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Autore: Lady Amber    25/05/2010    3 recensioni
TOS - La giornata inizia per il verso storto quando Nyota trova sotto il suo letto un ronzante tribble dalla vaporosa pelliccia bianca...ma le stranezze non finiscono qui: ben presto la ragazza scoprirà che anche i suoi compagni di avventura hanno subìto una bizzarra trasformazione XD Personaggi un po' OOC, ma mi sembra inevitabile per una storia come questa...
Genere: Demenziale, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nyota Uhura
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Messaggio dell’autrice: Wow, questo è il mio primo tentativo in assoluto di scrivere una fan fiction…sono davvero emozionata >///< Vi prego di lasciare un commentino perchè ho un disperato bisogno di consigli per sapere cosa migliorare: quindi niente peli sulla lingua e siate sinceri, mi raccomando! *3*


BIP BIP BIP

Nyota  mugugnò contrariata, affondando ancora di più il viso nel cuscino.
Non può essere già mattina… pensò sgomenta mentre si raggomitolava stretta stretta sotto le coperte nel vano tentativo di ignorare la cruda realtà. Adesso chiudo gli occhi e me ne ritorno nel mondo dei sogni…

BIP BIP BIP

“E va bene…” sbottò, e cominciò a lottare per spingere via le coperte che ora l’avvolgevano come una seconda pelle. L’impresa, però, si stava rivelando più ardua del previsto.

BIP BIP BIP

“Okay okay, hai vinto… interrompere il programma!” biascicò mentre riusciva finalmente a liberarsi dagli ultimi residui di lenzuolo e controllava l’orario con gli occhi ancora pieni di sonno.

Secondo il suo piccolo orologio da comodino mancava niente meno che un’ora e mezza all’inizio del suo turno di lavoro in sala controllo. Il che voleva dire che per l’ennesima volta quel dannato aggeggio aveva modificato da solo il timer da lei impostato con tanta cura la sera precedente. Diavolo! Non farei neanche in tempo a riaddorment-

BIP BIP BIP

Ehi, ma allora non ci siamo proprio capiti! pensò irritata.
“Computer, interrompere immediatamente il programma!” disse con foga.
Fortuna che il tecnico doveva averlo aggiustato… Ricordava ancora il commento che quest’ultimo le aveva rivolto dopo aver esaminato la situazione: “Non si preoccupi tenente Uhura, non è niente di serio. Massimo un paio d’ore e glielo faccio tornare come nuovo!”
Sì come no… gran bel lavoro
, pensò scettica.

Sedette in silenzio qualche secondo sul bordo del letto per assicurarsi che questa volta l’ordine fosse stato eseguito correttamente e, soddisfatta dall’assenza di quel BIP alquanto snervante, si avviò stiracchiandosi come un gatto verso il bagno.

Chiederò a Scotty, pensò sbadigliando, lui saprà senz’altro rimetterlo a posto.


°°°°°°°°°°°°

Nyota approfittò dell’ora in più che il computer le aveva generosamente concesso per darsi una rinfrescata e lavarsi i capelli. Poi, una volta rientrata in camera, si vestì con infinita calma e dopo essersi sistemata l’uniforme, si legò i morbidi capelli neri nella lunga coda di cavallo che ormai la caratterizzava.

Fu solo dopo essersi chinata per infilarsi gli stivali che notò qualcosa di strano spuntare da sotto il letto: era una piccola pallina bianca e pelosa, parzialmente nascosta da un lembo della coperta gettata scompostamente sul materasso.

E quello cos’è?  si chiese incuriosita, avvicinandosi e scostando con cautela il copriletto. Rimase letteralmente a bocca aperta dallo stupore. Non poteva credere ai suoi occhi, o meglio, non voleva: di fronte a lei giaceva un tribble in carne ed ossa, ricoperto da una folta pelliccia vaporosa e accompagnato dal caratteristico ronfare rilassante.
La mente della ragazza impiegò qualche secondo a capacitarsi di quella terribile quanto inaspettata vista.

Come cavolo c’è finito questo coso in camera mia? pensò sgomenta. Scotty ci aveva assicurato di averli teletrasportati tutti sulla nave klingoniana, nessuno escluso!

Improvvisamente le balenò davanti agli occhi l’immagine di un Kirk letteralmente sommerso da quegli animaletti, al ricordo di quando, qualche tempo prima, l’Enterprise ne era stata infestata da cima a fondo. Non lo aveva mai visto tanto arrabbiato. Alla fine tutto si era risolto nel migliore dei modi, ma il capitano, ancora sull’orlo di una crisi di nervi, aveva minacciato la corte marziale per chiunque, in futuro, avesse osato portare anche solo uno di quegli innominabili esserini a bordo della nave. E ora chi è che ne trovava uno sotto il suo letto? Ma Nyota ovviamente! Proprio lei che, tra l’altro, era stata la diretta responsabile del precedente incidente-tribble.

Oddio, mi mangerà viva… pensò rabbrividendo al solo pensiero. D’altronde però non posso mica fare finta di niente e smollarlo libero in giro per la nave, sennò altro che allevamento! Ci ritroveremmo sommersi da questi batuffoli ronzanti nel giro di qualche ora! Sembrava che non ci fossero alternative: doveva immediatamente informare chi di dovere.

Ok, piccolo... Raccolse il tribble con estrema delicatezza, stando ben attenta a non schiacciarlo, e fece per alzarsi. Andiamo a fare una visitina al capitano…EHI!

Improvvisamente, l’animaletto incominciò a contorcersi violentemente tra le mani di Nyota che, colta alla sprovvista, lo lasciò andare con un gridolino di stupore. Il tribble cadde con un lieve tonfo sul pavimento e schizzò rotolando verso la porta, che si aprì con un leggero fischio lasciandolo passare indisturbato. Sconcertata, Nyota balzò subito in piedi e, inciampando goffamente negli stivali ancora mezzi slacciati, lo seguì a ruota fuori dalla camera…solo per trovarsi in un corridoio completamente vuoto.
In preda all’agitazione, girò freneticamente la testa a destra e a sinistra nel disperato tentativo di individuare l’ospite indesiderato. Niente da fare: il tribble sembrava essere scomparso nel nulla.

Ma è assurdo! pensò confusa. I tribble sono creature sedentarie che non riescono a muoversi neppure in caso di pericolo, è assolutamente impossibile che questo riesca addirittura a saltare! E poi sono sicurissima di aver bloccato la porta ieri sera, prima di andare a letto…

Con gli occhi chiusi, si passò nervosamente una mano sul viso e trasse un paio di profondi respiri, ripetendo mentalmente il mantra che Spock le aveva insegnato per combattere l’ansia. Purtroppo però la tecnica di rilassamento non stava sortendo l’effetto sperato. Sbuffò stizzita, e, saltellando impacciata sul posto, finì di sistemarsi gli stivali.

Adesso sì che sono nei guai… pensò mesta, mentre si avviava velocemente verso la sala controllo.  
   
 
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