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Autore: Naomily    24/05/2010    19 recensioni
[...] "Il punto è che Andrea è nel suo letto."
"Se è nel suo letto." Precisò Allegra.
"E' nel mio letto!" esclamai io, offesa perchè non mi credeva.
"E com'è?" chiese Christinne, tutta curiosa.
"Ubriaco."
"Fico!" esclamò lei.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccoci all'ultimo capitolo. Alla fine di questa storia. Oddio, quasi non ci credo.
Vorrei ringraziarvi. A ognuno di voi, che ha letto, recensito e seguito questa storia. 
Grazie di cuore. Senza di voi credo che non l'avrei mandata avanti. 
Come ben sapete c'è un seguito. Si chiamerà: Situations; A New Life. - cinque anni dopo.
Ho già quasi pronto il primo capitolo quindi entro qualche giorno riuscirò a postarlo. Per chi volesse seguire anche il seguito.. ditemelo così appena posto il primo capitolo vi avvisoo.. (:
Baci.. è GRAZIE ancora. <3

P.S. La canzone che compare nel capitolo è Broken-Lifehouse. Ascoltatela mentre leggete il capitolo, se volete. Mi ha aiutata a scriverlo. (:

16.
Broken.

 

The broken clock is a comfort, it helps me sleep tonight
Maybe it can stop tomorrow from stealing all my time
I am here still waiting though I still have my doubts
I am damaged at best, like you’ve already figured out.

 Mi svegliai e cercai subito Andrea. Mi girai velocemente e notai che il posto sul letto accanto a me era vuoto. Allora tentai di alzarmi, mentre tutto intorno a me cominciava a starmi stretto. Mi resi conto di aver paura, tanta paura, troppa.
Il mio cuore impazzì completamente e mi accasciai a terra.
Cominciai a tremare e sudare freddo. Sentivo di dover urlare, ma non ritrovavo la voce.
Poi Andrea mi venne accanto (da dove fosse uscito non ne avevo la minima idea) e mi abbracciò.
“Hai paura, amore?” lo sentii sorridere e ridere. Pronunciò quella parola con ironia, ridendoci su. Ma io continuai ad abbracciarlo e dirgli quanto lo amavo. Lui mi stringeva, ma nel suo abbracciò non c’era amore. Non c’era niente nel suo corpo. Poi si squarciò e rimase solo il cuore. Un grande e nero cuore. Nero. Come la pece. Nero. E batteva nelle mie mani. Nelle mie mani.
Poi smise di battere e allora urlai. Forte. Fortissimo. Sentii le mie corde vocali che faticavano. Poi anche il mio cuore smise di battere. Smisi di urlare e iniziai a stringere quel cuore ormai morto. Il sangue mi sporcò le mani e il pigiama bianco e io ne provai gioia.
Poi mi pulii sul muro, dove rimasero le impronte. Alzai il viso quando avvertii una presenza. Mattia mi sorrideva dall’alto e gli sorrisi
anche io. Così mi alzai e lo abbracciai.
“Hai paura, amore?” sussurrò e rise. Io mi allontanai con una spinta e lui mi sorrise, senza però guardarmi veramente.
Allora mi guardai le mani e realizzai di essere sporca di sangue. Provai a gridare ma non ci riuscii, così mi lasciai scivolare a terra, senza smettere di urlare, anche se non usciva alcun suono dalla mia bocca.
“Jade!” Matt urlò e mi guardò con odio, mentre anche lui si divideva in mille pezzi.
“Jade! Jade!”

“No! No, scusa! Scusami! Scusatemi! Non volevo.. io.. io non volevo..” iniziai a gridare, a scusarmi.
“JADE!” allora aprii gli occhi e Matt mi guardava preoccupato. Mi teneva le mani ferme e respirava con fatica.
“Matt!” lo abbracciai forte, sollevata di sapere che non fosse reale niente.
“Jade!” anche Andrea mi venne vicino e mi abbracciò. Mattia si allontanò a parlare con il dottore, anche se continuava a tenermi d’occhio dal fondo della stanza.
Andrea mi accarezzò i capelli e mi baciò la testa. “Ho paura, Andre.. ho paura..” bisbigliai, piangendo.
Hai paura, amore?” sentii il suo abbraccio diventare più intenso e mi sorrise tra i capelli. Mi sentii mancare il fiato, ma Andrea non mi permise di allontanarmi per potermi riprendere. “Non devi aver paura. Non devi, amore. Shh.” Mi consolò e mi sussurrò parole dolci per un po’. Finchè Davide entrò velocemente e andò a dare dei fogli al suo capo.
“oh, grazie Davide.”
“Dovevate ascoltarmi, capo. Tutti voi dovevate darmi ascolto.” Davide si arrabbiò e mi guardò per un istante. Poi scosse la testa e uscì
dalla stanza, sbattendo la porta.
Il Dottore lesse velocemente, poi si tolse gli occhiali e si passò una mano tra i capelli.
"Che succede?” bisbigliò Mattia. Il Dottore scosse il capo e si sedette.

 I’m falling apart, I’m barely breathing
With a broken heart that’s still beating
In the pain there is healing
In your name I find meaning
So I’m holdin’ on, I’m holdin’ on, I’m holdin’ on
I’m barely holdin’ on to you.

 

“Cosa sta succedendo?” domandai, guardando prima Andrea, poi mio fratello e infine il dottore.
“Tanti auguri a te, tanti auguri a te!” Christinne e Allegra entrarono nella stanza con un’enorme torta in mano. Sorridevano.
Ma non continuarono, la tensione sul mio volto e su quello degli altri le bloccò. Poi entrarono anche Alex e Marco, ridendo, ma anche loro smisero presto.
“Cosa diamine sta succedendo?!” urlai, non riuscendo più a trattenermi.
“Abbiamo i risultati.” Disse semplicemento il signore in camicia bianca. “Cosa?” riuscii a bisbigliare.
“Parli, dannazione!” gridò Mattia.
Allegra e Christinne si avvicinarono a me e si sedettero una in braccio all’altra perchè c’era solo un posto.
Andrea si allontanò da me e si passò una mano tra i capelli. Si appoggiò al muro e io rimasi sola, in quel letto.
“Ritorno tra venti minuti.” E il dottore se ne andò, senza guardare nessuno.
“Che succede?” disse infine Christinne, alzandosi.
“Non so.” Bisbigliai io, piano.
“Io.. io esco un attimo.” Guardai Andrea e annuii. Non ci feci caso in quel momento, ma notai una luce diversa e nuova negli occhi di Andrea.

“Gente, io dovrei andare. Sono venuto solo per farti gli auguri, neo-diciottenne!” Marco mi sorrise in quel modo dolce che solo lui sapeva fare e mi baciò una guancia. Capii senza troppi sforzi che stava tentando di distrarmi da quei fogli che il dottore aveva guardato sorpreso.
“Diglielo! Avanti!” bisbigliò Christinne, guardando il fidanzato.
Marco sbuffò. “Quando starai bene, al più presto, verrai a un nostro concerto. Hai i biglietti già prenotati.”
“Certo, ma.. aspetta.. concerto?!” mormorai confusa, senza capisci granché. Tentai di mettermi più comoda, ma mi resi conto di non riuscire a muovere le gambe. Non lo dissi ai miei amici. Era un dolore mio. Mio e basta.
“Abbiamo il contratto!” Marco sorrise, contentissimo di poterlo dire a qualcuno. “E presto faremo il nostro primo concerto!” continuò, eccitato. Christinne lo guardò e lessi nei suoi occhi orgoglio e ammirazione. Amava Marco. Glielo si leggeva in faccia.

Allegra si alzò e mi baciò la fronte. “Scusa tesoro, devo davvero andare. Ho una visita tra un quarto d’ora.” E indicò il suo pancione. Quanti mesi aveva? In quell’ospedale si perdeva il conto di qualsiasi cosa. “Ma torno appena posso, promesso.” Si affrettò ad aggiungere. Poi uscì.
“Vado anche io. Dai, Jade, rimettiti in sesto. A scuola ci manchi.” Marco agitò la mano in segno di saluto e uscì.
“Jade,” iniziò Christinne, guardandomi. Evitai i suoi occhi. “non devi preoccuparti. Non è niente di grave, vedrai.”
Alla fine sospirai e annuii. Quella ragazza mi leggeva dentro.
“Sì, sono d’accordo con Chris. Ora vedi di mangiare questa dannata torta. Sai quanto ci ho messo per mettrla a posto?!” mi rimproverò Alex, e io risi. Notai Mattia che aveva chiuso gli occhi e sembrava dormisse sulla poltrona.
I miei amici avevano ragione. Avrei dovuto essere forte e pensare positivo. Ma non c’era niente di positivo in quella situazione. Sapevo di non essere in grado di stare allegra e far contenti loro, perchè qualcosa dentro di me mi diceva che quella non era una situazione facile. Ne ero consapevole, anche se non volevo accettarlo.

 The broken locks were a warning you got inside my head
I tried my best to be guarded, I’m an open book instead
I still see your reflection inside of my eyes
That are looking for purpose, they’re still looking for life

“Svegliati, bellezza.” Davide mi fece sobbalzare, quando mi tolse le coperte. Sentii subito freddo.
“Che diavolo..” imprecai e sbuffai.
“Alzati dai.” Non aveva il solito sorrisone sul viso ed evitava di guardarmi in faccia.
“Non.. non riesco.. a..”
“lo so, lo so. Ma devi continuare a lottare, Jade. Adesso prova di nuovo a muovere le gambe. Vedrai che ci riuscirai.” Mi sorrise per incoraggiarmi e io ascoltai il suo consiglio.

Pian piano riacquistai l’uso delle gambe e mi ritrovai in piedi, barcollante. L’infermiere mi sostenne e mi aiutò a ritrovare l’equilibrio.
“Adesso andiamo a fare un giro, ok?” bisbigliò e continuò a sostenermi. “Piano, piano.”
“E’.. qualcosa.. qualcosa di grave, vero?” dissi all’improvviso, facendolo rimanere di stucco. Mi guardò un attimo e poi riprese a camminare.
“Rispondimi!” gridai, allontanandomi da lui.
“Sì. Sì. Sei contenta ora?” gridò anche lui e poi riprese a camminare. “Senti, siediti. Vado a prendere qualcosa da bere, ok?”
Annuii e mi sedetti su una di quelle poltroncine. Poi nel silenzio di quel posto sentii la voce di mia madre farsi sempre più alta. E
poi Mattia urlò.

Mi avvicinai a quella piccola sala, dove i parenti dei malati stavano. Mi appoggiai al muro, mentre cintinuai ad ascoltare.
“E’ evidente che non sia una cosa da prendere alla leggera. È rimasto nascosto ai nostri macchinari, quindi non sarà semplice rimuoverlo. E si è espanso molto, mentre noi tentavamo di scoprirlo.”
Mi feci più attenta.  Mia madre piangeva, appoggiata a papà. Mattia si copriva il viso con le mani e qualche volta si puliva gli occhi. non capii se erano lacrime quelle che tentava di nascondere.

“Mi sta dicendo.. lei mi sta dicendo che mia figlia ha quella cosa.. quella.. insomma.. ce l’ha nella testa e lei l’ha scoperto solo adesso?” mio padre urlò, acceccato dalla rabbia e dal dolore. Io non capivo. Di cosa stessero parlando. Mi giungevano come frasi sconnesse. Ma allo stesso tempo ero consapevole che fosse qualcosa che mi riguardava e che fosse grave.
“Sì, signore. Sua figlia ha un tumore al cervelletto.” Sgranai gli occhi e caddi in ginocchio.
“Ma che diavolo... Jade!” la braccia dell’infermiere mi circondarono e mi alzarono da terra. I tre si girarono verso di me. Mattia sgranò gli occhi e si alzò di corsa. Si avvicinò e mi prese in braccio.
“Ho.. io ho.. un tumore?” balbettai, senza rivolgermi a qualcuno in particolare.
“Alziamola! Così. Ora portiamola di là, nella sua stanza.” Davide dava indicazioni e ordini a Mattia e a mio padre. Vidi mia madre asciugarsi gli occhi gonfi e rossi.
"Mamma..” bisbigliai, prima di chiudere gli occhi e perdere coscienza.

 I’m hanging on another day just to see what you will throw my way
And I’m hanging on to the words you say
You said that I will be ok

 
Ecco. Ecco. Così, ragazzi. Piano!” aprii di colpo gli occhi e mi alzai, ma una mano mi tenne ferma e mi obbligò a rimanere distesa. Cominciai a tossire e ad agitarmi. Il cuore sembrava impazzito.
“A.. Andrea! Lasciatemi!” e continuavo a tossire e tossire. Ed era un liquido rosso. Rosso. Non ci feci caso.
“Jade! Jade!” urlò e tese la mano per afferrarla alla mia. Evitò i miei occhi.
“Se io muoio, tu vieni con me?” gli domandai, bisognosa di sentire una risposta. Vidi i suoi occhi aggirarsi intorno alla mia figura e la sua bocca tacere.

Iniziai a singhiozzare. “Vieni con me, Andrea?” sussurrai e lui alzò di colpo gli occhi e li legò ai miei. Stette zitto. Poi un sapore strano mi invase la bocca e mi venne da vomitare, mentre tutto intorno a me si muoveva. Le persone. C’era Davide. Davide che si agitava e correva qua e là, con una mascherina sul viso. Riconobbi anche il dottore, che indossava la stessa mascherina dell’infermiere.
Poi Andrea mi lasciò la mano e girò la testa. In quel momento cominciai a sentire il mio corpo dividersi in tanti pezzi. E faceva male, così urlai. Urlai con tutto il fiato che avevo, pensando che questo avesse potuto porre fine a quella tortura. Qualcuno mi tenne ferma, mentre il mio corpo impazziva.
“Tranquilla, Jade. Adesso lo togliamo. Adesso lo togliamo.” Il dottore era sudato e parlava con voce tremante. Ciò non mi tranquillizzava per niente.
Afferrai una mano. Non so a chi appartenesse. So solo che era calda e che mi afferrava dolcemente. Poi girai il viso dall’altra parte e vidi gli occhi umidi di Mattia. Se li asciugò. Poi mosse le labbra. Ti amo.  Mattia mi amava. Avrei tanto voluto sorridergli ed abbracciarlo.
“Tieni duro, bellezza. Tieni duro, cazzo!”
Bisbigliai qualcosa e poi smisi di pensare, di udire, di respirare.

 The broken lights on the freeway left me here alone
I may have lost my way now, haven’t forgotten my way home.

   
 
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