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Autore: AzzurraWeb    31/08/2005    6 recensioni
Inizio questa fan fic su un personaggio molto affascinante. Merope. Chi ha letto il sesto libro penso sia del mio stesso parere. Io cercherò di ricostruire la sua storia tracciando il lungo percorso emotivo che l'ha tormentata all'insegna delle decisioni del cuore, spesso sofferte e talvolta egoistiche.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ritorno alla scrittura dopo un pò di tempo, fatemi gli auguri!


Merope

CAP I - SHADOW -

Era una fredda notte e il cielo carico di nubi prometteva temporali. Una ragazza seduta su una logora cassapanca di legno guardava fuori dalla finestra gli alberi piegati dal vento. Spiragli gelidi oltrepassavano i luridi vetri e la fanciulla si stringeva ad uno scialle malconcio tremando leggermente. Il suo volto era pallido come la luna su nel cielo e i grandi occhi grigi avevano un’espressione malinconica, fissa sull’angoscioso paesaggio che si stagliava dinanzi ad essi.
Nonostante la giovane età, ella sembrava incurvata su se stessa come piegata da un qualche peso… gracili erano le sue spalle e reggevano un figurino snello fasciato da una bianca camicia da notte.
Solo il fruscio del vento si poteva udire, tutto intorno v’era pace e silenzio. Il buio della camera inghiottiva sempre la tristezza di quell’esserino meditabondo, era l’unica cosa che la proteggesse, che le desse conforto quando nulla nella sua vita lo era stato.
Fuori da quell’angolo di casa c’erano urla, bestemmie, ottusità ed ignoranza. Nonostante dovesse sentirsi onorata della sua discendenza illustre, la sua famiglia non faceva altro che disgustarla con la sua condotta. Segregati dal resto del mondo, non aveva mai conosciuto nient’altro che la sua misera condizione e la cosa peggiore era l’impossibilità di una via d’uscita.
Le uniche persone che più dovevano capire il suo tormento erano le ultime che dovevano conoscerlo. La madre aveva lasciato la terra da molto e con se aveva solo un padre iracondo ed orgoglioso, nonché un fratello ritardato dagli istinti criminali. Non poteva parlare con loro, poteva solo sedere giù in soggiorno tacendo e annuendo alle illazioni del genitore. La sua occupazione quotidiana era la cura della casa, cosa che non le riusciva un granché bene perché la sua magia, appresa grazie alla biblioteca domestica, non era abbastanza potete per soddisfare le esigenze di quei grandi appartamenti. La cosa tuttavia non sembrava turbare fortemente gli altri due inquilini, i quali si accontentavano di trascorrere le giornate al piano di sotto oppure nel caso del fratello, a scorrazzare nei dintorni con il coltellaccio pronto all’uso.
Adesso si sentiva stanca e dato l’ultimo sguardo al cortile si avvicinò al piccolo letto concludendo con un gemito soffocato un’altra giornata come tante. Questa era Merope Gaunt, condannata dal fato ad un’infima esistenza.
Le sue notti spesso passavano inquiete, nei sonni irrompevano incubi e spettrali visioni oniriche le imperlavano la fronte di sudori freddi. Anche quella notte il suo riposo era stato turbato e scorgere le prime luci del mattino fu per lei un sollievo.
Nonostante fosse molto presto decise di scendere di sotto perché riteneva preferibile dedicarsi alle faccende quotidiane senza avere intorno fastidiosi assilli. Dopo la turbolenta notte il cielo era ritornato calmo e all’orizzonte il sole stava sorgendo emanando raggi ambrati.
Allora uscì fuori per recarsi al pozzo, lì prese la bacchetta e la indirizzò contro un secchio rovesciato. Il secchio lievitò in aria e raccolse l’acqua fino all’orlo. Quando Merope si girò per ritornare dentro però il suo controllo sul secchio svanì, una figura a lei sconosciuta si stagliava dinanzi ai suoi occhi ed era stata presa dalla paura di essere vista durante un atto di magia.
Quella sagoma all’inizio era sembrata indistinta, poi si era delineata la figura di un uomo, un giovane uomo alto e con i capelli ricci. Merope stava già correndo via se non fosse stato per la presa del ragazzo che la trattenne con gentile sicurezza:
“Non volevo spaventarti, scusa! Desidero parlare con il padrone di questa proprietà. Potrei vedere Mr Gaunt, signorina?”
e lei liberandosi da quella stretta:“Al momento non penso sia possibile. Mio padre non si sveglierà che fra due ore.”
“Quindi lei è Miss Gaunt…” disse con un sorriso “è strano, non vi ho mai vista da queste parti. In ogni caso dite che Tom Ridde è stato qui.”
“Lo farò. Ma…” azzardò titubante
“Sì?”
“Ma che cosa cercavate a quest’ora da mio padre?”
“Ah, speravo potesse togliere quel carro dalle mie terre, blocca la strada. Ed io la mattina presto faccio sempre una cavalcata.”
“Verrà tolto. Morfin deve averlo portato lì ieri.” Disse lei indietreggiando un attimo.
“Bene, è stata molto gentile. Arrivederci Miss Gaunt”
e così come era venuto se n’è andò lungo la strada impolverata. E da quel giorno Merope spiò regolarmente il giovane Riddle sfrecciare sul suo purosangue tra le lande desolate che li separavano da Little Hangleton.

  
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