley avevano smesso di torturarlo. Forse avevano capito che qualcosa non andava. Harry avrebbe scommesso tutti i suoi Galeoni che la causa era il fatto che dopo il suo compleanno si sarebbero liberati di lui per sempre. Doveva ancora dare una mano nella faccende domestiche, ma solo zia Petunia gli rivolgeva la parola e sempre con frasi del tipo “Pulisci la macchina” e “Lava i piatti”. Zio Vernon grugniva semplicemente ogni volta che lo vedeva, e Dudley era fuori tutto il giorno.

Si poteva quasi considerare un miglioramento.

Lo stesso Harry non aveva parlato più di cinque volte, nelle ultime settimane. Concentrava tutte le sue energie nel riflettere sugli Horcrux rimanenti. Ogni volta, però, non giungeva a nessuna conclusione. Non riusciva proprio ad immaginare dove Voldemort potesse averli nascosti.

Nel frattempo, almeno un paio di volte al giorno, pensava a vari modi per torturare Piton. Ogni possibilità terminava con un Piton gravemente ferito ai piedi di Harry, supplicandolo di risparmiarlo. E ogni volta Harry gli puntava contro la bacchetta e urlava “Avada Kedavra”, guardando il volto di Piton mentre moriva.

Harry credeva sul serio che avrebbe potuto farlo.

Ron e Hermione gli scrivevano almeno tre volte a settimana. Hermione sarebbe andata alla Tana qualche giorno prima di Harry. Forse le cose si risolveranno, tra lei e Ron. Sorrise. Non vedeva l’ora di essere di nuovo con i suoi amici e con i Weasley. E Ginny – voleva rivedere Ginny ancora una volta. Nonostante si fossero lasciati, gli mancava molto, ma sapeva che non poteva intraprendere una relazione con nessuno, per lo meno fino a quando non avrebbe ucciso Voldemort.

Voldemort. Si riduceva sempre tutto a lui.

Harry sapeva che non avrebbe potuto essere tranquillo finché non fosse stato sicuro che Voldemort se n’era andato una volta per tutte. Troppe persone avevano sofferto a causa sua. Era suo compito non permettere che altri avessero lo stesso destino. Quel pensiero gli dava la forza mentre lavava la macchina, vangava il giardino, strofinava le pentole, rifaceva i letti…

Come in quel momento, quando i Dursley avevano appena finito di cenare e lo avevano lasciato da solo in cucina a ripulire i loro avanzi. Pensò a Voldemort e attaccò la padella con lo strofinaccio.

Senza fiato, alzò gli occhi e scorse la luna piena attraverso la finestra.

::

Dopo aver vissuto nella baracca abbandonata per alcuni giorni, Draco cominciò ad abituarsi. Non c’era bisogno di dire che odiava quel posto e che desiderava assomigliasse un po’ di più alle sue stanze a Villa Malfoy, ma se vivere in quelle condizioni era l’unico modo per sopravvivere, allora per lui andava più che bene.

Piton era via per la maggior parte del tempo. Di solito veniva ogni due o tre giorni per controllare come stesse Draco e per portargli del cibo, ma non parlava molto.

Draco stava cominciando ad annoiarsi.

È questo il motivo per cui iniziò ad uscire dalla baracca per fare delle passeggiate nella foresta. Ogni volta si spingeva più lontano della precedente. Era certo che Piton sarebbe stato furioso quando l’avesse saputo. Tuttavia, né questo né la paura di bestie selvagge e di foreste sconosciute erano abbastanza da scoraggiarlo. La noia lo rendeva irrequieto.

Quel pomeriggio, come aveva fatto molte volte, Draco si mise la bacchetta in tasca e uscì. Cominciò a seguire un sentiero attraverso gli alberi, e dopo quindici minuti finalmente raggiunse il fiume. Guardò il sole. “Manca circa un’ora al tramonto,” pensò.

Udì il fruscio delle foglie di alcuni cespugli nelle vicinanze, mosse da una brezza leggera. Draco rabbrividì.

A metà del suo cammino aveva avuto la sensazione di essere osservato. Si scrollò di dosso quel pensiero e diede la colpa alla brezza che gli faceva drizzare i capelli sulla nuca. Dopotutto, erano a metà luglio. Era sudato e aveva brividi dietro al collo a causa del vento. Era una cosa perfettamente normale.

Perfettamente normale.

Ripetere la stessa frase nella sua testa probabilmente non era un buon segno.

Soprattutto quando qualcuno lo afferrò da dietro e gli piazzò una mano puzzolente sulla bocca.

Durante l’ultimo momento che ebbe prima che il panico lo sopraffacesse, lanciò un’occhiata alla mano e vide le lunghe unghie giallastre. Quando le riconobbe, cominciò subito ad urlare e a dimenarsi.

::

Non lasciarti prendere dal panico… Non è ancora buio…

Era stato legato ad un albero cinque minuti prima che calasse la notte. In una notte di luna piena. Con Fenrir Greyback che camminava tranquillamente davanti a lui.

“Sai, il Signore Oscuro sarà estremamente felice, indipendentemente da come questo finirà.”

Draco cercò di parlare attraverso il bavaglio, ma ne uscirono solo dei versi indefiniti.

“Ci sono due opzioni, lo sai. Uno, ti mordo e mi fermò lì. Tu ti diventeresti un lupo mannaro,” disse Grayback, alzando un dito. “O due, ti mordo ancora e ancora e ancora, strappandoti la carne dalle ossa, schizzando il tuo sangue dappertutto…” Osservava sognante il secondo dito che aveva alzato.

A Draco veniva da vomitare.

Greyback lo guardò, continuando a parlare.

“Non che sarò davvero cosciente delle mie azioni…di solito non mi trattengo con le mie vittime. Ma ho saputo che ci si sporca abbastanza!”

Emise una disturbante risata da cane, proprio quando scendeva la notte e la luna piena appariva in cielo.

La trasformazione ebbe inizio.

Greyback cominciò a tremare. La testa e il corpo si stavano allungando, le spalle incurvando; peli spuntavano in ogni brandello visibile di pelle-

Di fronte a Draco, il lupo ringhiò.

Per favore, fammi morire…

La bestia si lanciò in avanti. Non appena il suo morso gli si chiuse sul polpaccio, Draco urlò. Non era il dolore a spaventarlo, ma la realizzazione del fatto che, se fosse sopravvissuto, sarebbe diventato un lupo mannaro. Un mostro mezzosangue.

Gli sembrava come se fossero passati anni, nonostante accadde soltanto pochi secondi dopo che qualcuno apparve dal nulla e attaccò il lupo con una scure. Le nere vesti che turbinavano mentre quella persona colpiva ripetutamente la schiena del lupo ricordarono a Draco di Piton, e sperò di avere ragione. Ululati di dolore gli perforavano le orecchie, la testa gli doleva, non sentiva più la gamba, il sangue era dappertutto…

Il lupo emise un lamento e cessò di muoversi. Finalmente Draco permise che le corde gli fossero tolte e che delle forti braccia lo sollevassero, ma gli girava la testa ed era stanco. Voleva soltanto morire. Credette che il suo desiderio fosse stato esaudito quando tutto intorno a lui si offuscò e poi calò il buio.

  
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