- Lasciami entrare. -
Rantolo queste due parole con un groppo alla gola che mi uccide, come
la
solitudine che mi monta dentro da ormai due mesi.
Due mesi.
Sono passati solo sessanta giorni? Eppure mi sembrano molti di
più. In effetti
è proprio così, perché hai iniziato ad
allontanarti da me molto tempo prima, da
quando Adrienne è entrata nelle nostre vite sregolate e ti
ho detto che l’avrei
sposata, perché è una donna eccezionale.
Non l’hai mai presa bene. Per quanto quella che ora
è mia moglie ti adori e
viceversa, per quanto sia stato palese che io e te insieme per davvero
non ci
saremmo mai potuti stare, per quanto fosti sembrato ragionevole quando
ti
spiegai che l’amo e l’amerò come giusto
che sia e che non ci sarebbe mai più
stato spazio per quella cosa fra noi che era nata quando vivevamo
insieme, non
credevo ti avesse fatto così male.
Non mi sono mai accorto della rabbia che ti attorcigliava lo stomaco
mentre con
un sorriso allegro ripiegavi meticolosamente i tuoi abiti dentro le
valige e mi
spiegavi che due fidanzati prossimi alle nozze avrebbero dovuto vivere
insieme
da soli, non con il terzo incomodo nella stanza di fianco.
Non mi sono nemmeno accorto della tua ansia di separarti da me in
questa
maniera così brusca, mentre spendevi la tua parte di soldi
ricavato dalle
vendite di “Dookie” per trovarti un appartamento
decente possibilmente
dall’altra parte della città per vedermi il meno
possibile.
Non mi sono accorto di niente mentre mano a mano diradavi i nostri
incontri,
fino al momento culminante, il mio matrimonio e non ho mai compreso
fino in
fondo quei tuoi silenzi che urlavano cose talmente profonde da
lasciarmi ora
interdetto.
Adesso sono passati due mesi da quando mi sono sposato e da allora non
mi
rivolgi più la parola. Oh no, non nel senso comune del
termine. Mi parli come
Mike Dirnt dei Green Day, per discutere delle prove, per organizzare i
futuri
concerti, ma non è il mio Mike, quello
che mi fa squillare il telefono
ogni mattina per darmi il buongiorno e alla sera per la buonanotte. Non
è lo
stesso Mike con cui ho fatto l’amore per ogni giorno fino a
che non ho
conosciuto Adrienne. Non sei più il mio angolo di
Paradiso.
- Lasciami entrare. -
Busso per l’ennesima volta alla tua porta e mi guardo le
mani: sono io che ho
distrutto quell’angolo, sono io che ho deciso di allontanarti
e costruirmi il
mio futuro romantico, ma senza di te. Devi odiarmi profondamente.
Quante sono state fino ad oggi le mie mancanze? Perché non
ho mai colto la tua
disperazione di vedermi insieme a lei, perché non ho mai
percepito come diversi
gli sguardi che Tré mi lanciava, scambiandoli per scherzi?
- Lasciami entrare. –
Come un bambino piango contro il battente, ti supplico di farmi
rientrare nella
tua vita. Sai già che non la lascerò mai, ma non
posso fare a meno di te, di
respirare la tua aria, di sentirti sulle mie labbra e sul mio corpo.
- Cosa vuoi, Billie Joe? -
Alzò gli occhi sul tuo viso, senza nemmeno accorgermi che
hai aperto. Noti
subito le lacrime sul mio viso e fermi di forza il fremito che vorrebbe
muovere
la mano per asciugarmele. – Non mi mandare via. –
- Non l’ho mai fatto. Lo sai. -
Mi mordo il labbro, lo so bene. Sono stato io ad
allontanarti da me,
stupidamente, inconsciamente. Scioccamente innamorato della donna della
mia
vita, mentre l’uomo che ho amato, che amo e che
amerò per sempre si toglieva
discretamente di mezzo.
- Mi dispiace. - sussurro a mezza voce.
- Tutti abbiamo diritto ad una favola romantica. - replichi. Lo vedi,
Mike?
Anche sulla soglia di casa tua, appena arrivato, non mi è
neppure necessario
dirti di cosa sto parlando. Lo sai già.
- Io ho distrutto la tua. - mi faccio avanti e ti poso una mano sul
petto e tu
non la scosti, ma accenni solo un lieve sorriso.
- La mia doveva essere più breve della tua. - affermi
sicuro, non triste, non
infelice, solo rassegnato. – Ma mi è bastata.
–
- Ti amo. Ti amo. Ti amo. – pronuncio passandoti le braccia
intorno al collo. –
Perdono. –
- Non posso cambiare le cose come vorrei e comunque avevi ragione
quando dicevi
che era impensabile per noi stare insieme. – Posi le tue mani
sui miei fianchi
e mi tiri dentro, chiudendo la porta, per poi schiacciarmi contro di
essa. – Ma
io, solo io ho il diritto di arrivare dove nemmeno lei può
averti
completamente. –
- Dove? – ti domando, sentendo già il desiderio di
averti, di intrecciare le
nostre gambe mentre facciamo l’amore, mi manca troppo.
- Qui. – Mi punti un dito all’altezza del cuore
– E’ mio, completamente mio. –
Sorrido, hai ragione. Tornerò sempre da te e se mai un
giorno sarò costretto a
scegliere, sappiamo tutti da che parte penderebbe l’ago della
bilancia.
- Lasciami entrare. – mormorò sulle tue labbra,
agognando il bacio che mi
renderà felice.
- Non ne sei mai uscito. – rispondi con un sorriso,
trascinandomi a terra e
ricostruendo il nostro pezzo di Paradiso.
FINE