Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: ceciotta    21/05/2010    1 recensioni
Due ragazze si trasferiscono in una nuova scuola e fanno amicizia, ma forse una delle due nasconde un segreto...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Un aiuto inaspettato



Uscirono dalla Sala Mensa e si incamminarono lungo il corridoio principale.

“Ci sono i tuoi” bisbigliò improvvisamente Viola nell’orecchio di Margherita.

Ninfea e Tulipano avevano appena svoltando l’angolo. La gnoma teneva sulle due mani una lucciola e le stava dicendo: “Dai, Gemma, ora ti faccio uscire a volare un pochino”.

Viola era abituata a vedere quegli insetti luminosi di dimensioni ridotte, ma quella stava a stento tra le mani di Ninfea. La lucciola sembrava giù di morale, con le antennine basse basse, ma quando vide Margherita parve riconoscerla e prese il volo. Atterrò sulla spalla della padroncina ritrovata e si illuminò felice.

“Ehi, piccolina” la salutò Margherita, accarezzandola. L'insetto scosse le antennine, sfregandole contro la sua guancia e lei rise per il solletico. Accidenti, quanto le era mancata quella sensazione...

“Ciao, ragazze” disse Tulipano.

“Salve” risposero in coro le due turiste.

“Ciao” disse Ninfea, “Gemma non aveva mai fatto così con nessuno. Devi starle molto simpatica, Anemone. Stavamo andando a farla volare. Vi trovate bene, qui?”

Margherita sorrise. “Benissimo, grazie” rispose.

“È davvero un Albero accogliente” osservò Viola, anche se l'incontro con Giglio e la reazione di Geranio non erano state belle esperienze. Era sempre stata convinta che gli gnomi fossero creature pacifiche e allegre, ma era evidente che aveva fatto male i conti. Ne aveva parlato la sera prima con Margherita e lei aveva risposto che di solito era così, ma anche loro provavano sentimenti negativi esattamente come tutte le altre creature.

Si salutarono di nuovo. Margherita e Viola ripresero a camminare, ma appena svoltato l’angolo incontrarono Narciso, che sorrise.

“Ciao. Voi siete Anemone e Viola, vero?”

“Esatto” rispose Viola.

“Vi va di venire alla taverna? Vi offro una tazza di infuso” propose lo gnomo.

Questo atteggiamento insospettì non poco Margherita, che però accettò l’invito: nessuno gnomo rifiutava mai da bere.

La piccola taverna era vuota, in quel momento, se non per una gnoma dall'aria scialba e annoiata dietro al bancone. Narciso le sorrise.

“Camelia, perché non vai a farti un giro? È una splendida giornata di sole, qui continuo io” disse lo gnomo.

L'interpellata – che doveva essere loro coetanea – si illuminò. “Oh, sì! Narciso, tu mi salvi la vita” esclamò. “Non ce la faccio già più a stare qui dentro ed è solo metà mattina. Giuro che ricambierò” Camelia si affrettò ad uscire.

“Tu lavori qui?” chiese Viola, incuriosita.

Narciso balzò oltre il bancone, agilmente. “Sì, insieme a Camelia. Sembra un po' sciocca, ma è simpatica”

Narciso le fece accomodare su un tavolino e diede loro due tazze.

“Venite dall'Albero tre, mi hanno detto” disse lo gnomo versando l'infuso.

“Già, ma non è bello come il vostro” disse Viola.

“Ed è un ciliegio, giusto?”

“Già, è un ciliegio” affermò Margherita, che in realtà non aveva mai visto l’Albero tre e non sapeva di che tipo fosse.

Gli occhi di Narciso brillarono, intensi come non mai. “Io una volta sono stato all’albero tre e anche se avevo otto anni sono sicuro che era un faggio; per questo, se non ha improvvisamente cambiato natura, dovrebbe essere un faggio, non un ciliegio. Dì la verità, da dove vieni Anemone?” disse, poi abbassò ulteriormente la voce: “O forse dovrei dire Margherita?”

Margherita sussultò e divenne improvvisamente più bianca di un lenzuolo appena lavato.

“Ho ragione, allora?” chiese Narciso con un’espressione di vittoria sul volto, “Tu sei Margherita?”

La gnoma continuò a guardarlo con gli occhi spalancati.

“Ma di cosa parli?” intervenne Viola, con la sua maggior faccia di bronzo. “Si chiama Anemone!”

“Certo” osservò Narciso, incrociando le braccia e continuando a mantenere il contatto visivo con la gnoma. “E io sono uno scoiattolo. Forse ti conviene parlare, Margherita, perché se chiamassi Pino ti farebbe parlare lui”

Margherita capì che era inutile negare l’evidenzia. “Sì, è vero” mormorò. Viola le scoccò un'occhiata esasperata. “Come hai fatto a scoprirlo?” chiese poi sul punto di scoppiare in lacrime dalla delusione, perché – lei lo sapeva – Narciso l’avrebbe denunciata. ‘Perché proprio adesso?’ pensava, ‘Perché?’

“Beh, innanzitutto per la somiglianza fisica” rispose dopo un attimo lo gnomo, “Non pensare che una parrucca, occhi di diverso colore – a proposito, poi mi spiegherai come hai fatto – e qualche neo finto possano nascondere a lungo la tua identità. Poi ho notato che Anemone si grattava l’orecchio quando era imbarazzata o nervosa esattamente come te: l’ ho visto mentre parlavi con Rosa, Beniamino e Geranio e con i tuoi genitori. Poi poco fa ho visto lo strano comportamento di Gemma, la tua lucciola; è da quando te ne sei andata che non vuole saperne di accendersi. Dopo tutti questi indizi ho tratto le mie conclusioni”.

Margherita lo ascoltò con il cuore in gola. Aveva temuto che qualcuno la riconoscesse, ma era sempre stata convinta che, nel caso, sarebbe stato un suo amico o i suoi genitori, si era consolata pensando che loro erano a conoscenza della sua innocenza e che non l'avrebbero consegnata, ma con Narciso era tutta un'altra storia... “Vuoi denunciarmi?” sussurrò.

“E perché non dovrei?” chiese lui, divertito. “Non posso lasciare che una piromane giri libera per questo albero” continuò alzandosi.

“Ma non sono stata io!” gridò Margherita, imitandolo. Viola balzò in piedi pronta ad agire: conosceva un paio di mosse di karatè che avrebbero facilmente steso Narciso se avesse cercato di metter loro i bastoni fra le ruote.

“Lo so” rispose tranquillamente lo gnomo, osservandosi le unghie.

“Cosa?” chiese Margherita trasalendo.

“Come è possibile che la perfettissima Margherita faccia una cosa così sbagliata?” chiese. Poi sospirò teatralmente e continuò: “Ma io in fondo sono un’anima nobile, quindi ho deciso di aiutarti”

“Parli sul serio?” domandò Margherita scettica.

“Sì” disse lui spazientito.

Margherita fece una cosa che non avrebbe mai fatto in un’altra occasione: gli si avvicinò e lo abbracciò, mormorando ringraziamenti. Lo gnomo rimase un attimo immobile con un’espressione spaventata sul volto poi la allontanò delicatamente.

“Vediamo di ridurre al minimo il contatto fisico, d’accordo?” disse.

“Certo” rispose Margherita.

“Avete già trovato qualcuno che potrebbe essere il vero colpevole?” chiese Narciso, cambiando discorso.

“Sì, in realtà ne abbiamo trovato uno” rispose Viola, che era stata in silenzio fino ad allora.

“E chi?” chiese lo gnomo.

“Geranio” rispose Margherita in un sussurro. Non le piaceva proprio sospettare dei propri amici.

“Geranio? Ma è impossibile! Perché dovrebbe fare una cosa del genere?” esclamò Narciso. Geranio non era suo amico, ma lo conosceva abbastanza bene da essere scettico riguardo alla sua colpevolezza: era decisamente la persona meno sospettabile.

“Non lo so. Resta il fatto che ha una bruciatura sul braccio, e prima dell’incendio non ce l’aveva, ne sono sicura”

“Come pensi di provarlo?” chiese Narciso.

Margherita rimase in silenzio, poi disse: “Innanzitutto potremmo seguirlo e spiarlo”

“È rischioso, qualcuno potrebbe capire che lo pediniamo, anche se voi avete stretto amicizia con lui e Rosa. E sarà difficile trovare prove concrete della sua colpevolezza” commentò lo gnomo.

“Lo so, ma non possiamo fare altro” disse lei. Aveva paura, non poteva negarlo, ma ora che era lì non voleva fermarsi.

“Allora cominciamo a pedinarlo, poi vedremo cosa fare” propose Viola.

“Aspetta, e tu da dove vieni?” chiese incuriosito Narciso.

“Io… Beh, ecco…” balbettò Viola non sapendo cosa dire.

“Lei è umana” disse Margherita tranquillamente, come se fosse una cosa normale che una Umana si intrufolasse in una comunità di gnomi.

“C-Cosa?! Come sarebbe a dire un'umana, qui?!” balbettò quasi urlando Narciso. Fu subito zittito da Margherita.

“Vuoi che tutto l’albero sappia che sono qui?” lo rimproverò Viola. Notò che lo gnomo la fissava quasi terrorizzato. “Che c’è?”

“Margherita, perché c’è un umano nel nostro albero?” chiese Narciso distogliendo finalmente lo sguardo da Viola. L’interpellata spiegò brevemente gli avvenimenti che l’avevano interessata mentre era in esilio. Narciso non sembrava affatto tranquillizzato, ma infine commentò acido, sperando di mascherare il proprio spavento: “Va bene, allora, pedineremo Geranio, anche se non mi sembra un’idea così brillante. Ma in fondo è la nostra unica idea”

E così fecero.

A turno o insieme spiarono i movimenti di Geranio. Viola e Margherita stavano il più possibile con Rosa e lo gnomo, ma la loro giornata si rivelò infruttuosa: Geranio si comportò normalmente per tutto il tempo e nemmeno una volta riuscirono a rivedere la cicatrice. Viola e Margherita cercavano di tanto in tanto di portare la conversazione sull'incendio, per vedere se lo gnomo si contraddiceva o mostrava reazioni strane, ma stando a ciò che diceva era rimasto in camera sua per tutta la sera e non cadde in nessuno dei loro trabocchetti verbali.

Per di più, l'unica volta che riuscirono ad ascoltare qualcosa di interessante, rischiarono di essere scoperti. Toccava a Narciso controllare Geranio che in quel momento, insieme a Beniamino, stava aspettando le tre amiche. Narciso era nascosto in un corridoio secondario che portava ad una scala.

“Forse faresti bene a farti vedere da un guaritore” sussurrò Beniamino, accigliato.

“E per cosa? Per fare la fine di Margherita?” sibilò lui, accarezzandosi il braccio. “Sai cosa succederebbe se lo facessi”

“Ma né io né te sappiamo come curarlo... Dammi retta, fingi di esserti bruciato in cucina e vai a farti controllare”

“No! Non mi crederanno mai. Non crederanno che sono innocente, mi accuseranno dell'incendio”

“Preferisci perdere il braccio? E come pensi di cavartela se qualcuno te la vedesse per sbaglio?”

Geranio si irrigidì. “Nel caso accada... beh, dirò della cucina”

“Ma è proprio a quel punto che nessuno ti crederà!”

“Ora smettila! Non rischierò l'esilio, chiaro? Non servirebbe nemmeno a riportare indietro Margherita e, credimi, lo vorrei davvero”

Beniamino sospirò, ma la discussione finì lì.

Narciso si morse il labbro: non poteva considerarsi proprio una confessione, ma qualunque origine avesse la bruciatura non era stata fatta in un momento di distrazione in cucina...

Quando poco dopo Rosa, Viola e Margherita arrivarono e si unirono a Geranio, Narciso fece per salire le scale, ma, poiché si stava guardando indietro per accertarsi che nessuno lo vedesse, inciampò in un gradino con un’esclamazione di sorpresa.

“Cos’è stato?” chiese Beniamino, dirigendosi verso il buio corridoio, seguito dagli altri. “E tu che ci fai qui?” chiese quando vide lo gnomo che provava ad alzarsi.

“Già, e perché sei ovunque noi andiamo? Ci stai seguendo, per caso?” chiese Geranio.

“E perché dovrei seguirvi?” esclamò Narciso indignato, “Non mi interessa quello che fate tutto il santo giorno. Sono caduto scendendo le scale” disse, prima di dileguarsi.

“Quel Narciso è veramente strano in questo periodo!” sospirò Geranio.

“È da quando è andata via Margherita che non è più lo stesso” aggiunse Rosa pensierosa. Margherita trasalì incredula.

“E pensare che si odiavano” disse Beniamino. Margherita intanto era immersa nei suoi pensieri: non riusciva a credere alle notizie appena sentito... Narciso era triste per lei?

“Allora! Andiamo o no?” esclamò all’improvviso Rosa facendo sobbalzare Margherita.



Margherita e Viola rividero Narciso dopo cena. Contro le suppliche di Margherita, si erano dati appuntamento davanti alla biblioteca, che era il luogo meno frequentato a quell’ora, in special modo dopo che era stata distrutta. La gnoma non ci teneva a rivedere i danni causati dall’incendio, ma sapeva che era il posto più sicuro per parlare.

“Il tuo piano non ha funzionato, o sbaglio?” chiese Narciso per prima cosa appena si furono ritrovati.

“Riproveremo domani” disse Margherita, “Ma dobbiamo stare più attenti. Per poco non hai rovinato tutto” continuò, acida.

Narciso sbuffò. “E se non scopriamo niente che cosa faremo, eh, Margherita?” chiese poi. “A questo non ci avete pensato?”

“Non lo so. Ci penseremo al momento” disse Viola. “Però hai detto di aver sentito qualcosa di interessante, no?”

Narciso annuì e prese a raccontare della discussione tra Geranio e Beniamino.

“Quindi pare che Beniamino sappia della bruciatura” osservò Margherita.

“Sì, ma non è una prova: ci sono altri modi con cui si sarebbe potuto far male”

“Ma se intanto mostrassimo a tutti la cicatrice?” propose Viola.

“No, dobbiamo prima avere prove concrete, non possiamo obbligarlo a far vedere il braccio” replicò Margherita. “E visto che io sono stata esiliata ingiustamente prima di farlo cacciare voglio essere sicura che sia colpevole”

Un improvviso rumore da dietro uno scaffale li fece sobbalzare. Saltarono in piedi e si diressero verso il punto da cui proveniva il rumore.

“Gelsomino, che ci fai qui?” esclamò Margherita, pallida, non appena lo vide tutto spettinato.

“Mi ero addormentato dopo il lavoro e... Tu che ci fai qui?” ribatté lo gnomo sconvolto, “Margherita, tu dovresti essere in esilio!”

“Sono venuta a dimostrare la mia innocenza” rispose Margherita ritornando del suo colore naturale. “Hai intenzione di denunciarmi?” chiese poi guardandolo negli occhi. Sapeva che non l’avrebbe fatto: anche se Gelsomino era fissato con le regole, non avrebbe mai denunciato i suoi amici, soprattutto se li credeva innocenti.

“No, non lo farò. È solo che non pensavo di rivederti” rispose lo gnomo. “E poi… Cosa significa ‘sono venuta a dimostrare la mia innocenza’?” chiese subito dopo.

“Ha deciso di trovare il vero colpevole” tagliò corto Narciso che sembrava non gradire la sua presenza.

“Abbiamo già un sospetto” aggiunse però Margherita.

“Quale?” chiese Gelsomino, visibilmente preoccupato.

“Geranio” rispose seccamente Narciso e Margherita raccontò il perché. Tutti e due si aspettavano che lui prendesse le difese di Geranio, che trovasse qualche scusa per spiegare la bruciatura, ma si sbagliavano.

“Credo che abbiate ragione. Mi dispiace sospettare di lui, ma non so cos’altro pensare” disse, dispiaciuto, dopo qualche minuto in silenzio per elaborare la questione.

Narciso lo fissò per un attimo poi distolse lo sguardo. Aveva creduto in fretta alla sua colpevolezza, molto più in fretta di lui e Margherita.

“Stiamo cercando prove, ma finora non ne abbiamo trovate. Vorresti…?” cominciò a dire Viola.

“Vi aiuterò molto volentieri” rispose lui intuendo la fine della frase. Margherita sorrise raggiante.

Narciso dovette trattenere uno sbuffo, poi disse: “Ci conviene andare a letto, è quasi mezzanotte”



“Sono stufo di nascondermi a spiare” sbottò Narciso dopo un’intera mattinata sprecata a cercare prove. Erano appena usciti dalla sala mensa, dove avevano pranzato e si trovavano in un corridoio davanti alla porta che portava ad un magazzino.

“Non so cosa farci se non riesci a trovare la minima prova” sbottò Margherita.

“Sbaglio o neanche voi due avete trovato nulla?” ribatté Narciso.

“No, non sbagli, ma sei tu che ieri ci hai fatto quasi scoprire!” esclamò Margherita.

“E questo cosa c’entra?” chiese lo gnomo alzando la voce.

“Vuol dire che sei peggiore di noi a cercare prove”

Viola assisteva alla scena e non sapeva come fermare la discussione quando vide che qualcuno girava l’angolo. Lo riconobbe e spinse i due nella stanza dello gnomo, prima che il nuovo arrivato li vedesse.

“Che c’è?” chiesero in coro Narciso e Margherita.

“Stava arrivando Geranio” rispose lei.

“Geranio è qui fuori?” chiese Narciso avvicinandosi alla porta. Lo gnomo la aprì lentamente senza un rumore e spiò fuori. Anche Margherita e Viola si avvicinarono e guardarono dalla fessura.

Appena in tempo per vedere Geranio passare lì davanti e qualcosa cadere dalla sua tasca.

Geranio si chinò e raccolse l’oggetto per poi guardarsi intorno come a sincerarsi che nessuno l’avesse visto. I tre videro chiaramente cos’era l’oggetto. Era una scatola di legno chiaro, con delle piccole scintille sopra disegnate.

“Per tutte le ghiande!” sussurrò Margherita, ricevendo due gomitate da parte di Narciso e Viola. Geranio non la sentì e se ne andò tranquillamente.

“Allora è veramente stato lui” mormorò Margherita, appoggiandosi con la schiena alla porta. Non aveva mai creduto veramente che il colpevole fosse proprio Geranio. Narciso era altrettanto sconvolto.

“Cos'era quella scatola?!” esclamò Viola sconvolta, anche se temeva di saperlo.

“Sono gli equivalenti dei vostri fiammiferi, noi li chiamavamo stecchi ardenti” spiegò Narciso, pallido.

“Chiamavamo? Ora non più?”

“Tecnicamente si chiamano ancora così, ma ormai sono diventati illegali...” continuò lo gnomo. “Nessuno gnomo comune può andarsene in giro con uno di quelli in tasca, questo è chiaro, solo i Cuochi e pochi altri Addetti possono usarli: sai, per cucinare o riscaldare...”

“Geranio lavora nelle Cucine” disse Margherita, svuotata da ogni emozione, “Fa semplicemente lo sguattero, non può nemmeno avvicinarsi ad un fuoco, ma può essersi procurato una scatola di quelle di nascosto... Ne hanno così tante che forse non se ne sono accorti...” La gnoma tremò, ma si rifiutò di versare anche solo una lacrima.

“Però non abbiamo ancora abbastanza prove, considerato che potrebbe far sparire quella scatoletta da un momento all'altro” disse Viola, dopo aver dato all'amica il tempo di riprendersi.

“Cosa proponi di fare?” chiese Narciso.

Viola alzò lo sguardo sugli altri due e rispose: “Dobbiamo entrare nella sua stanza. Non c’è altra soluzione”

Margherita guardò la sua amica come se fosse impazzita, mentre Narciso sospirò e disse: “Hai ragione, ma saranno guai seri se ci trovano lì, quindi dobbiamo fare attenzione”

“Non dire a noi di fare attenzione” disse Margherita arrabbiandosi.

“Basta, smettetela di punzecchiarvi!” esclamò Viola vedendo che Narciso apriva la bocca per ribattere. Gli altri si girarono a guardarla stupiti: Viola non era mai stata così furibonda. “Non lo capite che se continuiamo così non risolveremo nulla?! Se volete litigare, fatelo in un altro momento oppure lasciamo perdere. Per risolvere questo caso dobbiamo stare uniti e non dovete mettervi i bastoni tra le ruote a vicenda!”

Margherita e Narciso stettero zitti capendo che Viola aveva ragione.

“Ok, adesso dobbiamo avvisare Gelsomino degli sviluppi” riprese Viola.

“NO!” esclamò improvvisamente Margherita e l’umana si girò a guardarla incredula. “Lui non vorrebbe che infrangessimo questa regola” continuò.

Narciso annuì e vedendo la faccia stupita di Viola spiegò: “Una delle più importanti regole di noi gnomi è non violare mai la camera degli altri. Gelsomino è molto attaccato alle regole e questa è troppo importante per essere ignorata”.

“Va bene, allora andiamo da soli” disse lei andando verso la porta.

“Adesso?” esclamò Narciso.

“Sì, adesso. Voglio provare la mia innocenza il prima possibile” disse Margherita uscendo dalla stanza dietro a Viola. Narciso le seguì, sbuffando.

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: ceciotta