Una giovane donna dai corti capelli rosso fuoco preparava la
sua roba nel cofano di un auto. I suoi lineamenti la descrivevano come una
splendida ragazza sulla trentina e la corporatura affermata e ben bilanciata
lasciavano intuire la sua ottima condizione fisica. In seguito giunse nel
garage un alto uomo dai capelli neri che rivolgendosi alla ragazza la invitò ad
avvicinarsi un attimo.
“Serah prima di partire credo che dovresti dare un’occhiata a
questo. E’ la pallottola che riposava graziosamente nella tua spalla”.
“Ah mi chiedevo quando l’avreste esaminata. Che cosa sei riuscito a scoprire?”
“E’ il proiettile di una rivoltella calibro 22. Ti è andata bene!”
“L’avrei potuto intuire anch’io maledizione.. fabbricazione? Armerie che la
vendono?”
“Nulla di tutto ciò ancora.. preferivo cominciare a lavorarci dopo la tua
partenza. Come sai.. quando mi sei intorno non riesco a concentrarmi”.
“Non mi sembra il momento Niel, comunque sia ok: io sono pronta a partire e
come vuole il grande capo vedrò di scoprire qualcosa in più sui progetti di
questa Madison Haker. Se mi andrà bene
al mio ritorno avrai il tuo campione, a presto”
Serah Bailey partì lasciandosi alle spalle il collega ed il
garage.
“Un laboratorio sottomarino a Manhattan.. sembra davvero qualcosa
di gigantesco tutta questa storia. E pensare che inizialmente pensavo fosse
un’altra fantasia del capo. I fascicoli che ho recuperato parlano però chiaro e
decodificando quei codici Niel ha ricavato delle coordinate. Astuta, molto
astuta questa Madison ma non troppo per noi”.
Qualche ora dopo, Serah raggiunse la destinazione segnata nel
suo GPS e seguendo le coordinate appuntatele dal collega giunse, con al collo
una lunga borsa, fin davanti una baia completamente deserta. La donna si
nascose dietro alcuni scogli e attendendo qui il calar del sole sperava in un
po’ di fortuna.
“Il messaggio in codice diceva alle 21:30.. bene attenderò
qui”.
Così dicendo caricò la sua beretta e appoggiatasi allo scoglio
rimanendo circospetta scrutava ogni cosa potesse sembrarle sospetta.
“Sono a diversi metri dalla strada e la spiaggia è
impraticabile. Anche il mare è molto sporco e non credo ci siano possibilità
che dei civili intralcino la missione. Tutto va per il meglio ma mancano ancora
gli interessati..”
Alle 21:36 circa alcuni uomini stavano percorrendo il ripido
sentiero che portava a quello spicchio di spiaggia e Serah aguzzò lo sguardo ed
aprì bene le orecchie:
“Allora, dove sarebbe questo maledetto ‘grande laboratorio’?”
“Sta zitto, stanno arrivando”
In quel momento un motoscafo fece salire i due uomini e a
tutta velocità si allontanò verso l’orizzonte. Serah sussultò e capendo di
essere sul punto di perdere le tracce di quelli che potevano essere gli uomini
che stava aspettando tirò fuori dalla borsa che aveva con sé un fucile ed un
lungo mirino. Con una maestria impressionante li assemblò in pochi secondi e
mirando al motoscafo già molto lontano pregò per un colpo preciso e diretto.
“Avanti bello, vai a casa eh?”
Il colpo partì ed il proiettile si andò a conficcare
silenziosamente sul bordo dello scafo. Era una micro-trasmittente che le
avrebbe permesso di seguire lo spostamento del veicolo marino dal suo GPS.
“Continua verso Nord-Est. Sarà meglio darsi una mossa!”
Serah risalì il sentiero e percorsa qualche decina di metri
raggiunse nuovamente la sua auto. Diede un’ultima occhiata al GPS e partì a
tutto gas verso il porto per noleggiare un motoscafo. Giunta, pagò
immediatamente la barca e partì velocemente verso il luogo indicato dalla sua
trasmittente. Qualche minuto dopo fu visibile in lontananza una nave di modeste
dimensioni e lo scafo dei due uomini seguiti.
“Saranno saliti in quella nave.., ok è il momento di entrare
realmente in azione: da adesso andrò a nuoto e con il rampino salirò dal loro
scafo alla nave. Forza!”
La giovane donna prese dalla sua borsa una High Standard
calibro .22 ed un lungo silenziatore sistemandoli in seguito dentro la sua
giacca. Successivamente la lanciò in mare in modo che affondasse e non
lasciasse alcun tipo di traccia. Si tuffò poi verso il motoscafo dei due uomini
e nuotando velocemente lo raggiunse in poco tempo. Salita agilmente a bordo
ispezionò il luogo ma come era facile supporre non vi era niente di
particolarmente utile. A questo punto non rimaneva che intrufolarsi nella nave,
sparò il rampino sulle grate del ponte e con l’agilità di un felino raggiunse
la poppa.
“Secondo le informazioni che ho recuperato durante la mia
ultima missione, il laboratorio di Madison Haker dovrebbe trovarsi sul fondo
dell’oceano di Manhattan.., questa nave potrebbe nasconderne l’entrata!”
Serah avanzò cauta e rimanendo nascosta all’ombra di alcuni
barili presenti nel ponte stava per raggiungere una porta che l’avrebbe
condotta all’interno della nave.
“Niente sorveglianza.., il che mi lascia perplessa. Forse sono
impegnati in qualche sorta di meeting o magari quei due sono direttamente
andati al laboratorio. Così non lo troverò mai, devo ispezionare le cabine”.
La donna strisciava lungo i muri ed evitando di incrociare il
personale in giro per la nave arrivò ad un lungo corridoio.
“Ecco alcune cabine. La nave è abbastanza piccola quindi non
avrò problemi ad esaminare tutte le stanze”.
Con l’uso di un grimaldello, Serah controllò la maggior parte
delle camere ma i risultati furono piuttosto scarsi, finchè al piano più basso
una porta senza serratura non suscitò i sospetti dell’infiltrata.
“E’ chiusa elettronicamente ed è sorvegliata da ben due
telecamere.., questa stanza nasconde senza dubbio qualcosa di interessante”.
Immediatamente dopo però le telecamere furono disattivate ed
un proiettile colpì di striscio il braccio destro di Serah. La ragazza non
perse neppure per un attimo la lucidità e rotolando all’indietro sistemò il
silenziatore alla sua pistola.
“Oh maledizione, non posso essere stata scoperta. Ho evitato
le telecamere, non c’erano civili e sono riuscita ad aggirare tutti gli addetti
ai lavori senza problemi. Chi diavolo è??”
Dall’altra parte del corridoio un uomo armato con una Colt
semiautomatica aveva appena tolto l’anello di sicurezza ad una granata
stordente.
“Rod abbiamo un terzo. Tra poco non nuocerà più!”
“Aspetta Kyle!!”
La granata esplose silenziosamente rilasciando nell’isolato
corridoio una luce devastante!.