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Autore: londonlilyt    03/09/2005    3 recensioni
Oscar sapeva cosa voleva dalla vita, la sua carriera era la cosa piu' importante per lei, c'era poco posto nella sua vita per l'amore o le cose frivole. fino a quando il suo nuovo assistente, Andre', arriva in ufficio. I grandi occhi verdi e i suoi modi gentili le mostreranno un lato della vita che le era sempre stato negato dai suoi obblighi e doveri, facendo tremare le fondamenta di tutte le sue certezze. Ma Andre' ha un segreto, che presto si frapponera tra i due e la loro felicita', riusciranno a superare tutti gli ostacoli e rimanere l'uno affianco all'atro? BHE' LEGGETE E SCOPRITE!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Oscar rimase ferma a guardare il mezzo che si allontava, poi raccolse i fogli che si erano sparpagliati per terra e li infiló nella valigetta.

Nonostante le sue arie da sbruffona era sconvolta, cosa avrebbe fatto ora?

Come prima cosa doveva accertrsi che tutte le informazioni che le avevano dato fossero vere, ma come? Se iniziava a ficcanasare negli uffici, qualcuno l’avrebbe notata e magari l’avrebbe riferito a Roger. Doveva trovare un modo per uscire da questo pasticcio e scoprire quale ruolo stavano cercando di farle inavvertitamente giocare. Cosa c’entrava lei con il riciclaggio del denaro? Quella era una cosa che si poteva fare anche senza che lei venisse coinvolta in prima persona. Allora perché Roger stava cercando di farla incolpare?

Le serviva aiuto, ma a chi poteva chiederlo?

L’unica persona che le veniva in mente era André, ma a quanto pareva anche lui era coinvolto in questa storia.

Non voleva crederlo, non voleva credere che si fosse subdolamente insinuato nella sua vita in maniera così completa, solo per poter spiare meglio all’interno della compagnia. Non poteva essersi sbagliata in questa maniera su di lui, semplicemente si rifiutava di contemplare le conseguenze che una cosa del genere avrebbe avuto su di lei.

Avrebbe affrontato un problema per volta, cercando di uscirne fuori tutta d’un pezzo, cuore compreso.

Stancamaente si guardò attorno, doveva andarsene, ma non riconobbe nulla. Dove diavolo l’avevano mollata quegli idioti!

Un’ora dopo un taxi la lasciava davanti all’edificio che ospitava gli uffici dell’assicurazione, si era formulata un piano d’azione mentre era in macchina e la prima fermata era l’ufficio di Roger, avrebbe chiesto innoccentemente come andavano le indagini, così avrebbe tastato il terreno. Con passo deciso si diresse verso la sua meta, era fortunata, Louise non era alla sua scrivania, senza esitare bussò alla porta.

-Avanti-

Quando fece il suo ingresso Roger la accolase con il solito calore invitandola a sedersi, Giuda!

-Oscar, mi fa piacere vedere che ti sei ripresa dalla tua piccola disavventura- le disse indicando il piccolo cerottto che ora le copriva la ferita –non si é mai troppo attenti sugli sci-

-Giá é vero- immaggino che  sarai deluso di non avermi eliminato al primo colpo –avevo un momento libero, così sono venuta a chiedere come procedevano le tue indagini, hai per caso scoperto qualcosa?-

-Non...ancora- era la sua immagginazione o si era fatto rigido –ma ti posso assicurare che sto facendo tutto il possibile, a quanto pare abbiamo a che fare con delle persone astute-

-Magari se vuoi posso dale una controllatine alle ultime transazioni che sono passate per il mio ufficio?- sbagliava o era sudore quello che gli imperlava la fronte? –così, per darti una mano e facilitarti il compito. Magari riesco a farti avere una lista di sospetti-

-No!- ma si riprese in fretta –voglio dire...non c’é bisogno che ti interessi della faccenda, credo di avere tutto sotto controllo-

-Bhè, in fondo é il mio nome e la mia reputazione che si sta cercando di infangare, non posso stare seduta e aspettare che mi facciano a pezzetti- si era davvero agitato ora, sarebbe stata una buona mossa quella di rincarare la dose? –dammi il nome della persona che sta conducendo l’inchiesta e vedró se magari ha bisogno del mio aiuto-

-Figurati...non voglio distrarti da...- si toccó il colletto della camicia come se lo stesse strozzando –hai giá tanto lavoro da fare, che...-

-Insisto- lo interruppe spietata.

-Ehm...allora cercheró di convincerlo a passare per il tuo ufficio durante la settimana- fece finta di riordinare dei fogli –ora se non ti dispiace avrei molto lavoro da sbrigare-

-Certo, ti ringrazio- si alzó e si diresse alla porta.

-Puoi farmi il favore di dire a Louise che non voglio essere disturbato per la prossima ora, ho delle telefonate importanti da fare-

-Nessun problema- con un sorriso forzato si chiuse la porta alle spalle e si diresse al telefono che stava sulla scrivania della segretaria, per fortuna non era ancora tornata.

Come sospettava la luce che segnalava l’uso di una linea esterna era accesa, sollevó la cornetta e premette il pulsante per la condivisione delle conversazioni.

-Si ma a quanto pare il tuo uomo ha fallito!- senti dire a Roger.

-Calmati Roger, é stata solo fortunata, la prossima volta non avrá scampo- la voce le sembrava vagamente familiare.

-Oggi é tornata nel mio ufficio Mark! Non sapevo che scusa inventare, dobbiamo finire l’operazione prima del previsto e sbarazzarci di lei, lo sai che altre persone potrebbero essere coinvolte e allora tutti i nostri sforzi saranno inutili!- disse agitato.

-Questa linea non é sicura, incontriamoci domai al solito posto, e poi decideremo il dafarsi-

-Va bene, quella mi rende nervoso, non capisco perché tu mi abbia costretto ad assumerla-

-Era un ottimo capro espiatorio, a domani Roger-

Con quello la telefonata si concluse.

Con mano tremante Oscar mise a posto il ricevitore, era vero, Roger c’era dentro fino al collo e stava cercando di eliminarla. Con passo malfermo si diresse all’ascensore, doveva allontanarsi il più in fretta possibile. L’unico posto dove andare che le venne in mente fù il suo ufficio, doveva riprendersi e poi magari andarsene a casa, non sarebbe riuscita a passare un’altro minuto in quel posto, vicino a delle persone che la volevano morta.

Non incontró nessuno sul suo cammino, neanche André era alla sua scrivania, meglio così, al momento non voleva vedere neanche lui, la sua presenza l’avrebbe costretta a pensare al suo tradimento e non si sentiva abbastanza forte. Si chiuse la porta alle spalle con un tonfo e si gettó sul divano facendo lunghi e profondi respiri, doveva calmarsi, si sentiva lo stomaco in subbuglio e aveva la nausea.

Una decina di minuti dopo André la trovó ancora nella stessa posizione, con gli occhi chiusi e il viso pallido.

-Cosa ti é successo questa volta?- chiese tra il proccupato e il divertito –non avrai di nuovo la frebbe?-

Altro che febbre! Avrebbe voluto gridargli, tu come ti sentiresti se avessi appena scoperto che il tuo capo ti vuole morta, l’FBI ti sta alle costole e che il ragazzo che ami é un’impastore! Ma invece si limitó ad un flebile nulla.

-Avanti, si vede che non stai bene- le si sedette accanto toccandole la fronte –non hai la febbre, magari uno dei soliti disturbi femminili?- voleva essere una battuta ma non sortì l’effetto desiderato.

Lei aprì gli occhi per guardarlo, quelli di lui erano velati di apprensione, come si poteva fingere in quel modo? Non era possibile, e in quel momento non le importava un bel niente se era un bugiardo mentitore, voleva solo che l’abracciasse per qualche minuto, si mise seduta e gli si gettó tra le braccia tremando e inspirando il suo profumo che parve calmare un pó della sua ansia.

-Ehi! Ora mi fai davvero preoccupare, che succede?-

-Nulla, e che ho...- cosa poteva dirgli? -...ho il mal di testa- finì con voce tremante.

-Avresti dovuto restare a casa- le disse premuroso –il dottore ti ha raccomandato di non strapazzarti dopo la brutta botta che hai preso-

-Credo che me ne andró a casa per resto della giornata- doveva anche formulare un piano per domani, doveva seguire Roger e spiare il suo incontro con Mark Spencer, e fare una scenata all’infingardo mentitore che ora la stringeva con tanta tenerezza.

-Ottima idea, ti chiamo più tardi per sapere come stai, ho delle faccende da sbrigare stasera e non credo di far in tempo a passare da te-

-Non ti preoccupare, tanto credo che passero il resto del della giornata a letto- che cosa doveva fare? Si chiese. Doveva incontrarsi con i suoi colleghi del giornale? Non pensarci, continuava a ripetersi, se ci pensi ora rischi di crollare e ti servono tutte le tue facoltá mentali intatte. Poi lo fai a pezzettini.

-Brava, ora vai- l’aiutó a rimettersi in piedi e la spinse fuori dalla porta.

Oscar non riusciva credere di aver attuato un pedinamento in piena regola, per l’occasione si era completamente vestita di nero, aveva raccolto i capelli sotto una cuffia di lana e aveva noleggiato la macchina più anonima che era riuscita a trovare. Ed ora si ritrovava a seguire Roger per la strade della cittá, per fortuna era inverno e faceva buio molto presto, le tenebre l’avvrebbero nascosta meglio.

Vagamente si chiese se “il buono”, “il brutto” e “il cattivo”, avessero incaricato qualcuno di seguirla, sperava di si, si sarebbe sentita relativamente più al sicuro.

Roger era andato a casa dall’ufficio, vi era rimasto per circa un’oretta prima di uscire di nuovo.

Non appena fù di nuovamente in strada Oscar si rimise all’inseguimento, ben presto si rese conto che l’uomo si stava dirigendo verso il porto, quando iniziarono a passare per zone poco trafficate, decise di spegnere i fari, c’era abbastanza luce per guidare se stava attenta e in questo modo non avrebbe dato nell’occhio, diminuendo così il rischio di essere scoperta.

Vide la macchina dell’altro fermarsi dietro un magazzino e lei fece altrettanto, ma stando attenta a parcheggiare lontano e dietro dei conteiner che nascondevano la sua auto a pennello.

Scese senza far rumore, aveva visto Roger entrare al numero 42.

Il magazzino sembrava abbastanza vecchio, sperava solo che non ci fosse un sistema d’allarme e un facile accesso. Sembrava che la buona sorte la stesse assitendo, perché trovó una finestra rotta dalla quale poter entrare.

Decise che la prossima volta avrebbe pianificato meglio e che si sarebbe procurata tutta l’attrezzatura per la sorveglianza, in modo da poter origliare le conversazioni altrui dall’abitacolo caldo della macchina. Stando attenta a non inciampare nei vari detriti lasciati sul pavimento si diede una veloce occhiata attorno. A chi apparteneva questo magazzino visto che i due uomini ne avevano le chiavi? Valeva la pena fare delle ricerche, anche perché da quello che riusciva a vedere il posto non veniva usato che come deposito di materiali di scarto.

Vide una luce accessa nell’angolo opposto da dove stava lei e con passo silenzioso si avicinó il più possibile, i due stavano facendo comunella all’interno di un cerchio costituito da pile di casse di legno, ideale per nascondersi e non essere visti, e ideale per essere spiati.

Si era appena acquattata dietro uno dei cubi di legno, quando due mani l’afferarono da dietro bloccandola e tappandole la bocca per impedirle di gridare, ora sarebbe morta pensó terorrizzata.

  
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