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Autore: Mewpower    05/06/2010    2 recensioni
C'era una volta in un regno dai mille colori, una principessa. Tanta era la sua felicità da quando il Buon Padre le aveva dato in dono un magnifico passerotto a cui lei era si era davvero affezionata. Un nero giorno,però, l'animaletto scompare e la vita della giovane si fa scura e impregnata d'angoscia... Basterà la nascita di un nuovo sentimento a rincuorarla...? Come la purezza può fondersi con lo sporco più infimo... Storia di una principessa, di un passerotto e di un lupo.
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Itachi, Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo aveva iniziato ad avanzare, pian piano, con calma, senza mai staccare il suo sguardo ipnotizzante da lei, senza che l’altra reagisse, in quanto pietrificata da quell’espressione, congelata dal freddo della tensione. No, non poteva essere lui, non era il suo animaletto, non era il lupo da lei curato, doveva essere qualcun altro, qualcuno che gli assomigliava, una copia, una...illusione. I suoi pensieri si sciolsero ed evaporarono nell’aria come neve al sole non appena la cara luna si fece avanti per aiutare l’amica, la piccola umana terrorizzata: scavalcando quelle cattivelle nubi giocherellone, ritornò ad occupare lei il centro del cielo e a riprendere il controllo sulla notte buia che voleva rubarle la scena. Splendente come non mai, riprese ad illuminare la fitta foresta, poi le case del villaggio ed infine la stanza della Hyuga dove nel frattempo l’Uchiha si era fermato a pochi centimetri da lei e proseguiva nell’osservarla senza batter ciglio. La luce lunare rischiarò dapprima il viso di lui e poi quello di lei che ammirò con ancor più stupore il volto del ragazzo, riconoscendoci il lupo.
Era lui, era davvero lui.
E continuando quell’interminabile gioco di sguardi, si accorse che la serietà che marcava la faccia se ne stava andando poco a poco, fino a che non raggiunse un’espressione rammaricata, quasi supplichevole, come se stesse per implorare il suo perdono.
E la sua impressione poté essere confermata poco dopo, appena egli aprì bocca:
- Mi dispiace...- sospirò facendo sbarrare gli occhi all’altra – Io non dovrei essere qui...- e fu a quel punto che il suo viso mutò nuovamente, facendo venir fuori quel che teneva celato; in quell’attimo le comunicò cosa sentiva, quale fosse la sua più forte emozione, quale fosse la potenza di quel pensiero che vagava da tempo nella sua testa e nel suo cuore,  le fece provare quanta bramosia doveva essere sfogata in quel momento senza più aspettare, senza titubare.
Ora o mai più.
Se avesse continuato a portarlo dentro sarebbe esploso. Almeno questo credeva e a volte aveva il timore che le conseguenze sarebbero state ancora più distruttive. Quindi si gettò. Quindi si espresse, seppur sapeva che non avrebbe mai dovuto farlo...
- Mi dispiace – le mormorò ancora e lei provò uno strano brivido freddo solo dopo aver fatto un istintivo passo all’indietro inquieta per quell’ennesima scusa, quando si rese conto di trovarsi addossata alla porta della sua camera, con le spalle al muro e lui davanti, vicino, attaccato...
Itachi non fece a tempo a socchiudere le labbra per quelle parole che dovette distenderle nuovamente. Infilò una mano fra i capelli di Hinata che le discendevano lungo il viso, stringendoli con leggera forza e così toccò pure la sua guancia arrossata e ancora tremolante. L’altra non ebbe l’opportunità di usarla: ci pensò una sua gamba a impedirle di muoversi, la gamba sinistra per la precisione, la quale fu posizionata un po’ per sbieco, ma comunque infilata a dovere in mezzo alle gambe di lei. Avvicinando così a sé il suo volto la baciò con passione, facendo entrare in contatto il più che poteva le sue labbra con le sue; forse poteva apparire come un gesto troppo feroce ed egoistico, ma non poteva più resistere, non poteva attendere qualche altro secondo in più, altrimenti il desiderio di quel contatto l’avrebbe fatto diventare folle, se non stroncargli il cuore. Quindi aveva agito in tale maniera solo per gustarsi una volta per tutte quel momento, un bacio che doveva rimanergli nell’animo per sempre e che sarebbe stata la sua linfa di vita, ciò che gli avrebbe permesso di tirare avanti e di ripensare alla dolcezza di quell’evento, quando lei non sarebbe più stata al suo fianco, quando lui sarebbe partito lontano, quando lei lo avrebbe odiato per quell’interminabile bacio rubato. Sapeva perfettamente di essersi comportato male, da vero prepotente, ignorando i sentimenti dell’altra, pensando che in quel modo avrebbe fatto star bene lui, ma avrebbe fatto soffrire due volte lei: oltre quel bacio, pure la sua immediata fuga. Ripensandoci su in quel frangente, non poté non staccarsi da lei, rimanendo con una mano ancorata alla sua guancia, restando ancora a contemplarla da vicino per qualche secondo, prima di togliere quella sua gamba fra le sue e di lasciarla libera. Notò che aveva tenuto gli occhi chiusi, serrati strettissimi, e aveva il viso in fiamme, accalorato, segnato da qualche goccia di sudore. Le sembrò impaurita, terribilmente scossa e preoccupata e per questo si sentì un verme. La sua natura animale aveva preso il sopravvento e quel dannato istinto aveva portato nuova amarezza a quel giovane angelo, che l’aveva sempre aiutato, che le era sempre stato accanto. Quel bacio doveva essere stata una vera pugnalata a pieno petto per quella sensibile e pura fanciulla, che si era vista sporcare dalle labbra di un assassino. Si sentì male e si pentì di aver dato retta alla sua smania di piacere.
- Perdonami...- le ripeté con voce rattristata, allontanandosi pian piano tenendo la testa bassa per poi  proseguire a fissarla fino a quando non giunse ai piedi della finestra, camminando all'indietro. Hinata sentiva il cuore che pulsava paurosamente. La sua principale preoccupazione era quel ritmo pericoloso, mai saggiato prima. Teneva il capo basso e scrutava con gli occhi che bruciavano il pavimento ligneo come per trovare in lui una spiegazione di quell’irregolare acceleramento. Era emozionata e deliziosamente compiaciuta e per ciò si meravigliò lei stessa. Le guance colorite iniziarono a spegnersi a poco a poco, mentre la sua testolina rifletteva e cominciava a comprendere. Non ne era rimasta scossa, non aveva avuto paura. Quel che si era impossessata di lei in quel frangente di passione era tanta commozione e incredulità. Quel gesto voleva dire tante cose e quelle scuse pure.
Si toccò la bocca, pure lei non più tremolante, come tutto il suo corpo e sentendone il calore e il sentimento lasciato dal moro, si convinse definitivamente. Seppur le pareva incredibile...
- I...Itachi...- volle chiederglielo -...perchè mi hai baciata...? – voleva sentirlo dalla sua voce.
Il ragazzo, che stava per sorpassare la finestra, si bloccò fulmineamente, voltandosi verso la ragazza al solo udir quel quesito con tanta calma e profondità:
- Io...- Itachi si rese conto di non aver mai provato un sentimento talmente grande, di non aver mai potuto assaggiare un bacio così piacevole, di non aver mai pronunciato quelle parole che gli innamorati si sussurrano nelle orecchie ogni volta che si incontrano. Era imbarazzato e per la prima volta in tutta la sua vita avvertiva il cuore che non procedeva con regolarità: singhiozzava, per poi accelerare, poi si fermava bruscamente per riprendere a ritmo spedito. Ma oltre all’imbarazzo lui, il più temuto tra tutti gli Uchiha, aveva paura. Sì, tremava di fronte ad una reazione di lei, ad un suo “no”, ad un suo rifiuto, ad un sua reazione infuriata che lo avrebbe definitivamente cacciato da quella casa e dalla sua vita. Ma dopotutto se lo sarebbe meritato, dopotutto poi non aveva nulla da perdere e alla fine si decise a parlare dopo qualche attimo di esitazione.
- Non intendevo procurarti un altro fastidio così...- si era completamente girato verso di lei e teneva i pugni chiusi, fermo con il corpo, ma non del tutto con la voce -...Ma volevo soltanto che tu sapessi...- Lei lo guardò con aria quasi infelice mentre osservava i lineamenti del suo volto che si contorcevano dal senso di colpa -...che ti sono debitore...Mi hai salvato la vita e con le tue attenzioni...mi sono sentito rinascere.-
Vagava con gli occhi alla ricerca di qualcosa a terra, però quando sentì di avvicinarsi a ciò che vi era di più importante in tutto quel discorso, destò gli occhi verso quelli della ragazza, che lo ascoltava con attenzione, senza abbandonare quegli strani segni sul suo viso che indicavano sconforto:
-...Poi con il tempo tutto è degenerato...ma non potevo permettermelo, non potevo fare nulla...- tali parole avrebbero potuto suonare in maniera incomprensibile alle orecchie di un estraneo, ma per Hinata tutto era ben limpido e le pareva quasi di sognare, considerando chi aveva di fronte -...Ho sempre cercato di nascondermi da te, seppur tu mi eri sempre più vicino...e ciò anche se mi faceva piacere, non poteva che essere un male per te...e io non...non volevo che tu rischiassi, non volevo metterti in pericolo! –. Il suo timbro di voce salì di colpo, come volesse sfogare quel pensiero di preoccupazione e di attaccamento verso la ninja, ma ritornò basso subito, non appena si ricordò dove si trovavano. – Ma...quando mi hai aiutato anche quella sera di inizio primavera, dopo che ero fuggito, dopo che ti avevo lasciata sola...ho consolidato dentro di me quel pensiero che avevo sempre controllato e tenuto buono...Era diventato intollerabile e in questi ultimi nostri incontri è continuato a crescere e a diventare sempre più difficile da arrestare...- i loro sguardi cominciarono a fondersi pian piano senza che nessuno dei due se ne accorgesse – Hinata... volevo dirti...che mi sono innamorato di te.-
Cadde inesorabilmente sulle sue docili membra, tale affermazione così toccante e profonda. La fanciulla di sentì scuotere completamente e i suoi occhioni iniziarono a riempirsi di nuove lacrime, che non caddero subito, bensì rimasero a lungo sui bordi, sostenute dalle ciglia sottostanti. Il moro notò quella reazione e gli sarebbe dannatamente piaciuto avvicinarsi a lei per poi asciugargliele con le proprie mani e poi abbracciarla, sentirla ancora a contatto con se stesso, odorarne il profumo e magari baciarla nuovamente sentendosi dire lo stesso... Ma sognare non era tipico dell’Uchiha e perciò tornò immediatamente con i piedi per terra, rimanendo immobile a fissarla, stavolta tutta, dalla testa ai piedi, per bloccarsi qualche attimo in più su quella magnifica camicia da notte, così ben ricamata e preziosa ad una prima occhiata, rimanendo incantato da come quegli esili merletti brillassero sotto la tenue luce lunare, a dispetto di lei, Hinata, che era perennemente lucente, durante l’intera giornata, anche quando la notte tentava di assalirla; pure quando era triste, anche quando si sentiva a pezzi, lei appariva sempre bellissima, sempre dolce, sempre un prezioso merletto ricamato a mano. E poi il tessuto talmente fine metteva finalmente in mostra il suo corpo, le sue stupende forme, la sua esilità, il suo portamento, la sua regalità.
Intanto lei rimaneva immobile, senza sapere come dovesse reagire. Uno strano miscuglio di emozioni si scontravano nel suo petto, facendole tornare rosso il viso e facendola sentire impotente, confusa, nuovamente debole ed era sull’orlo di piangere. Il ragazzo non voleva che piangesse, non sopportava vederla soffrire e così pensò che la soluzione migliore fosse quella di scappare per scomparire definitivamente dalla sua vita.
Ignorandone i sentimenti...o forse facendo finta di non vedere per non peggiorare le cose...
Fatto sta che le girò di nuovo le spalle mormorandole un “Addio” che sapeva di lacrime e di tanta, tanta disperazione. Ma la loro storia non avrebbe mai potuto funzionare, anche se lei avesse ricambiato i suoi sentimenti, anche se lui avesse tentato di convincere il padre a non farla sposare; tutto era già stato scritto e loro due non potevano far altro che seguire il loro destino. Crebbe davvero che fosse finita e che fosse giunta l’ora di lasciare Konoha per sempre, ma un tuffo dal più profondo del cuore lo fece arrestare immediatamente e lo lasciò senza fiato. Sgranò gli occhi senza avere il coraggio di guardare. Era bastato un semplice tocco, anzi una presa, per fermare il battito dell’Uchiha, una toccata sofficissima, ma allo stesso tempo ben sentita, sicura. Era incredulo e credeva che avrebbe fatto meglio a non girarsi per non illudersi; non poteva essere lei...Ma altrimenti chi? Rimase voltato ancora, guardando la finestra spalancata che avrebbe segnato la sua uscita di scena e nel momento in cui si decise a fare un altro passo in quella direzione udì la sua voce e la netta stretta al proprio braccio:
- Non...non andare via...- cercò di essere più lucida possibile in quella situazione, riuscendo abilmente a non far tremare la voce seppur le lacrime avevano iniziato a solcarle il faccino sconfortato – ...per favore, Itachi.-
Il cuore gli si strinse in una morsa soffocante che gli impedì per qualche secondo di reagire. Lei gli aveva chiesto di restare nonostante quello che lui credeva un disonore per una fanciulla del suo genere, nonostante tutto il dolore che anche in quel momento pareva provare...però in realtà lei non era triste, era semplicemente tanto, terribilmente felice di vederlo lì, talmente contenta di aver sentito quelle parole, veramente commossa per l’immensa sensibilità del giovane...
Hinata ad un certo punto allentò la presa dal suo braccio: sapeva che non poteva costringerlo, sapeva che se aveva fatto una scelta occorreva rispettarla; era finalmente consapevole dei propri sentimenti, ma sapeva anche che non sarebbe riuscita ad esprimersi, non almeno in quel momento: l’agitazione, lo stupore, la gioia erano talmente amalgamate l’una con l’altra da creare tanti singhiozzi nella sua gola al punto da bloccare l'uscita della voce e la timidezza, che la contraddistingueva, avrebbe poi contribuito ad impedirle di raggiungere la sua meta. Quindi rimase zitta non appena lasciò il guinzaglio che legava l’animale a lei e tenendo il capo basso fu solo in grado di sussurrargli qualche parolina:
- Non voglio che tu te ne vada...- tanto pianto celavano quelle parole, ma furono talmente ben scandite e affatto balbettanti, che sembravano fuoriuscire dalla sua bocca con naturalezza e leggiadria, nonostante in verità moltissime lacrime le scendevano dagli occhi. Il moro parve udire quel che l’animo della fanciulla volesse gridargli: lo avvertì seppur il suono era piuttosto lontano, ma non gli parve che fosse un’allucinazione, sembrava davvero la sua voce. Non esitò allora, pensò che solo guardandola avrebbe capito. Si girò senza fretta e incontrò quei chiari fiumi disperati. Egli assunse un’aria ancor più triste e come trasportato dal vento aprì bocca e aprì il suo cuore senza finalmente alcun dubbio:
- Non voglio vederti piangere...- dolce, fu dolce come il miele quell’affermazione dell’Uchiha e dannatamente profonda, appassionata e attraente. Tutto l’attraeva di lui, già, ne fu certa solo una volta vederlo nuovamente così vicino, veramente accostato a lei, di nuovo tendente verso la sua bocca... Itachi si chinò su di lei ed ella rimase ferma a contemplarlo mentre scendeva verso le sue labbra. Non ebbe bisogno di reggerla, di tenerla ferma, di costringerla a rimanere lì, di fronte a lui; la ragazza era immobile, era pronta ed era desiderosa di riceverlo ancora; non temeva un nuovo bacio, in realtà non lo aveva mai temuto. Le loro labbra vennero nuovamente in contatto e uno splendido calore avvolse entrambi, facendo strepitare i loro cuori, spingendoli l’uno contro l’altra. Fu a quel punto che Itachi ebbe l’assoluta brama di ritoccarle il volto; gli bastava sfiorarlo, gli sarebbe bastato quello, ma poi il caldo che si era impossessato di loro aumento terribilmente e anziché allontanarlo, lo portò ancor più ad accostarsi a lei e a toccarle un fianco. La fanciulla avvertiva il suo respiro su di se, sentiva il sapore delle labbra e ciò faceva nascere in lei una passione che non credeva possibile, inimmaginabile conoscendosi. Fu lei comunque a staccarsi da lui dopo quel bacio interminabile e mirò i suoi tetri occhi che non le comunicavano più paura, ma solo tanto, tanto ignoto che voleva imparare a conoscere.
- Itachi, io...- mentre sussurrava quelle parole con tante lacrime e tanto rossore, lui si riavvicinò alle sue labbra, girando intorno a loro con desiderio, ma attese, attese quel che doveva dirgli, sperando con tutto se stesso di venir ricambiato -...io ti amo...- fu fatale quel colpo che spinse l’Uchiha a lasciarsi andare e a baciarla con passione, un atto d’amore che non sapeva di brutale né di eccessivo, era solo segno di tanto, tantissimo affetto represso nell’animo e che ora doveva trovare sfogo, ora ne aveva l’occasione. Hinata non credeva che sarebbe mai riuscita a baciare qualcuno con tanto sentimento e non immaginava quanto potesse essere bello essere baciati con altrettanta tenerezza. Erano candidi entrambi, si scambiavano effusioni amorose con una delicatezza indescrivibili; furono due baci, l’uno dietro l’altro, veramente densi di significato, davvero ricchi di amore. Non riusciva a staccare le labbra da lei, erano troppo invogliate a continuare quel contatto, voleva che si impregnassero del profumo di lei, voleva pensare a lei ogni qualvolta se le passasse con la lingua e desiderava che anche per l’altra fosse identico. Si separarono un attimo, giusto per riprendere il respiro, ma poi la temperatura salì di nuovo e l’attrattiva riprese con forza spingendo ciascun corpo verso l’altro senza alcuna esitazione. Itachi la prese per i fianchi, mentre lei fece scivolare con timidezza le sue braccia intorno al suo collo. Il moro avanzò di qualche passo verso di lei e la giovane, ogni qualvolta sentiva il suo corpo addossarsi al proprio, pareva volersi ritirare, pareva voler scappare da tanta bramosia di contatto fra i loro ventri, ma quando giunse al bordo del proprio letto, non poté più tirarsi indietro ed un nuovo tentativo del ragazzo di farsi avanti la costrinse ad inciampare e a cadere sdraiata insieme a lui sulle soffici coperte. Non aveva più vie di fuga, non poteva fuggire oltre. Ancora con le braccia ancorate al suo collo lo fissò negli occhi addolciti da tanto amore e lui affogando negli occhi limpidi dell’altra si fece trasportare definitivamente con lei, finendole sopra con morbidezza. Prima di un nuovo bacio, prima di un seguito appassionato, Itachi volle dirle la stessa frase che aveva pronunciato, superando l’emozione, poco prima:
- Hinata...- sospirò quel nome trasmettendo il grandissimo sogno che aveva di poterlo pronunciare sempre, per tutta la vita, quando richiamava a se la sua amata -...ti amo...- un tenero verbo fatto di tantissima voglia e profondità, un mormorio percettibile dalle orecchie di lei appena in tempo prima di dissolversi per l’aria afosa di quella sera, ma sarebbe durato fino alla fine, oltre quella notte, oltre quel momento, oltre quei loro sguardi. La baciò nuovamente accarezzandole i capelli con la stessa intensità di quell’appoggio di labbra e la nottata continuò  a quel ritmo, con schiocchi di morbidi baci e di sospiri d’amore.



Piena di timore per le sue zanne,
ma troppo lieta per averlo di nuovo con sé,
la principessina non poté che riaccoglierlo con tanto affetto,
quel lupo che intendeva voler rimanere con la sua salvatrice.





...Sìììììììììììììììììììììììììì!! >.<
Scusate, ma...finalmente il mio capitolo preferito è giunto!
Mi auguro sia stato di vostro gradimento e...aspetto i vostri commenti.
Ciao ciao e a presto con il prossimo capitolo!!

Mewpower
  
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