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Autore: Meiko    01/09/2005    2 recensioni
E' nata per caso, e continuerà per caso, credo, questa storia che di base è Romantica, ma conoscendomi metterò anche del Dark e anche del Lemon, perciò siete avvisati. Non credo di poter descrivere in poche parole questa storia, perciò vi auguro una Buona Lettura ^_^
Genere: Romantico, Triste, Malinconico, Dark, Drammatico, Avventura, Sovrannaturale, Mistero, Introspettivo, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 4

La ricreazione di solito la passava fuori in giardino con le altre, ma stavolta l’idea di dover sopportare tutto quel fumo dell’intera scuola le fece venire una nausea tale che preferì restare in classe ad ascoltare la musica, era appoggiata con la testa sullo zaino, quasi cercando di prendere sonno.
No, stava davvero dormendo, quella notte non c’era riuscita.
Ancora una volta era successo, avevano litigato, di solito avevano degl’orari fissi, lo facevano soprattutto la sera, in camera loro, quando il nonno era andato a dormire da basso, in modo da non disturbarlo o peggio in modo che lui non si mettesse in mezzo a difendere la figlia, cosa che suo padre detestava.
Poi ieri sera avevano avuto una litigata silenziosa, di quelle in cui lei sembra non aver la voce per quanto parli a bassa voce, incazzata nera, mentre lui le rispondeva ad alta voce innervosito.
Lei aveva cercato di ascoltarsi la musica sul lettore, ma ogni tanto tendeva ad abbassare il volume, sperando che avessero finito per mettersi a dormire.
Erano andati avanti per ben due ore, alla fine lui spazientito era uscito di casa, mentre lei continuava a piangere, per poi chiamare l’uomo del mistero, come amaramente chiamava Rachele il tipo che spesso veniva a prendere sua madre.
Suo padre era convintissimo che fosse il suo amante, mentre lei negava tutto.
Era ridicolo, e la ragazza aveva perso ore di sonno, tanto che la lezione lei non l’aveva proprio sentita per la stanchezza.
La ragazza socchiuse gli occhi, guardando per vedere se era gia rientrati tutti, oggi la ricreazione durava più del solito per sua fortuna, lasciandola dormicchiare in santa pace. Sentì il lettore mp3 mandare una canzone dall’intro dolce, una chitarra mischiata a quella che era una tastiera.
La chitarra elettrica con la batteria le tolse parte del sonno, mentre ascoltava stupita la canzone, era quella del giorno di pioggia, allora non si sbagliava, era davvero dei Dream Theater.
L’ascoltò in silenzio, ormai era sveglia, cercando di ricordarsi il testo della canzone, rendendosi conto che ad ogni parola la ragazza tendeva a ricordare Raffaele...l’angelo...
Il giorno prima l’aveva riportata a casa in moto, era stato fantastico, era come se tutti i suoi pensieri fossero spariti, lasciati dietro la scia della moto, un po’ come faceva lei quando voleva stare lontana da tutti e se ne andava per i campi con il suo motorino, aveva provato un’incredibile sensazione di leggerezza e di libertà.
E poi...la presenza di quel ragazzo...lei aveva appoggiato la testa dove si trovava l’ala destra, non sapeva come ma un momento prima c’erano e un momento dopo erano scomparse, come se non fossero mai esistite.
Forse stava davvero impazzendo...

-Perdonami...-

Le aveva chiesto scusa...le aveva chiesto scusa per cosa? Per quelle ali? Perché avrebbe dovuto chiedere scusa?
Stava tutto prendendo una piega insensata, gia dal loro primo incontro a quell’abbraccio.
...già...quell’abbraccio caldo e sicuro, l’aveva stretta a se con tristezza, e prima si era curato di asciugare via quelle stupide lacrime, non aveva mai pensato di essere diventata così frignona.
Rachele copiò il movimento che aveva fatto Raffaele, per poi guardarsi la mano, era stato gentile, così gentile.
E lei era spaventata, ancora non si scordava quella ragazza del locale, anche se ora il suo viso appariva ancora più sfuocato così come la figura in generale, la musica, gli odori e l’aria soffocante erano dei ricordi che stavano svanendo via nell’aria fredda della classe, quella era sempre stata una stanza fredda, tanto che avevano acceso una stufetta elettrica che era ancora li, appoggiata su uno dei bianchi, dove di solito si andavano a mettere davanti le più freddolose della classe.
Svaniva tutto velocemente, e lei ricordava solo pochi secondi, mentre lui le parlava all’orecchio, la teneva stretta a se.
Ma tanto, di che doveva preoccuparsi? In fondo lei e Raffale e erano solo conoscenti, no? E poi, lui aveva detto che era stata una distrazione.
Di sicuro era uno di quegli stronzi che se ne prendono una a settimana.
“No, non è affatto così”
Rachele prese un profondo respiro, restando pigramente abbracciata al suo zaino, era inutile convincersi, la ragazza aveva la convinzione che Raffaele non fosse così, anche se le prove le aveva avute sotto il naso, anche se lo conosceva così poco!
Una passeggiata vicino alla spiaggia non basta per conoscere una persona, e lui poteva benissimo averla preso in giro!

-No, tu non sei una distrazione-

...quella frase la colpiva ancora, anche se era la sua mente a ripetergliela e non la voce del ragazzo.
La ragazza si voltò verso la finestra vicino a lei, da quella stanza si poteva vedere la parte industriale della città, un po’ di campi e soprattutto il mare, un mare grigio, proprio come il cielo, nuvole grigie sfumavano in più toni segnalando la possibilità di pioggia, e lei era andata a scuola in motorino!
-Rachele!-
la ragazza alzò di scatto la testa, e per poco non prese un grosso respiro per poter raccogliere la sua pazienza, doveva aspettarsi che LUI le facesse visita anche quel giorno.
Il ragazzo in questione si mise davanti a lei dall’altra parte del banco, sedendosi su uno degli sgabelli e avvicinandosi a lei, facendole venire l’istinto di scostarsi, non voleva vederlo ‘sto pezzo di scemo!
Orlando non era cattivo, ma insistente, e lei era stufa di ripetergli continuamente di no.
-Senti Rachele, che ne dici se io e te oggi pomeriggio andassimo al parco a farci una passeggiata?-
il ragazzo in questione aveva capelli ricci neri, occhi dello stesso colore e pesava verso gli ottantacinque chili, ma non certo di muscoli.
La ragazza non cercò di guardare la pancia di quel ragazzo che lei definiva per non essere offensiva “addominali rilassati”, anche perché in fondo lui non gli stava antipatico, ma ogni volta che poteva andava a cercarla!!
-Orla’, sai bene che oggi ho lezione di canto-
-Beh si, lo so, ma pensavo che per una volta ti potessi assentare-
Rachele sbuffò con aria un po’ scocciata, avvertendo con un senso leggero di schifo l’odore di patatine che il ragazzo che emanava, non ammazza di certo un cavallo però era fastidioso quel sentore.
La ragazza lo guardò un po’ male.
-Sai anche bene che non lo farò mai-
-Maddai Rachele!! Per una volta!-
la musica di “Caruso” irruppe nella sua mente con gentilezza, facendola voltare verso la finestra, il mare appariva mosso e grigio, ma la giornata era così limpida che si vedevano le isole in lontananza.
La voce di Lucio Dalla le fece tornare in mente la giornata in cui vide Raffaele, e si fermò a pensarci, tenendo le braccia incrociate sul petto e lo sguardo un po’ spento, le era salita una sensazione di tristezza, nostalgia.
Aveva voglia di fuggire e mettersi cercare ancora quel ragazzo, e magari di trovare anche quel bambino, e chiedergli chi era e cosa voleva da lei.
-Rachele, ci sei?-
la ragazza si voltò verso il ragazzo, che la guardava in attesa di una risposta.
La campanella che segnava la fine della ricreazione suonò, e come di consueto Rachele cercò i suoi occhiali, mettendoseli e sistemandoseli con due dita sul naso, per poi guardare il compagno di scuola.
-No Orlà, mi spiace-
lui la guardò stupito, poi fece un’aria abbattuta, come da cucciolo picchiato, e la ragazza ebbe la sensazione di odiarlo, non lo sopportava quando faceva il cane bastonato, era solo un modo per farle venire pietà, e questo non lo sopportava.
La gente che cerca pietà dagl’altri non sa vivere, non ha un briciolo di orgoglio.
Le tornò in mente quel giorno, quando era uscita con i suoi a fare spese, e quella bambina povera si era messa a seguire sua madre, e la donne che le dava corda, chiedendo elemosina.
Aveva avuto l’istinto di urlargli “MA SEI CRETINA? MA NON HAI UN BRICIOLO DI ORGOGLIO? INVECE CHE FARE LA MORTA DI FAME TROVATI UN LAVORO E NON COINVOLGERE TUA FIGLIA”
Però si era trattenuta, limitandosi ad allontanarsi, mentre la bimba si scrollava di dosso alla donna, raggiungendo la madre che continuava a chiedere l’elemosina.
La chiamavano disperazione quella...
Ecco, ancora adesso aveva voglia di urlare contro quel ragazzo, che però se n’era andato, non ottenendo pietà da Rachele.
Però ottenendo l’attenzione delle altre compagne di classe.
-Ehi Rach, ancora a fare cose sconce con il tuo fidanzatino?-
-Ma smettila, non vedi che lei è una suora?-
-Scommetto che non sa neanche cosa vuol dire scopare o pomiciare-
-Già, è davvero ridicola-
la ragazza si limitò ad ignorarle, prendendo il libro della lezione e cominciando a ripassare, oggi toccava a lei essere interrogata, mentre la sua vicina di banco le prendeva senza permesso il quaderno degli appunti cominciando a ripassare e a copiare le soluzione degl’esercizi.
...voleva scappare da li, fuggire da quella gabbia di scimmie.
Prendere una valigia, dei soldi, e fuggire, magari in autobus, o in treno.
Dovunque, purché lontana da li.
MaryRose lo faceva spesso, mentiva ai genitori che se ne fregavano di lei e lei andava a trovare il suo ragazzo a Napoli.
Ma Rachele era diversa, e si detestava per questo.
L’arrivo della prof bloccò il flusso dei suoi pensieri. Al solito il magone le strinse le budella, salendo in gola e soffocandola, mentre l’insegnante dopo una controllata veloce a chi c’era in classe e chi no chiamava la ragazza per essere interrogata.
Aveva studiato, aveva studiato, doveva stare tranquilla, sarebbe andato tutto bene, tutto bene...

Avvertiva la musica svuotargli per qualche istante la mente, mentre i suoi occhi erano fissi sul disegno, sistemando il tratto lungo il viso, cercando di ammorbidire la linea, aveva fato il mento un po’ troppo spigoloso, poi ricontrollò tutto il volto, passando a sistemare gli occhi, cancellando la linea di guida e pensando ad allungare la linea dell’occhio, aveva scelto un’immagine di un volto orientale, doveva essere giapponese, però rispetto a quello che si pensava di solito della bellezza giapponese questa era davvero carina, forse gli occhi un po’ vicini, però non era brutta, la rogna sarebbero stati i capelli, li aveva lunghi e neri...
Abbassò leggermente il volume del lettore cd, sapeva che l’insegnante non avrebbe gradito la sua musica, già era abbastanza difficile convincerla a dare il permesso di usare il lettore cd, ma se la musica era troppo alta si rischiava di essere costretti a spegnerlo.
Osservò l’occhio che aveva fatto, doveva sistemare meglio la linea sotto ed allungarlo ancora un pochino, controllò che le misure dell’occhio sul foglio corrispondesse al doppio dell’immagine che aveva appeso li vicino.
Osservò quell’occhio, era abbastanza allungato, eppure era anche abbastanza aperto.
Aveva voglia di modificare l’iride...ma ancora non si era deciso il colore giusto.
Forse avrebbe modificato anche i capelli, l’importante era comunque seguire lo schema base dell’immagine.
Gli tornò in mente che toccava a lui andare a prendere Chiara a scuola, oggi Sasha era impegnata con il lavoro, aveva il turno della mattina...
...ed oggi quell’uomo non tornava a casa, era partito per un altro dei suoi viaggi...
Per una volta, Raffaele avvertì una sensazione di leggerezza, avrebbe avuto un po’ di libertà da passare con gli altri...e soprattutto per dare la caccia a quel maledetto.
Quella notte era stato distratto, ma stavolta lo avrebbe trovato e ammazzato!
...che poi la sua distrazione si era rivelata essere Rachele...quella stessa ragazza che aveva sperato di rivedere...
Gli sembrava ancora strano aver sperato di vederla e poi se l’era ritrovato così all’improvviso. Rachele...
Aveva ancora voglia di vederla. La presenza dell’insegnante che passava per vedere il lavoro distrae il ragazzo dai suoi pensieri, tornando concentrando sul suo disegno, doveva ancora sistemare quel naso, la bocca andava bene, forse il labbroni sotto un po’ storto, poi veniva tutta la coloritura.
Aveva voglia di usare l’acquarello, anche la matita nera che stava utilizzando era acquerellabile.
Sulla musica degli Hoobastank la campanella suonò, annunciando la fine delle lezioni, con delicatezza il ragazzo sistemò il disegno nel tubo in plastica, per poi sistemare le altre cose nello zaino e raggiungere i suoi compagni che lo aspettavano sulla porta, avviandosi verso l’uscita, mischiandosi con la fiumana di persone che si avviava.
In quegl’istanti il tempo sembrava rallentare, il cielo grigio che entrava da una tonda finestra sopra di lui illuminava la testa in gesso del David, attirando l’attenzione del ragazzo, che poi fu di nuovo immerso nella conversazione dei suoi compagni, stavano pensando d’incontrarsi per una partita di basket.
Perché no?
Non aveva problemi con lo studio, domani non aveva interrogazioni, e poi aveva voglia di stare fuori da quella casa, anche se Sam si sarebbe un po’ incazzato.
Chiara, doveva andare a prendere Chiara.
Scese le scale che portavano verso l’uscita, e quando varcò la soglia, gli sembrò di respirare per la prima volta, mentre seguiva ancora la gente uscendo, la giornata grigia prevedeva un po’ di pioggerellina, mentre lui si guardava intorno, salutando gli altri e facendo il gesto di chiamarlo.
Ecco, il tempo rallentava, mentre vedeva i motorini iniziare a partire e l’autobus intralciare il traffico.
Raggiunse la sua moto che spiccava tra le altre, mettendosi velocemente il casco e accendendo, per poi alzare distrattamente uno sguardo verso la scuola, in quel momento un gruppetto di ragazzine rideva sonoramente, mentre una di loro si allontanava senza fiatare.
La ciocca blu di capelli gli fece venire un colpo, non poteva essere che anche li si vedevano!
-Rachele?-
la ragazza si voltò verso il motociclista davanti a lei, riconoscendo la moto, e sorridendo con aria incredibilmente sollevata, lasciando stupito il ragazzo, era come se fosse accaduto chissà quale miracolo.
-Raf! Che sorpresa!-
la ragazza si avvicinò a lui mentre si toglieva il casco e spegneva un attimo la moto, osservò il cappotto nero della ragazza che la infagottava un po’, rendendola rotondetta.
-Frequenti anche tu questa scuola?-

Eccoti, sai ti stavo proprio aspettando
Ero qui, ti aspettavo da tanto tempo


-Si, quarto anno sperimentale-
-Ecco perché non ti ho mai visto, io faccio il corso accademico-
quello che durava quattro anni, e se loro erano coetanei, lui quest’anno finiva...
-Quindi hai gli esami!-
-No, ho deciso di fare il quinto anni integrativo-
non era vero, a dire la verità ci stava ancora pensando, però in quel momento gli venne in mente di dire così, la ragazza annuì, mentre lui si rimetteva il casco e accendeva la moto, per poi guardare la ragazza, che si voltava un secondo e guardava l’edificio con aria abbattuta, ormai gli studenti stavano diminuendo di numero, così come le macchine.
-Come torni a casa?-
-Uh? Ah, ho il motorino-
la ragazza indicò l’ultimo motorino della fila, ormai gli altri erano svaniti, lasciando che il colore melassa facesse il suo effetto sul ragazzo, che la guardò stupito.
-Bel colore-
Rachele sorrise orgogliosa.
-L’ho scelto io-
-Vabbeh, io ti saluto, ci vediamo-
-Si, e grazie ancora per ieri sera!-
-Figurati, ciao!-
lui partì con una sgommata dopo aver fatto manovra per uscire da quella posizione.
La ragazza video l’amico andarsene, e sorrise nostalgica, era proprio strano trovarselo anche a scuola.
Rachele si voltò indietro, e il sorriso le morì all’istante, mentre vedeva una figura arrivare senza fretta verso di lei.
E ora? L’avrebbe aspettata? Avrebbe ancora una volta fatto quell’assurdo giro?
Che fare?

-Bel colore-
-L’ho scelto io-


Velocemente Rachele si mise il casco e partì frettolosamente in motorino, mentre vedeva con la coda dell’occhio arrivare Sammy, scappando via con l’ansia che le faceva battere il cuore, dallo specchietto sulla destra vedeva chiaramente la ragazza urlare e agitare le mani.
Era....era fuggita da lei...
La ragazza prese un profondo respiro, notando poi la moto di Raffaele distante da lei accelerare di colpo e sfrecciare via sotto lo sguardo della ragazza, che avvertì una strana sensazione di leggerezza, come se fosse stata su un palloncino e facesse attenzione perché non si rompesse.
E con questo misto di ansia e leggerezza Rachele si avviò verso casa, sfrecciando sulla strada in discesa, per poi mettere la freccia e girare a destra.

Chiara uscì dalla scuola un po’ tardi, era stata l’ultima classe ad uscire dall’edificio in fila indiana, aveva tenuto la mano alla sua amica Silvia, per poi lasciarla andare, la madre dell’amica era proprio accanto al portone della scuola, mentre la bimba andava avanti, guardando con aria tranquilla le mamme o i papà abbracciare i vari figli che uscivano dalla scuola, la bambina invece andava avanti, uscendo dal cancello della scuola, guardandosi intorno per vedere Sasha o magari Sam, di solito erano loro a venire a prenderla.
Suo padre non veniva mai, aveva sempre tanto lavoro da fare.
Quando tornava a casa poi lui non la salutava mai, andava sempre da Raffele, gli piaceva molto stare con lui, ogni volta che lo vedeva sorrideva con aria così contenta.
Però qualche volta l’uomo pensava anche a lei.
Quando voleva se la prendeva in braccio e la coccolava.
Chiara ogni volta rimaneva stupita da quell’atteggiamento, e lui nel vedere la sua faccia stupita ridacchiava, aveva un’alito che sapeva di tabacco.

-Cosa c’è piccola? Non ti piacciono le coccole del tuo papà?-

-Chiara!!-
la bimba si voltò, sentendosi chiamare, forse era qualcuno che chiamava un’altra bambina, c’erano quattro Chiara per tutta la scuola.
Vide un ragazza raggiungerla, togliendosi il casco, rivelando i capelli rossicci un po’ spettinati e gli occhi verdi, mentre la bimba sorrideva, correva verso i ragazzo che la prese in braccio, schioccandole un bacio sulla guancia.
-Ciao bellissima, oggi ti porto a casa in moto, ti va?-
-SII!-
-Che hai fatto di bello?-
-Oggi abbiamo fatto un tema d’italiano e ho preso buono.
Abbiamo fatto anche dei disegni!-
-Che bello! Quindi hai fatto la brava bambina, giusto?-
Chiara annuì, mentre Raffale e la metteva sulla moto e le metteva in testa il casco, allacciandolo bene, per poi mettersi il suo e montare con la bambina tra le braccia, accendendo la moto e dandola un po’ di gas.
-Mi raccomando, reggiti-
la bimba si limitò ad annuire, mentre Raffaele ripartiva, sfrecciando tra le auto e fermandosi al primo semaforo non troppo lontano da li, Chiara restava in silenzio stringendosi al ragazzo, che appena fu verde ripartì di corsa, sfrecciando sulla strada e facendo un po’ di slalom nei punti dove c’era più traffico.
Ad arrivare a casa c’impiegarono dieci minuti, ad accoglierli un cane dal pelo bianco lungo e brillante che abbaiava, a giudicare dal muso doveva essere un volpino, mentre un uomo usciva di casa a vedere chi era, la moto si fermò li vicino, Chiara si tolse velocemente il casco e corse dal cane, abbracciandolo contenta, mentre Raffaele fu più lento, osservando la scenetta.
-Ciao Batuffolo!-
-Buongiorno Raffaele-
-Ciao Sam-
il ragazzo parcheggiò la moto li, segno che sarebbe riuscito quel pomeriggio, mentre la bambina andava in camera sua seguita dal cane per togliersi il grembiule un po’ stropicciato e scendere poi a mangiare.
-Dov’è Sasha?-
-La signorina arriva più tardi, tu comincia a mangiare-
-E papà? Quando torna papà?-
Raffaele non rispose, tagliandosi una fetta di pane e mangiandola, ricevendo uno scappellotto da Sam per la sua ingordigia, mentre Chiara ridacchiava per la scenetta.
-Tuo padre torna tra una settimana Chiara-
-Nel frattempo baderemo io, Sam e Sasha a te-
-Tu sei troppo pericoloso, gia l’idea di farla tornare in moto con te non mi sembrava una buona idea-
-Uff-
-E non uffare con me giovanotto!-
quando diceva “giovanotto” Chiara si metteva a ridacchiare, trovava divertente quella parola, mentre Raffaele finiva di mangiare quel pezzo di pane e si metteva davanti alla bambina, sorridendo tranquillo, mentre il cane si era messo sdraiato li vicino ad aspettare la padroncina. Era qualcosa di veramente bello...quella bambina era qualcosa di veramente bello...


Il primo grado della scala dell'Eros è l'amore della bellezza dei corpi
Il secondo e il terzo grado della scala dell'Eros sono l'amore della bellezza delle anime, delle attività umane e delle leggi
Il quarto grado della scala dell'Eros è l'amore della bellezza delle conoscenze
Il vertice della scala dell'Eros è la visione del Bello-in-sé


Da dietro il camerino di prova Sasha si stava togliendo il maglione che aveva pensato di comprare, il tessuto le pizzicava sulla pelle e non aveva voluto rischiare, i capelli apparivano confusi e spettinati rispetto all’acconciatura che aveva prima di provare quel maglioncino blu scuro, gettandolo sullo sgabello e passando all’altro maglioncino, con il collo alto di un bel colore viola scura, simile al colore dell’uva, non era troppo aderente ma sottolineava la vita magra della ragazza.
Il tessuto non le dava fastidio, anzi teneva ben al caldo.
-Allora?-
la voce fuori dal camerino non la interruppe mentre continuava a guardare se c’era qualcosa che non la convinceva, per poi togliersi il maglioncino e piegare sia questo che quell’altro che aveva gettato.
-Quello blu mi da fastidio, prendo quello viola-
sciolse definitivamente l’acconciatura, rivelando i capelli biondi scompigliati, mentre usciva dal camerino con la borsa e i due capi in mano, ad attenderla Enrico era rimasto appoggiato al muro masticando la gomma alla nicotina, quel giorno non aveva sigarette e doveva arrangiarsi in qualche modo.
Di certo Ruben si sarebbe infuriato appena avrebbe scoperto che il “chapati” si era fregato una delle sue caramelle, al contrario dell’italiano l’africano aveva intenzione di smettere di fumare.
Intanto Sasha si avvicinò al ragazzo, che la seguì fino alla cassa, la ragazza aveva deciso di non tornare subito a casa optando per un’uscita con il suo ragazzo, Enrico per una volta tanto aveva il turno che coincideva.
I due si ritrovarono a camminare per il lungo corridoio del centro commerciale fuori città, Sasha continuava a guardarsi intorno stretta ad Enrico che aveva un’aria decisamente annoiata, tanto dopo andavano al cinema, e li si sarebbe goduto un po’ la sua ragazza.
-Ti annoi?-
-Uh? Si, abbastanza, non c’è nulla d’interessante qui-
-Bah non direi, questa è l’ora in cui ci sono i ragazzi che devono prendere i pullman-
i due si misero a sedere in un bar vicino al fast food, osservando con una punta di noia i ragazzi che chiacchieravano creando un sacco di caos dentro e fuori dal locale, c’erano dai ragazzi della terza media ai ragazzi di quarta liceo, di solito era trovare qualcuno di quinto dato che avevano la patente.
Enrico li osservò con aria abbattuta, giocherellando con la codina di capelli castano scuro, Sasha invece sorseggiava della birra.
-Beh, qualcuno di carino c’è-
-Li vedi solo tu-
-Uffa,tu sei strano di gusti.
Mi hai sempre detto di essere gay, eppure ti sei messo con me, perché?-
il giovane uomo sorrise, voltandosi verso la ragazza e permettendosi un sorriso di sfottò.
-Perché tu sei una bella ragazza-
-E allora?-
-E allora a me piacciono le cose belle, e quello che è bello me lo prendo-
Sasha lo guardò con un’occhiata di sospetto, fin da quando lo aveva conosciuto gli era sembrata una persona fuori dal comune, molta gente lo definiva matto, ma Enrico era uno di quelli che o si faceva amare o odiare, non aveva mezze misure.
E forse questo era il suo punto debole più grande.
Non avere cose come l’ abilità, la capacità di riuscire ad equilibrare il bianco e il nero era fondamentale per quella società in cui c’erano molte bianche nere e bianche e il giusto e sbagliato era solo una questione di punti di vista.
Però l’idea di essere considerata bella le faceva piacere, anche se il fatto di stare con Enrico era cominciato come un gioco, un capriccio di tutti e due, per poi diventare una specie di legame di ferro.
Non bello, non così brillante ma duro, loro potevano stare anche ai due poli opposti della terra, però quando volevano cercavano sempre di stare insieme, anche solo per una nottata. Era strano il loro rapporto...
-Cosa fai oggi pomeriggio?-
-Ho promesso a Rubens che sarei rimasto a casa, lui doveva fare il turno del pomeriggio. Te?-
-Voglio tornare da Chiara, di sicuro Raffele se ne sarà andato a zonzo con i suoi amici-
-Date un sacco di libertà a quel ragazzo-
Sasha rimase in silenzio, il dito fino a quel momento aveva seguito tutta la circonferenza del bordo del bicchiere, adesso in vece si era fermato, mentre la giovane donna si alzava, pagando e voltandosi verso l’uomo.
-Andiamo, il film sta per cominciare-

A venirla a prendere quel giorno era stata Clara, anche perché su madre dopo la discussione con suo padre aveva preso la macchina se n’era andata.
Di sicuro con il suo amante, tutti in famiglia lo sapevano che ne aveva uno, come suo padre del resto.
Almeno poteva contare sull’aiuto della compagna, in modo da poter andare a scuola di musica senza fare ritardo, ad accoglierla come sempre c’era Daniela che chiacchierava con i bambini e i genitori, in quel giorno della settimana c’era Veronica che insegnava canto e tastiera ai piccini.
Rachele stava per scappare in aula, quando scorse una figurina nota che le corse addosso, abbracciandola e bloccandola, mentre lei gioiva, in quei momenti sembrava davvero una bambina.
-Flavia, amorino mio!!-
la ragazza si coccolò la piccola, i ricci neri le solleticavano tutto il viso mentre la piccola si stringeva a lei, era una specie di angioletto con quei capelli ricci e leggeri e gli occhi scuri.
Dovette litigarci scherzosamente qualche minuto perché Flavia non la voleva lasciare, per poi trascinarla con se verso l’aula di canto, passando davanti a quella di solfeggio e fermandosi a salutare gli altri.
Anche lui era li.
-Ciao Rachele-
-Ciao Graziano-
la ragazza velocemente si avviò verso l’aula con la piccola in braccio, cercando di soffocare un senso di malinconia giocando con la piccolina, innamorarsi di qualcuno d’irraggiungibile non era stata per niente una buona idea, lui aveva una vita tutta sua, e lei era stata solo una sua allieva di solfeggio.
Però fino alla fine la ragazza ci aveva sperato, rendendosi però conto che la cosa non poteva funzionare.
A parte l’età, cioè lui 23-24 anni e lei 17, ma poi anche perché lui era in continuo movimento, in quanto era anche insegnante di batterista e a volte partecipava a qualche complesso come percussionista.
Proprio due vite distinte le loro.
Flavia bussò alla porta, mentre Rachele la apriva, Margherita in quel momento stava parlando con Roberto, il direttore della scuola di musica, e Flavia non perse tempo per farsi coccolare anche da lui e dall’insegnante, mentre Rachele zitta zitta appendeva il cappotto e aspettava.
-Rachele, hai gia scelto la canzone per la fine del saggio?-
lo chiedeva sempre ad Ottobre, mentre il saggio era a Giugno.
-Io e Margherita abbiamo fatto una piccola lista, oggi proveremo alcune canzoni per sentire quelle migliori-
-Mi raccomando-
la ragazza annuì, per poi iniziare la sessione di vocalizzi, quel giorno gli esercizi di canto saltavano per passare subito alle canzoni.
Rachele non aveva una grande scala come Eleonora, certe volte quella piccoletta metteva paura.
Ma aveva una grande espressività, pathos, e Margherita e Roberto cercavano di puntare molto su questa capacità di interpretare la canzone.
Un difetto nella voce di Rachele era che le vocali ogni tanto le facevano abbassare il tono di voce, come le “A” o le “O”.
Rachele preferiva le canzoni italiane a quelle straniere, ed aveva una grande passione per Mina e Mia Martini.
Provarono anche delle canzoni straniere, in modo da accorciare la lista, mentre la ragazza provava per la seconda volta la canzone di Anna Oxa “Quando nasce un’amore”
In quel momento gli venne in mente Graziano, rattristandola, si era innamorata di lui senza nemmeno accorgersene, all’inizio era solo un gioco con le altre, poi era diventato qualcosa di serio, troppo serio e troppo assurdo.
Come le ali di Raffele, ancora una volta quel pensiero spuntava nella sua mente, il vedere le sue ali ogni volta la spaventava, perché le vedeva solo lei! Quindi era LEI quella fuori di testa!

-Perdonami-

...per un attimo la mente di Rachele si svuotava, mentre cominciava a cantare, adesso nella sua mente c’era solo la canzone, mentre Margherita ad alta voce le dava dei consigli, per poi seguirla con la sua voce, la voce della sua insegnante era stupenda, era un soprano, e quando la sentiva cantare le venivano i brividi.
In quel momento Rachele non pensava a niente, quando cantava tutto ciò che aveva in testa veniva come coperto da un telo, tutto il resto erano suoni, forme, parole.
Appena finì la canzone Rachele si ricordò di Marco, chissà come stava, non l’aveva più chiamata quella sera e quel giorno, forse aveva finito i soldi.
La ragazza provò una nuova canzone, mentre nella stanza entrava una terza figura, appena Rahcele finì di cantare questa gli saltò addosso, il suo “dolce” peso e il profumo dolciastro che ricordava lo zucchero soffiato la fecero voltare, incontrando il viso di Ilaria.
Le due uscirono dalla stanza mentre provava Clara, intavolando una conversazione anche con Simona e Antonella, appena arrivate, dopo avevano lezione di solfeggio con Graziano, la ragazza cercò di non pensarci, quella ormai era una storia vecchia.
Si era confessata durante il saggio dell’anno prima, ricevendo ovviamente un rifiuto, almeno aveva potuto chiudere sta storia.
-Avete visto Marco oggi?-
-No, oggi non è venuto-
-Sono preoccupata, ieri sera ha...avuto una litigata con Antonio-
Simona e le altre la guardarono stupita, mentre Rachele ricordava con una punta di ansia e paura ciò che era successo, quella lotta, quei pugni e il sangue l’avevano turbato parecchio. Raccontò velocemente ciò che era successo, mentre le altre commentavano la faccenda con una punta d’ansia.
Loro erano le poche a conoscere il fatto che Marco fosse gay, ma come Rachele avevano accettato la cosa anche con un certo divertimento, dato che il ragazzo era sempre stato un tipo particolare che incuriosiva.
-Temo che questa sia la rottura definitiva-
-In fondo tutte sapevamo che Antonio è fatto così-
-Si, però che stronzo! Non può fare così!-
in quel momento arrivò Paolo, seguito da Marco, il biondino subito raggiunse Rachele, abbracciandosela.
-Amore!!-
-Marco! Perché non mi hai chiamata?-
-Perché stavo facendo la doccia e preparando la valigia-
Rachele sentì il fiato bloccarsi un secondo, per poi guardare stupita il biondino che sorrideva tranquillo.
Allora...si erano lasciati...
-Vieni Rachele? Dobbiamo provare!-
-Voglio assistere anch’io!!-
Marco si trascinò dietro la ragazza, che si voltò verso le altre compagne che continuavano a chiacchierare, forse parlavano del fatto che Marco se ne fosse andato di casa da Antonio.
Ma adesso...
-Ma ora dove stai?-
-A casa di Paolo, i suoi sono andati via una settimana ed io resto da lui, almeno fino a quando non trovo un posto dove stare-
-Se vuoi puoi...-
-Non dirlo!-
già...a casa sua, e chi ci vorrebbe andare? Aveva perfino evitato di far venire Maddalena da Napoli per la situazione disastrosa di casa sua, non poteva permettere a nessuno di avvertire quell’ansia e quella tensione in casa.
La ragazza afferrò un microfono, mentre Paolo dopo dei vocalizzi veloci si preparava, avevano ancora bisogno del testo, però sapevano quasi tutta la canzone.
Paolo era l’unico insieme a Marco a cantare, l’unico maschio in tutta l’accademia.
Ed aveva deciso di fare un duetto con Rachele, la ragazza ne era stata entusiasta, mentre i due iniziavano a cantare, attirando l’attenzione anche degl’altri che entravano in silenzio nella stanza.
Ecco, ora aveva il magone, mentre sentiva dietro il bisbigliare sommesso di quelli che entravano, Margherita faceva da coro.
Aveva sempre l’ansia, anche sul palcoscenico, a volte temeva di morire, eppure l’adrenalina era uno stimolo che le permetteva di dare il meglio di se e di scatenarsi, anche se all’inizio aveva sempre una rigidità di tutti i muscoli.
Entrambi i cantanti si muovevano a ritmo di musica, anche perché dovevano eseguire qualche passo prestabilito, questa canzone la dovevano fare per il concerto di Telethon insieme ad altre canzoni gia provate e stabilite più un balletto.
La musica risuonò nella stanza, così come le voci dei due più quella di Margherita, mentre gli altri dietro si erano messi a ballare trascinati da Marco.
A sentire l’assolo di Sax nella canzone Rachele provò pensare a suo zio e a suo nonno, a loro piaceva tanto suonare il sax, su zio poi sapeva suonare Sax e chitarra.
Quando terminò la canzone ci furono gli applaudi di tutti, quel brano doveva essere seguito da un altro, sempre con loro due come duetto più un terzo, quell’anno si volevano scatenare.
Anche perché era quasi l’ultimo anno per tutti, ormai chi doveva fare gli esami, chi l’anno prossimo cominciava il quinti, chi si doveva trasferire.
Insomma, per quel gruppo preciso era l’ultimo anno ormai, quindi volevano scatenarsi il più possibile.
Forse anche per questo Graziano diede l’ok per saltare la lezione di quel giorno e provare un po’ tutti i brani, per fortuna gli orari coincidevano tutti in qualche modo.
Rachele, mentre ballava con Marco, si guardò intorno, respirando l’odore della stanza, cercando d’imprimersi tutto quello che aveva passato, avrebbe voluto non lasciare mai quel luogo...
La musica che irrompeva nella sua mente bloccò i suoi pensieri, mentre Marco la coinvolgeva in un’altra danza collettiva.

L’ultima volta che l’aveva visto era stato al borgo.
Cominciò a camminare in silenzio tra i vari violetti, guardandosi attorno con aria tranquilla, le mani in tasca, mentre le viuzze lo portavano verso la strada principale che portava alla vista sul mare, il cielo continuava ad essere di un colore grigio sfumato, mentre continuava a camminare, continuando a guardarsi intorno, le persone erano poche quel giorno, ormai il giorno si faceva sempre più lungo.
Raffaele s’inoltrò ancora dentro i vicoletti, continuando cercare con fare tranquillo, spiando dappertutto, raggiungendo poi la chiesa, fermandosi un attimo al ricordo che sopraggiungeva, in quel momento una folata di vento lo gelò, per poi fargli vedere una piuma rovinata che volava, voltandosi di scatto in direzione del vento.
...ECCOLO!
Il ragazzo partì di corsa, la figura era svanita di botto, mentre lui iniziava la corsa, guardando dappertutto e infiltrandosi nei vicoli, per poi notare quella figura continuare a correre per allontanarsi, e Raffaele incalzò, fermandosi di fronte alla strada principale che portava alla città.
Si guardò intorno, per poi individuarlo e ripartire di corsa, superando la sua moto che aveva lasciato li, la figura passava silenziosa tra le gente e le macchine, mentre Raffaele cercava di passare, rischiando di farsi mettere sotto, raggiungendo la cima del Corso, per poi individuarlo e correre per la piazza, in quel momento la figura superò alcuni bambini, mentre un’altra piuma rovinata scappava via, e il ragazzo continuava a correre, fino a raggiungere alla stazione dei treni fermandosi.
Era sparito...
Con il fiatone, Raffaele lanciò un ringhio rabbioso, stavolta no nera riuscito ad acchiapparlo, maledizione, ci era mancato così poco!
Il ragazzo si rimise le mani in tasca, cercando di raggiungere di nuovo la moto, passando per il corso, fermandosi un attimo in piazza, guardando quei bambini che continuavano a giocare con una punta di tristezza,, ricordandosi di Chiara, adesso la bambina doveva essere a casa, o magari Sam l’aveva portata fuori a giocare.
Passò un’altra folata di vento, e anche stavolta Raffaele vide una piuma volare via sotto il suo naso, mettendolo in allerta, era ancora qui, e magari lo stava spiando.

è qualcosa di intermedio fra mortale e immortale

non è un dio, ma un demone

è aspirazione all'immortalità


Raffaele cominciò a camminare, guardandosi attorno per vedere se riusciva a scovarlo, di sicuro lo stava inseguendo, e questo gli dava fastidio, doveva essere lui a inseguirlo!!
Il ragazzo partì di nuovo a correre, mentre il vento lanciava un’altra folata, la piuma come sempre era li a volare via, mentre il ragazzo accelerava, infilandosi nel primo negozio che gli capitò a tiro, una biblioteca, prendendo fiato, per poi guardare fuori dalla porta a vetro, sembrava che non l’avesse raggiunto stavolta, e il ragazzo si concesse un’attimo di pace, per poi guardarsi intorno, era pieno di libri li attorno.
Con fare tranquillo, iniziò a girellare, osservando le copertine alla ricerca di qualcosa d’interessante, raggiungendo anche gli album pieni di foto che si mise a sfogliare interessato, ammirando l’abilità di quei maestro dello scatto, per poi interessarsi a generi letterari di tipo storico, per poi guardare incuriosito i libri più piccoli e fini, sfogliandone qualcuno e continuando poi a guardare, fino a fermarsi all’ennesimo libro.
...era una sensazione familiare, erano due occhi che ti guardano con fare interessato...
Il ragazzo si voltò lentamente, e se lo trovò a meno di un metro da se.
Due occhi neri su un viso un po’ malconcio e leggermente sudato che lo guardavano con aria curiosa.
Sembrava che avesse corso anche lui.
-E così, ti sei divertito con me, eh?-
il bimbo non rispose, mentre Raffaele si guardava intorno, non sembrava esserci nessuno nel negozio.
Tornò a guardare il bambino, le ali del piccolo erano rattoppate e perdevano un po’ le piume, mentre Raffele liberava le sue, mostrandole, erano ali grandi, candide, e rischiavano di cozzare contro i libri.
-Hai fatto male ad incrociarmi nella tua strada.
Ora ti ammazzo, maledetto-
Il bimbo rimase immobile, per poi guardare dietro di se, ignorando Raffaele che stava per colpirlo con un pugno, quando il bimbo si voltò, avvicinandosi alla porta vetrata, per poi uscire frettolosamente, lasciando stupefatto il ragazzo, che iniziò di nuovo a seguirlo, guardandosi intorno con aria inviperita, per poi fermarsi stupito.
Quel bimbo ora stava stringendo con la sua manina un lembo di un cappotto di una ragazza, in quel momento lei stringeva la sua mano con quella del ragazzo li accanto a lei, mentre Raffele sbuffava, con aria arrabbiata.
Tzé, maledetto moccioso...

Fine Capitolo 4
  
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