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Autore: nausicaa    02/09/2005    0 recensioni
Quattro ragazze, quattro adolescenti e un mondo che si aspetta da loro tanto... si aspetta che maturino, che crescano, che imparino a prendere le decisioni giuste ed intanto continua a dire loro: "Siete soltanto delle ragazzine". La vita di quattro amiche tra difficoltà, ragazzi e scuola, nel lungo cammino della che porta dall'infanzia all'età adulta e che si chiama adolescenza.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il lunedì seguente le ragazze arrivarono a scuola un po’ in anticipo; si sedettero sui gradini della scalinata principale e, mentre attendevano il suono della malefica campanella per entrare in classe scorsero Paolo scendere dalla macchina (una stupenda cabriolet grigio metallizzato) aiutato dal padre, che lo reggeva mentre prendeva le stampelle. Le quattro amiche si guardarono e, quasi contemporaneamente, si alzarono e si diressero verso di lui.

«Ciao! Come va la gamba?» domandò con voce preoccupata Ale.

«Un po’ meglio, ma sabato faceva un male cane…» rispose Paolo,esagerando le cose.

«Ma come è successo? Sei caduto, ti hanno tagliato la strada?» chiese Vicky.

«Questo scriteriato andava a tutta velocità con la moto, ed è caduto da solo» spiegò il padre con voce dura nei confronti del figlio.

«E a casa ci è arrivata una multa da mettersi le mani nei capelli» aggiunse la madre scendendo dall’auto; «Voi siete delle amiche di Paolo?»

«Mmmmh, si, diciamo di si…»

«Per caso una di voi è la sua ragazza??» domandò ancora curiosa la madre.

«No, si figuri, siamo solo sue amiche!» si premurò di precisare Bea.

«Ah. Allora me la devi poi presentare questa tua ragazza di cui parli tanto, eh Paolino?» aggiunse la madre, sistemandogli il giubbotto.

Le quattro ragazze si girarono e si fissarono negli occhi: «Ragazza?» domandò Ale.

«Mamma, scusa… grazie per il passaggio, potreste andare ora? Stai mettendo in imbarazzo le ragazze…» cercò invano di allontanarla Paolo.

«Oh, ma signora, non si preoccupi… nessun imbarazzo, anzi!» lo interruppe Bea, un po’ perfidamente. «Ci dica, ci dica… allora Paolino ha una ragazza? Ahaa, sa che non lo sapevamo?»

«Ma allora anche voi chiamate mio figlio Paolino! Che carine, eh, queste ragazze? Che ne diresti se ogni tanto le invitassimo a bere un the da noi?» esclamò entusiasta la donna. «Comunque sì, pare che il nostro Paolo stia diventando un giovanotto! E lo sappiamo tutti come fanno i giovanotti, no? Le ragazze, il gel, i vestiti firmati, i bacetti…» aggiunse in tono confidenziale rivolgendosi alle amiche.

«Eh, guardi, ha ragione… tutti così i ragazzi! Ma… per caso non le ha detto il nome?» domandò Elena.

«Mamma, te ne vuoi andare?». Paolo era paonazzo.

«Ma Paolino, lasciaci parlare! Comunque, ragazze… se non sbaglio si chiama Marta, sì, proprio così, Marta… Perrini, tesoro? Sì, sì, Marta Perrini! La conoscete? Pensate che proprio perché erano in due sul motorino che questo incosciente è caduto!»

«Ah, si Marta… la conosciamo di vista! Allora andremo a farle i nostri auguri per il nuovo acquisto! Arrivederci, signora… e complimenti per il tailleur: davvero originale!» e detto così si allontanarono, sentendo da lontano la voce di Paolo imprecare contro la lingua lunga della madre.

«Ma che stronzo!» mormorò Vicky.

«”Vogliamo conoscervi, uscite con noi…”. Che bugiardo, e anche i suoi amici che lo sapevano!» aggiunse Ale.

«E poi con la Perrini…» protestò Elena mentre si avviavano verso la palestra.

«Già. Ma non stava con Fla del Gioberti? Che pu…» cominciò a dire Bea, ma venne interrotta da una voce acida alle loro spalle.

«…tana? Qualcosa mi dice che parlassi di me, De Rocchi. Vedi di non farti sentire più ad attribuirmi quegli appellativi. Io,» continuò avvicinandosi, «ho spie ovunque.»

«Evidentemente ormai sei talmente abituata a sentirti chiamare così che appena senti quella parola ti convinci che si stia sparlando di te. Coda di paglia, Perrini?» la stuzzicò Vicky.

«Tu taci, Mattei, che nella scuola conti quanto la sigaretta che ho appena pestato. O forse di meno, perché la cicca l’ho fumata io. Comunque, tanto per spiegare alle ignoranti come voi, io e quello sfigato di Flavio ci siamo lasciati da due settimane. Prendetevelo pure… sempre che vi voglia» aggiunse squadrando da testa a piedi Vicky.

Poi girò sui tacchi alti e si allontanò ancheggiando e salutando i ragazzi che la circondavano come se il corridoio della scuola fosse in realtà una passerella di Hollywood.

«Non la sopporto!» sibilò Bea.

«E chi la sopporta se non i suoi spasimanti leccasedere?» rispose Ale.

«Avete sentito come mi ha trattata? Mi ha fatta sentire una vera merda…» il tono di Vittoria era basso e mogio nel mormorare queste parole.

«La merda è lei, Vicky! Non devi farci caso! Il novantacinque percento dei ragazzi della scuola è trattato così da lei e il restante cinque percento la serve e riverisce come una regina per assicurarsi un minimo di rispetto. Che cosa t’importa? Prende a pesci in faccia pure noi!» la rassicurò Elena. In cuor suo, però, era felice che quelle aspre parole di sdegno non fossero rivolte a lei.

Alla fine delle lezioni decisero di andarsene da scuola evitando qualsiasi contatto con i ragazzi. Ma, all’uscita, li trovarono ad aspettarle all’angolo, compreso Paolo con le stampelle. Le quattro amiche passarono velocemente senza degnarli di uno sguardo, ma essi furono loro subito addosso.

«Ragazze, hey, perché non vi siete fermate?» le bloccò Marco.

«Dobbiamo parlarvi, forza, non fate le altezzose». Manu si parò davanti alle ragazze per impedire loro di proseguire. «Sappiamo che avremmo dovuto parlarvi di Paolo e della sua tipa, ma insomma, era solo un sabato sera, non una domanda di fidanzamento…!»

Paolo stava in un angolo a testa bassa e non partecipava alle scuse collettive.

«Proprio perché era solo un sabato sera non credo foste davvero interessate a noi, e ancora di più non credo che lo siate ora.» rispose Bea seccamente.

«Quindi, se vi levate gentilmente dalle scatole, noi vorremmo andare a pranzo» continuò Ale.

«No, il fatto è che per noi non era solo quello, Manu ha sbagliato ad esprimersi: voleva dire che non era niente di impegnativo… anche se non ci sarebbe dispiaciuto che lo diventasse, carine come siete…» cercò di riparare Marco.

«Bravo, sai parlare bene… scusa, non mi ricordo neanche come ti chiami. Potresti entrare in politica. Ma con noi non attacca». Detto questo Elena fece per andarsene, seguita dalle altre.

«È solo colpa mia, ragazze» esordì allora Paolo, alzando la testa. «Avrei dovuto dirvelo… il fatto è che a me non piace Marta, mi sono messo con lei per una scommessa: io sostenevo che era una tipa un po’ facile e per dimostrarlo a loro mi sono messo a provarci. Tutto per scommessa, sul serio. La trovo squallida coi suoi capelli ossigenati, i suoi chili di fondotinta e quei tacchi che si sentono fino in Cina, quando passa lei». La voce del ragazzo era grave e colpevole. «Dopo tre giorni che facevo lo scemo con lei, dico tre giorni prima dei quali non mi aveva mai visto, bè… ci siamo messi insieme. Ho cercato di spiegarle tutto, che non mi interessa, ma lei era così gasata di avere un nuovo ragazzo “che viene a scuola in una fantaaastica cabriolet” che non è servito a niente. Detto tra noi, non so proprio come liberarmene…»

«Non ti prendere questo disturbo, verme schifoso! Non ti fare più vedere!» gridò la Perrini, spuntata da dietro l’angolo. Il trucco era sbavato e il mascara le colava sulle guance insieme alle lacrime dandole un aspetto poco pulito. Le sue parole provocarono le risate di Marco e Manu, mentre Paolo sbiancò come un cadavere.

«Ho cercato di dirtelo, scusa… volevo che lo sapessi diversamente… ». Nuove giustificazioni iniziarono ad uscire dalla bocca del ragazzo.

«Sai Paolo, per una volta capisco la signorina sculettona. Sei stato un vero stronzo. Ha tutte le ragioni di scaricarti, dopo questo discorso» esordì Vicky, nonostante non avesse ancora digerito le cattiverie di poche ore prima. Marta Perrini la guardò sbalordita.

«Non prenderlo come una bandiera bianca, Perrini, tra noi sarà sempre guerra aperta finchè ti darai quelle arie da Miss Italia decaduta”.

E così dicendo lasciarono la ragazza in lacrime ed i ragazzi sbalorditi e si allontanarono a braccetto ridendo.

  
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