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Autore: Mizar    19/05/2010    5 recensioni
"L’unica persona che può aiutarci a sconfiggere l’Oscuro Signore è quella ragazzina e tu devi ASSOLUTAMENTE andarla a prendere!". La nuova missione che Silente ha affidato alla sua spia, Severus Piton, pare una cosa ai limiti dell'assurdo. Cosa starà tramando la mente più contorta di Hogwarts?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Remus/Sirius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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L'arma segreta


"Il doppio zero della sua sigla l'autorizza ad uccidere, non ad essere ucciso"
(Agente 007 Licenza di uccidere)



Severus si materializzò seguendo le coordinate che Alastor Moody gli aveva fatto imparare a memoria e si trovò in una piccola strada di campagna.
Lunghi filari di siepe costeggiavano il nastro d’asfalto, mentre oltre si estendevano i campi.
Un cartello stradale indicava il nome del paese più vicino a soli dieci chilometri da lì.
“Oh Cavolo”, mormorò afflitto, “non è possibile che quel paranoico di Malocchio mi abbia fatto smaterializzare così lontano dal centro abitato”, ma la risposta la conosceva già: Vigilanza Costante!
Sacramentando a bassa voce s’avviò per la strada.
Un sole di maggio, che pareva già estivo, batteva implacabile sul nastro d’asfalto arroventandolo e tutta questa calura si riversava sul povero mago che, interamente vestito di nero, colore che amplifica il caldo per eccellenza, arrancava sudando per quella stradina tutta in salita.
Un’oretta dopo, quasi disidratato, faceva il suo ingresso in paese.
Adesso doveva solo cercare la scuola, prelevare la ragazza e poi andarsene.
Con sguardo ferino si guardò intorno, ma la piazzetta pareva vuota, poi adocchiò la preda: due vecchietti che, incuranti del solleone, stavano giocando a carte seduti al tavolino di un bar.
“Scopa!” Gridò quello con gli occhiali a fondo di bottiglia, posando sul tavolo un fante di bastoni.
“Amilcare, quello non è l’asso! Guardalo bene, è il fante”, ringhiò l’altro, dando una feroce manata sulla carta incriminata.
“Casimiro, tu mi offendi. Figurati se non distinguo il fante dall’asso di bastoni”, replicò l’amico, agitando il bastone.
“Certo che non lo distingui, sei cieco”.
“Non è vero, noi Cavalieri di Vittorio Veneto siamo famosi per la vista acuta”.
In quel mentre un sibilo acuto, tipo jet al decollo, partì dall’apparecchio acustico di Casimiro segnalando un guasto.
Il vecchio, che era sordo come una campana, manco se ne accorse e, mentre i bicchieri del loro bianchino s’incrinavano e il cane del barista cominciava ad ululare, lui continuò a litigare con l’amico .
Se Severus fosse stato del luogo non si sarebbe mai avvicinato alla terribile coppia, ma lui era uno straniero e non poteva sapere.
“Per cortesia mi sapreste indicare il liceo Parini?” chiese urbanamente ai due, cercando di esprimersi in un italiano corretto.
“COSA?” tuonò Casimiro, dando un gran colpo all’orecchio per riattivare l’apparecchio.
“Il liceo Parini”, si sgolò Piton, mentre il solito sibilo riempiva l’aria.
“No, non m’interessano i cavallucci marini”, sbraitò l’anziano indignato.
“Cavallucci marini?” Chiese Amilcare strizzando gli occhi per mettere a fuoco Severus, “cosa vuole che ce ne facciamo di quella roba lì. Insomma voi negri dovreste smetterla di venire a vendere cianfrusaglie alla gente per bene”.
Severus strabuzzò gli occhi. Negro a lui non lo aveva mai detto nessuno.
Cercando di ritrovare la calma esalò un lungo respiro, poi riprovò a porre la domanda
“Io non sono un venditore ambulante. Voglio solo un’informazione. Dov’è il liceo Parini?”
“Niente le do”, tuonò ancora Casimiro.
“Secondo lei, con i due soldi che predo di pensione, posso farle l’elemosina. Uno giovane come lei a lavorare deve andare! ”
“Giusto! Lavorare, chinare la gobba”, intervenne Amilcare e il suo bastone sottolineò il concetto, calando sulla schiena del povero Piton, mentre l’altro vecchio strepitava che per trovare un lavoro avrebbe dovuto tagliarsi i capelli e smetterla di vestire come uno di quei teppisti di strada che si drogano e fornicano.
Severus prese fiato.
Teppista a un professore di Hogwart? Sacrilegio! E in quanto a fornicare… bei tempi quelli in cui si batteva ancora un chiodo!
Al limite della sopportazione sentiva i nervi del collo tesi come corde d’acciaio e la bacchetta gli fremeva nella tasca, ma i due vegliardi parevano non accorgersi del pericolo.
“Fuffy, mordi questo disgraziato ”, ordinò Casimiro al botolo spelacchiato che si stava tranquillamente spulciando a due passi da loro.
Il cane guardò Severus con occhi vacui e continuò a grattarsi.
“Muoviti, su. Sei un cane da guardia. Fa il tuo dovere!”
Con un’energica bastonata, Amilcare pungolò l’animale che, piano piano s’avvicinò al mago.
Dopo pochi secondi alzava la zampetta ed innaffiava la preda.
Severus divenne ancora più smorto del solito poi, sguainata la bacchetta la puntò sui due vecchi.
“Fulgur Tempestatis”, sibilò con rabbia, mentre una nube nera s’addensava sopra il bar e un fulmine incendiava il tavolino dei vegliardi.
Le urla dei due si fecero stridule e gli ululati di Fufy strazianti.
Il barista, richiamato da tutto quel trambusto, accorse e si trovò davanti due maiali rosei ,uno con gli occhiali e l’altro con uno strano apparecchietto che sibilava,che grufolavano inferociti.
Severus, ora in pace con sé stesso, s’era intanto incamminato verso il centro e si stava guardando intorno per riuscire ad individuare la scuola, maledicendo tra sé e sé Moody e le sue paranoie.
Aveva appena superato il municipio, quando il suo sguardo cadde su un grande edificio circondato da un parcheggio all’interno del quale stavano parcheggiati un sacco di motorini.
“Motorini uguale a Ragazzi adolescenti. Ecco trovata la scuola”, pensò consolandosi e svelto entrò nel palazzo, dirigendosi verso la segreteria.
Il piano era semplice: confondere l’impiegata e spacciarsi per il padre dell’alunna Gaia Malatesta.
“Ehi…PSSSS…dico a te! Ohhhh Batman…”
Piton si girò incredulo verso quel richiamo e si ritrovò davanti due occhi verdissimi coperti da una frangetta scura.
“Alla buon ora, mi sono dovuta sgolare. Ma che, sei sordo?”.
Una ragazzina di non più di sedici anni stava seduta su una delle sedie poste di fronte agli uffici del polo scolastico.
“Chi sei e cosa vuoi?” Chiese gelido Severus, con la sua collaudata grinta serpeverde, squadrandola con disgusto.
“Punto primo non tirartela tanto che non sei poi tutto sto granché. Punto secondo ho bisogno d’aiuto, subito, e tu devi darmelo”
Severus sgranò gli occhi a tanta sfrontatezza.
Come si permetteva quella mocciosa di trattarlo in quell’abominevole maniera?
“Col cavolo!” Scandì lentamente fulminandola con gli occhi.
“Ok, allora faccio da sola…Aiutoooo un molestatore è entrato nella scuola!!!” La ragazza gridava con tutto il fiato che aveva in corpo, mentre al mago si rizzavano i capelli in testa.
Con balzo da felide le tappò la bocca.”
“Io ti ammazzo”, gli sibilò all’oracchio, ma lei, per nulla intimorita dalla sua espressione truce, gli piazzò un pizzico nel sedere.
“Dai, vampirello, invece di fare le facce, vai da quella ‘cecata’ della segretaria e spacciati per mio padre, devo assolutamente uscire di qui al più presto!”
“Non ho ben capito. Io devo spacciarmi per cosa? Ho vent’anni, nel caso tu non lo abbia notato”, sibilò Severus, scostandosi con uno scatto da lei.
“Che importa? Madame Blanchette è semicieca e non vuole portare gli occhiali perché dice che perde fascino.”
Piton gettò un’occhiata alla signora che s’intravedeva dalla finestrella dell’ufficio, la quale, tenendo il naso quasi appiccicato al monitor del computer, stava scrivendo, ignara di ciò che succedeva a due metri da lei.
“Per favore…davvero sono nei guai”, lo pregò la ragazzina.
“Perché mai ti dovrei aiutare? Visto che io non sono quel granché cercati uno più figo e convincilo a farti da padre”, sogghignò il ragazzo, pronto ad andarsene.
“Signorina Lunardi, con chi diavolo sta parlando?”
La donna all’improvviso si girò verso la ragazza, continuando a battere sulla tastiera.
“E’ arrivato mio padre madame. Posso andare a casa ora?”
“Signor Lunardi, questa volta Alice si è presa ben due settimane di sospensione! Se non prenderà provvedimenti credo che saremo costretti ad espellerla da questa scuola!”
“Ma,cosa ha fatto?” Chiese incredulo Piton guardando sgomento quel visetto angelico che lo guardava supplice.
“Ha cercato di dar fuoco alla sala insegnanti. L’abbiamo scoperta per miracolo, grazie alla segnalazione di una sua compagna di classe.”
“Infamia e calunnia! Io cercavo solo di bruciare il mobile che conteneva i compiti in classe di matematica”, sibilò a voce bassissima Alice.
“Il problema è sorto quando mi sono accorta che quella sporca rubafidanzati della Gaia Malatesta c’era nascosta dietro con Terminator, brutto fedifrago, ma aspetta solo che l’acchiappi…”
“Madame, le garantisco che questa teppista non le creerà più problemi”, intervenne Piton secco, dopo aver riconsegnato i moduli che la donna gli aveva dato da firmare e aver preso per un braccio la ragazza.
Appena fuori dall’edificio Alice si divincolò.
“Grazie tante, ma adesso non c’è più bisogno che mi tieni. Arrivederci e tante belle cose!”
“E no, carina, tu ora vieni con me”, ringhiò il mago.
“Non ci penso neanche! Che sei un maniaco?”
“Ma per favore! Qual’ è la Malatesta tra tutte queste mocciose che stanno uscendo da scuola?”
“Tu cerchi Gaia la rovinafamiglie?”
Chiese inorridita Alice, guardandolo con disgusto.
“Sì e poiché non la conosco tu mi aiuterai a trovarla.”
“Perché la cerchi se hai la fortuna di non conoscerla? La vuoi forse rapire?”
Gli occhi di Alice ebbero un brillio inquietante, ma Piton spense i suoi sogni col solito malgarbo.
“Non t’impicciare e spicciati ad indicarmela se non vuoi tornare in presidenza.”
“Mpfff”, sbuffò Alice indicando con la testa una bellissima studentessa al centro del cortiletto, circondata da un codazzo di ragazzi adoranti.
La dea, bionda come una veela, sorrideva a destra e a manca, mentre con andatura da modella, attraversava il piccolo spiazzo asfaltato al braccio di un energumeno nero vestito.
“Vedo che l’hai notata”
La voce sarcastica di Alice risvegliò Piton dalla trance indotta alla visione di tanta perfezione.
“Q-quella è…”
“In tutto il suo splendore! Ok, ora che l’hai vista ti saluto. Rapiscila pure, ma non ti venga in mente di toccare il ragazzo. A lui penserò io! Ah, mi raccomando, vedi di tenertela anche dopo che il suo ricco paparino avrà pagato il riscatto, che meno la vedo e meglio sto”, disse caustica, dirigendosi verso il cancello.
Piton si avvicinò a Gaia.
“La signorina Malatesta?”
“Oui, cest moi”
“Venga con me”, affermò con un tono che non ammetteva repliche, mentre senza tante cerimonie l’afferrava per un braccio.
“Ohhhh Cielo, mi vogliono rapire. Terminator aiutoooo”, boccheggiò la divina, mentre portava una mano al cuore, con fare melodrammatico.
In due secondi e ventisette centesimi la montagna umana che rispondeva al nome di Terminator, afferrò per il collo il povero mago, mentre tutti i ragazzi che attorniavano la bionda si scagliavano su di lui, pronti anche alla morte, pur di difendere la loro eroina.
Piton, in evidenti difficoltà, stava pensando a come uscire dall’incresciosa situazione quando una gragnaiuola di sassi cominciò a piovere sugli assalitori.
Uno di questi colpì Terminator sulla fronte e il ragazzo, barcollando, lasciò la presa sul giovane professore che, veloce, estrasse la bacchetta dalla tasca del mantello e lanciò un incantesimo pietrificante su tutti.
Con calma poi, obliò le menti dei ragazzi una per una, in modo che non ricordassero nulla e poi si preparò alla smaterializzazione.
Era a metà giravolta, quando si accorse di due occhi verdissimi e sgranati che lo fissavano.
Alice, che con ancora i sassi in mano si godeva la scena del rapimento di Gaia, era rimasta fuori dall’incantesimo e lo stava osservando all’opera.
Per non lasciare testimoni Severus l’afferrò per la maglia e insieme si smaterializzarono ai confini di Hogwarts.
Più tardi, nello studio di Silente, una bionda inferocita , ormai ritornata in sé, stava riempiendo d’insulti Severus.
“Sei uno screanzato! Liberami subito! Guarda che roba, mi hai fatto smagliare una calza e rompere un’unghia. Quando lo verrà a sapere Terminator di te troveranno solo un ciuffetto di capelli unticci.”
“Terminator?” Si stupì Piton.
“Sì, il mio ragazzo!”
“Ma non era il ragazzo di Alice?”
“Per favore”, s’inalberò la giovane, sporgendo il petto ed evidenziando la sua settima di reggiseno.
“ Ti pare che uno così possa perdere tempo con quella patata lessa? Io sono la sua fidanzata e tu ti pentirai d’essere nato, non appena riuscirà a metterti le mani addosso”, sibilò, cercando di affibbiargli un calcio negli stinchi con le sue costosissime scarpine di Prada.
Alice a quelle parole s’era alzata dalla sedia ed ora cercava di incendiare Gaia con il suo Zippo.
“Tu ti pentirai d’essere nata, brutta gallina, e comunque Termi non è il tuo ragazzo. Lui appartiene a me e basta!”
“Ma se sono anni che lo corteggi e manco ti guarda!”
La voce della Malatesta grondava commiserazione, mentre cercava di tenere a distanza la piromane usando la sedia buona di Silente.
“Lo vedremo chi la vincerà!”
Alice con un affondo ben calibrato riuscì ad appiccare il fuoco alle trine della seggiola che s'incendiò in un lampo, tra gli strilli di Gaia.
Severus, imperturbabile sollevò con gesto pigro il polso e due secondi dopo sia Gaia che Alice erano pietrificate e la sedia rimessa a nuovo.


Angolino delle chiacchiere tra amiche, ovvero risposte alle recensioni

Per Meissa_S : Ciao Vale. Che bello ritrovarti! Lo svolazzante Piton avrà le sue belle grane in questa fic, e credo che il suo mantello si gonfierà ancora moooolto. Gaia mi pare la personcina giusta per irritarlo e, forse, alla fine, lascierà perdere Lily e tutto l'Ordine del Pappagallo, pardon Fenice, per ritirarsi in eremitaggio su qualche montagna. Anche Silente ci stupirà con il suo Arterio, volevo dire Acume, e la sua abilità nelle manovre pazze. Remino bello farà come sempre il fidanzatino di Sirius, ma passerà i suoi guai anche lui per mano della svampita babbana...leggere per credere!

Per Sklupin : Ciao Sara. Sono felice che l'inizio della storia ti abbia incuriosito e spero che col nuovo capitolo non rimarrai delusa. Il giovane Piton avrà ancora molto di cui pentirsi e quando conoscerai la babbana in questione capirai perchè. Ti basti sapere che per rappresentare Gaia Malatesta ho usato l'immagine della famosa Cipriani, che alla domenica sera allieta le famiglie con le sue strabilianti performance alla Pupa e il secchione... Se guardi il programma capirai i tormenti del povero pozionista!

Per Alohomora : Ciao Giulia! Eccomi qua con un nuovo delirio. In questi giorni piovosi ho bisogno di qualche storia scema che mi tiri su di morale e allora ho riesumato una vecchia fic che aveva scritto per un concorso. L'ho un po' aggiustata et voilà... Spero che anche questo cap. ti piaccia e che continueri a seguire le imprese dell'agente 00Piton in missione speciale.

Per Adhara : Ciao Adara, ben arrivata tra le amiche pazze che recensiscono le mie pazze storielle. Mi fa piacere che Piton ti abbia colpito e spero vivamente che anche la dooolce Gaia ti piacerà e che ti piaceranno anche le situazioni incresciose che con il suo scarso cervello saprà creare. Che Silente abbia preso un abbaglio questa volta?

   
 
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