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Autore: Sereko    01/06/2010    11 recensioni
Hawaii.USA.7/12/1941.Bella Swan,infermiera dell'Esercito degli Stati Uniti ed Edward Cullen,Tenente del 54° squadrone aereo dell'U.S Air Force si incontrano nel momento più buio per l'America.Cosa accadrà?
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Madama Butterfly

 

Oh!L’amara fragranza
Di questi fiori
Velenosa al cor mi va.
Immutata è la stanza
Dei nostri amori …
Ma un gel di morte vi sta.
 
Il mio ritratto!
Svanita è l’immagine
Qual foglia in chiuse pagine.
 
Tre anni son passati
E noverati ella n’ha i giorni e l’ore
Nell’immobile fede …
Atto III,scena I unica,Pinkerton.
 

 
 
 
 
La prima volta che la vidi rimasi accecato dalla sua bellezza.
In quel momento fu quasi come se la stanza intorno a me si fosse dissolta,per me non c’era altro se non lei.
Fu in quell’istante che decisi che doveva essere mia.
Dimenticai tutte le altre ragazze,frivole e troppo costruite e mi concentrai esclusivamente su di lei,la mia dea.
Già dopo i primi momenti passati assieme mi resi conto che una sola notte con lei non mi sarebbe bastata,una sola settimana con lei non mi sarebbe bastata.
Volevo di più. La volevo tutta.
La ferita alla spalla mi permise di stare per un po’ lontano dalla guerra,benché la cosa un po’ mi dispiacesse, e riuscii a corteggiarla utilizzando tutte ciò che in passato mi aveva permesso di far cadere ai miei piedi tutte le altre ragazze.
Funzionò anche questa volta.
Passai delle settimane stupende in sua compagnia. Come avevo pensato sin dall’inizio Bella non era una di quelle ragazze con cui ti diverti una notte e basta,semplicemente perché c’era così tanto da scoprire che una sola misera notte non era proprio sufficiente.
Fu così che passarono i giorni e ,per la prima volta da quando ero diventato soldato, passai un’intera licenza con lei,senza mai stancarmi. Era piacevole ed intelligente,oltre che incredibilmente sexy e focosa sotto le lenzuola. Una cosa che mi sorprese parecchio. Sotto la faccia d’angelo si nascondeva una vera e propria pantera.
Non ero innamorato di lei. No. Quello che provavo per lei non poteva essere definito amore. Affetto sicuramente,ma non amore. Ma soffrii come non mai quando dovetti lasciarla per partire.
Quella mattina rimarrà per sempre impressa nella mia memoria,insieme a tutto il dolore che ne conseguì. Un dolore che riprovai più volte negli anni avvenire ma che in quel momento credetti stupidamente che sarebbe passato.
E che invece non passò mai.
 
 

**!!**

 
 
 
Portaerea Yorktown. 4/2/1942
 
 
Gettai il mozzicone di sigaretta oltre il parapetto ed inspirai a pieni polmoni l’aria salmastra. Il raid era stato un vero successo ed ora potevamo goderci tutti un po’di meritato riposo. Dopo tanto stress ci avrebbero sicuramente dato qualche giorno di licenza una volta giunti a terra. Il pensiero volò direttamente a Bella. Chissà se sarebbe stata felice di vedermi … scossi il capo. No,forse non era il caso,non dopo il modo in cui ci eravamo salutati. Eppure … ero sicuro che se mi fossi mostrato pentito mi avrebbe riaccolto a braccia aperte.
 
Chi potrebbe negare un po’ di conforto ad un povero soldato di ritorno dalla guerra? Era un’infermiera, era compassionevole di natura. Con lei sarebbe stato un gioco da ragazzi.
 
<< Ehy amico >> Jasper mi salutò con una pacca sulle spalle e si appoggiò contro il parapetto vicino a me. Bella fu subito dimenticata. << come va? >>
 
<< Tutto okay. È bello avere finalmente un po’ di tregua >>
 
Sogghignò << Già >> lanciò una rapida occhiata alla mia gamba << Stai bene? Mi hanno detto che sei tornato ferito >>
 
Mi strinsi nelle spalle << Una sciocchezza. Quei bastardi musi gialli hanno colpito la mia bambina e mi sono fatto un piccolo taglio. Non è nulla,per fortuna quegli idioti mi hanno beccato solo di striscio ma sono stato costretto a tornare prima del previsto >> la mia prima operazione di spessore e per colpa di quegli idioti ero dovuto rientrare prima,e che cazzo! Speravo di poter far meglio durante il Raid Doolite . Il Maggiore Denali mi aveva già confermato per il prossimo turno.
 
<< Si,ho sentito. Ma forse dovresti farti controllare,ti ho visto zoppicare >>
 
<< Nah. È solo un graffio te l’ho detto, brucia un po’ ma è una sciocchezza. Mi è andata alla grande,al contrario di alcuni dei nostri …>>
 
Restammo in silenzio per un po’,mentre il pensiero di entrambi volava a quei compagni che non ce l’avevano fatta. Questa era una delle parti più brutte del nostro lavoro,perdere gli amici,quegli amici che erano quasi dei fratelli. Era una sofferenza a cui era impossibile abituarsi,per questo bisognava imparare a conviverci.
 
Jasper ruppe il silenzio con un colpo di tosse << Io scendo in cabina,vado a scrivere una lettera ad Alice >>
 
Mi stiracchiai ed annuii << scendo anche io,sono stanco morto e voglio riuscire a dormire un po’ >>
 
Jasper mi fece un cenno del capo << Ci vediamo più tardi allora e, Edward? >> lo guardai << Fatti dare un’occhiata alla gamba >>
 
Feci un gesto non curante e mi diressi zoppicando verso le scale << Non è niente Jazz,grazie per il pensiero comunque >>
 
 
 
Bruciavo.
 
Mi svegliai di soprassalto e mi battei le mani sul corpo per spegnere le fiamme. Nulla,non c’era niente,era solo la mia immaginazione. Ma allora perché sentivo ancora il calore del fuoco?
 
Mi passai una mano sulla faccia e soffocai un gemito. Ero appiccicaticcio e ogni movimento provocava un dolore acuto in ogni parte del corpo. Cercai di mettermi a sedere ma ricaddi di peso sul cuscino rantolando. La gamba sinistra era stretta in una morsa ferrea,mi stavano torturando,ne ero sicuro. Quei musi gialli erano saliti sulla Yorktown e mi stavano conficcando qualcosa di acuminato nella gamba. Il dolore era lancinante.
 
Dovevo avvertire qualcuno,c’era ancora qualcuno da avvertire?
 
Cercai di urlare ma uscii solo uno strano gemito. Portai le mani alla gamba per liberarla ma non riuscii a raggiungerla. Mi agitai sul letto e sentii degli spuntoni trapassarmi tutto il corpo,urlai e caddi nel vuoto.
 
Il mio corpo si schiantò contro qualcosa di duro e vomitai.
 
 
 
 
 
 
Il buio si diradò lentamente,come quando il Sole sta per sorgere ed i suoi raggi allontanano lentamente,ma con decisione,le tenebre.
 
In questo caso però la luce non lasciò spazio a maggiore chiarezza. Mi sentivo il cervello pieno di colla ed avevo la sensazione di galleggiare.
 
Deglutii per cercare di dare sollievo alla gola secca ma mi ritrovai la bocca piena di bambagia. Corrugali le sopracciglia. Solo allora mi accorsi che non avevo aperto gli occhi e allora sollevai le palpebre.
 
Mi ritrovai ad osservare un soffitto basso e scuro. L’unica fonte di luce della stanza proveniva da un punto alla mia sinistra ma non mi voltai per vedere cosa fosse,non ne avevo le forze.
 
Cercando di muovere il meno possibile la testa mi guardai in torno e solo dopo qualche istante riconobbi l’infermeria della portaerei. Non ricordavo di come vi ero arrivato e sapevo con certezza che le sensazioni che ricordavo non corrispondevano a realtà.
 
Di certo i Giapponesi non avevano assalito la Yorktown e non mi avevano torturato. Cos’era stato allora? Mi sentii improvvisamente stanco e decisi di aspettare per avere le mie risposte.
 
Nel momento in cui chiusi gli occhi sentii la porta della stanza aprirsi e aprii le palpebre per guardare il Dottor Crowley entrare. Era un uomo giovane,con i capelli castano scuro e gli occhi azzurri. Era molto preparato e professionale,anche se non aveva più di trent’anni.
 
Il Dottor Crowley,o Alec,come si faceva chiamare, sollevò gli occhi dal foglio che aveva in mano e sorrise quando mi vide sveglio.
 
<< Tenente Cullen,finalmente. È un piacere vederla sveglio >>
 
Si avvicinò al mio letto ed iniziò a controllarmi .
 
<< Perché ho la bocca piena di bambagia? >>
 
<< E’ solo la morfina,fa questo effetto. >> si mise lo stetoscopio intorno al collo e fece il giro del letto per cambiare il sacchetto della flebo << Come si sente? >>
 
<< Strano. Come se galleggiassi. Ho subito danni al cervello? >>
 
Alec mi guardò interrogativo e scosse la testa << Perché lo chiede? >>
 
<< Mi sento come se avessi una poltiglia al posto del cervello >>
 
Alec annuii tra sé e fissò bene la flebo << Ancora la morfina,i suoi effetti collaterali sono un po’ spiacevoli >>
 
<< Perché mi avete dato la morfina? Cos’è successo? >>
 
Alec buttò il sacchetto vuoto della flebo e mi fissò meditabondo,in piedi sul lato sinistro del mio letto. << Non ricordi nulla Edward? >>
 
Scossi il capo ma un attacco di nausea mi fece fermare. << No,nessuna idea >>
 
<< Edward … >>
 
Feci una smorfia,conoscevo quel tono,è lo stesso che si usa per dire a qualcuno che ha perso un amico,un figlio,un fratello,un marito …
 
<< Sputa il rospo Alec,mi sento rincoglionito e non ce la faccio a seguire discorsi lunghi >>
 
Mi guardò << La ferita alla gamba si è infettata,cosa scontata considerando con cosa e come te la sia procurata. In questi giorni l’infezione è diventata più seria fino a quello che è successo l’altra sera. Edward,mi dispiace,ma la situazione era diventata troppo grave e qui non siamo sufficientemente pronti per gestire queste emergenze … mi dispiace Edward,ma sono stato costretto ad amputarti mezza gamba >>
 
Lo fissai impassibile.
 
Mi aveva amputato mezza gamba. Ora avevo un moncherino al posto della mia gamba.
 
Scossi la testa e scoppiai a ridere. Mezza gamba. Mi aveva amputato mezza gamba!
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
15/5/1942 New York. NJ.
 
 
Con la mano destra presi un bicchiere di scotch dal tavolo e ne tracannai in un solo sorso il restante contenuto.
 
Schioccai la lingua e posai con malo garbo il bicchiere sul tavolo facendo tintinnare i cubetti di ghiaccio. Con la mano sinistra mi portai la sigaretta alle labbra e la destra la infilai sono la maglietta della ragazza, che era seduta sulle mie gambe e mi stava succhiando il collo.
 
Posai una mano sul suo seno ed iniziai a massaggiarglielo. La sentii sospirare e la sua mano mi sbottonò i pantaloni scendendo poi sotto i boxer. Grugnii e tenendo la sigaretta tra le labbra infilai l’altra mano tra le sue cosce.
 
Ero in una bettola nel Lower East Side di New York,un locale pieno di fumo e ragazze facili con cui poter scopare pagandole pochissimo. Erano per lo più straniere che avevano bisogno di soldi e che soprattutto,facevano  servizi di qualità.
 
La ragazza alzò la testa e fissò la mia sigaretta ancora tra le labbra << Non togli questa? Voglio baciarti >>
 
La guardai in cagnesco e tolsi la mano da sotto la sua maglietta,gliela poggiai sulla testa e la spinsi facendola inginocchiare tra le mie gambe << Non faccio queste cazzate ,muoviti almeno stai un po’ zitta >>
 
Chiusi gli occhi e cercai di concentrarmi solo sulla sua bocca. Almeno era brava.
 
Mi mossi leggermente sulla sedia ed aprii gli occhi guardandomi intorno,volevo bere. Feci un cenno al cameriere e mi feci portare due bicchieri di Scotch. Quando li poggiò sul tavolo diede solo una rapida occhiata alla ragazza inginocchiata davanti a me e se ne andò. Per questo amavo venire qui: alcool,fumo e donne a volontà ,e tutti si facevano i cazzi propri.
 
Mi scolai i due bicchieri uno dietro l’altro. Posai una mano sulla testa della ragazza e chiusi gli occhi. Cazzo,mi girava la testa … ne avevo bevuti,quanti? Non riuscivo a ricordare ma poi,chi se ne fotte! Me ne feci portare un altro e lo bevvi in due rapidi sorsi.
 
Con la mano cercai di far andare più veloce la ragazza,quando bevevo mi ci voleva un po’ per venire.
 
Scossi la testa e cercai di snebbiarmi la mente,non riuscivo a rilassarmi cazzo! Non avrei mai finito di questo passo.
 
Iniziai a sentire caldo e la vista mi si annebbiò ,persi completamente ogni contatto con la realtà e senza che nemmeno me ne rendessi conto persi i sensi.
 
 
 
 
Sollevai le palpebre e la luce mi ferì gli occhi. Mi portai una mano sul viso e gemetti.
 
<< Ti sei svegliato finalmente >> La voce di Jasper mi ferì i timpani e mi fece aumentare il mal di testa,lo guardai con gli occhi socchiusi << Sono a casa tua? >>
 
Annuì rigido.
 
Lo guardai stringendomi nelle spalle << E allora? Che ci faccio qui? >>
 
<< Che ci fai qui? Hai bevuto senza sosta per tutta la notte senza nemmeno mangiare. Sei svenuto mentre una ragazza ti faceva un pompino e sono riusciti a rintracciarmi grazie a quel biglietto che,ringrazio il cielo per averti obbligato a tenere,avevi nel portafoglio. Hai idea di che ora sia? Della cazzata che hai combinato? Delle cazzate che continui a fare? >>
 
Chiusi gli occhi e mi abbandonai sul divano. Che figura di merda,non ero nemmeno riuscito a finire.
 
<< Edward, non posso continuare così. Non posso continuare a venirti a prendere a notte fonda dopo una delle tue cazzate. Ho una moglie che vorrebbe che restassi con lei la notte. Questa storia deve finire! >>
 
Lo fulminai con lo sguardo << Ah è così? Mi abbandoni anche tu ora? Bene,bell’amico Jasper,complimenti. >> Mi sollevai a sedere e cercai di alzarmi,prima che un forte capogiro mi costringesse a risedermi. Vaffanculo,dove sono le mie stampelle?
 
<< Ma ti sent? Chi ti avrebbe abbandonato? >>
 
Agitai una mano nella sua direzione << Lascia perdere,okay? Ora mi tolgo dai coglioni così puoi rimanere con la tua mogliettina tutta la notte,sarà contenta >>
 
Gettò le mani in aria frustrato << smettila! Non è questo il punto lo capisci? L’alcool ti sta distruggendo,non vedi come ti sei ridotto? Ti sei allontanato da tutti,ti comporti come un bruto,non sei più tu! >>
 
<< L’alcool è l’unica cosa che mi permette di andare avanti Jasper,è l’unica cosa che mi tiene a galla >>
 
<< No,non è vero. L’alcool ti sta uccidendo,non ti fa vivere! >>
 
Lo guardai di traverso << Vivere? È vita questa? >> mi indicai la gamba sinistra << Non è vita Jasper,io non vivo più,io sopravvivo,è diverso >>
 
<< Ugh!! Ma ti senti? Non eri così melodrammatico prima! Cazzo Edward sei vivo,le cose sarebbero potute andare peggio e invece sei qui,non è la fine del mondo per amor di Cristo! >>
 
<< Non è la fine del mondo? >> urlai << Non è la fine del mondo? Fanculo Jasper,non capisci un cazzo! Mi manca mezza gamba, mezza e non posso muovere un passo senza quelle dannate stampelle! È facile per te dire che non è la fine del mondo,sei un ipocrita! >>
 
Jasper scosse la testa tenendo gli occhi chiusi. Si portò una mano sul viso e si massaggiò gli occhi << Ho chiamato i tuoi genitori >> disse a bassa voce << Per ora non vedi le cose chiaramente ma loro hanno detto che ti faranno aiutare. Non può andare avanti così. Puoi odiarmi quando vuoi ora,ma lo faccio solo per te. Forse un giorno capirai >>
 
Lo fissai stralunato. Che bell’amico del cazzo che avevo,ha chiamato i miei genitori. Cos’ero un bambino?  Scossi la testa e mi guardai in torno in cerca delle stampelle. Me le porse lui e gliele strappai di  mano. Mi alzai in piedi e mi diressi in cima alle scale.
 
<< Edward … >> mormorò .
 
<< Vado a pisciare. Non ho intenzione di scappare dalla finestra amico,rilassati >>
 
Entrai in bagno e mi chiusi la porta alle spalle.
 
Ci mancavano solo i miei genitori,perfetto.
 
 
 

**!!**

 
 
 
7/12/1942 Philadelphia. PA.
 
 
 
Ero seduto in giardino da Dio solo sa quanto tempo.
 
Il sole era già scivolato oltre i tetti delle case ed il cielo iniziava a tingersi di rosso. C’era freddo, un freddo a cui non ero più abituato ma non me ne fregava nulla,era un modo come un altro per sentirmi vivo.
 
Non avevo ancora ripreso a parlare con Jasper,ero ancora troppo incazzato per rivolgergli la parola. Lui aveva telefonato un paio di volte e mandato qualche lettere ma mi sono sempre rifiutato di parlargli o rispondergli.
 
Sapevo che continuava a telefonare a casa,parlava con mia madre e le chiedeva informazioni sulle mie condizioni. Lai agiva come se non ne sapessi nulla.
 
Ero mutilato non sordo,ma a quanto pare per loro non sembrava fare alcuna differenza. Mi trattavano come un bambino capriccioso o come un animale feroce che non si sa bene come avvicinare. Mi parlavano come se fossi un imbecille e mi imponevano divieti come fossi un adolescente.
 
Ero stato in guerra e mi trattavano come un infante,avevo ucciso centinaia di uomini e si comportavano come se fossi un bambino. Certe volte,quando non ero troppo incazzato, mi veniva quasi da ridere per il loro atteggiamento. Il più delle volte però urlavo e finivo sempre col far piangere mia madre e far infuriare mio padre.
 
Andava avanti da mesi,ormai ci avevo fatto il callo.
 
Una volta mi sarei vergognato del mio atteggiamento e sarei subito corso ad abbracciare mia madre e a scusarmi con lei. Ora la cosa non mi faceva né caldo né freddo. Con il tempo si impara  a diventare insensibile di fronte a certe cose,quelle cose che accadono così spesso che finisci per non vederle più con lo stesso occhio di sempre ,e che se prima ti facevano soffrire ora non arrivavano nemmeno a sfiorarti.
 
Certe volte mi capitava di guardare la mia vita con gli occhi di un estraneo. Anzi,era ormai diventata la prassi più che un evento sporadico. Vedevo ciò che mi accadeva intorno ma nulla mi importava. Niente ormai riusciva a instillare il minimo sentimento in me. L’unica cosa di cui eri pieno era la rabbia. Sapevo che il mio atteggiamento era sbagliato ma non riuscivo a cambiare,non trovavo alcun pretesto per cambiare ,non c’era nulla che ne valesse la pena.
 
Il mio umore si alternava tra la rabbia più cupa e l’apatia più totale. Era peggio di un’altalena ed il mio stesso atteggiamento mi innervosiva facendomi provare dolore all’arto mancante.
 
I medici mi spiegarono che si trattava di un fenomeno frequente e assolutamente normale. Le mie terminazioni nervose continuavano a mandare impulsi verso il pezzo di gamba che mi mancava e ciò mi provocava dolore.  
 
Ubriacarmi mi aiutava a stare meglio,ma i miei genitori dopo un po’ che abitavo con loro fecero sparire tutte le bottiglie di liquori per impedirmi di bere. Il giorno in cui lo scoprii andai su tutte le furie e ruppi parecchie cose,compreso un vaso antico che apparteneva alla nonna di mia madre. Ci teneva così tanto che pianse per ore. Era l’unico ricordo che aveva di lei.
 
Sospirai al ricordo e mi passai una mano tra i capelli. Erano più lunghi del solito. Da quando non lavoravo più nell’esercito avevo smesso di tagliarli corti e non facevo quasi più la barba. Perché prendermi tanta pena? Le ragazze mi si concedevano comunque con facilità.
 
Questo mi fece pensare a Bella. Mi chiedevo cosa stesse facendo,dove fosse e se si fosse dimenticata di me. In fondo non eravamo stati molto assieme. Come facevo spesso da un paio di mesi a questa parte,accarezzai l’idea di contattarla e rivederla,ma come sempre le mie riflessioni si conclusero con un no categorico.
 
Perché avrebbe voluto avere a che fare con me? Uno storpio senza più futuro,un uomo rotto che non fa altro che ubriacarsi e urlare contro sua madre. Eppure anche suo padre era mutilato,a lui mancavano entrambe le gambe,aveva esperienza a riguardo … Scossi il capo cestinando l’idea sul nascere. Erano due situazioni profondamente diverse.
 
Mia madre uscì sul terrazzo e mi poggiò una tazza fumante sul tavolino accanto a me. Seguì i suoi movimenti con la coda dell’occhio ma non staccai gli occhi dal cielo scuro.
 
<< Io e tuo padre stiamo andando ad una cena di lavoro,ti ho lasciato un po’ di carne sul tavolo,devi solo riscaldarla >>
 
Feci un breve cenno del capo e la sentii sospirare.
 
<< D’accordo >> sussurrò << Ci vediamo più tardi,o domani se sarai già a letto >>
 
Sapeva benissimo che non andavo mai a letto prima delle 3 o aveva forse intenzione di ritirarsi più tardi? Non mi importava più di tanto,volevo solo rimanere da solo.
 
Sentii il rumore dei suoi tacchi allontanarsi e sospirai. Rimasi ancora per un po’ a cullarmi nell’immagine di Bella fino a quando non sentii la macchina di mio padre allontanarsi. Pensare mi faceva stare male,provavo quasi un dolore fisico. Era meglio quando il cervello era troppo annebbiato per formulare pensieri coerenti,in quel momento stavo bene,nulla contava.
 
Presi la tazza con il liquido bollente e andai a svuotarla in cucina. Salì le scale ed entrai in camera mia chiudendo la porta. Scostai le tende per accertarmi che fossero davvero andati via ed aprì l’anta dell’armadio.
 
Scostai un paio di scatole e ne tirai fuori una marrone scuro,ne sollevai il coperchio ed uscii una busta di carta marrone. L’aprii ed uscì una bottiglia di Irish Wiskey.
 
Bentornato amico mio.
 
 
 
 

**!!**

 
 
 
19/5/1956  Milford. Massachussetts . USA.
 
 
 
La prima volta che la rividi,dopo ben tre anni,quasi non ci rimasi secco.
 
Quel giorno avevo bevuto,non che fosse una cosa insolita,ma tendevo a farlo di più quando dovevo stare a contatto con la gente. Le occhiate delle persone mi innervosivano e sebbene l’alcool non fungesse da calmante,almeno mi intorpidiva quel tanto che bastava per ignorarli.
 
Era per questo che quando la vidi insieme ad un bambino piccolo, in tutto e per tutto identico a me,credetti di aver veramente esagerato con l’alcool . Le idee più bizzarre mi attraversarono la mente e quando finalmente capii che non si trattava di un’allucinazione, continuai ad avanzare nella sua direzione con la morte nel cuore.
 
Come mi sarei dovuto comportare? Quale atteggiamento aspettarmi?
 
Non mi ero comportato bene nei suoi confronti e da quello che vedevo l’avevo lasciata in casini davvero grossi. Molto,molto grossi.
 
Non avevo idea dell’atteggiamento da adottare,così cercai di fare l’indifferente,mentre dentro di me morivo dalla voglia di parlarle. Non ci riuscii,ma non potei trattenermi dal rivolgere la parole al piccolo Sean. Scoprii subito dopo di aver fatto una mossa sbagliata perché la vidi irrigidirsi e poco dopo andò via.
 
Tutto ad un tratto mi sentii come se si fosse portata via una parte essenziale di me,e non riuscii a trattenermi dal chiedere a Jasper di dirmi dove abitasse. Ci misi un bel po’,ma alla fini riuscii ad ottenere le informazioni che desideravo e mi affrettai a raggiungerla.
 
I ricordi delle ore successive sono molto sfocati. Giunto a pochi isolati da casa sua entrai in un bar ed iniziai a bere,cercando di racimolare un po’ di coraggio,dopo non so quanto riuscii finalmente ad arrivare a casa sua e la pregai di perdonarmi.
 
Non so cosa mi prese. Ero sicuramente delirante e la voglia di aggrapparmi  a qualcosa che mi facesse sentire vivo era tanta. Inoltre,quel bambino mi aveva affascinato e provavo l’intenso desiderio di far parte della sua vita. Avevo sempre voluto dei figli,ma l’incidente in guerra mi aveva fatto perdere ogni speranza,non potevo lasciarmi sfuggire anche questa possibilità.
 
Bella mi trattò con diffidenza e nonostante le mie promesse fu sempre  molto cauta,temeva che potessi far soffrire anche suo … nostro figlio. Non potevo proprio darle torto.
 
Gli anni seguenti furono davvero molto difficili.
 
Le avevo detto che l’amavo ma la verità era che nemmeno io sapevo cosa provassi per lei. Volevo disperatamente che mi facesse tornare a far parte della sua vita e avevo detto la prima cosa che mi era passata per la mente. Lei lo capì e per tutto il tempo non diede mai segno di provare più alcun sentimento nei miei riguardi.
 
Tuttavia con il passare del tempo diventammo sempre più vicini e prima ancora che potessi realizzare cosa stessi facendo,mi ero ritrovato a baciarla. Con mia grande sorpresa lei ricambiò e dal quel giorno iniziammo a stare insieme. Era il 23 Gennaio del 1947.
 
Dopo quel giorno le cose si mossero in fretta e nel giro di un anno eravamo sposati e in attesa in un altro bambino.
 
<< Ehy Edward >> la voce di Charlie mi riportò alla realtà e mi voltai verso di lui. Entrò in cucina spingendo la sedia a rotelle,sulle gambe aveva un piatto vuoto. Lo presi e lo riposi dentro il lavandino.
 
<< Charlie, ti hanno mandato in cucina per controllarmi? >>
 
Charlie rise grattandosi il meno. Era un uomo molto alla mano e spiritoso,una cosa che non mi sarei aspettato da un uomo come lui,ad essere sincero. Quando feci la mia ricomparsa nella vita di Bella mi aveva sempre guardato come se volesse uccidermi ,e non aveva mai spiccicato più di due parole in mia presenza,se non per minacciarmi. Ora so che lo faceva per proteggere la sua bambina. La felicità di Bella era una cosa che stava a cuore ad entrambi.
 
<< No >> disse << Volevo sapere come te la cavi con il lavoro >>
 
Dopo che ero riuscito a liberarmi dall’alcool avevo iniziato a lavorare nell’Intelligence, ma dopo un paio d’anni mi resi conto che un taglio netto con il mio passato nell’esercito era la cosa migliore. Ora lavoravo come insegnante di pianoforte al conservatorio. Era davvero un bel cambiamento rispetto alla cacofonia della guerra,e poi mi rendeva felice.
 
<< Bene. I bambini sono davvero adorabili e tutti molto dotati. Sto pensando di  far iscrivere pure Sidney,adora sentirmi suonare >>
 
<< Si,Bella me ne ha parlato. Spero solo che si riveli più costante di Sean. Quel ragazzo non riesce a concentrarsi su una cosa per più di un minuto >>
 
Risi << Credo abbia preso da sua madre. Ho provato ad insegnare qualcosa a Bella ma ha mollato dopo nemmeno dieci minuti >>
 
Io e Charlie stavamo ancora ridendo quando entrò Bella . Ora portava i capelli più corti,come dettava la moda del periodo,che le facevano un viso tondo ed adorabile. Mi faceva venir voglia di prenderla a morsi … mmm,magari più tardi.
 
<< Edward è pronta la carne per il barbecue? I bambini cominciano ad essere impazienti >>
 
<< I bambini o Emmett ? >> domandò Charlie. Emmett era il fratello maggiore di Alice. Un bambino formato maxi.
 
Bella roteò gli occhi sorridendo << Emmett è ovviamente incluso. Però mi riferivo ai tuoi nipoti,se non mangiamo subito Cathy e Sean finiranno per ammazzarsi e Phil sta diventano sempre più lagnoso. >> Bella guardò suo padre << non capisco come abbia fatto a crescere così >>
 
<< Non lo chiedere a me >> borbottò Charlie.
 
<< Okay >> dissi << la carne è pronta,andiamo prima che si verifichino episodi di cannibalismo >>
 
Charlie ci precedette spingendo la sedia mentre io e bella portavamo i piatti in giardino. Ora indossavo una protesi e riuscivo a muovermi senza utilizzare le stampelle,inoltre non attiravo più gli sguardi di nessuno,e questo era un vero sollievo.
 
Quando uscii fuori mi sentii gonfiare il cuore di gioia.
 
Le nostre famiglie erano tutte riunite qui: i genitori di Bella; Phil,sua moglie e la loro bambina di sette anni; Emmett,Rosalie con i loro quattro figli ; Jasper ,a cui sarò per sempre grato e che nonostante il mio comportamento da coglione è rimasto mio amico,Alice e il loro unico figlio; i miei genitori ed infine i miei gioielli,i miei tre splendidi figli, Sean, Catherine e Sidney,l’ultima arrivata,di quattro anni.
 
Fino a qualche anno fa non avrei mai creduto che tutto questo sarebbe stato possibile. Se qualcuno me l’avesse detto gli avrei riso in faccia e invece…
 
In giardino c’era un piacevole baccano. I bambino giocavano tra di loro mentre gli adulti parlavano e di tanto in tanto li richiamavano quando facevano troppo baccano.
 
Mi avvicinai con Bella al barbecue e posai i piatti con la carne sul ripiano in marmo.
 
<< Finalmente! Se ritardavi ancora un po’ non sarebbe rimasto più carbone >>
 
Roteai gli occhi << Sei sempre il solito esagerato Emmett >>
 
<< Che fine avevi fatto comunque? >> domandò Phil mentre insieme ad Emmett posizionava la carne sulla griglia << Abbiamo dovuto mandare Bella  a prenderti >>
 
<< Stavo parlando con tuo padre >>
 
<< Si,ma prima? Ti scolavi di nascosto qualche birra? >> scoppiò a ridere ma smise subito quando vide la mia espressione.
 
<< Ehy scusa amico ,sai era una battuta innocente … >>
 
Feci cenno con la mano di lascia perdere << Non ti preoccupare,non fa nulla. Vi occupate voi della carne? Io vado a sedermi di là … >>
 
<< Si certo,và pure Ed,abbiamo tutto sotto controllo >> si affrettò a dire Phil.
 
Lo ringraziai con un cenno del capo e mi allontanai dirigendomi verso una poltrona da giardino. Sentii Phil sibilare un << Complimenti deficiente >> .
 
Mi abbandonai sulla poltrona leggermente in disparte e mi osservai in torno. L’alcool era ancora un argomento delicato per me, tutt’ora mi veniva voglia di bere un goccio di tanto in tanto anche se non ne facevo parola con nessuno. Non volevo metterli in condizione di sentirsi a disagio se volevano bere un po’ di birra o di vino. L’unica che era a conoscenza del mio disagio era Bella.
 
I miei pensieri furono interrotti dalla mia piccola principessa,che quatta quatta si venne a posizionare sul mio grembo << Ehy Sidney,che ci fai qui? >>
 
Si strinse nelle spalle e mi guardò fisso negli occhi << Mi racconti una storia? >>
 
Le accarezzai i riccioli rossi e sorrisi << Che storia vuoi sentire? >>
 
<< Di come tu e la mamma  vi siete conosciuti >> sorrisi e con la coda dell’occhio vidi Bella roteare gli occhi sorridendo.
 
Me la posizionai meglio sulle gambe e mi specchiai nei suoi occhi nocciola . Annuii sorridendo al ricordo << La prima volta che la vidi sembrava un angelo … >>
 
 
 
Cala il sipario,si spengono le luci e gli attori escono di scena.
Non mi sembra vero di aver finito questa storia. Si,sono solo quattro capitoli,ma ho passato mesi a progettarla e mi sento un po’ triste a lasciarla andare.
Il finale come vedete riassume,più o meno,tutto dal punto di vista di Edward e ,se sono riuscita nel mio intento,si capisce il perché delle sue azioni.
Mi dispiace di aver dato poco spazio ai figli e agli altri personaggi,ma questa storia parlava di Edward e Bella e non volevo rischiare di snaturarla.
 
Prima di passare alle vostre recensioni vorrei dire un altro paio di cose.
Innanzitutto voglio ringraziare @Deniroose per aver considerato questa storia meritevole di essere pubblicizzata nel blog http://thetwilightsagasfanfiction.blogspot.com/ avrei dovuta ringraziarla lo scorso capitolo ma l’avevo dimenticato,sorry *.*
 
In secondo luogo vi rimando al mio blog http://wuthering-h.blogspot.com per poter vedere le foto di Phil,dei figli di Edward e Bella e dei genitori di Edward.
 
Ora passiamo a tutti voi *.*
 
Nessie95: Pearl Harbor è un film bellissimo,l’ho visto un’infinità di volte e mi riducevo sempre in lacrime alla fine *.* Sono davvero felice di sapere che la mia storia ti sia piaciuto e spero vivamente che questo finale non ti abbia lasciata insoddisfatta!
 
Nicosia: Già,Edward ne ha passate tante poveretto ma il lieto fine c’è stato :)
 
AundreaMalfoy: Ben ha lasciato sua moglie ed ora è felicemente sposato con Angela. Hanno due bambini ed Angela sta in casa  a prendersi cura di loro ;) nel mio blog troverai un foto di entrambi. Grazie infinite per il commento e spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto ^^
 
Crista: Bella ed Edward non hanno proprio prestato molta attenzione durante il periodo in cui sono stati assieme,direi che da questo punto di vista non sono stati molto responsabili. Però tutto è bene ciò che finisce bene ;)
 
Annalisacullen: Non ho aggiornato proprio prestissimo però eccomi qui,spero che questo finale non ti abbia delusa. A me non convince pienamente però è venuto così… grazie mille per avermi seguita,spero di rileggerti presto ;)
 
Anthy: Sono felice che tu abbia letto la trama di Madama Butterfly e credimi,vederla rappresentata è ancora meglio,mille volte meglio *.* sono anni che cerco la versione teatrale ma nulla… dovrò cercare meglio!
Come vedi però il lieto fine c’è stato ed anche la “corsa” finale di Edward è stata spiegata. Forse sono io però ad aver corso troppo in quest’ultimo capitolo,ma mi serviva mostrare alcuni attimi cruciali della vita post-trauma di Edward. Spero non sia risultato un capitolo difficile da leggere o poco accurato. Ti ringrazio ancora per aver seguito e letto la mia storia,mi ha fatto davvero un piacere immenso *.* Ci rileggiamo presto ,Marty.
 
ChiaraBella: Siamo due masochiste allora,anche a me piace leggere libri drammatici o vedere film tristi,anche se poi sto a piangere per ore xD Sono felice che la mia storia ti abbia commossa,davvero molto felice, e spero che questo capitolo sia degno dei precedenti! Edward l’ho addolcito involontariamente,non sono riuscita a farlo essere più duro,in fondo lui non è così,anche se non era nemmeno un angelo. Grazie ancora per i tuoi commenti e spero di rileggerti presto :)
 
Ada90thebest: Weee ciao ^^ sono ultra felice di averti fatta piangere *sadismo mode on * era il mio obiettivo xD Spero comunque che questo finale non ti abbia delusa,purtroppo s’è praticamente scritto da solo x.x  Che dire,ancora grazie e a presto ;)
 
Infine ringrazio  tutti coloro che hanno aggiunto la storia tra le seguite ,le preferite e le ricordate e tutti i lettori silenziosi. Un grazie di cuore a tutti voi *.*
Con la speranza di rileggerci presto,un saluto a tutti quanti!
Marty.
 
  
 
 
 
 
 
 
  
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