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Autore: cartacciabianca    28/05/2010    3 recensioni
[Oblivion]
Due delle Gilde più potenti dell'Impero stanno per affrontarsi dopo secoli di scontri sotto tovaglia.
Elion, studentessa presso l'Università Arcana destinata a diventare la più grande Strega Bianca della contea di Cyrodiil, s'innamora un giorno di un giovane servo di Sithis, figlio eletto della Madre Notte, nonché membro e rampollo della Confraternita Oscura. Un triste gioco di tradimenti, congiure, bugie e passioni. Quando tutto sembra perduto e l’ultima battaglia giunge agli sgoccioli, tra il sangue di innocenti e l’acqua di purissime fonti, scorrono due vite intrappolate nel macabro disegno del destino. La verità verrà svelata ad ogni costo.
Il mio Romeo e Giulietta in versione The Elder Scroll, con un tocco di magia in più e l'aggiunta di qualche personaggio di mia creazione, sempre all'interno del gioco. Spero che abbia attirato la vostra curiosità.
[ Personaggi: Vicente Valtieri/Ocheeva (Confraternita Oscura) + Tar-Meena/Hannibal Traven (Gilda dei Maghi) + Nuovo personaggio x Nuovo personaggio ]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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2. Laenzio della Prigione

Bagnato fradicio fino alla punta dei capelli, il ragazzo continuava a tossicchiare acqua dai polmoni e respirare con affanno. Gli occhi azzurri erano sgranati dal terrore e fissi verso il cielo: come Elion aveva capito non doveva essere un gran nuotatore, e mentre sprofondava prima che lei si precipitasse a salvarlo, era probabile che la signora Morte lo avesse sfiorato maliziosamente con le intenzioni peggiori. Ecco perché aveva un aspetto così… “traumatizzato”.
Seduta accanto a lui, aspettando che si tranquillizzasse, Elion era combattuta tra tre voracissime intenzioni: la prima sarebbe stata quella di alzarsi, fare una carezza alla sua cavalla e rivestirsi con la tunica che aveva abbandonato in terra. La seconda le comandava incresciosamente di picchiare a sangue quel poveretto per essersi permesso di sbirciarla seminuda. Terzo ed ultimo desiderio, quello che assecondò, la incatenava ad osservare con immensa curiosità ciò di cui il ragazzo vestiva. Era sicura di non aver mai visto nessuno in tutta la Contea abbigliato in quel modo assurdo, completamente nero, in piena estate!
Che dire delle armi, poi? Adesso che lo squadrava più da vicino e con maggiore attenzione, colse un arsenale di coltellini intrecciati alle cinghie degli stivali, uno stiletto di buon ferro, un pugnale dall’elsa decorata in oro nero, un piccolo arco da principianti e una decina di frecce dal piumaggio rosso. Forse si trattava di una guardia personale di qualche personaggio importante, che magari l’aveva guardata assieme a lui!
No, ma che dico… più che a quella di una guardia, la sua armatura parziale somigliava alla divisa invernale dei Campioni dell’Arena, se non fosse stata di colori così scuri.
Finalmente il suo organismo tornò alle normali funzioni e la smise di tossire. Il suo respiro si calmò. Strizzò gli occhi un paio di volte, li chiuse e riaprì mormorando a fior di labbra quelle che Elion riconobbe subito come parole di un incantesimo illusionistico.
Con un gesto rapidissimo del braccio la ragazza gli premette la mano sulla bocca, azzittendolo prima che la formula fosse completa. Lo sconosciuto piantò gli occhi sgranati in quelli di lei e per qualche istante restarono immobili, immortalati nel gesto di comprendere l’uno le intenzioni dell’altra.
Elion avvertiva il suo respiro solleticarle la pelle ancora umida della mano, sul palmo della quale sentiva la rigidezza delle sue labbra e un po’ il pizzicorio della barba giovane. Si rese conto che l’uomo di fronte a lei non poteva avere più di vent’anni, a dispetto dell’innaturale sviluppo del corpo che era incredibilmente allenato.
Siccome Elion aveva la situazione impugno ed era felice di essere la donna carismatica che era, si rivolse a lui con estrema naturalezza: -Come prima cosa, esigo i tuoi ringraziamenti per averti salvato la vita. Avrei potuto lasciarti morire e chissà chi si sarebbe accorto della tua mancanza! Come seconda, forse non sono stata chiara, quindi te lo ripeterò con molta calma: chiedimi scusa e non si farà male nessuno- lo fulminò con un’occhiataccia che non accetta polemiche.
L’espressione del giovane mutò a poco a poco: dal completo stupore, Elion vide le sue sopracciglia aggrottarsi e gli occhi farsi piccoli e stretti. Poi, in una frazione di secondo e prima che lei riuscesse ad impedirglielo, il ragazzo le afferrò entrambi i polsi con violenza capovolgendo la situazione.
Elion si ritrovò impossibilitata a muoversi, distesa sul prato sotto il peso della sua armatura dopo che l’immediatezza di quel gesto le aveva strappato un gemito imbarazzante.
L’acqua del lago scivolava via dai suoi capelli e le gocciolava sul viso, mentre il terrore che prima era dipinto negl’occhi dell’uno, adesso si faceva largo a gomitate in quelli dell’altra.
-Come prima cosa,- cominciò facendole il verso, -avrei preferito morire piuttosto che ringraziarti- sbottò a denti stretti. –Come seconda, sognatelo che ti chieda scusa per qualcosa che non ho fatto!-.
-Mi stai dicendo che quello nascosto dietro il cespuglio non eri tu?! Be’, in tal caso, scusa, davvero! Mi farò controllare la vista da un buon medico! Ma prima chiederò che siano le guardie imperiali a controllare te!- lo minacciò.
Un misero umano non può permettersi di rivolgermisi in questo modo. Sono o non sono una Mitica Elfa dei Boschi? Sono o non sono la Guardiana della Discendenza Reale??? E sono o non sono una rinomata Studentessa dell’Università Arcana?!?!? Se quello che ho di fronte è un ladro squattrinato, dovrà vedersela con la burocrazia dell’Accademia prima di guardarmi in faccia di nuovo!
Ma tutti quei pensieri, assieme alla sua determinazione, svanirono come fumo nel momento in cui il ragazzo estrasse lo stiletto e glielo lo puntò alla gola.
-Ripeti ciò che hai detto, se ne hai il coraggio!- sibilò con una voce che non gli apparteneva, incrinata in modo spaventoso dall’ira che mise nel gesto di avvicinare la lama alla carne.
Elion deglutì a fatica, ma improvvisamente trovò la soluzione a tutti i suoi problemi.
Quando aprì bocca, non fu per implorare pietà o invocare il suo perdono. Sussurrò un elementare incantesimo d’illusione mutando il livello di aggressività dell’assalitore. La sua presa sull’arma si allentò di colpo e lo stiletto cadde nell’erba vicino alla spalla della ragazza. Elion avvertì ogni fibra del suo essere sbollentarsi e la rabbia sul suo volto dissiparsi in un manto di piume. Il suo corpo si adagiò su quello di lei, rilassandosi.
-Ecco, da bravo- mormorò la ragazza, sorridente.
-Cosa… cosa mi hai fatto?- chiese perplesso e poco cosciente di sé.
Come forse un ben poco esperto di malia o illusione avrebbe potuto capire, assieme alle parole che gli avevano infuso pace e calma nell’anima, Elion aveva mescolato in lingua elfica alcuni versi di una pergamena distruzione, risucchiandogli una buona parte delle sue energie.
-Nulla che non potrebbe anche piacerti, vedrai- ridacchiò lei.
Il ragazzo crollò in fine svenuto.

Entrare a cavallo in città non era permesso, ma appena Elion ebbe mostrato il carico che la sua Noilé portava sulla groppa dietro la sella, dove sedeva, le guardie l’avevano lasciata passare all’istante, senza esigere spiegazioni.
Il corpo di quel malfattore molto poco educato giaceva inerte da una ventina di minuti, ormai, il tempo che le ci era voluto a risalire la collina su cui poggiano le fondamenta della Città Imperiale, fino all’ingresso nord, a pochi passi dalle Prigioni.
Effettivamente era lì che Elion era diretta, ed era lì che il suo carissimo ospite avrebbe passato la notte. Elion era abbastanza nota nell’ambiente per assicurarsi che la Legione sbattesse in gattabuia questo malfattore con la sola accusa di minaccia a man armata, magari anche senza testimoni.
Seduta composta sulla sella, guidò Noilé al piccolo trotto attraverso le ampie strade tranquille e poco trafficate di Imperial City. La gente si faceva da parte non senza lanciare un’occhiata curiosa al suo bagaglio. Le guardie di pattuglia, fiduciose verso chi l’aveva lasciata entrare, si scansavano con cortesia.
Giunse in fine nel distretto della Prigione, al cospetto della torre che ospita l’apparato burocratico della gloriosa Contea. Smontò da cavallo e affidò le redini ad una guardia armata che la ricevette con rispetto, rivolgendosi a lei con l’appellativo di “onorevole maga”.
Elion arrossì a quel complimento. La veste che indossava doveva lasciar intendere più del dovuto. Solitamente i modi con cui uno studente dell’Università veniva trattato da una guardia imperiale erano due: o di estremo rispetto, oppure di pessima sfiducia. All’interno del corpo militare della Città Imperiale c’era chi, come l’uomo che aveva di fronte, apprezzava e ammirava gli studi, la conoscenza e il potere dell’Università e dei suoi affiliati in tutta la Contea. Ma c’era anche chi disprezzava il suo operato, temendo che fosse rivolto all’unico fine di estirpare la Monarchia e sostituirla con qualche assurda magica gerarchia.
Elion che nell’Università Arcana respirava aria di casa, pensava di quest’ultimi, senza peli sulla lingua e con tutta la delicatezza che si addice ad un’Elfa: fanatici estremisti approfittatori morite ammazzati e affogate nei vostri pregiudizi!
-Madonna, quest’uomo è con voi?- chiese d’un tratto la guardia della Legione alludendo al corpo del ragazzo sulla groppa di Noilé, risvegliandola dai suoi pensieri.
Stirandosi le pieghe sulla gonna Elion fece un cenno d’assenso. –Devo mostrarlo al comandante e assicurarmi che sia dietro le sbarre prima che si svegli. Sareste così gentile da…-.
-Ma certo- acconsentì quello caricandosi il ragazzo su una spalla e seguendo la donna sulle scale che precedono l’ingresso della torre.
Elion entrò senza bussare e il soldato le fu subito dietro, trovando pure la forza – nonostante il corpo del ragazzo sulla spalla - di richiudere anche la porta. Era uno studio circolare e vi affacciavano tre porte che conducevano alle gallerie della prigione. Se tendeva un po’ le orecchie riusciva a sentire le urla dei condannati e i lamenti di quelli sotto tortura. Ora che ci pensava, le tre porte non sfociavano tutte nella prigione. Una di esse andava proprio là, nella sala tortura. Il solo pensiero le fece correre un brivido lungo la schiena, e cominciò a pentirsi di essere lì.
Frantumando il silenzio di quella stanza, il soldato dietro di lei posò violentemente il corpo del ragazzo sul tavolo più vicino. Il frastuono fece sobbalzare un anziano signore seduto dietro ad un grosso scranno e infagottato in un’armatura imperiale. Si guardò attorno con l’aria di chi s’è appena svegliato dopo una bella sbronza. Stava per portare la mano all’elsa della spada d’argento che aveva legata al fianco, quando si accorse dei suoi inaspettati ospiti.
-Razza di stupido, fa’ più piano, dannazione!- eruppe scocciato.
Il soldato semplice incassò il richiamo e si ritirò da parte in silenzio, senza presentare la maga all’ufficiale anche se non ce n’era bisogno.
Elion aveva riconosciuto la sua voce in ritardo e con un certo stupore, ma nel gesto di puntare i suoi occhi su di lui, il vecchio capitano del popolo sembrò finalmente riconoscerla a sua volta.
-Laenzio?- domandò l’Elfa, incredula.
-Santissima Alessia!- esultò quello alzandosi. –La mia maga preferita si è finalmente degnata di farmi visita dopo tutto questo tempo!- disse aggirando lo scranno e venendole incontro a braccia aperte.
Elion aveva conosciuto Laenzio Sirimus appena arrivata in città. Il loro “scontro” era stato ben poco casuale. La sua faccia benevola le aveva ispirato sicurezza fin dal primo giorno, appena fuggita dalle prigioni. Seppur Elion amasse profondamente la fiducia e quant’altro di profondo nella loro amicizia, non aveva mai avuto occasione di raccontargli la reale versione dei fatti che riguardavano la sua vita.
Per lui sono sempre stata – e probabilmente continuerò ad essere – un’Elfa mendicante con delle barzellette molto divertenti.
-Cagnaccio ubriaco, che ci fai qui?- sorrise lei, nonostante fosse molto scomodo abbracciare un blocco di metallo che cammina.
Il vecchio Laenzio la strinse forte a sé, comprimendola tra la cotta di maglia delle braccia e l’armatura pesante sul petto. Appena si allontanò un poco da lei, Elion poté tornare a respirare coi propri polmoni. In confronto alla sua stazza voluminosa – dovuta unicamente al tacco degli stivali di ferro e alla solidità dell’armatura – si fece piccola piccola mentre lui comincia a raccontare.
-Il comandante della Legione Hieronymus Lex è stato trasferito ad Anvil per volere della Contessa Umbranox, che appena ha trovato scritto il suo nome sulla lista di raccomandati che lui le aveva mandato, l’ha voluto subito nella sua città! Adesso il capo è un uomo del popolo, scelto dal Consiglio, nonché suo nipote! Un giovanotto con un onore che fa invidia ai draghi delle montagne e un coraggio da leone! È stato per molto tempo nella Guardia del Re come Spadaccino. Spero tu conosca Fhenius Lex-.
-Mi spiace, il nome non mi dice nulla- ammise.
Il vecchio non diede segni di delusione, anzi, sembrò più entusiasta che mai. –Allora non perderò occasione di fartelo conoscere- strizzò un occhio ed Elion si permise di arrossire, facendolo contento.
-Priore della Prigione… wow- mormorò la ragazza. –Perché non me l’hai detto?- chiese volendo cambiare argomento.
-Ho provato a scriverti, quand’eri all’Università, ma non ricevevo mai risposta; così ho pensato che fossi troppo impegnata a studiare- spiegò con sincero dispiacere.
-Ah!- sbottò lei. –Quei vecchietti dalla barba bianca allo smistamento della posta avranno pensato che fosse una lettera d’insulti. Da parte delle Guardie Imperiali ne arrivano molte all’Accademia- spiegò con un moto di stizza. –Comunque non preoccuparti, adesso che lo so sono davvero felice. Ma come mai hanno scelto… te?- domandò dubbiosa.
L’uomo che aveva di fronte non era troppo raccomandabile per gestire con rigorosa attenzione una Prigione come quella Imperiale, dove defluivano i peggio banditi di tutta la Contea. A Laenzio, vero, non era mai mancato il coraggio di difendere gli altri – ma soprattutto sé stesso – perciò il vedersi tra le mani chi ad altri vuole male – assassini, ladri, banditi – non poteva che farlo sentire una persona migliore di quella che già era. Si era dimostrato premuroso quando per lungo tempo aveva ospitato la ragazza nella sua casa in città, senza farle alcun male come lei, invece, aveva inizialmente temuto. Laenzio era subito diventato il padre che non aveva mai avuto. Erano stati insieme pochi mesi, poi Elion era partita alla volta delle raccomandazioni volute dalla Gilda dei Maghi per entrare nell’Università, cosa che era stata il suo grande sogno fin da quando ne aveva saputo l'esistenza. Laenzio l’aveva vista lasciare la città in groppa alla sua cavalla e da allora erano stati lontani per quell’anno che Elion aveva impiegato nella scalata verso la vetta. Una volta conosciuta e rispettata da tutti i Maghi della Contea di Cyrodiil, l’ingresso all’Università era stato un vero e proprio trionfo. Ora il suo futuro si prospettava radioso e carico di avventura tra pozioni, incantesimi e caccia alla Negromanzia, che la Gilda era impegnata a sopprimere da secoli. Dopo di allora Elion aveva sentito il suo padrino solo per posta, ricevendo raramente sue notizie sempre a causa di quei maledetti smistatori, che la mattina del giorno del riposo consegnavano agli studenti lettere, pacchi, e perché no? Anche regali. C’era sempre qualche viziatello che aspettava doni dalla mamma o dal papà. Elion provava una gelosia immensa per quei ragazzi e quelle ragazze che avevano pozioni, incantesimi e ingredienti per l’alchimia prima degli altri per lezioni o esami importanti, soprattutto in vista delle lezioni autunnali! Era quel genere di “aiuti esterni” che lei non aveva mai potuto permettersi. Laenzio era un ottimo combattente, fissato con l’arte della guerra e vigoroso come si addice ad un buon soldato, ma non aveva mai avuto troppi soldi e forse questo era un bene: meno giorni trascorreva a scolarsi boccali in locanda con gli amici e più Elion dormiva sonni tranquilli.
-Semplice promozione, carissima- arrise soddisfatto Laenzio, tornando dietro lo scranno e trascinandola fuori dai suoi pensieri.
Elion lo guardò di sbieco. –Non me la racconti giusta- commentò arricciando il naso.
-E dai, maghetta, non fare quella faccia! Sai benissimo che questo vecchio cagnaccio ubriaco non farebbe male a una mosca! I condannati li tratta anche troppo alla leggera per quello che meritano- ridacchiò.
Il soldato semplice nella penombra della stanza si schiarì la gola.
-Ah, giusto- Elion balzò sul posto, maledicendosi per aver lascito trascorrere anche troppo tempo. -A proposito di condannati…- con un gesto del capo indicò il corpo disteso sul tavolo vicino all'ingresso.
-Stavo giusto per chiederti se fosse un amico tuo rimasto stecchito durante qualche strano esperimento, magari- si beffò Laenzio. –Ma vedo che è con te per altri motivi. Dimmi tutto, piccola mia- fece disponibile.
-L’ho sorpreso sulla spiaggia vicino allo sbocco delle fogne. Ero lì… per caso, facevo una passeggiata, quando mi ha aggredita con questo-.
Elion gli mostrò lo stiletto che il ragazzo le aveva puntato alla gola. Con un elementare incantamento di misticismo lo fece levitare fino allo scranno e lo posò davanti al naso del vecchio Priore. –Non ho idea se volesse derubarmi o semplicemente uccidermi. Mi ha messo molta paura, ma…-.
-Ma la magia dell’Università ti ha salvato ancora una volta- concluse fiero. –Sì, sì, risparmiami le formule arcane che hai usato. Verbalizzo tutto e lo sbatto dentro- disse aprendo un grande volume sul tavolo e preparando penna d’oca e inchiostro per scrivere. –Nessuno tocca la mia bambina, nemmeno con un fiore- aggiunse scorbutico mettendosi a sedere e cominciando a scrivere. –Mi sorprende che tu non gli abbia aizzato contro qualche Daedra inferocito. Con le capacità che hai e che l’Università non farà altro che perfezionare, potresti riportare in vita il nostro Re!- esultò senza staccare gli occhi dalla penna che grattava il foglio.
Elion incassò i complimenti, ma non sapeva fin dove si spingeva la realtà degli stessi.
Le lezioni dovevano ancora cominciare. La bella stagione era appena iniziata, gli sportelli per le iscrizioni all’Università ormai chiusi e i posti disponibili tutti occupati. I corsi sarebbero iniziati solo quell’inverno e questo Laenzio doveva saperlo. Quel vecchio cagnaccio si divertiva solo a farle quanti più elogi poteva appena ne aveva l’occasione.
Quando aveva vissuto con lui, Elion si era divertita a fare giochetti insulsi con oggetti volanti, spettacoli d’acqua e ad ingannarlo alle carte, ma niente di più. Non sapeva fin dove si spingevano le sue capacità magiche, che già molti maghi delle Gilde sparse nella Contea avevano notato. Era all’Università giusto per scoprirlo.
Mentre Laenzio compilava tutti i campi, quali una descrizione del condannato e il resoconto verbale della vittima, Elion controllò che il futuro prigioniero alle proprie spalle non stesse già riprendendo conoscenza. Non voleva dare troppo disturbo al suo vecchio, tantomeno fare di fronte a lui la figura della maga da quattro soldi che se la cavicchia con gli incantesimi, proprio ora che aveva tanta stima di lei.
Finalmente Laenzio finì e andando ad aprire una delle tre porte nella stanza, fece cenno al soldato semplice di seguirlo col condannato.
La guardia cittadina si caricò il ragazzo in spalle e precedé Laenzio nelle prigioni. Appena la porta era stata aperta, da quella galleria erano salite più forti che mai le urla e i lamenti dei detenuti che, assaporato un barlume di luce dall’esterno, avevano esultato e acquistato nuovo vigore per gridare la loro innocenza. Il vecchio Priore, prima di avviarsi assieme al soldato semplice che era già scomparso nell’oscurità più profonda, si voltò verso la ragazza.
-Raggiungimi ‘sta sera alla Taverna di fronte al mercato, se non sei troppo impegnata a studiare. Ci saranno un po’ di amici e voglio farteli conoscere. E se gli Dèi lo vorranno, sarà da quelle parti anche il Gran Capitano Lex-.
Elion incrociò le braccia al petto e spostò il peso su una gamba, sbuffando. –Sempre il solito… ma lo vuoi capire o no che sono troppo giovane per sposarmi!?- eruppe, più sarcastica che altro.
Laenzio scoppiò in una fragorosa risata e prese una torcia dalla parete. –Sempre la solita te! Sto cominciando a pensare che tu abbia una focosa relazione con qualche libro di magia. Da voi Elfi c’è davvero da aspettarselo! Una volta ho sentito di uno di voi che è andato con un cervo. Secondo te è possibile?-.
Elion sorrise. –Non oso immaginare cosa ne venga fuori- si permise di ridere al solo pensiero.
Laenzio rabbrividì per scherzo. –Posso considerare quel tuo sorriso un sì al mio affettuoso invito? O quei “vecchietti con la barba bianca” non ti lasciano uscire troppo tardi?-.
Elion sta volta la prese a male: solo lei poteva insultare i vecchietti dell’Università, suoi futuri maestri. –Vedrò cosa posso fare-.
Detto ciò, Laenzio scomparve nelle Prigioni richiudendosi la porta alle spalle ed Elion lasciò la torre, tornando dalla sua Noilé, e montò in sella. Era ancora una caldissima giornata estiva con un meraviglioso cielo azzurro tutta da godere. Non sarebbe rientrata nella sua stanza all’Università prima che il sole avesse iniziato a calare. Una mezza idea di raggiungere Laenzio alla taverna continuava a saltarle in testa, nonostante i mille pretesti pur di lasciar perdere. Improvvisamente, spronando Noilé ad un trotto tranquillo sulla strada, pensò che se doveva farsi piacere al vecchio Priore con la sua presenza in mezzo a dozzine di soldati ubriachi, non ci sarebbe andata da sola, e sapeva già chi trascinarsi dietro.
Traversando la città e galoppando sul ponte che collegava la sponda di Imperial City col mondo selvaggio fuori dalle sue mura ciclopiche, assaporò il vento che le scompigliava i capelli, mentre l’immagine di quei occhi azzurri come il ghiaccio cancellava ogni altro pensiero.










.:Angolo d’Autrice:.
Ma noooo! XD Anche qui! Sei una persecuzione, dai! Però sono felicissima che ti abbia incuriosito la storia e ti sia piaciuto quel microbo prologo :3 non sai che sorpresa bellissima è stata leggere il tuo commento. Avventurandomi in questa sezione dimenticata da Dio credevo che nessuno avrebbe sbirciato il mio lavoro, e invece eccoti! XD Thò! Come avrai notato, non ho potuto fare a meno di seguire il tuo consiglio, continuando sulla via della III persona e – di testa mia – proseguendo col passato remoto, piuttosto che al presente. Grazie SnowDra1609, suggerimenti molto utili e coi quali – personalmente – mi trovo più a mio agio XP
Detto ciò, non mi resta che dire due parole due sul capitolo appena scritto.
Allora… penso di aver accennato ad un “giorno del riposo” in cui all’Università si smista la posta tra gli studenti. Un po’ alla Harry Potter, ammetto il plagio, e spero che per questo non mi uccida nessuno <.< Voglio aprire una piccola parentesi col dire che sì, i corsi all’Università non sono iniziati, ma Elion è tanto impegnata perché sta studiando autonomamente quel che vuole anticiparsi da sé. Approfondimenti sul concetto a partire dal prossimo capitolo, per il quale non so quanto tempo bisognerà attendere. Ultimamente ho davvero molto – troppo – da fare, tra scuola, scuola, scuola, scuola, sport, scuola, scuola, disegno, scuola, scuola, sport, libri, scuola, libri, libri, FEBBRE – eh, sì: la vostra caltaccia ha febbruzza primaverile -. Insomma, sono un po’ sotto sopra. Eppure, come stanno evolvendo personaggi e situazioni di questa storia mi sta prendendo molto, perciò credo che non trascorrerà troooooppo tempo prima di un prossimo aggiornamento – per me trooooooppo tempo sono… uno, due, tre mesi, eh! -.
Tornando al capitolo.
Se non sbaglio, penso di aver messo “spoiler” tra gli avvertimenti. Ebbene sì, questo capitolo è uno spoiler vivente. Nel senso che il Capitano della Legione Hieronymus Lex nel gioco viene realmente trasferito ad Anvil come racconta Laenzio (pg di mia invenzione, assieme al nipote di Lex). Trattasi di una missione per conto della Gilda dei Ladri, non dico altro.
Mi sono ammazzata a cercare i nomi dei giorni e dei mesi in Oblivion, ma internet è poco fornito sull’argomento. -.- Vorrà dire che dovrò trasferirmeli dal gioco, assieme ad alcuni dettagli.
Gli incantesimi citati (due di illusione – assorbi e calma - e uno di misticismo – levita – ) sono parte integrante del gioco, inseriti nella fan fiction assieme a tutto il resto col dovuto rispetto dei diritti di copyright.
<.< E meno male che erano due parole due…
Vabbuò, si è fatto tardi: saluto e vò, dandovi appuntamento al proximo chappus, incentrato sul nostro amichetto figlio della Madre Notte.  
Ciau! :D
   
 
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