C'è a chi va bene e a chi no
Ary POV
Il lunedì mattina era sempre tragico.
Ma speravo di rivedere Edo sulla porta ad aspettarmi.
La Ila non era dell’umore di ridere e scherzare, ma nonostante tutto lo faceva.
Quanto era scema quella donna, non si poteva nemmeno quantificare.
Arrivammo a scuola.
La Ila ad un certo punto, sbiancò.
-Mi sa che è la macchina di Simo.
Scese una ragazza e la macchina ripartì.
Lei riprese colore.
-E se entrassi da qui oggi?
-Non ci sarà, Ila. Tranquilla.
Manco a farlo apposta. Ce li ritrovammo ad aspettarci al solito posto.
-Ciao Ary. Ciao Ila. – ci salutò Edo
-Ciao Edo. Io vado in su. Tu rimani pure se vuoi. – disse rivolta verso di me.
Non aveva degnato di uno sguardo Simo.
-Ciao Simo. – lo salutai.
-Ciao. – mi fece un piccolo sorriso.
Lo vidi dirigersi verso le scale.
-Finalmente soli.
Mi fece Edo sorridendomi.
-Che stronzo. Il tuo migliore amico soffre e tu sei felice. – dissi ironica
-Se l’è voluta lui. Non è colpa mia, non è colpa tua, non è colpa della Ila. È solo colpa sua. Non so cosa farci. Non so più cosa dirgli. Adesso ne pagherà le conseguenze, come tutti quelli che fanno un errore.
-Si, ma….- ok, non riuscivo a replicare. Se l’era voluta lui. quanto mi sarebbe piaciuto aiutarlo.
-Non essere triste.
-Mi dispiace.
-Anche a me davvero. Ma deve cercare di risolverle lui le cose, adesso. Noi abbiamo cercato di aiutarlo, ha rovinato le cose? Bene, adesso si arrangia.
Lo vidi scendere dalle scale.
-Che è successo? – chiesi io guardando la sua faccia. Era a pezzi.
-Non mi ha rivolto parola. Continuavo a parlarle, ma faceva finta di non ascoltarmi. Alla fine me ne sono andato dicendole “Tanto torno”
-Ha fatto bene cazzo. Sei stato tu il coglione, tu che hai rovinato tutto. E ti aspetti che ti accolga a braccia aperte? Povero illuso. – Edo era stato diretto e tagliente.
-Basto già io a ricordarmi quanto sono stato coglione, non servi anche tu. E poi non rompere i coglioni a me, se tu sei a posto tranquillo, felice e ti sei trovato una ragazza che non è….
-A volte stronza, che ama provocare, che non si lascia mettere i piedi in testa e che ti dice le cose come stanno.- conclusi la sua frase, arrossendo.
-Esatto.
-Be, non pensare che io non sia così. Sono solo leggermente più timida e non pensare che lei non lo sia. Lo è e anche tanto, solo che nasconde la sua timidezza con il suo carattere aperto.
-Lei timida? Non ci credo neanche se mi paghi.
-Credici. Quando diventa rossa non è solo perché è in imbarazzo, ma anche perché è timida. So davvero che non sembra, ma è timida. E devi prepararti, quelle volte che l’hai vista incazzata, non era arrabbiata sul serio. Era solo una leggera rabbia. Quando si incazza sul serio fa paura.
-Non mi sembra troppo buona.
-Oh si. Eccome se lo è. Buona, sopporta tutti, anche quando dovrebbe mandarli a fanculo. Resiste, resiste, poi scoppia.
-Me la saluti? Io vado in macchina.
-Certo.- gli sorrisi.
-Non dovresti aiutarlo.- mi disse Edo guardandomi negli occhi, quando Simo ormai era lontano.
-Non l’ho aiutato. Ho solo cercato di fargli capire com’è.
-Peggiori le cose così.
-Può darsi, ma così capirà davvero se gli interessa e soprattutto quanto gli interessa. Sono sicura che quando capirà cosa deve fare, lo farà.
-Dio, come sei saggia. – mi prese per i fianchi e mi abbracciò
Quel contatto improvviso, mi aveva fatto diventare rossa.
-Non volevo imbarazzarti. - mi disse guardandomi dall’alto.
-Non mi hai imbarazzato. È solo che non me l’aspettavo, tutto qui.
-Sono felice di averti conosciuto, davvero. Noi che non sopportiamo le discoteche ci siamo incontrati in una discoteca.
-È davvero il colmo.
Cominciammo a ridere.
-Ma guardarli che cariniiiii.-
-Ciao Fede.- dicemmo in coro io ed Edo.
-Buongiorno e gli altri due? Sono ancora su abbracciati al calorifero?
-Eh magari. No, Simo è in macchina la Ila è in classe.
-Cos’è successo?
-Penso che ti spiegherà.
-Mi comincerò a mettere la super tuta anti-pianto.
-Perché?- chiese Edo.
-Piangerà. – dicemmo in coro io e la Fede.
-Ah. Davvero?
-Molto probabile. – risposi io.
-Niente io vado in su. Ciao ragazzi.
-Ciao.- dicemmo in coro.
-Senti, pianti di dire le frasi insieme a me? – gli dissi io.
-E se non la piantassi?
-Mi vendicherei.
-E come?
-Sinceramente……non ne ho la più pallida idea.- io cominciai a ridere seguita da lui.
-Volevi per caso imitare la Ila?
-Si, ma ho come l’impressione che non ci sia riuscita molto bene.
-Be, lei può permetterselo. Tu no.
-Grazie è. – ero profondamente offesa da questa affermazione.
-Ma non nel senso che intendi tu scema, in senso che lei sa farlo. Sa giocare, ha la battutina pronta. Tu no. Però mi piaci lo stesso.
Appoggio la mano sulla mia guancia. Era calda, morbida, l’unico contatto freddo che avevo era con i suoi anelli, che adoravo.
Ci stavamo guardando fissi negli occhi.
-Mi sa che è meglio che vada.- gli dissi io di mala voglia. Stavo così bene con una sua mano sui miei fianchi e l’altra sulla mia guancia.
-Ok, ci sentiamo. – mi diede un bacio sull’angolo delle labbra.
Era stato bellissimo, dolce, leggero. So che non era un bacio vero, ma a me sembrava già tanto. Stavo cominciando a perdere la testa.
Cominciando? Ormai l’avevo persa. E non mi preoccupavo minimamente di quello che lui poteva fare mentre io non ero con lui, mi fidavo lo conoscevo e sapevo che non l’avrebbe mai fatto, se fosse potuto succedere qualcosa con un’altra lui me lo avrebbe detto. Lui non era Simo. Lui era Edo. E per fortuna aggiungerei.
Ila POV
Lo avevo appena visto. Non capivo più niente. Volevo stare con lui, sentivo il bisogno di stare con lui.
Il mio corpo sentiva il bisogno di un contatto con il suo.
Ma non potevo, non potevo lasciarmi illudere ancora un po’.
Stavo per mettermi a piangere, quando qualcuno mi chiamò.
-Ila.- era lui.
Non mi girai, non gli risposi. Non lo guardai, perché sapevo che se lo avessi guardato, gli avrei parlato, ci avrei fatto pace. Avrei sorvolato su tutto e fatto finta di niente. Era in parte a me.
-Ti prego, parlami insieme.
Eravamo al mio piano.
-Ciao Ila.- mi salutò una compagna di classe della Ary.
-Ciao. – dissi facendo un sorriso.
-Mi dispiace, sul serio. Non sarei qua se non ci tenessi, non verrei a parlare con te. A quale scopo dovrei venire?
C’era Mattia al calorifero con la sua morosa. Che vadano a fanculo pure loro.
-Ciao Ila.- mi salutò Mattia.
-Ciao.- feci un sorriso anche a lui, tanto per fare ancora di più la stronza.
Entrai in classe.
-Non sarei venuto qua, avrei dormito stanotte se non mi fregasse niente, ma mi dispiace sul serio. Ti ho spiegato cosa è successo e perché.
Ah be. Certo per lui scoparsi un’altra mentre pensava a me era una motivazione valida. Si, come no povero illuso.
-Ila, non puoi non parlarmi per sempre.
Uscii, seguita da lui.
-Che cazzo devo fare per farmi perdonare? Dimmelo, ti giuro. Faccio qualsiasi cosa.
Qualsiasi cosa? Non provocarmi.
-Anche se me ne vado adesso, non vuol dire che rinuncio. Tanto torno.
Oddio, tornava. No, ti prego non tornare. Non riuscirei a sopportare la tua voce rotta in quel modo dall’agitazione non potrei sopportarlo.
Mi misi al calorifero dove il sabato eravamo seduti io e lui, mi sedetti.
E cominciai a piangere.
- Ila. Cos’è successo?- mi chiese Mattia sedendosi vicino a me.
- Niente che ti debba interessare. – dissi piangendo. – Torna dalla tua Veronica non ho bisogno del tuo aiuto.
- Ma io voglio dartelo. Se tu soffri, soffro anch’io.
Cominciai a ridere.
-è una cagata lo sai vero?
-Io non ho dimenticato quel bacio. - mi disse nell’orecchio.
-ma intanto sei ancora assieme alla Veronica.
-Lo sai che io aspetto solo te.
-Stando insieme ad un’altra.
-No, per la verità ci siamo lasciati. Lo stesso giorno che ti ho baciato.
-Ah.
-Mi vuoi spiegare cosa è successo? Perché c’era qua l’amico di Edo?
-Ti ho detto niente di importante.
-Non piangeresti.
-Mi vuoi fare un piacere?
-Certo.
-Vattene.
In quel momento arrivò la Fede. Mi vide piangere.
-Mi spieghi cos’è successo?
Cominciai a singhiozzare.
-Metto giù la roba e arrivo.
Annuii.
Pochi secondi dopo era seduta in parte a me.
Mi abbracciò.
-Tranquilla. Passerà anche questa. Le hai sempre superate. Adesso racconta.
-Sai, che sabato era qua e poi è venuto a prendermi, no??
-Si.
-Quando Edo ti ha accompagnato fino a casa, diciamo, Simo ha cominciato a baciarmi sul collo, ci stavamo spingendo oltre. L’ho fermato, dicendogli cose che sinceramente non ricordo. Ieri io e la Ary siamo andate al cinema e incontriamo loro. Prendiamo i biglietti insieme, Simo mi paga i pop corn, passiamo tutto il film abbracciati. Stavamo uscendo dalla sala, quando una tipa fissa Simo e poi gli dice che la sera prima gli era piaciuto, ma che si aspettava di trovarlo la mattina quando si era svegliata. Ci era andato a letto ti rendi conto? Sono uscita.
-Sotto il diluvio che c’era ieri?
-Si, piangevo. Arriva lui e comincia a dirmi che mentre scopava lei immaginava di farlo con me, di sentire le mie labbra, il mio profumo, la mia schiena. Io gli ho risposto che si era dimostrato esattamente uguale a tutti gli altri. Poi mi ha pure detto che aveva voglia di farlo con me, anche in quel momento. Cioè aveva scopato una tipa mentre pensava a me. Non è la stessa cosa trombarsi un’altra o me. Io non sono l’altra io sono io, cazzo.- cominciai ancora a singhiozzare – stamattina è venuto a parlarmi, ma non gli ho rivolto parola, non l’ho nemmeno guardato. Sapevo che se lo avessi guardato, avrei ricominciato a parlargli e avrei sorvolato sulla cosa. Ma non posso sorvolare. Feci silenzio.
Dopo un po’ ricominciai a parlare.
-Mi aveva detto che non era come gli altri. Cazzo, ma perché tutti devono dirmi così e poi immancabilmente mi trattano come gli altri?
-Cosa hai fatto con lui?- era la voce di Mattia sulla porta della sua classe.
-Non sono cazzi tuoi.
-Si, che lo sono.
-E come mai?
-Perché io ti amo, non voglio che quello stronzo ti abbia fatto qualcosa.
-Cosa? – sbaglio o aveva appena detto che mi amava?
-Ti amo, ti ho sempre amato. L’unico problema è che l’ho capito solo adesso. Ho capito che ti amo quando ti ho visto in discoteca e mi hai detto che ti piacevo, quando ti ho visto parlare con Simo. Sentivo di essere geloso e poi ho capito di essere innamorato di te. Non voglio che quello stronzo abbia fatto qualcosa.
La campanella suonò.
-Io ti amavo. Non so se ti amo ancora, sono confusa.
Non capivo più niente, il mio interesse per Mattia non era scomparso, era stato solo accantonato da una parte, quando avevo capito che non potevo farci niente e che lui era insieme alla stronza. Poi è arrivato Simo, non ho mai creduto che tra di noi ci potesse essere qualcosa ed infatti stavo piangendo per un coglione.
Ma quando Mattia mi aveva detto Ti amo, mi si era aperto il cuore e si era riempito di felicità.
-Ti capisco. Sappi solo che ti amo.
E mi diede un piccolo bacio a stampo.
Non ero abituata al contatto con le sue labbra.
Mi sembrava diverso il bacio dalla prima volta. Mi sembrava più…boh forse…non mi stava dando le stesse emozioni.
Ma no ero solo confusa. Sicuramente era così.