Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: skarch86    19/05/2010    1 recensioni
Dopo la morte di Silente, per Draco tutto va a rotoli. Quando Harry entra involontariamente a far parte del quadro, entrambi devono imparare che le cose non sono sempre come sembrano. Link della storia originale: http://bigbang.inkubation.net/life.html
Genere: Dark, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Piton tornò quattro giorni dopo. Harry aveva trascorso la maggior parte del tempo nello studio, e fu di nuovo lì che lo trovò, seduto alla scrivania con la schiena rivolta alla porta. Era così concentrato nella lettura che non sentì la porta aprirsi. Quando Piton si schiarì la voce, Harry si voltò così velocemente che quasi cadde dalla sedia. Ricoprendo mentalmente Piton di una serie di insulti che avrebbero fatto venire un aneurisma alla signora Weasley, cercò di sembrare semplicemente infastidito piuttosto che sorpreso.

“La cena sarà pronta fra trenta minuti. Dopo discuteremo dei nostri piani,” annunciò un Piton alquanto accigliato, prima di sparire nel corridoio.

Per il minuto successivo Harry continuò a guardare truce la porta. Rimanere confinato in quell’edificio aveva cominciato a renderlo nervoso ed era irritato con Piton per averglielo ricordato. Passò quasi tutta la successiva mezz’ora a rileggere sempre lo stesso paragrafo, fino a quando non realizzò che era ora di cena. Gettò via il libro e si stiracchiò la schiena, dopodichè si alzò e si diresse in cucina.

Il rumore dei piatti che venivano apparecchiati sulla tavola poteva essere udito sin dal corridoio. Avvicinandosi alla cucina, sentì delle voci sommesse provenire da dietro la porta. Harry si mosse lentamente e si appoggiò alla parete del corridoio, cercando di rimanere nell’ombra, e si sforzò di cogliere l’argomento della conversazione.

“Ma-ma come fa lei a saperlo? Che cosa ha detto?” Malfoy sembrava nel panico.

“Niente fuori dall’ordinario, per lei, ma abbastanza perché io mi chieda se non sospetti qualcosa. Probabilmente si sta solo comportando di nuovo da paranoica, ma d’ora in poi dobbiamo fare maggiore attenzione.”

Harry udì un suono come di piedi che venivano strascicati, e immaginò appartenessero a Malfoy, mentre seguiva Piton per la stanza.

“Come fai ad essere sicuro che non ti abbia seguito? Tu non la conosci come la conosco io! Lei è-”

“Credimi, Draco, la conosco molto meglio di te,” lo interruppe Piton. “Cerca di controllarti. L’ho ingannata più di una volta. Non hai alcun motivo per dubitare delle mie capacità di tenerla lontana. Fine della discussione. E ora siediti! Mi stai facendo venire un’emicrania.”

A giudicare dal raschiare di una sedia sul pavimento, Malfoy dovette aver obbedito. Harry decise che quello fosse un buon momento per entrare, prima che ricominciassero a parlare. Quando aprì la porta, Piton si comportò come se non fosse successo niente e Malfoy quasi sobbalzò, ma si riprese immediatamente guardando ovunque nella stanza tranne che in direzione di Harry.

Presto la cena fu servita. Le costolette di maiale, eccessivamente unte, non avevano un aspetto molto invitante, ma Harry le mangiò ugualmente, sebbene si rifiutò di finire i piselli. Continuò a giocare con i suoi avanzi nel piatto, aspettando che gli altri terminassero di mangiare, cosicché potessero finalmente iniziare la discussione sull’Horcrux.

“Hai finito, Potter?” chiese Piton, guardandolo con un’espressione leggermente disgustata.

Harry annuì e spinse via il piatto. Con un movimento di bacchetta, Piton fece sparire il cibo e mandò i piatti direttamente dentro il lavandino.

“Innanzitutto, Potter, da oggi in poi assicurati di avere tutte le tue cose pronte. C’è la possibilità che presto dovremmo allontanarci velocemente da qui.”

Harry deglutì. “Perché? Chi sta venendo?” È di questo che stavano parlando, prima.

“Nessuno!” sbraitò Piton, ma continuò in un tono più calmo. “Per ora. Sembra che alcune persone sospettino di me e sono sicuro che cercheranno di…indagare per rintracciare questo posto. Ho già pronto un altro nascondiglio, ma non c’è motivo di preoccuparsene ora.”

Harry voleva saperne di più, ma Piton lo bloccò non appena aprì la bocca.

“Bene. Allora, domani visiteremo l’orfanotrofio. Questo è ciò che faremo…”

::

Avevano passato diverse ore ad organizzare tutto e quella notte andarono a dormire molto tardi. La mattina fu difficile alzarsi, ma Harry fu del tutto sveglio non appena ripensò a quello che avrebbero dovuto affrontare. Quando scese di sotto trovò Piton che stava trasfigurando i vestiti di Malfoy in un completo babbano, mentre la sua veste era stata già trasformata in un gessato grigio, con una cravatta verde scuro a completare il quadro. Per qualche ragione, osservare Piton vestito in quel modo gli faceva venire da ridere, ma si fermò appena in tempo per vederlo puntare la bacchetta verso di lui. Percepì i propri vestiti cambiare e guardò in basso per vedere cos’era successo.

Grandioso. Adesso io e Malfoy siamo pure coordinati…

Entrambi erano vestiti di nero dalla testa ai piedi. Harry sentì la cravatta stringergli la gola e cercò di allentare leggermente il nodo. Era certo che Piton l’avesse fatto apposta.

“Avete le vostre bacchette?” chiese Piton, sistemandosi la giacca.

Harry borbottò un ‘sì’, mentre Malfoy annuì debolmente.

“Bene. Allora andiamo. Afferrate le mie braccia.”

I due ragazzi obbedirono. Harry ebbe a mala pena il tempo di pensare a quanto odiasse la sensazione della Smaterializzazione, prima che riaprisse gli occhi e scoprisse di essere già giunto a destinazione. Tutti e tre, in abiti così formali, apparivano del tutto fuori luogo in quel sudicio vicolo della Londra babbana. Piton si diresse verso la strada principale, lasciando che Harry e Malfoy lo seguissero.

Era la stessa strada che Harry aveva visto nel Pensatoio di Silente. Riconobbe il cancello in ferro dell’orfanotrofio, a qualche edificio di distanza. Piton attese che lo raggiungessero, prima di entrare nel cortile. Lo stomaco di Harry era in subbuglio. Era allo stesso tempo nervoso ed eccitato; nervoso perché non sapeva cosa avrebbero trovato all’interno dell’edificio, ed eccitato perché sarebbe stato più vicino alla distruzione di Voldemort. Se aveva avuto ragione riguardo il luogo dove era nascosto l’Horcrux.

Non appena raggiunsero il portone principale, Piton bussò. Quando ormai Harry pensava che nessuno avrebbe risposto, la porta si aprì e rivelò una ragazza bassina e paffuta dai ricci capelli biondi.

“Buongiorno. Il mio nome è Reginald Hill. Vorrei parlare con la direttrice.”

Harry rabbrividì. Piton faceva quasi sempre paura, ma il soave tono strascicato che stava usando in quel momento era incredibilmente disturbante.

“Sì, signore. Prego, entrate pure. La vado subito a chiamare.”

Neanche l’ingresso sembrava cambiato: le mattonelle che formavano il pavimento, nere e bianche, erano ancora pulitissime. Harry osservò le scale in pietra che conducevano al piano superiore. Dov’era stata la stanza di Riddle. Un rumore di tacchi lo fece voltare, e vide la direttrice che si avvicinava. Sembrava una versione più giovane della McGranitt, soprattutto quando lì squadrò prima di fermarsi di fronte a Piton.

La ragazza che aveva aperto la porta ora si trovava a circa un metro dietro di lei, e guardava Harry sbattendo le ciglia. Harry pensò che assomigliasse proprio a Miss Piggy. [1]

“Salve. Sono Margaret Elliot, la direttrice. Voleva vedermi?” disse la donna.

“Sì, signora Elliot. Sono Reginald Hill,” disse Piton con lo stesso tono che aveva usato in precedenza. Porse la mano per salutarla. “Questi sono i miei figli, Tobias e Derek. Possiamo discutere in privato da qualche parte?” Chiese, lanciando un’occhiata in direzione della ragazza.

“Certamente,” rispose, dopodichè si voltò verso la ragazza. “Peggy, vai in cucina e vedi se il cuoco ha bisogno di qualcosa.” Peggy borbottò qualcosa e corse via. “Seguitemi, prego.” La donna diede loro le spalle e li guidò nella stanza che Harry ricordò era stata l’ufficio della signora Cole. Una volta all’interno, la signora Elliot chiuse la porta e indicò le sedie, non tutte dello stesso tipo. “Prego, accomodatevi.” Disse, e andò a sedersi dietro alla disordinata scrivania.

“Allora, come posso esservi utile?” chiese, osservandoli cautamente.

“Andrò dritto al punto, signora Elliot. Dodici anni fa, mia moglie ed io decidemmo di adottare un bambino. Certamente, avevamo il nostro Tobias-” fece una pausa per guardare Harry, “tuttavia, visitammo questo posto e trovammo Derek. Lo adottammo non appena ci fu possibile. Lui e Tobias andarono subito molto d’accordo.” Fece un’altra pausa, sforzandosi per avere l’espressione di chi sta rievocando il passato. Harry soppresse uno sbuffo. Che lui e Malfoy andassero perfettamente d’accordo era così lontano dalla realtà che la storia di Piton gli faceva venir voglia di scoppiare a ridere. “Lo scorso anno mia moglie si è ammalata. I dottori non hanno potuto fare niente, sfortunatamente…” tirò fuori un fazzoletto e si soffiò il naso. “Mi scusi…È morta il mese scorso.”

“Sono terribilmente dispiaciuta. Le mie condoglianze…” La signora Elliot sembrava nervosa. “Chi non lo sarebbe, a vedere uno come Piton che si comporta così?” pensò Harry.

“La ringrazio.” Piton rimise in tasca il fazzoletto. “Derek voleva scoprire chi fossero i suoi veri genitori, ma non voleva turbare Eileen. Perciò abbiamo atteso fino ad oggi per venire qui. C’è qualche possibilità che lei possa aiutarci?”

Malfoy si stava davvero sforzando per calarsi nella parte nel povero orfanello, ma sembrava che la signora Elliot non si fosse bevuta la storia. Harry era certo che avrebbe rifiutato e uno sguardo a Piton lo convinse che stava pensando la stessa cosa. Avrebbero fallito, se lo sentiva. Guardò la direttrice, provando a pensare che cosa avrebbe potuto dire per impedire il disastro, quando vide che il suo sguardo divenne spento. Sembrava in una sorta di trance.

Harry e Piton si voltarono di scatto verso Malfoy, che aveva la bacchetta puntata in direzione della donna.

“Che c’è?” protestò. “La tua storia strappalacrime non l’avrebbe mai convinta! Dovevo fare qualcosa!”

Sembrava che Piton volesse strangolarlo, ma presto si arrese.

“Dille di lasciarci perlustrare il posto per un po’, perché tu stai cercando la tua camera. Dopo che ce ne saremo andati, deve dimenticarsi che siamo stati qui,” brontolò.

Malfoy si concentrò e guardò la donna. Quando terminò, la direttrice sbatté le palpebre ed iniziò a comportarsi come se avesse appena realizzato che erano lì.

“Giusto. Vi accompagno al piano superiore. Nessuno vi disturberà.”

Si alzò ed uscì dalla stanza, compiendo lo stesso percorso compiuto dalla signora Cole quando Silente era stato lì. Non appena arrivarono al piano superiore, tuttavia, si fermò.

“Sentitevi liberi di chiamarmi se avete bisogno di qualcosa,” disse, e li lasciò lì.

Adesso, tutto quello che dovevano fare era cercare l’Horcrux.

::

“Ora tocca a te, Potter,” disse Piton.

Harry sentiva che innanzitutto avrebbero dovuto controllare nella stanza di Riddle. “Quassù,” dichiarò, e salì i gradini rimanenti. Piton e Malfoy gli furono subito dietro.

Quando raggiunse il secondo pianerottolo, tuttavia, non trovò ciò che stava cercando.

“La porta non c’è più!” esclamò. “Era proprio qui!” Indicò con rabbia il muro davanti a sé.

Piton lo spinse di lato e tirò fuori la sua bacchetta, facendo degli incantesimi che Harry non riconobbe. “È vero. Qui c’è qualcosa,” annunciò pochi minuti dopo. Il successivo incantesimo fece brillare il muro, rivelando la porta lì dov’era in origine.

Harry sentì la sua frustrazione scemare all’istante. Ce la stavano facendo.

Ora dovevano entrare nella stanza. Non poteva essere così semplice. Harry allungò la mano per toccare la maniglia della porta, ma Piton la afferrò in tempo.

“No! Ma non vedi, Potter? È una trappola!” Evocò un verme e lo levitò fino alla maniglia. Non appena il verme sfiorò il metallo, si contorse violentemente e si dissolse con un sibilo. Piton guardò torvo la porta. “Sangue,” mormorò.

Ancora?” protestò Harry, guadagnandosi un ghigno da parte di Piton, che tirò fuori un coltello e si tagliò la mano prima di lasciarne sulla porta un’impronta insanguinata. Con un leggero ‘click’, lentamente la porta si aprì. Harry sbirciò all’interno della stanza.

Era rimasta la stessa, tanto che Harry quasi si aspettava di vedere Tom seduto sul letto. Deglutì a vuoto e guardò verso l’armadio.

“Lì,” sussurrò a Piton, indicando il vecchio mobile.

Entrarono nella stanza e si fermarono di fronte all’armadio. Piton fece un'altra serie di incantesimi, che suonavano molto simili al precedente, e le ante si illuminarono, risplendendo di diversi colori.

“Che cos’è?” chiese Harry.

“C’è qualcosa, qui dentro. Non è protetto da niente di…letale. Cosa inusuale, in confronto alle protezioni impiegate per la porta.”

Harry scosse la testa. Di quel passo, ci avrebbero messo un’infinità di tempo per prendere l’Horcrux. Fece un passo in avanti e aprì l’anta dell’armadio. L’intero mobile andò in fiamme, facendo loro fare un salto all’indietro.

“Ma quanto puoi essere stupido, Potter? Stai cercando di farci ammazzare?” Piton aveva uno sguardo assassino.

“Scommetto dieci Galeoni che entro tre minuti mi chiederà scusa,” replicò Harry, guardando fisso l’armadio e avvicinandosi nuovamente ad esso.

Il fuoco non era reale, nel ricordo…

Harry mise una mano tra le fiamme, troppo concentrato su ciò che stava facendo per notare le esclamazioni di sorpresa di Piton e di Malfoy, e raggiunse il ripiano più alto. Proprio come sospettava, c’era qualcosa. Lo prese; era la scatola di cartone del ricordo. Respirando profondamente, spostò il coperchio e guardò dentro la scatola.

Vide il proprio viso riflesso dalla superficie di uno specchietto in bronzo. Il manico brillava alla luce del fuoco.

“Non è reale...” borbottò Malfoy, fissando le fiamme con soggezione.

E all’improvviso, le fiamme scomparvero. Harry prese lo specchio e se lo rigirò tra le mani. Sul retro vi era un’incisione raffigurante un’aquila dalle ali aperte. “Sì!” Si ficcò lo specchio in tasca.

“Abbiamo finito?” chiese Piton.

“Sì.”

“Allora andiamocene via,” grugnì uscendo dalla stanza. Harry e Malfoy gli furono subito dietro.

Non appena arrivarono al portone principale, si ritrovarono faccia a faccia con la ragazza bassina.

“Ve ne andate così presto?” chiese, guardando Harry.

“Qui abbiamo finito. Grazie mille, sei stata molto utile,” replicò Piton, utilizzando lo stesso tono viscido di prima. Afferrò Harry per il braccio per trascinarlo fuori. Harry vide di sfuggita la ragazza arrossire, prima che Piton le sbattesse la porta in faccia.

Harry lanciò a Piton un’occhiataccia, pronto a commentare il suo comportamento con i babbani. “Non una parola…” brontolò Piton.

Harry avrebbe ridacchiato, se non fosse stato interrotto dalla spiacevole sensazione della Smaterializzazione, quando Piton li riportò al loro nascondiglio.

::

Draco aprì pigramente un occhio e guardò dalla finestra. Era tardi, ma non riusciva ancora a ad uscire dal letto. Emise un gemito, tirandosi le coperte fin sulla testa.

Avrebbero distrutto l’Horcrux quel giorno stesso, più tardi. Piton gli aveva spiegato ciò che il Signore Oscuro aveva fatto. Doveva ammettere che in teoria era un buon piano, ma doveva avere parecchi difetti se Potter era riuscito a trovare gli Horcrux tanto facilmente.

Potter…Draco era finalmente riuscito ad ignorarlo durante l’anno precedente. Era stato troppo occupato a fare altre cose. E guarda dove ti hanno portato.

Averlo intorno si stava dimostrando meno difficile di quanto aveva pensato. Potter lo evitava la maggior parte del tempo, eccetto quella volta che aveva cercato di parlargli. Almeno sembrava che stesse cambiando idea su di lui. Il fatto che Potter non lo considerasse più un nemico sarebbe potuto essergli utile, in futuro. Doveva già collaborare con lui per sopravvivere, ma così doveva rimanere nascosto. Se fosse uscito vivo da quel casino, avrebbe dovuto ripulire la sua fedina penale. No, non sarebbe sceso tanto in basso da chiedere a Potter di aiutarlo per una cosa del genere. Potter lo avrebbe probabilmente fatto di sua iniziativa.

Ma Draco non avrebbe mai, mai giocato la carta del lupo mannaro per far leva sulla sua pietà. Più a lungo Potter ignorava la cosa, meglio era per lui. Non poteva sopportare il pensiero che l’Esercito della Luce provasse dispiacere per il ‘povero rampollo purosangue trasformato in un mostro mezzosangue’. Comunque non poteva escludere che Potter decidesse di usare quell’informazione contro di lui. Potter avrebbe capito quanto la sua condizione lo facesse soffrire. Anche lui si sarebbe reso conto di quanto potere avrebbe avuto su Draco.

Draco non riusciva a decidere quale opzione fosse peggiore. Tuttavia, l’opinione che Potter aveva di lui era l’ultima delle sue preoccupazioni. Ciò che gli importava davvero era la reazione di sua madre.

Piton si rifiutava di dargli maggiori notizie sul suo conto, ma ribadiva che non era a conoscenza del fatto che era stato morso. Per quanto ne sapeva Draco, sua madre avrebbe anche potuto averlo saputo subito e averlo dato per spacciato. E non voleva neanche pensare a cosa avrebbe fatto Lucius, se l’avesse saputo, ma certamente Narcissa non avrebbe mai voluto un lupo mannaro come figlio.

Era buffo come avesse passato l’ultima estate a cercare di evitarla e ad andare su tutte le furie ad ogni manifestazione della sua iperprotettività, quando in quel momento avrebbe rinunciato a tutto purché lei gli avesse dedicato tutta la sua attenzione.

“Uffa, è ridicolo!” mormorò, e scalciò via la coperta prima di alzarsi.

::

Potter aveva finalmente deciso di onorarli della sua presenza. Borbottò qualcosa riguardo preparare le sue cose e si sedette. Quando tutti ebbero finito di cenare, Potter posò lo specchio sul tavolo. Piton annunciò che doveva controllare qualcosa di sopra ed uscì dalla stanza.

Draco osservò lo specchio. Allungò una mano per toccarlo, guardando Potter con la coda dell’occhio. Quando finalmente lo prese in mano, Potter gli lanciò un’occhiataccia e cominciò ad agitarsi. Draco esaminò l’incisione per un po’, ma decise che era una cosa noiosa e girò lo specchio per osservare il proprio riflesso. Mosse la mano su e giù, a sinistra e a destra, per ammirare il suo viso da diverse angolazioni. Quando arricciò il naso, Potter decise di parlare.

“Ma la vuoi smettere? Lì dentro c’è l’anima di Voldemort!”

Draco riuscì appena a non sussultare, quando sentì il nome del Signore Oscuro. Ripose lo specchio sul tavolo e cercò di sembrare offeso, incrociando le braccia e serrando la mascella. Proprio quando stava cominciando a battere il piede, Piton tornò.

“Iniziamo,” borbottò questi, spingendo il coltello verso Potter, che lo afferrò immediatamente, attendendo che Piton facesse l’incantesimo.

Esattamente come la volta precedente, l’incantesimo di Piton colpì lo specchio e Potter si tagliò la mano non appena cominciò ad agitarsi. Draco prese il coltello e fece lo stesso, mordendosi il labbro quando sentì la ferita pizzicargli. Cominciò a tremare.

“Adesso!” ordinò Piton.

Potter fece gocciolare il proprio sangue sullo specchio, il viso contorto in un’espressione di dolore. Anche Draco allungò la mano. Stava tremando così tanto che del sangue finì sul tavolo invece che sullo specchio. Avvertì la stanza girare. Quando il frammento di anima emerse dallo specchio, aveva così freddo che cominciò a battere i denti.

“Avada Kedavra!”

La stanza risplendette di una luce verde, ma tutto ciò che Draco vide fu dei denti aguzzi brillare alla luce della luna. No…

“I Dissennatori! Tienili a bada!”

Piton uscì dalla stanza e Potter fece qualcosa con la bacchetta. Saltò fuori una creatura argentata, che andò…da qualche parte… Draco non riusciva a tenere gli occhi aperti. Sentì di nuovo il morso del lupo sulla gamba e cominciò ad urlare a pieni polmoni. Sembrava non finire mai, quando all’improvviso qualcuno lo afferrò per un braccio e prese a scuoterlo.

Tutto finì. La mano lasciò il suo braccio e gli chiuse la bocca per placare le urla. Draco aprì gli occhi.

Si trovavano di fronte ad un piccolo cottage. La facciata era ricoperta di viti fino al tetto. Le finestre erano a mala pena visibili attraverso le foglie e la vernice della porta era scrostata. Piton si allontanò da lui e si diresse verso la casa con tre borse in mano. Draco pensò che fosse meglio seguirlo.

Fece un passo in avanti e perse l’equilibrio, ma Potter lo afferrò per un braccio all’ultimo momento e lo sostenne. Normalmente l’avrebbe spinto via, insultando i suoi amici e parenti allo stesso tempo, ma in quel momento voleva soltanto andare in un posto sicuro, e velocemente. Quindi mise da parte l’orgoglio e lasciò che Potter che aiutasse ad entrare in casa.

Quando arrivarono, Piton aveva già acceso il camino. Draco inciampò di continuo fino a quando non arrivò sul divano di fronte al fuoco e crollò sui cuscini. Puzzavano, non essendo stati usati probabilmente da decenni, ma era troppo esausto perché gli importasse. Sentì qualcuno posare su di lui una coperta e si abbandonò al sonno.

::

Harry seguì Piton dentro una delle stanze. Si chiuse la porta alle spalle, certo che avrebbe finito per mettersi ad urlare. Non c’era bisogno che Malfoy lo sentisse.

“Che diavolo è successo?” ringhiò, non aspettando neanche che Piton si voltasse verso di lui.

“Dissennatori. Una semplice spiegazione, perfino per te.”

Harry serrò e rilassò le mani. Fino ad allora era riuscito a controllarsi e a non saltargli addosso, ma ogni volta era più difficile della precedente.

“Come lo sapeva? Come ci hanno trovato? Perché non ce ne siamo andati prima? E quand’è che ha intenzione di dire tutta la verità del caz-”

“Era maledetto, Potter!” Piton lo interruppe con un ringhio. “I Dissennatori sono stati attirati dallo specchio non appena abbiamo cominciato a distruggerlo! E non era l’unico. Ti ricordi quant’è stato facile trovare la coppa? La maledizione su di essa era dieci volte peggiore e tu ora saresti morto, se io non ti avessi trovato. Adesso vai a dormire. È tardi e siamo tutti stanchi. Non ho intenzione di discutere ancora di questo prima di domani mattina,” disse Piton, voltandogli le spalle.

Harry si impose di non urlargli contro proprio all’ultimo momento. Non poteva credere che dopo tutto quel tempo le persone ancora insistessero a non dirgli tutto, specialmente quando era coinvolto in prima persona. Lasciò quella stanza, frustrato per il fatto che quella notte non poteva fare altro, e andò in un’altra, crollando sul letto e tenendo il broncio per un bel po’ di tempo prima di addormentarsi.

[1] Se non avete idea di chi sia Miss Piggy, ecco qui! ^_^

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: skarch86