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Autore: BigMistake    30/05/2010    3 recensioni
I PARTE: Vi ricordate dove eravamo rimaste in Grey Day in Darkness? Non l'avete letta, ma allora cosa aspettate? (necessario leggere prima quella) Nessie e Jake sono felicemente sposati, con due splendidi bambini. Riuscirà la nostra coppia preferita a superare la crisi del settimo anno? Spoiler dal capitolo XVI: < Perché ti ho data sempre per scontata? Pensavo che la nostra vita insieme sarebbe stata perfetta. Non dovevo. La perfezione non esiste, nemmeno per due anime complementari come noi … > Buona lettura! II PARTE: Passano gli anni e la vita continua. Per stabilizzare gli equilibri bisogna ancora agitare il bicchiere. EJ e Sarah crescono e si scoprono ragazzi, affrontando le problematiche annesse. Dal Capitolo X: - Lui vampiro ed io licantropo, ma con un po’ dell’uno nell’altro. Il freddo e laconico Yin, l’autunno della vita, il nord, il ventre buio dell’animo umano rischiarato da un punto di luce dello Yang che dall’altro lato della collina sorride al sole seppure con una parte oscura di lui nascosta agl’occhi di chi non guarda, alle orecchie di chi non ascolta, agl’animi che non esistono. La perfezione. L’equilibrio. Perfetti e completi solo se insieme. - Buona lettura!
Genere: Romantico, Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'GREY DAY IN DARKNESS'
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CAPITOLO XVIII: Stirpe regale, vecchia e decadente.

La roccaforte che avevano scelto per la loro stupida e vecchia non vita, era una scenografia mozzafiato, medievale, di gran gusto visto la teatralità con cui si presentava: il sole picchiava forte sulle pareti bianche e sbiadite del castello, le tegole rosse si ergevano come fuoco innalzandosi verso il cielo in coni sempre più alti, quasi a voler raggiungere Dio. Ma nessuna creatura che abitava in quel tetro recesso poteva raggiungere altro se non l’inferno. Torri e torrette sovrastavano la verde campagna, mentre la costruzione più massiccia, evidenziava i plurimi  piani di cui era composta. L’imponente massa di pietra e calce rimaneva silenziosa e crudele ed imponeva con il suo sguardo severo, un timore giustificato per chi non vive delle vittime della schiavitù del sangue. Avvertiva i nemici di non provare ad abbatterlo, perché avrebbe resistito ad ulteriori secoli di battaglie ed intemperie. Il gigante parlava con il suo tono baritonale e cercava di sconvolgere il proprio avversario con un grido muto di battaglia. Ma io non ero un nemico impressionabile. Davide contro Golia. La storia insegna che le dimensioni non sono poi così importanti se si hanno i giusti mezzi e la capacità di utilizzarli. Ed io ero molto capace.

“Ho perlustrato la zona!” Massimo  piombò alle nostre spalle, sul tettuccio dell’auto che avevamo noleggiato con nomi falsi. Sobbalzammo entrambi poggiati sul cofano in sua attesa. Aveva indossato la mantella ed il cappuccio per ripararsi dal sole ed evitare di brillare, facendosi scoprire. “ La fortezza è ben sorvegliata anche con una giornata di sole!” prese un bastone ed iniziò a disegnare  a terra una rudimentale pianta. “Ci sono quattro guardie ad entrata che si trovano qui” ed indicò con un cerchio un lato “qui” indicando un altro punto “e qui! Sulle mura di vedetta vi sono almeno altre quattro guardie, una per torre!”

“C’è quindi un modo per entrare?” chiese Gabriel.

“Ovviamente si, ma solo Renesmee ha la fisionomia giusta per passare!” annuì velocemente invitandolo a continuare “In questo punto c’è un canale di scolo delle acque piovane il suo diametro è poco più di un metro, sia io che te rischieremmo di rimanerci incastrati ma lei è perfetta!”

“Una volta entrata che devo fare?”

“Cerca di raggiungere la torre a Est, troverai una guardia di vedetta, puoi sopraffarla tranquillamente con le tue conoscenze di lotta! Da quello che ho capito questi vampiri hanno solo la forza bruta dalla loro parte, un po’ come tuo zio Emmett, ma con meno esperienza, afferrato il concetto?” annuì ancora, ero sempre più impaziente di agire “Quando sarai in cima ci farai un segnale e noi ci arrampicheremo lungo le mura, una volta entrati andremo nelle segrete sotto la torre ovest! Ci sono molte guardie, immagino che sia proprio lì che tengono la tua famiglia Nessie!” stavo per dire qualcosa ma improvvisamente mi sentii sospesa, come se la mia testa si fosse improvvisamente disconnessa  “Agiremo subito io posso espandere il mio scudo sensoriale su di una persona ma potrei perderti, finché riesco a seguirti sarai abbastanza coperta! Stai comunque attenta fra tutti i sensi la vista è quello che riesco di meno ad escludere per colpa del suo approccio eccessivamente diretto, cerca di rimanere sempre nascosta! Questa purtroppo è la mia limitazione!” si fermò nella sua spiegazione guardando il mio stato confusionale, tenevo una mano stretta sulla stoffa della camicetta all’altezza del petto dove il mio cuore aveva preso a battere in maniera spasmodica “Ehy tutto bene piccola Cullen?”

“Si, si!” mascherai al meglio il mio stato d’angoscia, non era per la paura di morire no, ma per la paura di fallire e condannare i miei figli ad ulteriori torture “Solo un po’ di ansia da prestazione!”

“Stai tranquilla, riusciremo a salvarli inoltre i tuoi saranno qui massimo domani all’alba loro ci potranno aiutare e da Volterra stanno arrivando i rinforzi! Persino Marcus si è mobilitato, vedrai se qualcosa dovesse andare storto c’è il piano B!” ovviamente cercava di rassicurarmi, ma lui non poteva sapere quanto io avevo in gioco “Se comunque non te la senti possiamo aspettare loro!”

“No, agiamo tempestivamente! Potremmo giocare il fattore tempo a nostro favore!” presi le redini della mia forza le tirai e me ne feci un capo saldo “Se non avrete un mio segnale vuol dire che mi hanno presa!” mi alzai dal cofano ed osservai Massimo dritto negl’occhi con tutta la determinazione che potevo dimostrargli attraverso i miei. Lui sogghignò soddisfatto della mia reazione. “Andiamo, mostrami da dove devo entrare!”

“Sai, ai miei tempi saresti stato un ottimo speculatores! Grinta, rabbia e determinazione!” La nostra corsa durò poco più di un’ora. Ci acquattammo su di un albero da dove vedevo la piccola grata. Il suo spazio angusto incuteva una certa sensazione claustrofobica, ma non m’interessava. Quello che volevo era soltanto rivedere Sarah ed EJ, Jacob, Leah.  Lo scudo di Massimo ci copriva tranquillamente, ma per espanderlo gli serviva moltissima concentrazione soprattutto per la vastissima area che avrebbe dovuto rivestire. Scoprii una nuova analogia con lo scudo della mamma: se in più di una persona veniva avvolta dalla sue estraneazione, all’interno di quest’aurea la sua schermatura si annullava, nonostante non riguardasse il raggio di azione ma la persona fisica.

“Ora vai!”  percorsi il breve tratto di strada di corsa assieme a Gabriel che mi aiutò a scardinare l’inferriata, la puzza di fogna era tremenda e vomitevole arrivò diretta al mio stomaco e sentii il sapore della bile riversarsi nella mia bocca. Mentre stavo per entrare Gabriel mi guardò intensamente e prima che potessi dire una qualsiasi cosa sfiorò le mie labbra con le sue, non era un bacio violento e passionale, ma delicato, dolce, fugace, quasi volesse dirmi addio. Durò pochi istanti. Ma il suo sapore rimase per dei secondi in più. D’un lato mi sentivo completamente infuriata, approfittarsi di me in quella maniera ma da un lato lo capivo.

“Scusami, dovevo farlo!” scossi solo la testa e mi chinai per entrare nel cunicolo stretto e buio che aveva la parvenza di una bara cilindrica “Stai attenta!” annuì ancora confusa non era tempo di ribattere dovevo solo buttarmi nella mischia come avevo sempre fatto. Lo spazio angusto no permetteva nemmeno lo spostamento necessario a voltarmi. Potevo solo sentire il richiudersi della grata ed il suo allontanarsi a nascondersi con Massimo. Ora ero sola e dovevo sbrigarmi. Il Volturo attraverso un analisi della pianta aveva dedotto una specie di strada da fare, ma le sue erano solo supposizioni. Prima svolta a destra. La puzza era tremenda, acre  e penetrante, sembrava putrescente ed il cadavere di un ratto mi diede ragione. L’osservai per un istante. La carcassa in decomposizione si stava logorando nel tempo, le mosche gli ronzavano intorno segno che le pupe che si erano create su di essa si stavano sviluppando. Le ossa del torace erano ben in mostra ed i denti aguzzi quasi completamente scarnificati. Superai quello spettacolo raccapricciante, sperando di non diventare anch’io un pasto per vermi. Seconda svolta a sinistra. Camminavo carponi, con le mani appoggiate alla parete viscida di melma per sedimentazione. Sentii ad un tratto il lento muoversi di zampe sulla mia spalla ero paralizzata, non me l’aspettavo. Il mio cuore correva all’impazzata, Le mani tremavano mentre gli occhi sbarrati guardavano l’eleganza delle lunghe otto zampe che stavano per raggiungere il mio collo. Lo stomaco si strinse ed un violento conato spinse la bile al di sopra della gola. Con uno slancio di terrore e coraggio lo presi con una mano e lo scaraventai dietro di me lanciando un gridolino che subito smorzai. Corsi più velocemente con le lacrime agl’occhi la melma ovunque sul viso, sulle mani. Un bivio non previsto. Avrei dovuto continuare dritta ma invece davanti avevo solo un muro. Stavo per accasciarmi ed abbandonarmi allo sconforto. Maledette bestie ad otto zampe. Odiavo quel sensazione di malessere incontrollabile, quella paura inconscia che non riuscivo a governare. Poi un cambio di luce, di una quasi impercettibile tonalità più tenue in fondo al corridoio di sinistra, l’uscita. Sperai intensamente che non fosse solo un gioco della mia mente, un crudele modo per tenermi ancora alla flebile speranza di uscirne. Percorsi in breve tempo l’ultimo tratto del condotto. No, non era la mia immaginazione. Lo sgradevole odore della fogna venne presto sostituito. Tulipani, rose, gardenie. Erba tagliata, marmo. Un giardino curato. Un piccolo chiostro con una vasca a simulazione di uno stagno. Alcune ninfee galleggiavano al suo interno e per gridare vittoria assaporai ogni sfumatura del buon odore che mi stava ristorando. Una violenta ventata fredda e mi ritrovai nello stagno. Lo scudo di Massimo mi aveva persa, come una sciocca avevo dirottato il mio percorso ed ora mi trovavo allo scoperto. Emersi dallo stagno e l’energumeno che mi si presentava di fronte aveva tutta l’aria di uccidermi.

< Troppo presto morte, io ho ben altri piani! >

Guardai il mio nemico come un gatto che osserva un cane legato giusto alla distanza che gli permette di essere vicino al muso per graffiarlo, ma abbastanza lontano da non finire tra le sue fauci. Il cane abbaia, si dimena mentre il collare lo strozza ma il gatto non si muove. Ed io così stavo ferma con un ghigno di soddisfazione con pochi salti agevoli ritrovai l’aurea di Massimo. Lui scrutava il vuoto, inerme e disorientato mentre il gatto si divertiva a prenderlo in giro.

< Vieni a vedere dove sono finita! > mi dicevo < Avvicinati, bastardo! > un passo ed era a mia portata. Gli presi la testa e con una torsione del busto lo scaraventai addosso alla parete di marmo bianco creando un gigantesco solco.

“Cosa diavolo sei, brutta megera?” risi senza lasciarmi scoprire mi divertii molto ad essere un fantasma per i suoi sensi ma come aveva detto Massimo la vista aveva delle falle e finii a breve di nuovo scoperta. Cominciammo a lottare, la mia esperienza contro la sua forza, era una dura danza letale, io agile e scattante, lui greve e nerboruto. Schivavo facilmente i suoi colpi improntando il mio attacco sulla difesa. Cercò di sferrare un pugno contro il mio stomaco, io mi scansai abbassandomi sulle sue gambe che feci cedere con un colpo secco sulle ginocchia. Mi avventai sulla sua testa avvinghiata saldamente  per mantenerlo  il più possibile fermo. Cercava di divaricare le mie gambe strette sul busto contrapponendo le braccia, sforzandole verso l’esterno mentre io avevo preso a mordere la sua carne di calce rompendone i tendini. Come un piccolo strappo sulla stoffa la lacerazione si propagò lungo tutto il collo staccandola definitivamente. Il suo corpo cadde a terra immobile, tenendo ancora la testa fra le mie mani. Era la prima volta che uccidevo sul serio. La prima volta ma non sentivo altro che una strana euforia primordiale, la furia di una bestia ferita da degli animali molto più crudeli. Stavo ancora gioendo della mia vittoria quando venni accerchiata da quattro velocissimi vampiri. Due tolsero la testa del loro compagno dalle mie mani e presero il suo corpo, gli altri mi avevano immobilizzata pronti a squartarmi come un capretto nei giorni di Pasqua. Il trambusto che avevo creato, la mia esitazione mi aveva condotta alla fine. Confidai in mia madre, mio padre il resto della famiglia per salvare la loro vita, la mia sarebbe stato solo il minimo prezzo per averci provato.

“Fermi!” gridò qualcuno di provvidenziale “Prima di uccidere questa intrusa dobbiamo portarla al cospetto dei nostri signori assieme ai nostri nuovi ospiti!” ecco cosa era successo per questo la falla era stata così grande, per questo non ero più coperta dallo scudo di Massimo. Anche loro erano stati presi. Era finita. Si era decisamente finita.

 

I due pallidi dalla pelle trasparente come una sfoglia di cipolla, si muovevano poco e nulla. Guardavano soddisfatti il loro nuovo bottino. Gabriel era malconcio, il suo cuore batteva a stento il corpo coperto di graffi e lividi scuri. Massimo era dall’altra parte della sala immobilizzato con gli occhi coperti da tre bende scure. La sala contava una ventina di vampiri, con un aspetto da culturisti. La forza bruta. Nei numeri conta. Forse Davide se si fosse trovato di fronte un esercito di Golia non sarebbe stato così sicuro di sé. Io non ero Davide, e non tentennai. Il mio sguardo ferino si posava sui vecchi e decadenti personaggi della letteratura irlandese. Dracula uno e Dracula due. Vampiri di un tempo indecifrabile, con alle spalle millenni probabilmente, magri coperti entrambi da un completo nero di fine fattura, con due spille speculari che rappresentavano fiamme le stesse che tingevano gli occhi di quei mostri.

“Eccoti qui, Renesmee! È il caso di dirlo: chi non muore si rivede!” i maledetti Vladimir e Stefan, i due tremendi vampiri del regime del terrore precedente a quello dei Volturi.

“È da tanto che non ci vediamo, più o meno vent’anni! Sei cresciuta magnificamente e la tua discendenza è il degno risultato di cotanto splendore! A quanto vedo il giacere con un infimo cane … ” quell’ultima parola uscì come un sibilo tagliante “… ha dato i suoi frutti!” Vladimir s’alzò e si avvicinò in maniera tale da potermi accarezzare il viso. Non era molto alto, magro con quei suoi capelli scuri ad incorniciare il viso, gli occhi bordeaux di un colore simile al zampillante sangue venoso.

“Non osate toccarla!” gridò Gabriel furente, tentava di divincolarsi ma tutto era vano. Le sue iridi erano cambiate si distinguevano nell’oscurità per il loro chiarore. Ma i vampiri che lo afferravano tenacemente per le braccia, portavano dei guanti. Ci stavano aspettando e conoscevano ogni nostro trucco.  

“Quanti ibridi interessanti esistono! Siete una specie superlativa, una risorsa preziosa!” il moro si spostò verso Gabriel dall’altra parte della sala iniziando a studiare il suo viso sempre più trasfigurato dalla rabbia, digrignava i denti ed un terribile gorgoglio proveniente dal suo petto gli faceva vibrare le labbra, in un ringhio di sfida “Questo assomiglia troppo ad una nostra vecchia conoscenza! Non trovi Stefan?”  il vampiro interpellato si spostò rapidamente a pochi millimetri dal suo naso soffiando gelidamente contro il suo volto.

“Vedi piccolo insulso mezzo sangue, il tuo caro paparino ci ha dato tanti problemi, mi piacerebbe tantissimo far provare alla tua pelle la sensazione di dolore ma …” il suo tono suadente tradiva l’efferatezza del suo proferire “Ci sarai più comodo da vivo!”  i capelli canuti appena apprezzabili per il finto splendore che emanavano, si mossero scivolando verso il basso, Stefan rimaneva il più inquietante per il modo di parlare.

“Cosa volete da noi?” ero accecata dall’ira, volevo solo staccare quelle vecchie teste e farle ruzzolare a terra a segno di rovina della loro gloria, come una vecchia stirpe regale decaduta e piegata al volere del popolo.

“Penso che tu l’abbia già capito, vi abbiamo studiato bella Renesmee e vogliamo con noi qualche cagnolino da compagnia sai ci sentiamo così soli!” rise come cercando di contenersi della sua stessa battuta.

“ È ora di sterminare questa stramaledetta feccia italiana, e devo ammettere che proprio voi ci avete donato l’ispirazione! I cani sono la chiave per riprendere il nostro potere!” strinse un pugno all’altezza del suo naso come se stesse già accaparrando quello che per lui era un diritto.

“Le vostre faccende non ci riguardano!” ero completamente accecata volevo solo vederli soccombere “Non vogliamo avere niente a che fare con la vostra sete di vendetta! Perché non prendete dei figli della luna e ci lasciate in pace!” risposi con il veleno negl’occhi, lo sentivo ribolliva quella piccola parte di me intrisa del sangue di mio padre.

“I figli della luna non sono ammaestrabili, i vostri amici invece si!” rispose cordialmente il moro. “ E poi tu ci hai offerto due cucciolotti interessanti: più forti dell’una e dell’altra specie, meraviglioso! Magari potresti sfornarne qualcun altro, sarebbe fantastico!” con un gesto d’intesa si osservarono l’un l’altro. Cosa volevano che facessi, che procreassi un esercito per loro? Mai! Quel pensiero era disgustoso, nauseante, depravato.

“Non ti scordare, Vladimir con noi abbiamo anche la lupa femmina, chissà se con il mezzo sangue sia compatibile!” e questo era ancora più assurdo.

“Maledetti!” l’urlo di Gabriel si propagò in tutta la sala quadrata dove risiedevamo  “State parlando di persone vi rendete conto? Non siamo le vostre cavie!”  persino le tessere dei mosaici a terra tremavano di quel suono: chiamato in causa aveva perso le staffe.

“Cosa ne vuoi sapere tu, figlio di Aro? Tuo padre non faceva altro che sperimentare su esseri umani, distruggere i clan più potenti con tutti i loro averi per annettere qualche preziosità alla sua collezione di talenti!”gli occhi di Stefan divennero paonazzi e completamente sconvolti. L’argomento aro era l’unico che poteva smuovere le acque. Un sentimento forte come la rivalsa era di vitale importanza per i vampiri, li guidava fino alla completa follia. Ma c’era una collera che stava montando, un’ira che sicuramente non avevano mai visto  “Impara a tenere a freno la tua lingua o preferisci che la diamo in pasto a qualche animale del bosco che tanto ti piacciono, piccolo rinnegatore!”

“Voi non farete mai degli esperimenti sui i miei figli schifose sanguisughe non ve lo permetterò!” stavo per partire volevo ucciderli, non dovevano permettersi quelli erano i miei figli. “Volete essere come i Volturi ma al massimo siete la loro squallida imitazione, siete solo le rovine su cui è stato costruito un nuovo impero, meglio che impariate a perdere con stile!” man mano che la sua collera saliva io mi sentivo soddisfatta “Eravate dei fossili, deve essere stato molto facile per Aro distruggervi, a forza di essere serviti vi siete dimenticati di come si combatte, vero? Scommetto che vi siete circondati di questi body guard solo per la paura che qualcun altro prenda a calci le vostre chiappe polverose!” l’influenza di Jake era utile in certi casi, ma spesso era troppo deleteria.

“Smettila emerita sgualdrina, dopo tutto quello che abbiamo fatto per te!” la mano di Stefan vibrò sulla mia guancia ed io volai per tre metri sul pavimento liscio. La sua voce aveva assunto dei toni pazzeschi si era trasformato liberando il folle maniaco che era in lui. Il suo volto crudele era ad un centimetro da me con la mano  cercava di soffocarmi mentre la tentazione del mio sangue prendeva strada in lui, i suoi occhi cominciarono a macchiarsi di nero come una goccia d’inchiostro sulla carta porosa della pergamena. Gli ringhiavo, se mi avesse ucciso lo avrebbe fatto combattendo.

“Stefan, non vorrai far saltare il nostro piano sarebbe sconveniente non trovi?” a quelle parole tolse le sue mani dal mio collo. Gabriel guardava esterrefatto la scena, Massimo era stato trascinato via cosa che capitò ben presto anche a noi.

 

Il posto in cui venni gettata assieme a Gabriel e  a Massimo,  era una prigione sotterranea, l’accesso era concesso da un largo tombino a terra. Caddi sulla schiena a pochi passi dal mio amico e guardando in alto vidi le guardie sorriderci e salutarci con un gesto della mano. Il buio intenso che avvolgeva l’intero spazio era interrotto soltanto dalla luce bluastra che proveniva dalla grata in alto. L’aria era intrisa d’umidità e la condensa gocciolava con un assordante rumore. Mi alzai in piedi e sentii un guaito alle mie spalle. No, non un guaito. Un gemito. Il buio era troppo condensato, sembrava composto di pigmenti neri che lentamente si spostavano accendendosi come delle piccole spie. Una grande sagoma scura prendeva sempre più forma diventando sempre più chiara. Avanzai di un passo verso quel buio, quello stramaledetto fascio di luce non mi permetteva di abituarmi all’oscurità. L’avevo già distinto ma temevo che quello fosse un sogno.  La sua testa si sollevò stanca, riuscivo a distinguere il suo corpo smagrito appena coperto da informi pantaloni. Gli occhi brillarono nel buio. Erano di un’oscurità più intensa di quella che ci circondava, imperscrutabili nel loro essere in comunione con me. Non potevo crederci.

“Jacob?” un attimo un suono sordo e poi l’unica cosa che avrei voluto ascoltare fino alla fine dei miei giorni.

“Renesmee?” la sua voce era flebile, poco più che un roco sussurro. Intrapresi un altro passo affondando in una pozza che con il suo agitarsi rimbombò ripercuotendo sulle pareti un eco dei suoi schizzi contro la mia scarpa. Sollevò il busto un secondo gemito che passò inosservato, trovandosi genuflesso ai miei piedi. Era lui, una parte della mia vita forse l’unica cosa che non mi sarei aspettata.  Mi abbassai anch’io al suo livello e i jeans si intrisero dell’umidità della pietra, diventando fradici. Eravamo viso contro viso, increduli entrambi con la paura e l’impazienza tra le mani. Non volevo toccarlo per credere che fosse solo un’illusione “O mio Dio, Nessie sei tu, non sei un’allucinazione!” allargò le braccia ed io mi trovai ad abbracciarlo con tutta la forza che avevo. Baciai gli zigomi, le labbra, il naso, le guance, il collo. Era lui, non potevo crederci e mi ricambiò facendo altrettanto. Ci stavamo studiando, riscoprendo “Mi dispiace amore mio, mi dispiace, non dovevo farmi cogliere impreparato ti prego non odiarmi se puoi!” non avrei potuto mai odiarlo. Nemmeno volendo, nemmeno ritenendolo responsabile, per una volta c’era un gigante più grande di noi.

“No, non ti posso perdonare, perché non c’era nulla che tu potessi fare!” lo strinsi ancor di più a me, ma mi bloccai quando gemette nuovamente di dolore. Allontanandomi di poco vidi le ferite che ricoprivano il suo corpo: graffi, lividi, forse c’era anche qualche costola incrinata. Aveva anche dei segno di bruciatura da teaser. Ero inorridita da una tale dimostrazione di violenza gratuita, disgustata dal tenebroso spettacolo che ogni segno mi offriva. Il sangue incrostato era contaminato da quello più fresco che sgorgava dalle lesioni più nuove. Con delicatezza passai le mie dita più fresche della sua temperatura su alcune di esse. Lui continuava a fissarmi in viso ancora accertandosi che io fossi reale.

“Cosa ti hanno fatto?” ero praticamente senza fiato ancora stordita dalle torture raccontate dalle piaghe che ricoprivano ogni centimetro scoperto.

“Non vorresti saperlo!” la sua serietà mi fece tremare. Se avevano riservato a lui questo trattamento cosa avevano fatto ai miei figli?

“Perché?” non mi rispose prese solo il viso fra le mani  e chiuse gli occhi, posando la sua fronte sulla mia. Iniziò ad inspirare a fatica, ma la debolezza che lo aveva caratterizzato fino ad allora lo stava via via abbandonando. “Jacob cosa hanno fatto a Sarah ed EJ?” si morse il labbro e la sua bocca si contrasse esprimendo l’amarezza di un pensiero “Jake, Cristo rispondimi dove sono Sarah ed EJ, cosa gli hanno fatto?” presi le sue spalle e cominciai a scuoterlo con il terrore che improvvisamente si sostituiva alla gioia di essere nuovamente fra le sue braccia.

“Loro stanno meglio di me, credo!” parlava a stento, il mio Jacob quello a cui le parole uscivano come un uragano non riusciva a spiccicare una frase completa “L’imbottiscono con della robaccia che li tramortisce, si ribellano!”

“Si ribellano a cosa, Jake?”

“Li obbligano ad assistere!” abbassò lo sguardo. Dio mio! quella era una tortura psicologica. Li stavano costringendo a vedere i loro cari soffrire, torturati fino alla perdita dei sensi, drogati e picchiati. Io non sarei sopravvissuta più di qualche secondo. Era ancor più grave di quel che pensassi. “Qualsiasi cosa vogliano da loro, la stanno cercando di ottenere con la violenza! A turno ci torturano drogandoci con non so cosa  …” tremai ancor di più e mi trovai avvolta da quel calore indefinibile e rassicurante, il mio mondo era con me ed ora mi sentivo più sicura.

“Maledetti è questo il loro piano, ora che hanno anche noi sarà più facile convincerli a collaborare!” solo allora intervenne Massimo, aveva lasciato lo spazio per salutarci, ma ogni cosa sembrava ormai portata allo stremo. Jake sollevò la testa e finalmente si accorse anche degl’altri due prigionieri.

“Cosa vogliono dai nostri figli?” la sua voce tuonò nella cella che ci racchiudeva come sardine in una scatola di metallo. Avvolse con ancor più impeto il mio corpo, come se proteggendo me proteggesse anche loro.

“Li vogliono dalla loro parte, li vogliono nel loro esercito per una marcia verso Volterra!” la voce di Massimo vacillò da sotto quella nube bluastra che illuminava i loro visi in una maniera spettrale “Vogliono i lupi, vogliono il branco, vogliono i Cullen. Vi stanno attirando tutti qui per ridurvi in schiavitù!” l’urgenza ora era diventata primaria, se non altro dovevamo porre i miei famigliari in una posizione di vantaggio. Se noi fossimo riusciti a scappare almeno non saremmo rimasti nella loro morsa di morte ed sopra ad ogni cosa dovevo permettere a Sarah ed EJ di fuggire. In quella impellenza non mi ero accorta di una presenza mancata. Leah non c’era. La terra sotto i miei piedi tremò.

“Leah dov’è?” sapevo già la risposta ed il suo irrigidirsi ne fu la conferma. “Lo stanno facendo ora …” ingoiai un groppo di saliva acre come l’aceto.

“Ma voi come siete arrivati qui?” affondai la testa nel suo petto ma lui mi discostò capendo che forse avevo tentato una pazzia “Dov’è la tua famiglia, Nessie?” abbassai gli occhi cercando di non incontrare quel rimprovero pronto sul suo viso, quella rabbia che riaffiorava quando mi buttavo a capofitto in un’impresa.

“Stanno arrivando …”

“Cosa?” mi scansò delicatamente tenendo le mie spalle, per guardare il viso quasi completamente oscurato “Avete agito da soli, ma siete impazziti? Sei sempre la solita incosciente che volevi fare suicidarti?” non avrei mai potuto dirgli che c’era questa possibilità, purtroppo era contemplata se non fossi arrivata in tempo.

“Jacob, se posso permettermi, prima che tu dia in escandescenza,  penso che ora dobbiamo solo provare ad agire e sperare che quello che ho in mente funzioni!” quel minimo barlume di speranza si riaccese in me guardai Gabriel curiosa, aveva preso parola e tutti ci eravamo ritrovati ad ascoltarlo con attenzione. Bene se c’era anche solo una sottospecie di piano l’avremmo attuato. Massimo scambiò uno sguardo complice con Gabriel era come se avesse capito più o meno cosa aveva in mente “Sperando anche che i rinforzi arrivino al più presto!”.

 

Note dell'autrice: Buonasera a todos! Gabriel ha una sottospecie di piano speriamo che funzioni questa volta! Quello precedente era stato smascherato ed ora si trovano imprigionti nelle segrete mentre Sarah ed EJ stanno nella sala delle torture con Leah. Il prossimo sarà il penultimo capitolo e quello finale sarà la vera parola fine di tutto. La serie Grey Day in darkness si concluderà definitivamente. Si metterò una fine fine. dio che brutto pensarci ora a due capitoli.

Va buon passiamo alla risposta delle recensioni:

kandy angel: tesoro grazie per entrambi i capitoli! Un bacione!

Lione 94: Capitolo: Massimo è un personaggio che io personalmente amo. lo vedo come un Carlisle più vivace, ma buono come Marcus. Anche un po' avventuriero, insomma una mente brillante per questo era uno dei servizi segreti romani. Peccato che il piano non sia andato proprio come speravano però ora Jake e Nessie sono insieme e possono combattere fianco a fianco. Vedremo cosa ho combinato con la mia mente malata.

Extra: ohhhh mamma! i tuoi complimenti mi fanno tremare, grazie! E poi hai indovinato lo spoiler ma non so se avevi capito che erano stati presi anche loro ... me malefica quando si tratta di complicare le cose sono un asso.

never leave me: ehy tranquilla capisco che sia un momento particolare! allora spero che tu riesca a recensire domani che posterò praticamente il capitolo finale! In bocca al lupo (è il caso di dirlo) per la tua verifica e fammi sapere come è andata, ovviamente! Povero Massimo, è vero esistono i cellulari ma lui non li usa per via della rintracciabilità, il suo potere è molto più efficace per non farsi scoprire.  Ci sono orecchie dappertutto e si è visto. Li stavano praticamente aspettando. Aspetto anche il tuo commento all'extra che ti ho dedicato. Un bacione ed ancora in bocca al lupo, in culo alla balena, speriamo che non caghi e che nessuno faccia l'onda (piccolo rito propiziatorio che io faccio sempre prima di un esame mi guardo allo specchio e mi faccio gli socngiuri da sola =_='')

noe_princi89: Grazie mille cara per i tuoi complimenti sia nel capitolo precedente che nell'extra. Un bacione!!!

kekka cullen: o mammina saura ti ho fatto piangere, devo ammettere che anch'io mi sono sentita commossa nello scriverlo. L'ho fatto poi ascoltando Solo per Te dei negramaro giusta colonna sonora per una cosa simile. Dracula 1 e Dracula 2 sono micidiali, mi ha sempre colpito il fatto che loro erano più tremendi dei volturi e quindi li ho sempre immaginati crudeli e tremendi, senza troppe cerimonie anche se ci provano ad essere un pochino come Aro, ma poi si rilevano i soliti Mignolo col Prof. Comunque ci avviciniamo alla fine, quindi prepara i fazzoletti. Io già singhiozzo come una scema.

RINGRAZIO SEMPRE TUTTI QUELLI CHE MI SEGUONO, CHE MI LEGGONO, CHE MI RICORDANO, CHE MI PREFERISCONO!

XOXOXO

Mally

   
 
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