PREFAZIONE:
Da
circa tre giorni mi trovo qui a Volterra con la mia migliore amica,
nonché manager.
Dobbiamo
preparare in un mese il suo matrimonio e già non ne posso più.
Fondamentalmente,
per due ragioni: la prima è che tra trenta giorni circa avrei dovuto
dire addio alla mia migliore amica e sarei tornato a vivere da sola
con il mio fidanzato in un appartamento di New York, non che mi
dispiaccia, ma sono ancora in quel periodo in cui non sono ancora
certa se lui è l'uomo con cui voglio passare tutta la vita o è solo
la cotta passeggera di qualche anno.
E
secondo, Volterra è una città tremendamente noiosa, ma non avevo
idea di quanto mi stessi sbagliando.
CAPITOLO 1: Cantante
Dopo
un intera esistenza qui, finalmente sento cambiare l'aria che mi
circonda, un profumo inebriante mi stravolge i sensi da giorni, è
quasi impossibile resistergli.
Entra
delicato dalla finestra del bancone e me lo sento delicato scorrermi
dentro la gola, un sapore dolce che non posso dimenticare.
Ho
provato a non respirare, ma è troppo forte non posso farne a meno è
una cosa mia e soltanto mia. Esiste solo per me.
Speravo
che dopo qualche giorno tutto sarebbe passato, ma insiste e so che
non ne posso fare a meno, devo incontrarla, conoscerla, è un impulso
troppo forte, non mi basta più sentirla passare in mezzo alla folla.
Ma
che diamine sto dicendo?
Sono
sposato con una persona che amo e la quale ricambia in pieno, però
tutto questo mi sconvolge e ho paura che i miei fratelli abbiano già
sospettato qualcosa.
Il
problema è che vorrei parlarne con qualcuno per avere qualche
consiglio, tipo: “Uccidila! E non pensarci più.” oppure “Provaci
è ovvio che siete fatti l'uno per l'altra.”.
Ho
anche provato a immaginarla, il suo aspetto, il suo carattere, come
potrebbe cambiare la mia vita se lei ne dovesse far parte e ora sono
alle strette per colpa di un umana.
“Ah
ah ah ah, sono proprio caduto in basso” dissi tra me e me con una
risata forzata.
“Chi
è caduto in basso Caius?”.
Oh
no, Aro e Marcus erano entrati in camera mia, erano davanti alla
soglia e sapevo per cosa erano venuti.
Di
solito le giornate di novembre sono sempre nuvolose, perciò me la
svignavo dal balcone, proprio oggi doveva esserci il sole?
“Ehm,
mi dispiace, ma ho un impegno e...” provai comunque a passare per
la porta, ma mi sollevarono di peso, Marcus mi reggeva per il braccio
destro, mentre Aro mi reggeva per il sinistro.
“Eh
no, oggi vogliamo delle risposte!” disse Aro allegramente.
Mi
gettarono sul letto, Marcus si accomodò sulla poltrona accanto al
balcone con la solita espressione annoiata, mentre Aro era in piedi
davanti a me con le braccia incrociate e un sorriso impaziente.
“Allora
Caius, cosa ti sta succedendo?” iniziò Aro.
“In
che senso Aro? Non ti capisco.”dissi cercando di assumere un
espressione più incredula possibile, ma è difficile mentire a un
vampiro che ti conosce da millenni e che con un tocco può conoscere
tutti i tuoi pensieri.
“Ecco,
vedi...” la sua voce esitò per un attimo “sembri felice.”
“Felice
? Io? Ma dai Aro, Marcus non dirmi che anche tu sei d'accordo con
lui.”eppure, anche lui esitò a rispondere.
“A
dire il vero, devo dar ragione ad Aro, di solito te guardi tutti,
come dire? In cagnesco. Ma da qualche giorno sei, felice. Sorridi
perfino!”
Non
mi aspettavo delle risposte del genere.
“Perché
non posso essere felice per una volta?”
“Non
è quello che io e Marcus volevamo dire, ma, insomma è strano che di
punto in bianco te possa cambiare. Volevamo sapere se era successo
qualcosa, dopotutto siamo fratelli”.
Guardai
Aro dritto negli occhi, tanto prima o poi glielo avrei dovuto dire.
“In
effetti qualcosa è successo.” entrambi si irrigidirono “Ma non
so con che parole dirvelo...”
Aro
mi allungò la mano, ci riflettei un attimo.
In
fondo era la cosa migliore.
Prima
guardai la sua mano tesa davanti a me, poi lo guardai di nuovo in
faccia e alla fine cedetti e gliela afferrai.
La
sua faccia era rivolta verso di me, ma i suoi occhi non mi
guardavano, era completamente perso nei miei ricordi.
All'inizio
aveva gli occhi sbarrati, poi lentamente il suo respiro si fece
affannoso e accadde una cosa che non gli avevo mai visto fare prima,
con la mano libera si afferrò la gola. Non poteva sopportarlo
quell'impulso e se fosse andato avanti non sarebbe riuscito più a
controllarsi e per la prima volta fu lui a lasciare la presa.
Ammetto
di aver contribuito a far risaltare meglio quel ricordo, mi sentivo
bene a sentire il suo odore, era come se il sangue ricominciasse a
scorrermi nelle vene e non potevo perdermi la possibilità di
sentirlo di nuovo così nitidamente.
Aro
rimase a fissarmi con una faccia imperscrutabile, non si muoveva di
un millimetro. Fino a quando non inarcò le labbra nel suo solito
sorriso e si buttò di peso accanto a me, appoggiò una mano sulla
mia spalla.
Tentava
di trattenere qualche risata e intanto guardava davanti a sé con lo
sguardo vuoto, assorto nei suoi pensieri. Marcus si inarcò in avanti
per sentire ciò che Aro aveva visto nei miei ricordi.
“Marcus”
iniziò finalmente a parlare Aro “il nostro Caius ha trovato la sua
cantante”.
Marcus
strabuzzò gli occhi meravigliato, era incredulo quasi quanto me,
invece Aro era entusiasta della notizia, tanto che si tratteneva a
stento.
“Sei
sicuro di quello che hai visto in Caius?”
“Per
chi mi hai preso? Non sono un novellino! E comunque sono le stesse
emozioni che Edward provava per Bella.”
Marcus
ne era sempre più sorpreso, dopotutto questo è anche il suo potere,
quello di poter vedere i legami tra le persone.
Io
invece mi sentì rabbrividire al pensiero.
Non
che mi dispiacesse ma ero già innamorato non avrei mai voluto
lasciarla e adesso,di punto in bianco salta fuori la mia cantante?
Dannazione!
Ero
distrutto e i miei fratelli lo avevano già capito, ma non sapevano
che fare.
“Vuoi
che mandi Alec a prenderla?” provò Aro a parlare per primo.
“Cosa,
perché?”
“Ho
sentito i tuoi pensieri e so che non potrai resistere a lungo così.
Tanto vale farla finita in fretta.”
Ma
Marcus si oppose.
“No
Aro, si farebbe solo del male.”
“Allora
che proponi?”
“Che
prima la veda, poi io dirò quanto è forte il loro legame e a quel
punto sarà Caius a decidere.”
Vederla?
Riuscivo appena a trattenermi quando la sentivo passare se l'avessi
vista non sarei mai riuscito a fermarmi e avrei messo a repentaglio
il segreto che custodivamo da anni.
“No,
non potrei mai, non riuscirei a fermarmi!”
“Dai
Caius, domani che è previsto brutto tempo possiamo fare una prova.
Oggi magari bevi più del solito, Edward faceva così!” continuò
allegramente Aro con il suo tono amichevole, come se mi spingesse
nelle braccia della misteriosa ragazza.
Non
mi aveva ancora convinto del tutto ma avevo ancora altri pensieri
nella mente e non sarebbe stato facile sopprimerli.
“Aspetta
Aro” lo interruppe Marcus “cos'hai? Sei preoccupato per il piano
di domani?”
Non
riuscivo a parlare avevo un nodo tremendo in gola, non era da me.
Perché
mi comportavo così? Non capivo più niente perché non riuscivo
neanche ad arrabbiarmi?
Così
con un filo di voce provai a dire il suo nome: “Athenodora...”
Come
se non fossero già abbastanza pallidi sbiancarono ancora di più.
Come
potevano aver dimenticato mia moglie?
“Già, è vero, ma non
puoi farti sfuggire una possibilità del genere!”
Non
riuscivo a guardarlo in faccia quanto ero abbattuto, figurarsi
rispondergli.
“Facciamo
così, te domani la incontrerai e io ti dirò se il legame tra te e
Athenodora è più forte o meno di quello con la tua cantante. Poi,
la scelta sarà tua.”
***
Chi
avrebbe mai potuto minimamente immaginare che organizzare un
matrimonio fosse tanto difficile?
Ma
è la mia migliore amica e ora sto organizzando il matrimonio che me
la porterà lontano.
Comunque
ho accettato di aiutarla per due motivi: uno è che in fondo sono in
debito con lei e secondo mi mancava l'Italia.
Avevo
sempre vissuto in una piccola cittadina vicino a Venezia e adesso
invece, da qualche anno vivevo a New York, perciò un po' la
nostalgia e un po' la curiosità perché non ero mai stata a Volterra
mi convinsero a venire.
Adesso
eravamo in pasticceria a decidere come sarebbe stata la torta e,
mentre la mia amica Emily si metteva d'accordo con il pasticcere io
preparavo la lista dei biglietti che avrei dovuto ordinare dopo.
Ma
ero completamente distratta, questa era una città molto piatta ma
c'era qualcosa di strano nell'aria, qualcosa di magico.
Ogni
volta che passavo per la piazza non potevo fare a meno di sentirlo,
mi faceva star bene, senza pensieri e come stregata da qualcosa di
invisibile.
“Ally,
andiamo che ho finito!”
Quando
tornai in me eravamo per le strade di Volterra, non vedevo l'ora di
passare per la piazza, perché volevo riprovare quelle emozioni per
prepararmi all'arrivo del mio ragazzo, che sarebbe arrivato tra
quattro giorni e mi aveva fatto la domanda fatidica: “Mi vuoi
sposare?”
Non
sapendo cosa rispondere, così gli chiesi di aspettare e lui mi diede
tempo fino a quando non mi avrebbe raggiunta a Volterra. Ma lui come
un infame aveva anticipato il giorno rispetto agli altri invitati e
davvero non sapevo cosa rispondergli.
“Stai
ancora pensando a Samuel?”
Mi
ci volle qualche secondo prima di rispondergli.
“Sì,
ma non so davvero che rispondergli. Te come sapevi che Steven era la
persona giusta per te?”
Ci
pensò un attimo, poi rispose: “Non lo sapevo, me lo sentivo dentro
che sarei stata felice solo se avessi sposato lui.”
Va
bene, è logico, ma non mi aiutava a decidermi.
Finalmente
arrivammo alla piazza e quella sensazione mi travolse un altra volta,
era così perfetta. Sarei rimasta lì ore se avessi potuto.
“Ci
possiamo fermare qui per un po'?”
Ancora
quella sensazione?”
Mi
domandò, ma non la ascoltai e andai a sedermi sul bordo della
fontana in mezzo a quel andirivieni di gente, riuscivo a vedere
quello strano palazzo e uno strano impulso mi invitava ad entrare.
Ma
il mio buon senso mi diceva di andarmene, ma quanti stanno a sentire
il buon senso?
Non
sarei entrata, ma non volevo neanche andarmene.
Emily
aspettò paziente accanto a me, ne capiva quanto ne capivo io. Poi
nel tentativo di distrarmi iniziai a fare domande.
“Ricordami
un attimo perché il matrimonio a Volterra?”
“Perché
Steven viveva qui con la sua famiglia prima di trasferirsi in
America”
“Ah,
sì...”
“Te
stai cercando di inventarti una scusa per Sebastian, vero?”
Uffa,
Emily mi conosceva fin troppo bene e sa che quando mi ripeto o faccio
domande sapeva che volevo evitare un argomento più importante.
“Senti,
per me quando conosci la persona adatta a te, non ci stai proprio a
pensare. Lo sai e basta, se esiti vuol dire che non è lui la tua
anima gemella. Credo che sia molto meglio per entrambi se vi
lasciate, prima che sia troppo tardi.”
Sapevo
che aveva ragione, ma in quel momento mi travolse un senso di
vertigine e vuoto. Va bene, non lo avrei sposato, ma come avrei
potuto dirglielo?
La
giornata passò in fretta mentre mi torturavo per inventarmi una
qualsiasi scusa.
***
Per
tutto il tempo passato a bere quanto più sangue potevo, al fine di
controllarmi, sentì il suo profumo.
Ardeva
in continuo la mia gola e più provavo a dissetare la mia sete con
altro sangue, più sentivo il desiderio del suo. Volevo uscire,
trovarla dare una forma all'immagine sfocata che avevo in testa di
quell'umana e sapere come potesse calmarmi in questo modo.
Ovviamente
i miei fratelli lo avevano notato, ma non erano gli unici.
Io
e i miei fratelli decidemmo di trovarci in biblioteca per discutere
del piano che avevano architettato, io non avevo più la forza di
oppormi. Era così tanta la forza che dovevo concentrare che era
molto meglio che la risparmiassi quando l'avrei incontrata.
Ma
come temevo Athenodora mi stava seguendo, mi girai e vidi dal suo
volto che aveva molte domande, alle quali pretendeva una risposta.
“Athenodora?
Cosa succede?” cercavo di mantenere il solito tono di voce, ma era
difficile. Per la prima volta da quando ero immortale mi sentivo
stanco.
“Caius,
te sei mio marito, me lo diresti se qualcosa non va, vero?”
Aveva
l'aria davvero preoccupata, avrei voluto dirle tutto. Ma non so se
sarebbe stata capace di sopportarlo, dopotutto non avevamo ancora
deciso niente.
Era
inutile farla soffrire.
“Non
ti preoccupare” mi avvicinai al suo corpo rigido come se temesse le
mie sfuriate, gli avvolsi un braccio attorno al suo fianco e la
avvicinai a me. Con l'altra mano le sollevai delicatamente il viso
per guardarla dritto negli occhi.
“Domani
sarà tutto finito” se avesse saputo piangere, penso l'avrebbe già
fatto.
Con
un debole sussurro rispose: “Baciami” esitando esaudì il suo
desiderio.
“Athenodora
sospetta qualcosa” dissi entrando nella biblioteca.
“Tutti
sospettano qualcosa, amico mio. Anche le mezzosangue”
Si
riferiva alle ragazze che si erano da poco unite a noi dopo che
avevamo ucciso il loro padre, Joham.
Il
quale voleva dar vita a una nuova razza, in parte immortali e in
parte mortali, ma dato che non seguiva molto le nostre leggi abbiamo
dovuto fermarlo e le sue figlie hanno deciso di seguirci.
Adesso
Aro, ogni giorno prende appunti su di loro, sulla loro storia, lo
stile di vita... e così stava trascrivendo tutto quello che aveva
scoperto oggi.
Io
comunque non ci avevo mai parlato anche se erano con noi da qualche
anno.
“Come
hanno fatto a capirlo anche loro se non ci parliamo mai?”
“Comunque
sia, ti assicuro che tutti sanno che sei cambiato. Ma nessuno aveva
pensato a una cantante.”
Marcus fece un cenno per confermare le
parole di Aro.
“Ma
allora, neanche Athenodora l'ha capito, ma perché è così
preoccupata?”
“Da
quel che ha provato a spiegarmi ha paura, paura che te voglia di
nuovo andare a caccia di licantropi”.
A
sentire quella parola sentì un brivido lungo la schiena. Detestavo i
licantropi, da quando uno di quelli aveva provato a uccidermi, così
decisi di intraprendere una “crociata” contro questi. Ma Aro non
poteva sopportare un genocidio, così mi dovetti fermare e lasciarne
qualcuno in vita.
“Ma
non ha senso, sono troppo pochi. Sarebbe troppo facile, era
divertente quando erano qualche centinaio.”
Spostai
una sedia del tavolo e mi sedetti assieme ai miei fratelli.
“Ma
lei non stava pensando a quelli europei”
“A
quali allora?”
“Ai
muta-forma americani. Athenodora sa bene quando ti manchi lottare e
così ha pensato che tu fossi così felice perché stavi organizzando
un altra guerra.”
“Sul
serio ha pensato questo?”
“Sì,
dopotutto senza poterti leggere nel pensiero, questa era l'ipotesi
più ragionevole.”
Non
avevo idea di quanto la stavo facendo soffrire, ogni volta che vado a
combattere lei va subito in panico. So che lo fa perché ci tiene a
me, però sarebbe stato molto peggio per lei conoscere la verità.
Perciò
decidemmo di non dirle niente fino a quando non avremmo preso una
decisione ed ero quasi sicuro di scegliere l'opzione di Aro e
ucciderla.
Ma
poi guardavo Marcus e speravo di non finire come lui perdendo il mio
vero amore.
Mi
mancava il vecchio Marcus, era incredibile come fosse cambiato, di
lui ormai era rimasto solo un involucro vuoto. In realtà tutti noi
eravamo cambiati, mi mancavano davvero i vecchi tempi. Era
incredibile come il tempo ci avesse cambiati.
Aro
era rimasto più o meno come sempre, anzi, lui era quello che provava
più di tutti a tornare come prima. Ma ora che molti erano contro di
noi era difficile e se non fosse per Aro i Volturi si sarebbero già
separati molto probabilmente. Nessuno ha mai capito cosa spingesse
Aro a lottare per i vampiri con tutta quella decisione.
“Neanche
io lo so”
Senza
che me ne accorgessi Aro mi stava toccando la mano e aveva ascoltato
tutti i miei pensieri, io d'istinto ritirai la mano e lui non riuscì
a trattenere una risata.
“Scusa
Caius, ma ero troppo curioso. Comunque io e Marcus abbiamo già
pensato a tutto per domani.”
Ero
ancora un po' stizzito, ma decisi di sorvolare e di ascoltarlo. Tanto
non era la prima volta che mi leggeva il pensiero di nascosto.
“Cosa
dovrei fare?”
“Allora,
io e Marcus ti abbiamo procurato dei vestiti umani così potrai
scendere in piazza e quando sarete abbastanza vicini io e Marcus
saremo sul balcone così potrà vedere il vostro legame. Fai in modo
che riesca a vedere entrambi, poi tutto il resto toccherà a te”
“Questo
è il piano che siete riusciti a pensare? Sembra fatto da un
bambino.”
Continuammo
a parlare tutta la notte ma io continuavo a pensare a lei e anche se
non ne ero certo, sapevo che lei stava pensando a me.