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Autore: Thumbelina    20/05/2010    6 recensioni
Questa Snevans mi è venuta in mente leggendo una ff di vulneraria, anche se non centra nulla, perchè mi ha ricordato un film, EX, ed una scena di quest'ultimo mi ha ispirato questa one-shot. Spero sia di vostro gradimento.
Genere: Romantico, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Albus Silente, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fabbrica degli angeli

- Fammi entrare lì dentro, ti prego.
- No.
- Albus, ti prego.
- No.
- Per favore.
- No, hai detto che avresti fatto tutto quello che ti avrei chiesto, Severus, ed io ti ordino di non entrare là dentro, chiaro?
- Ti sto scongiurando, sarà la mia unica richiesta.
- No.
- Per favore.
- No.
- È il mio ultimo desiderio.
- No.
- Un’ultima volta per…
- No.
Severus Piton squadrò con le lacrime agli occhi l’uomo che aveva davanti, il quale, al momento, lo guardava impassibile.
- Dimmi almeno perché, Albus, dimmi almeno perché.
Il vecchio si tolse per un momento gli occhiali a mezza luna, si stropicciò gli occhi e poi rialzò lo sguardo verso quello del ragazzo.
- Soffriresti, Severus, nel vedere quella casa, ora che lei non c’è più.
- E da quando ti preoccupi per me, Albus????!? Avanti, fammi entrare lì dentro.
- No.
- Per favore.
- No.
- Ti scongiuro.
- No.
- Albus…
- No.
- Se ti preoccupi per me come dici fammi entrare in quella casa, Albus.
- No.
- Dici di fidarti di me, quindi…
- No.
- Se è ciò che è meglio per me che stai cercando di fare per favore fammi entrare lì dentro.
- No.
- Albus, io voglio entrare, io voglio…
- E per fare cosa, Severus? Per fare cosa? Per vedere un’ultima volta quella casa vuota dove lei ha consumato il suo matrimonio con l’uomo che odi di più al mondo? Per piangere ancora una volta sui suoi vestiti ancora caldi, sparsi sul letto? Per ricordare guardando la sua foto di quanto fosse bello il suo sorriso, quanto profondi fossero i suoi occhi, quanto rossi fossero i suoi capelli? No, Severus, ti farebbe male. Non servirebbe a nulla, Severus. Soffriresti.
- Voglio soffrire allora. Voglio vedere quella casa, Albus, anche se è vuota, anche se Lily è morta ormai, io voglio vederla.

Severus Piton entrò in quella casa diroccata scostando un poco la porta ormai quasi totalmente distrutta. Tentò di accendere la luce, ma la scoprì fulminata, e si mosse a tentoni per quella dimora.
Accarezzò le lenzuola bianche, la fossetta lasciata dalla forma del corpo di Lily su questa, riconoscendola perché lei dormiva sempre sul lato sinistro, poggiò la testa sul suo cuscino, si lasciò accarezzare dal suo profumo, sorrise nel vedere la sua foto sorridergli dalla cornice opaca, e poi si divertì nel solleticare il contorno del suo comodino, e poi della lampada posata lì sopra, e poi della sua sveglia, e poi del libro che non aveva ancora finito di leggere.
Lo prese fra le mani.
“La fabbrica degli angeli”, Jessica Gregson. Il segnalibro rosa che scintillava fra le pagine gli suggerì che la sua donna non aveva ancora concluso la sua lettura. La morte l’aveva fermata a pagina 217.
Strinse il libro fra le sue mani, poi lo avvolse nel mantello, e se ne andò di lì accarezzando per l’ultima volta le pareti dell’ultimo posto in cui Lily aveva usato respiro.

Severus Piton era seduto sull’erba verdeggiante del cimitero, fra un papavero ed un’ortica.
- Non so da dove ti sei interrotta, Lily, - disse accarezzando la sua foto impressa sulla lapide – e quindi riprenderò da qui. “E’ stato fin troppo facile, in fondo. Il mattino che Ferenc era morto, lei era andata immediatamente da Judit a darle la notizia; il paese stava giusto cominciando a svegliarsi ma nessuno le si era avvicinato né le aveva rivolto la parola, e solo quando Judit le aveva aperto la porta e l’aveva fissata con durezza Sari si era resa conto che stava...
Si interruppe un momento, Severus Piton, mentre una mano si appoggiava sulla sua spalla. Riconobbe quel tocco, e deglutì abbassando la testa, senza girarsi verso il nuovo arrivato.
- Mi hai disobidito, Severus. – commentò Albus Silente, guardandolo come un genitore guarda il suo bambino, quando vuole che sia quest’ultimo a confessare le sua colpe – Sei entrato in quella casa alla fine, anche se io te lo avevo vietato.
- Sì, l’ho fatto. – rispose Severus – Volevo conservare un ultimo ricordo di lei, un ricordo che non fosse il suo disprezzo, e poi volevo che sapesse come finisce la storia: è orrendo lasciare i libri a metà. Ti ho disubbidito, è vero, puniscimi, uccidimi, così tornerò da lei.
Silente rise, e si sedette a sua volta sul prato.
- Mi aspettavo che mi disubbidissi, Severus, speravo che lo facessi, e non ho alcuna intenzione di punirti, o di ucciderti. Posso assistere alla lettura?
Severus Piton incrociò lo sguardo con quello vitreo di Albus Silente, e poi riaprì il libro.
- “E solo quando Judit le aveva aperto la porta e l’aveva fissata con durezza Sari si era resa conto che stava piangendo senza ritegno, il viso rigato di lacrime. A ripensarci adesso, le viene da ridere: le uniche due volte in cui si ricorda di piangere, da adulta,…

The end.
   
 
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