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Autore: Soul Sister    02/06/2010    4 recensioni
Un Edward tormentato, malinconico e addolorato profondamente, che non crede nell'amore. Una Bella dalla famiglia disastrata, ma nonostande tutto, che ancora sogna e crede nell'amore vero. Riusciranno ad amarsi, tra i fuochi delle due famiglie in lotta tra loro?
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, scusate per il ritardo, ma ce l'ho fatta: ho finito il nuovo capitolo. Nonsi può definire 'bello', e sinceramente non credo nemmeno che sia troppo... be' è tipo di passaggio, non sapevo bene come e cosa scrivere. Ecco tutto. Spero vi piaccia almeno un po'.
Un bacio; aLiCe__CuLlEn
Capitolo IV
-buongiorno papà – disse Isabella, tirandosi, mentre entrava nella cucina, ancora in pigiama.
- ‘giorno tesoro. Com’è andata ieri la festa? Ti sei divertita? – chiese suo padre, distogliendo l’attenzione dal quotidiano per rivolgerla alla figlia. Lei, dal canto suo, arrossì di botto.
- molto.. mi sono… divertita molto – borbottò, togliendosi un ciuffo ribelle dalla fronte.
La verità era che Isabella non riusciva proprio a togliersi dalla testa quegli occhi pieni di tristezza, ma al contempo così meravigliosi.
Diede le spalle al padre, prese il latte dal frigo, un bicchiere dalla credenza, e fece colazione.
- io vado, tesoro. Buona giornata. – Charlie le baciò una guancia, poi scappò al lavoro.
In quanto ad Isabella… le aspettava una lunghissima giornata di scuola.
Si preparò, poi con zainetto in spalla, si diresse verso La Push, dove c’era la sua scuola. La strada non le pesava più ormai: era così abituata a farla, che ne conosceva ogni minimo sassolino, ogni tombino, ogni buca…
E lei odiava quella strada, era come andare al patibolo.
Raggiunse la sua ‘amatissima’ scuola, e Angela si sbracciò per salutarla. Isabella le fece un cenno, mentre la raggiungeva.
- ehi, Isa! Angie! – comparve anche Jessica, che era gongolante.
- ieri è stata una festa… STRATOSFERICA!! No, non ci crederete mai cos’è successo! Mi sembra ancora di sognare… - Isabella era già stufa di stare a sentire il ciarlare della sua amica, sapeva che sarebbe stato un pettegolezzo, quello che aveva da dire.
Sospirò silenziosamente, senza farsi sentire. Vagò con lo sguardo per il cortiletto, ma vedeva solo i soliti ragazzi Quileute, qualche ragazzo di Forks come Mike, Erik e Ben… insomma, la solita tiritera di tutte le mattine.
- poi i Cullen… – Isabella magicamente tornò ad interessarsi di quello che aveva da dire Jessica.
- i Cullen? intendi i cinque ragazzi che abbiamo visto ieri? – Isabella finse di non conoscerli, anche se in realtà sapeva bene a chi l’amica si riferisse.
- si, proprio loro. Cioè, ci credete che uno di loro mi ha rivolto la parola? –
- cosa? Ma Jessica, come puoi? I tuoi se lo scoprissero ti farebbero fuori! Ma com’è successo? – Angela era stupita ma, allo stesso tempo, curiosa.
- stavo versando il punch nel bicchiere e quello biondino mi ha urtato. È stato gentile, mi ha chiesto scusa e mi ha pure domandato se mi avesse fatto male! – Jessica era su di giri.
- ah, io pensavo ci avessi parlato tanto… - fece Angela.
Isabella non accennò al fatto che lei, invece, con uno dei cinque ( e proprio quello più bello ) c’avesse conversato. Conoscendo Jessica, l’avrebbe detto in giro, e oltre ad ottenere l’odio da tutta la sua scuola, sarebbe pure stata diseredata da suo padre. Per cui, meglio fare silenzio.
- certo, però, che sono proprio belli… - commentò poi Jess.
- oh, non lo mettiamo in dubbio, però io sono con i Black, o non mi troverei qui. – disse Angela, solenne. Marie rimase muta, non occorreva il suo parere, anche perché non sarebbe andato a genio a tutti i lupi della riserva. Ma cosa ci poteva fare, se era imparziale? Che poi, forse, era la scelta migliore.
Vagò nuovamente con lo sguardo, fino a che la sua visuale non venne coperta da un energumeno in mezze maniche.
- ma ciao, Isabella! – Jacob Black.
Lei grugnì in risposta.
- anche io sono felice di vederti, piccola. Ma dimmi, perché ieri non ti ho adocchiato alla festa? -
- perché hai problemi alla vista, io c’ero – fece la spocchiosa.
- che hai fatto tutta la sera senza di me? – chiese il lupo, arrogante e presuntuoso.
- come se mi servissi tu, per passare la serata… Black, il mondo non gira intorno a te. – disse Isabella pungente. Le sue amiche, accanto a lei, erano basite: loro non si sarebbero mai sognate di rispondere così ad un Black; senza contare che nessuno, a parte Isabella, avrebbe rifiutato le attenzioni di Jacob.
- più mi tratti male, più mi piaci piccola Swan… -
- e più tu insisti, più ti detesto… -
- meglio di niente! – fece un sorrisone – l’odio è un sentimento forte, quasi al passo dell’amore. – poi le girò la schiena e se ne andò. Isabella sospirò, frustrata: avrebbe dovuto starsene zitta, almeno una volta.
Al suono della campanella entrarono nell’edificio, pronte ad affrontare l’ennesima giornata di scuola.
Durante la mattinata, Isabella incrociò più volte Jacob, ma non la importunò, con grande sollievo di quest’ultima.
*******
- sono a casa…- mormorò, entrando nell’abitazione. Suo padre non c’era, perciò andò spedita in camera sua, di sopra. Preparò dei vestiti comodi, poi andò a farsi una rigenerante e rilassante doccia calda. Con indosso l’accappatoio, tornò nella stanza.
E urlò, urlò come una forsennata, quando vide una persona appollaiata sul suo davanzale. Era in controluce, e Isabella non riusciva a vedere i tratti di quell’individuo.
- sh, sh, non urlare, Isabella… - mormorò lui, avvicinandosi a lei. La voce le morì in gola, quando riconobbe il tono dolce e sofferente di Edward. Il vampiro avanzò nella penombra, e Isabella poté finalmente vederlo nella sua totale bellezza.
- Edward! mi hai fatto prendere un colpo! – lo sgridò, portandosi una mano al petto, dove l suo cuore stava facendo capriole, sia per lo spavento sia per la presenza del rosso.
- scusa – lui ridacchiò – non volevo metterti terrore…-
- ma che terrore e terrore… solo, non farlo più… - disse lei a fatica, con il respiro ancora accelerato.
- cosa ci fai qui? - chiese poi lei, ripresasi un po’.
- volevo… volevo stare con te. – disse lui, passandosi una mano tra la zazzera rossa – anche se ti sembrerò un pervertito maniaco spione. – e si voltò, dandole la schiena. Isabella si ricordò di essere in accappatoio, perciò prese i suoi vestiti e intimando un – non muoverti di lì – corse in bagno a vestirsi. Si guardò allo specchio: aveva una faccia sconvolta, le sue gote erano rosse e gli occhi lucidi. Non poteva davvero essere che un vampiro le facesse quell’effetto. Poi si rese conto che Edward non era un vampiro, ma il vampiro, e pure un Cullen.
Si vestì velocemente, impaziente di tornare nella sua stanza: non aveva mai così ardentemente desiderato la compagnia di qualcuno. Anzi, lei non aveva mai desiderato la compagnia di nessuno!
Cos’è che s’era detta una volta?
“Non aveva intenzione di legarsi a qualcuno per due validi motivi:
- per prima cosa, era troppo giovane;
- secondo, non aveva simpatie per nessun ragazzo.
Ad essere sincera, lei detestava proprio il genere maschile.”
E ora? Adesso non era più così convinta.
Tornò in camera sua, dove Edward se ne stava immobile come una statua, in piedi, nella posizione in cui l’aveva lasciato.
- che cavolo stai facendo? -
Lui sciolse i muscoli, e le sorrise : - hai detto di non muovermi… -
- ah, giusto. - ridacchio. – comunque – esordì – non ho pensato che fossi un maniaco pervertito. Piuttosto un ladro, ma per il resto… - Edward rise, ma senza che l’allegria illuminasse i suoi occhi.
- e anche a me piace la tua compagnia. – si strine nelle spalle – forse se fossi anche un po’ più allegro e non sempre così giù di morale, sarebbe ancora meglio. – lui chinò il capo, amareggiato.
- fa parte della mia natura essere così –
- no, fa parte delle tue assurde convinzioni, mannaggia! – protestò la ragazza, sdegnata.
- sei convinto di essere sbagliato, di essere un mostro, di essere un assassino… ma cavolo, te l’ho già detto! ormai sono convinta che ti piaccia essere così masochista! Ma a me dà fastidio! Quindi- prese un respiro, cercando di stare calma e di non prenderlo a crapate – se vuoi ancora che ti sia amica e che non dica ai Black che mi hai importunata… VEDI DI DARTI UNA REGOLATA. – intimò seria e convinta, guardandolo dritta dritta negli occhi. Edward era in difficoltà; non poteva di certo dimenticare le sue idee con uno schiocco di dita, ma non voleva perdere Isabella. Avrebbe tentato.
- e così, ti sto importunando? – le si avvicinò minaccioso, con un ghigno in faccia. – e vuoi dire ai licantropi della mia incursione? – era ora di farla spaventare un po’. Isabella indietreggiò, intimorita. Non le faceva paura la sua espressione, ma di certo non la rassicurava.
- sai, so essere davvero crudele con i ricattatori… - e le sorrise furbescamente, poi schizzò in avanti, l’afferrò e volò al davanzale della finestra, sporgendola verso il vuoto.
- no!! Edward, mettimi giù, ho paura ti prego! – nonostante le suppliche, rideva.
Edward fece cenno di lasciarla andare, e lei si aggrappò stile koala a lui.
- hai detto tu di metterti giù. – fece saccente.
- sai cosa intendevo, dai! – ridendo, Edward la posò terra. Era davvero allegro, in quel momento. Sentì che non era così difficile con lei lasciarsi andare. E pertanto era anche facile farle del male. Ed era l’ultima cosa che avrebbe voluto.
- sai, così va molto meglio – commentò Isabella, vedendo il sorrisino spuntato sulle labbra del bel vampiro.
- che cosa? – la sua espressione confusa la divertì.
- mi sembri più sereno. – constatò lei. – è un bene, almeno non mi sembri un nonno depresso. –
- nonno depresso?! – Edward si sentì ferito nel suo orgoglio da eterno diciassettenne.
- ehi! Non per dire, ma sono molto più giovanile io di te. –
- cosa? Io non credo proprio. – e rise. Edward era stordito, talmente melodiosa era la risata di Isabella.
- tu quando sei nata avevi già trentacinque anni, come minimo! – la sfotté. Isabella gli fece una boccaccia, indignata. Poi scoppiarono a ridere, sereni.
*********
- ‘orgoglio e pregiudizio’? – alzò un sopracciglio, scettico. Quel libro l’aveva letto, ma non gli era piaciuto particolarmente, benché fosse un amante dei classici.
- si, è il mio libro preferito. Problemi? – Isabella gli lanciò un’occhiata eloquente.
- no, no…nessuno. Solo che è bizzarro trovare un’adolescente a cui piacciono ancora i classici. Almeno, in questi anni. –
- sarò bizzarra io, ma trovo che la Austen sia una maga della scrittura. –
Edward si strinse nelle spalle, e continuò a guardare la libreria di Isabella.
- anche Shakespeare? – chiese.
- soprattutto Shakespeare. – rispose lei – amo la storia di Romeo e Giulietta: è l’esempio di quanto l’amore possa essere potente. –
- credi che in amore si possa dare realmente la vita per l’altro? –
- non lo so, non mi sono mai innamorata davvero. Ma immagino di sì, perché se sei legato davvero tanto a qualcuno, credo che daresti tutto, purché non gli facciano del male… anche dare la tua vita. – e si voltò a guardare il suo viso.
- con questa spiegazione, quasi c’ho creduto davvero… -
*********
Stavano chiacchierando, quando arrivò Charlie a casa. Ma non era solo.
Edward schizzò subito in piedi, e storse il naso. – cani…- sputò.
- merda, merda, merda! – continuava a ripetere Isabella tra sé, con le mani tra i capelli.
- devo andare, - disse lui, sfiorandole una guancia – ma sarò abbastanza vicino da spaccare la testa a Jacob Black se dovesse importunarti. –
- mi faresti un favore immenso, se lo facessi sul serio…-
- ma sarebbe guerra aperta, - commentò lui, avvicinandosi alla finestra – gira un po’ per la casa correndo, prova a coprire il mio odore, cambia vestiti o finirai nei guai. – e sparì.
Isabella cominciò a correre per la stanza, spruzzando qua e là il profumo che le aveva regalato Jess. Poi corse in bagno a cambiarsi, consapevole che il vampiro non era ancora lontano. Corse di nuovo in camera sua, chiuse la finestra, e andò via.
Edward, fuori dalla finestra, la osservava rapito e divertito al contempo. Che creatura straordinaria era, quella piccola umana.
Lei corse giù in salotto, trovandosi già suo padre e gli sgraditi ospiti.
I due Black la guardavano in modo strano, con un cipiglio sui volti scuri.
- ciao papà, Jacob, Billy – cercò di sorridere loro. Non riusciva a capire se avessero sentito o meno l’odore di Edward addosso a lei. Ma sperava vivamente che i due in quel momento avessero il raffreddore. n riusciva a capire se avessero sentito o meno l’odore di Edward addosso a lei. Ma sperava vivamente che i due in quel momento avessero il raffreddore.
  
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