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Autore: Invader_from_Hell    16/11/2003    1 recensioni
Eccoci dunque.. 6° capitolo raggiunto.. ma ne verranno altri! Angst, introspettivo... Amore, e adesso odio? E' possibile odiare al punto di amare? Io non lo so.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo #3

" I mille volti dell’Apoteosi"

  • vuoi sbrigarti Adam?- disse Tom spazientito incrociando le braccia al petto e rivolgendo uno sguardo assassino al ragazzo che non si decideva a ripartire.
  • Uffa Tom, che ti costa aspettare un attimo! Devo solo fare un segno!- rispose Adam senza distogliere lo sguardo da quello che stava facendo.
  • Te lo dico io, tu sei pazzo!- sbottò Tom riassettandosi i capelli in balia del vento.
  • No, io dico che sei tu pazzo a seguirmi!- rispose Adam sempre attento al suo lavoro.
  • Poco ma sicuro!- rispose Tom alzando lo sguardo verso il cielo.
  • Cosa guardi?- chiese Adam soffiando sulla corteccia dell’albero.
  • Non si vede? Il cielo!- rispose Tom sempre più spazientito.
  • Oh…- fu la risposta un po’ mortificata di Adam, infondo gli dispiaceva far aspettare l’amico.

Una folata di vento più forte delle precedenti si levò sollevando un sacchetto di plastica che giaceva nei pressi di un cestino della spazzatura.

Tom lo osservò alzarsi in volo, assumendo forme bizzarre, simili a quelle di una nuvola, ma più stabili e rigide. Una nuvola sintetica gonfia d’aria.

Il sacchetto si impigliò sulla testa di Adam, che tuttavia sembrò non accorgersene e continuò imperterrito il suo lavoro.

  • ma cazzo, sei proprio un idiota!- lo rimbeccò Tom avvicinandosi a lui.
  • No, sono solo concentrato!" rispose Adam un po’ seccato.
  • Lo sai che sta diventando un’ossessione??- disse Tom. Dalla sua voce faceva intenzionalmente trasparire un velo di profonda apprensione per lo stato in cui navigava il suo amico.
  • Tom, è sempre stata un’ossessione!- eruppe Adam violentemente.

Imbarazzante silenzio.

  • ehm.. scusami dai… non volevo alzare la voce…- si scusò Adam, aveva esagerato.

Tom rimase in silenzio.

  • ok, ma almeno dimmi che senso ha tutto questo! Ti prego, io lo vorrei sapere…- esclamò Tom sull’orlo della disperazione.
  • Ma cosa vuoi che ne sappia pure io… è così… stop!- rispose Adam secco.

Si alzò, così fu finalmente visibile quello che stava facendo.

Sul grande acero che si innalzava davanti a lui stava la prova del suo passaggio: Adam aveva inciso il suo nome e la data a grandi caratteri.

Il vento non accennava a diminuire, però stava lentamente cambiando direzione. Dalla collina la Città sembrava solamente una grande distesa di sofferenza grigio-nera, tendente al marroncino.

Tom, inorridito, alzò gli occhi al cielo e iniziò a cantare il ritornello di una canzone…

  • Don’t wait for the sun, it could turn black anyday… I’ve lost my head in the clouds…-

Anche Adam alzò lo sguardo, cavolo che spettacolo! Il cielo era limpido, ma una grandissima nuvola ne occupava la parte centrale. I due la osservarono meglio. Quante cose può dire una nuvola…

  • tu la testa l’hai lasciata lassù… e io che sono andato a riprendertela ci ho lasciato pure la mia!- disse Tom ridacchiando.

Adam sorrise. Era fantastica la sensazione del sorridere, un calore immenso che ti invade e ti appaga così tanto, anche quando il mondo ti sta schiacciando.

  • grazie Tom, probabilmente a questo punto ti devo la vita…- disse Tom, neanche poi tanto scherzando.
  • E allora, me lo dici che succede?- disse Tom sedendosi vicino a lui contro l’albero.

Adam nascose la faccia tra le ginocchia.

  • Io ho paura… ci credi?- all’improvviso il ragazzo spavaldo e sicuro di sé era diventato un cuccioletto impaurito.
  • direi che è normale… però vorrei sapere di cosa…- rispose Tom guardando negli occhi quel bambino spaurito che sedeva accanto a lui.
  • … di essere… dimenticato….- esplose finalmente Adam, qualche lacrima gli rigava il volto.

La distesa erbosa davanti all’acero fu spazzata da un soffio di vento, che non risparmiò neppure i capelli dei due ragazzi.

  • certo che sei proprio impossibile tu!- disse Tom adagiandosi sull’erba fresca.

Adam non rispondeva.

La sua mente era occupata da troppi pensieri perché lui potesse rispondere

Mai sfidare il tristo mietitore! Siamo solo uomini, come possiamo sperare di corrompere il fato? Sopravvivere spiritualmente alla morte? Già, ma a quale prezzo? Un’idealizzazione della propria immagine non è certo meglio di una morte anonima e fredda. Sopravvivere all’eternità, non con il corpo, ma almeno con la propria presenza!

L’essere ricordati! Condurre una vita in pole-position, superando tutti in tutto, vivendo nel continuo bisogno di eccellere senza preoccuparsi della felicità. Tutto questo per mettere il nostro nome nella bocca dei posteri, diventare grandi uomini per il piacere dell’immortalità spirituale. Niente da fare. Arriverà un tempo in cui anche i filosofi greci saranno dimenticati, tale sarà la fine degli uomini. Una fine meritata e giusta.

Adam voleva stampare il suo nome a caratteri cubitali nelle pagine della memoria umana.

Perché? Perché essere ricordati? Perché questo grande bisogno di durare in eterno?

Perché la morte fa paura. Il tristo mietitore non risparmia nessuno. Non rimandate mai, se dovete morire oggi, fatelo.

Adam, hai paura di morire! Ammettilo!

Ti vedo sai? Vedo quella goccia di sudore che ti sta scendendo dalla tempia! Finirà sul tuo collo e da lì sul tuo petto. E arrivata lì sarà ghiaccia, sentendola il tuo cuore batterà più forte, lo sentirai affossarsi nei visceri e salire in gola. Saprai di avere paura! E cosa farai? Non puoi scappare dalla tua mente che ha capito prima di te, essa ti segue sempre, tu ti sentirai soffocato, nauseato, forse vomiterai!

Hai paura di scomparire! Tu sai che dopo la tua morte non avrai più la coscienza di te stesso, non sognerai neppure, sarai vuoto e nero. Però non soffrirai, davvero.

Non sentirai nulla. Né dolori né felicità. Siamo fortunati a morire, Adam.

Però ugualmente lasci segni della tua presenza su questo mondo. Oh Adam, sapessi quanto sei sventurato.

Tu speri di vivere nei discorsi delle persone che lascerai.

Tu brami una grandezza tale da essere ricordata nei libri, nelle sculture, nei dipinti e nelle canzoni.

Povera creatura.

  • Adam, io forse non sarò così intelligente come te, ma vorrei dirti una cosa. Secondo me le tue sono solo inutili seghe mentali, e stavolta tu non hai capito davvero un cazzo.- Tom sorrise, e Adam si sentì tutto ad un tratto sicuro, felice per qualcosa che doveva ancora avvenire.
  • Tutti dobbiamo morire Adam, e prima o poi saremo dimenticati da tutti. Ma se credi che eccellere sia il modo giusto per essere ricordato, sei proprio un cretino-

Silenzio.

  • in questa vita succedono troppe cose, lo so.. ma noi dobbiamo godercela. Pensa ad essere felice. Dai, sei una persona fantastica e hai così tanto da offrire agli altri. Vedi, mi piace pensare che i legami che creiamo in questa vita non finiscano con la morte. L’amore, le amicizie, sono patti eterni… e io credo che se in punto di morte, pensando alla nostra vita, ci rendiamo conto di esserci goduti al massimo gli amici e di aver trovato il vero amore… beh cazzo, io credo che se morissi con questo pensiero sarei felice. E non me ne importerebbe una sega di essere ricordato!-

Adam smise di singhiozzare e guardò Tom. Stava fissando il cielo, come se tentasse di captare messaggi…

  • Adam, noi viviamo per sempre nelle promesse, nelle parole, nell’eternità! Io credo che.. l’eternità sia la nostra vita stessa! La morte non ci cancellerà, perché siamo fatti di promesse e aria! mi spieghi come minchia fa la morte a uccidere una promessa?-

Adam sorrise.

  • Ci penserò, almeno ci penserò-

Tom abbassò lo sguardo sconsolato. Tuttavia Adam non era un caso irrecuperabile, solo il classico esempio di silenziosa autocelebrazione. Non poteva fare a meno di preoccuparsi per lui. Lo vedeva già morto nei suoi discorsi, ma negli occhi forse quel giorno si era riacceso il lume della ragione e del buonsenso. Troppe riflessioni finiscono per rendere anche te un dilemma filosofico, un algoritmo misterioso.

Adam forse aveva già capito. Forse.

Abissi dell’Infinito, nascondete l’umiliazione di oggi.

  
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