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Autore: MaryKei_Hishi    03/06/2010    1 recensioni
Lui, era un ragazzo strano, un ragazzo di una grande città, trasferito in una cittadina piccola come quella in cui sono nato per qualche motivo sconosciuto a chiunque. Era arrivato nella nostra scuola a semestre iniziato, non dava confidenza a nessuno ne era propenso ad instaurare rapporti d'amicizia con alcuno. Lui era.. come avvolto da un alone di mistero affascinante e seducente.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo umilmente scusa a tutti per il terribile ritardo, ormai aggiorno, qualsivoglia cosa. A cadenza trimestrale –se tutto va bene!- spero che ci siate ancora, e vi prego, non uccidetemi XD

Vi amo!

MaryKei-Hishi

 

 

Capitolo XIV

 

 

Vincent sempre più spesso era a casa mia durante il pomeriggio in quella settimana, aveva veramente tanti compiti arretrati, si era deciso finalmente a farli ed era la prima volta che aveva la volontà di comportarsi bene nella vita, di fare quel che gli veniva chiesto di fare e a me era sembrato un enorme passo avanti per quello che all'inizio della nostra conoscenza era un ragazzo lasciato allo sbaraglio.

-Will facciamo una pausa?- mi tolsi gli occhiali -assolutamente no- avevamo appena iniziato e se pur con l'intento di impegnarsi era svogliato, era venuto da me proprio per questo e io l'avevo accolto con un sorriso. -sapevo che non dovevo chiederti nulla- mi mise il broncio -non fare il bambino, mi hai chiesto aiuto proprio perché ti conosci meglio di chiunque altro e, sì, grazie della fiducia ma ora finisci quei compiti, perché se solo lo volessi li faresti tutti in un quarto d'ora.- borbottò qualcosa riprendendo i suoi esercizi; era bello vederlo come un bambino svogliato, era naturale.

-ma quanto sei indietro sul libro di testo?- mi guardò inarcando un sopracciglio -nemmeno ce l'ho, io, il libro- aggrottai la fronte -scusa e come fai?- nel modo pi naturale possibile mi rispose che semplicemente lui “non faceva” -ascolto in classe, a volte mi prendo un appunto, è tutto così noioso, non c'è un minimo di niente nelle lezioni in classe; i prof non ci rendono partecipi e io mi annoio da morire.-

nominando i professori mi fece ricordare di una cosa importante che dovevo dirgli -a proposito ci hanno chiesto che fine hai fatto a scuola e stai rischiando l'anno con tutte le tue assenze, quando ti decidi a riprendere a frequentare?-

Lo vidi arricciare il naso e sbuffare -domani andrò a parlare con i professori, che gran rottura- si grattò la testa -a natale andiamo a mangiare l'anguria sulle spiagge californiane?- si rinvigorì in un istante lasciandomi interdetto.

-da qui a natale saranno successe tante di quelle cose che te ne sarai completamente dimenticato, pensa a cose più prossime; alla scuola, ad esempio. E poi non ho i soldi per fare un viaggio del genere.- puntualizzai; del fatto che poi io lo passassi con la mia famiglia, il natale, non ne feci parola. Sicuramente lui l'avrebbe passato con suo zio ma nell'incertezza preferii tacere, sopratutto se prendevo in considerazione il fatto che, magari, anche lui  quella festa avrebbe voluto passarla con i suoi genitori.

 

Più ci pensavo più li odiavo per quanto erano due esseri totalmente orribili.

 

Riprese con i suoi esercizi e io ripresi con la storia che dovevo imparare per il test della settimana successiva.

-domani pomeriggio mi accompagni a scuola?- ripresi a dargli attenzione. -a che ora?-

sembrò pensarci un secondo -ti porto il pranzo e mi aspetti lì dopo le lezioni?- annuii -che mi porti di buono?- lui rise -al massimo un insalata- mi riferì prendendomi un fianco -altrimenti 'ste maniglie quando le togli?- rise venendomi in contro per baciarmi -sto scherzando- disse in fine  baciandomi subito dopo.

Risposi al bacio puntualizzando che io non ero grasso come diceva sempre lui e lo vidi guardarmi attentamente -hai ragione, non sei grasso, stai bene così- mi sorrise e mi stupii di quanto aveva detto, era la prima volta che non faceva appunti sulla mia presunta “non magrezza” mi diede l'idea che quella sua patologica fissazione stesse finendo. Una cosa ottima, oltretutto.

Forse Vincent stava iniziando a stare bene, con il cervello; forse iniziava a trovare una stabilità.

-vuoi fermarti a cena? Mamma dovrebbe tornare tra un oretta, sicuramente ti inviterà a fermarti, lo sai no? Ti adora- lui negò -non posso, mi dispiace sono in punizione.- lui? In punizione? -come?! Tu?- mi annuì e io ridacchiai -lo so è una cosa patetica, ma ci devo stare, non ho molto altro da fare, pensa che zio non vuole nemmeno che io fumi, beh questo se lo scorda- lo mandò anche benfattamente a quel paese mostrando un dito della mano -ti sta mettendo intorno delle regole?- annuì guardandomi con uno sguardo truce, io gli sorrisi, non poteva esserci nulla di migliore per aiutare Vincent e suo zio l'aveva capito.

Vincent era cresciuto senza regole ed era come vedere una persona prova di confini. Non era una persona vuota, ma senza barriere lui non riusciva a riempirsi di cose vissute, non aveva combattuto per ottenere qualcosa l'aveva sempre avuta, la cosa;

 

il mio cellulare squillò all'improvviso, era Nelson; gli risposi -ehi Will- feci segno a Vincent di stare in silenzio e non ne compresi nemmeno io il motivo, probabilmente lui sì; si alzò dal tavolo senza fare rumore e si mise a girovagare per la camera soffermandosi ad osservare gli oggetti assurdi di mia madre.

Nelson mi chiese se ero solo e io stupidamente gli risposi di sì. -perfetto, sto venendo da te, così mi aiuti con storia, sai che la odio.-

 

Panico.

 

Passarono al massimo due minuti e sentii suonare alla porta. Panico, panico.

Presi Vincent per una mano e lo trascinai al piano di sopra, spingendolo dentro la mia camera -scusami- gli sussurrai prima di chiuderlo dentro -non uscire da questa porta- gli ordinai e riscesi giù; nella mente il pensiero che i due si vedessero mi terrorizzava, sentii il campanello suonare ancora e più insistentemente. Discesi di corsa andando ad  aprire a Nelson -ehi, come mai tutto questo tempo?-

cercai di sorridergli -ero in bagno- mi sentii una merda. Vidi lui annuirmi ed entrò in casa, richiusi la porta osservando i suoi movimenti per il salone. Lo vidi guardare le fotocopie di Vincent. Cazzo. -queste?- mi chiese continuando a guardarle. -oh beh quelle sono per Vincent, me le hanno date i suoi professori. Mi ero stufato di ripassare e mi sono messo a dargli un occhiata.- inventai sul momento sentendomi in modo ben peggiore.

Lo vidi posare il suo sguardo su di me, lo vidi scrutarmi; da come mi guardava sembrava non averla bevuta, quella balla; mi sorrise assottigliando gli occhi. -ehi Will posso connettermi un attimo dal tuo PC? A casa mia manca la connessione da giorni- boccheggiai. Mi aveva fregato, non potevo rifiutarmi e il PC era in camera mia; mi aveva aiutato lui a spostarlo dal soggiorno quando mio padre si era comprato il portatile.

Non attese risposta dirigendosi alle scale diretto in camera mia.

-ehi aspetta, non è il caso-

senza fermarsi mi chiese il perché -è tutto in disordine- che scusa patetica. -oh dai Will pensi che io guardi il tuo disordine? Mi pare che la conosci la mia camera! Non esiste un ordine per le cose no?- arrivò alla camera e ne spalancò la porta guardando dentro. Io già mi aspettavo una sua reazione atomica, simile a quella di una bomba di quello stesso genere chiusi gli occhi attendendo le sue urla, non sentendo nulla li riaprii.

La camera era vuota e la finestra aperta mi fece pensare che Vincent se n'era andato usando quella. Filandosela come in qualche vecchio telefilm. Forse avrei dovuto mettere una scala per lui, tanto per facilitargli quel genere di operazioni.

-dove sarebbe questo disordine?- mi chiese -mi ero dimenticato di aver messo apposto- gli risposi andando a toccare la tenda che svolazzava per la corrente d'aria.

Lasciai Nelson alle prese con il mio PC e io scesi giù per controllare il mio cellulare, magari mi aveva mandato un messaggio. -ti aspetto con storia giù in salone.-

non mi aveva scritto, probabilmente si era offeso e io mi diedi dell'imbecille pi e più volte.

Solo la sera mi mandò un messaggio -domani ti porto qualcosa di ipercalorico comprato in un fastfood- ne fui sollevato, era tutto ok; -mi dispiace per oggi, mi dispiace tantissimo- mi rispose subito dopo -ah figurati il coprifuoco stava per scadere e io mi ero stufato di studiare, è stato divertente arrampicarmi, voglio iscrivermi ad un corso di roccia, che dici?- Vincent era fantastico nella sua follia, ecco cosa dicevo. -sei unico- gli risposi e lui se ne vantò dicendo che per persone come lui gli stampini con cui venivano fatti venivano gettati via.

Non lo capii subito a cosa si riferiva, la presi come un altra delle sue stranezze prive di ragione.

 

Il giorno seguente Vincent era all’uscita della scuola con un sacchetto del fastfood in mano; in breve tempo il cortile della scuola si svuotò e io mangiai il mio pranzo ipercalorico sulla scalinata dell’ingresso; lui mangiucchiò qualcuna delle mie patatine  -non guardarmi, Will.- mi colse sul fatto –mi da fastidio essere guardato mentre mangio- non ne riuscii a comprendere il perché ma il fatto che la sua voce fosse così tanto seria e che non mi avesse guardato mentre me lo riferiva mi fecero demordere dal chiedere delucidazioni.

Quando posò le  patatine sulla busta mi spiegò che lo faceva sentire a disagio e io mi chiesi come poteva essere possibile. –scusami non lo sapevo.- dissi solamente.

Il silenzio ci fece compagnia fin quando non finii di mangiare –quando mangio mi sembra che tutti stiano guardando me.- mi spiegò vagando altrove con lo sguardo;

-vin?- non lo guardai, semplicemente richiamai la sua attenzione senza pretendere che mi guardasse.

-mh?- esortò affinché io continuassi.

-come è iniziata questa tua fissazione?- lo sentii alzarsi e lo guardai, si stava spolverando il sedere dalla polvere raccolta sullo scalino –è tardi i professori mi aspettano.- non voleva parlarne, forse avevo osato troppo con quella domanda.

-vuoi che rimanga in corridoio?- negò –voglio che entri, sarai un “testimone” così non potranno dirmi cazzate che ipoteticamente potrebbero rimangiarsi.- mi stupii della sua scaltrezza, io ad una cosa del genere non ci avevo minimamente pensato.

 

L’incontro non durò eccessivamente tanto, entrati nella sala c’erano la maggior parte dei suoi docenti schierati e lui avanzò verso di loro, mi sembrò quasi un condannato alla sentenza della corte suprema di giudici. Vincent si mise seduto di fronte a loro; alcuni prima di cominciare gli chiesero se era successo qualcosa in famiglia e io lo vidi tentennare; probabilmente era in forse se mentire o meno.

-no è stato solo un momento di sbandamento personale.- ammise in fine.

Alcuni dei docenti si misero a parlare tra loro e Vincent cominciò ad esporre la sua proposta.

Discussero un po’ tra tutti e alla fine accettarono che lui facesse dei test per valutare se fosse realmente in passo con gli altri studenti.

Vincent si voltò verso il professore di educazione fisica –proverò a fare pratica con la sua materia- e lui ne sembrò entusiasta. Lo vidi avvicinarsi a quell’uomo e dirgli qualcosa che non riuscii a sentire, vidi solo il prof annuire.

Gli altri professori stavano lentamente andando via da quel consiglio improvvisato ed eravamo rimasti io lui e l’insegnante di educazione fisica.

-Will, puoi aspettarmi fuori?-

Aveva un non so che di pacato, quella sua richiesta; mi sembrava quasi di vederlo in una resa.

Uscii fuori rimanendo vicino alla porta, li sentii parlare, l’intero edificio era immerso nel silenzio e le parole si sentivano anche da fuori quella stanza.

Lo sentii chiedergli di poter fare le cose lentamente, nella sua materia. Lo immaginai intento a guardare il pavimento come a vergognarsi di quella piccola richiesta d’aiuto.

Facile immaginare un atteggiamento del genere da un tipo come Vincent che preferiva combattere e venire sconfitto miseramente ma affrontando sempre le cose a testa alta.

Non amava raccontare i suoi problemi, non volendo sembrare la vittima indifesa, odiava sia ricevere compassione che donarla in giro, odiava essere la vittima e odiava le persone che facevano la vittima, non fu difficile intuire il suo disagio nel confidarsi.

Lo sentii ammettere di avere un problema al livello alimentare ed era la prima volta che lo definiva un problema, era la prima volta che lo definiva un qualcosa, a dire il vero.

-sei allergico a qualcosa?-

Immaginai lo sguardo di Vincent quando il prof con quella sua frase rendeva noto che non aveva capito nulla.

-no prof, non in quel senso.- glielo disse quasi seccato.

Visto che nessuno dei due continuava a parlare intuii che il professore avesse capito di che genere di problema si trattasse. Alla fine sentii solo Vincent ammettere che non gli piaceva parlare di quelle cose.

 

Mi scostai dalla porta,  non era giusto origliare. Lo attesi poco più in là vicino agli armadietti; pochi minuti ancora e Vincent mi raggiunse -scusami se ti ho fatto aspettare fuori, vieni a casa mia?- gli annuii dimenticandomi completamente che nel pomeriggio Nelson sarebbe dovuto venire da me per finire di preparaci al test. -ah comunque ti ho riportato le tue fotocopie-  le cercai in borsa, quella mattina ce le avevo messe. -eccole- gliele diedi. -ehi ieri che ha detto Nelson?- mi sentii un idiota per come l'avevo messo in condizioni d'andarsene, dalla finestra per di più, ponendolo alla stregua di un amante da tener nascosto, oltretutto. -dio mi dispiace per ieri vin, ne sono mortificato; non so che mi sia preso, è che tra me e Nelson è tornato tutto normale e non so che mi è passato per la testa, avevo paura si arrabbiasse ancora- lui sorrise -ehi è normale, è lui il tuo amico- mi accigliai -no questo non è vero anche tu sei mio amico.- lui negò con la testa -intendevo, lui è il tuo amico vero, io sono il tizio che è arrivato e che per il momento c'è ma che domani potrebbe non esserci. Varrebbe la pena perdere la certezza per l'incertezza?- mi lasciò interdetto quel suo discorso, ero io paranoico o c'era qualcosa dietro? -c'è qualcosa che vuoi dirmi?- e come se m'avesse letto nella mente mi rispose -Will, non cercare qualcosa dietro le parole altrui, a volte sono solo parole e non nascondono nulla.- gli annuii ma non ne fui tranquillo.

 

La sua camera era in ordine, la finestra era aperta e non c'era puzza di fumo in giro -ehi ti ci stai impegnando per piacere a tuo zio eh?!- lo vidi arrossire un poco -già- mi rispose in imbarazzo. Non potei non sorridere, finalmente aveva qualcosa per cui uscire dal suo oblio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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