Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: MrEvilside    06/06/2010    11 recensioni
Il suo non era l’unico nome stravagante.
“Sakura”, per esempio, significava “ciliegio”: conosceva molte ragazze che portavano il nome di fiori, ma mai nessuna che avesse quello d’un albero, per quanto bello esso potesse essere.
Sasuke, poi, aveva un nome ancora più strano.
"Spaventapasseri" era indubbiamente il nome più stravagante che Naruto avesse mai sentito.

Dall'infanzia di Naruto ai suoi quarant'anni.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questione di nomi, di stare sotto e di bastoni della vecchiaia

Una volta il maestro Iruka gli aveva detto che il suo era un nome strano.
“Naruto” era il nome di una di quelle cose buonissime che si mettono nel ramen, aveva detto, ma era strano dare ad un bambino il nome d’un cibo.
Forse, aveva pensato Naruto, era per questo motivo che al Villaggio non piaceva a nessuno – ma che cosa poteva farci, lui, se aveva un nome tutto sbagliato?
Aveva chiesto al maestro Iruka se a lui piacesse il suo nome; il chunin gli aveva scompigliato i capelli biondi con una mano e replicato che sì, gli piaceva proprio perché era un nome singolare, che nessun altro possedeva. Al maestro Iruka lui piaceva.
E probabilmente non piaceva agli altri perché era sbagliato come il suo nome.
Eppure, avrebbe riflettuto in seguito, il suo non era l’unico nome stravagante.
“Sakura”, per esempio, significava “ciliegio”: conosceva molte ragazze che portavano il nome di fiori, ma mai nessuna che avesse quello d’un albero, per quanto bello esso potesse essere.
Una volta aveva domandato a Sakura se le piacesse il suo nome e, quando lei gli aveva risposto affermativamente, era stato contento perché aveva creduto d’aver trovato il regalo perfetto da accompagnare ad una proposta di fidanzamento.
Ma quando la kunoichi aveva riconosciuto come un pezzo di corteccia d’albero il dono che Naruto le aveva orgogliosamente offerto, non era stata altrettanto contenta d’accettare la sua richiesta.
Forse avrebbe dovuto cogliere dei fiori di ciliegio – eppure aveva pensato che un frammento dell’albero, anziché dei fiori che, con il nome di Sakura, non c’entravano proprio niente, le avrebbe fatto maggior piacere. Forse prestare ascolto al maestro Kakashi – per quanto quel vecchio, zitello com’era, potesse sapere di donne – per una volta sarebbe stato utile.
Sasuke, poi, aveva un nome ancora più strano, glielo aveva spiegato il maestro Jiraiya dopo aver consegnato al maestro Gai il corpo inerte del ragazzo, svenuto in seguito allo scontro con il fratello maggiore.
“Sas” stava per “sasso”, aveva detto l’eremita porcello, e rappresentava la sua testardaggine – mai Naruto aveva pensato che nome fosse più azzeccato; “uke”, infine, significava – be’, questo il giovane ninja non era stato del tutto certo d’averlo compreso appieno.
Tanto più che, quando aveva chiesto a Sasuke se davvero gli piacesse “stare sotto” – qualsiasi cosa Jiraiya avesse voluto dire –, il ragazzo sembrava aver considerato con reale serietà l’ipotesi di ammazzarlo.
« Non capisco » aveva sbottato Naruto al maestro Kakashi. « Che cos’ha che non va? »
Il jounin, tuttavia, aveva l’espressione più curiosa che l’allievo gli avesse mai visto – sempre che vedere a stento gli occhi d’una persona potesse definirsi eguale al vederne l’intero volto.
Se assistere al maestro Kakashi che scoppiava fragorosamente a ridere tenendosi lo stomaco non fosse stato probabile quanto il maestro Gai vestito come un uomo normale, Naruto avrebbe potuto supporre che stesse trattenendo una risata.
« Naruto, chi ti ha detto che “uke” significa “stare sotto”? » aveva voluto sapere Kakashi.
« L’eremita porcello, perché? » aveva ribattuto, palesemente incapace di trovare un senso a quella situazione.
« Se vuoi un suggerimento, » che il maestro avesse forse sogghignato? « non dire mai più una cosa del genere ad un uomo ». Gli aveva dato un paio di colpetti sulla spalla. « Ah, voi giovani, ancora tutti così ingenui » aveva commentato, enigmatico. Fra sé, Naruto aveva considerato che, con l’età, anche i ninja più valenti come il jounin potevano perdere qualche rotella.
In particolare uno che si chiamava “spaventapasseri”: quello era indubbiamente il nome più stravagante che Naruto avesse mai sentito, eppure colui che lo portava era uno dei più rispettati ninja della Foglia, seppur – sarebbe venuto a sapere più avanti – con un passato tetro quasi quanto il proprio.
Si era sentito più vicino al suo maestro nel venire a conoscenza d’almeno un frammento del suo carattere; al tempo stesso, aveva pensato che, se fosse divenuto più forte, anche lui un giorno sarebbe stato altrettanto rispettato da quelli che non lo avevano mai degnato nemmeno d’uno sguardo. E poi, aveva riflettuto, ora aveva i suoi compagni di squadra a sostenerlo: tre dei nomi più strani che esistessero al mondo, probabilmente.
Per questo si era impegnato a riportare Sasuke al Villaggio della Foglia: perché un nome particolare non poteva essere separato dai suoi simili. Altrimenti, come avrebbe potuto accadere a lui stesso quando era bambino se non avesse avuto vicino il maestro Iruka, quel nome sarebbe caduto in un cupo oblio dal quale non sarebbe mai più stato in grado d’uscire.
Adesso guardava il cielo, Naruto, e sorrideva. Disteso fra l’erba umida, con le mani intrecciate dietro la nuca, a contemplare la volta celeste immersa in una quieta oscurità trapunta di stelle, i baffi che avevano segnato le sue guance quanto il suo destino di solitudine non bruciavano più.
« Ehi, credete che, da lassù, ci stiano guardando? »
Sasuke sbuffò il proprio scetticismo. « Chi ci dovrebbe guardare, Naruto? »
Adesso era grande, Naruto, era un jounin di Konoha: eppure, al contempo, era rimasto il bambino che domandava al maestro Iruka se lui gli piacesse ed ipotizzava che agli altri, al contrario, non piacesse a causa del suo nome. « Loro, ovviamente, cretino! Chi altri? I miei genitori, la famiglia di Sasuke, il maestro Asuma, l’eremita porcello, il vecchio Sarutobi… a proposito, maestro Kakashi, ora sei vecchio quanto lui, non è vero? »
« Naruto! » Sakura gli diede una gomitata – una gomitata dall’allieva di Tsunade, tuttavia, aveva la medesima entità d’una serie di massi che ti si schianti contro le costole. A voler essere precisi, come aveva contato Naruto, esattamente come tre massi. « Non essere maleducato! »
« Non preoccuparti, Sakura » ridacchiò il maestro. « Dopotutto, Naruto non è ancora riuscito a prendermi i campanelli da solo ».
« In realtà mi dispiaceva che, arrivato alla tua età, dovessi vederti sconfitto da un tuo allievo » mentì spudoratamente l’uomo, socchiudendo le palpebre in un’espressione di bonaria maturità che gli si addiceva ben poco, tanto che Sakura non fu in grado di reprimere una risata.
« Ah, ora è tutto chiaro: dev’essere questo il motivo per cui sei l’unico di noi tre che ancora non ne è stato capace » commentò Sasuke. Anche la sua voce, nel buio, sembrò abbozzare un sorriso.
« Esatto! Perché io, al contrario di te, so che cosa vuol dire “avere tatto”! » si inalberò Naruto.
« Me ne parla lo stesso deficiente che ha regalato ad una ragazza la corteccia d’un albero? » lo stuzzicò sapientemente Sasuke. Fortunatamente era notte, altrimenti avrebbe avuto di che schernirlo a vita, poiché l’amico era violentemente arrossito, in parte di falsa collera in parte d’imbarazzo.
« Be’, io almeno non sono così idiota da correre dietro al primo tizio che mi passa davanti sbandierando la possibilità di darmi un grande potere » sibilò tra i denti, pur sufficientemente ad alta voce perché Sasuke potesse udirlo distintamente.
La Kusanagi frusciò nel venire estratta dal fodero. « Perché non provi a ripeterlo? »
« Con piacere: ho detto che… »
Le ragazze, solitamente, tentano d’impedire una lotta all’ultimo sangue intervenendo, accompagnate da una risatina nervosa, per cambiare abilmente discorso. Ma “le ragazze” non comprendeva Sakura; non più, almeno, dacché aveva sviluppato la sua potenza.
Nel corso del tempo, la kunoichi aveva concluso che il modo migliore per troncare sul nascere un combattimento era mettere gli sfidanti nelle condizioni di non poterlo reggere: di conseguenza, i due uomini, sfortunatamente distesi ai due lati della donna, dovettero incassare due gomitate nello stomaco. « Dannazione! » sbottò, infastidita. « Possibile che, a quarant’anni, ancora non siate capaci di sostenere una conversazione civile? »
Naruto si sentì come se improvvisamente le sue budella avessero risalito il suo corpo e adesso lui le stesse masticando. Quando infine il suo stomaco sembrò aver ritrovato il proprio posto e non gli invase più la bocca, riuscì ad articolare a fatica: « S-scusa, Sakura… »
Sasuke, al contrario, non parlò, un po’ a causa del famoso orgoglio degli Uchiha, un po’ perché proprio non ce la faceva: sospettava che Sakura lo avesse colpito più violentemente di quanto non avesse fatto con Naruto – e molto probabilmente aveva ragione di supporre che fosse soltanto un’altra delle tante piccole vendette che la donna aveva messo in atto dacché lui aveva fatto ritorno al Villaggio, per ricordargli quanto l’avesse fatta preoccupare durante la sua assenza.
Era in momenti come quello – quando il suo pancreas ballonzolava allegramente nella sua gola, minacciando d’essere vomitato sul terreno – che quasi si pentiva d’aver lasciato la Foglia.
« A proposito, maestro Kakashi, » continuò Sakura, allegramente disinvolta, come se nulla fosse accaduto « non è che ti stai rilassando un po’ troppo? Immagino tu abbia molto lavoro da fare… »
« Oh, non credo si scatenerà una guerra mondiale se rimando i miei compiti a domani mattina per trascorrere un po’ di tempo con i miei allievi » scrollò le spalle lui con noncuranza.
« Noi siamo il bastone della tua vecchiaia » scherzò Naruto con una punta d’astuzia nella voce. « A questo riguardo, se come segno di gratitudine tu acconsentissi a prestarmi uno di quei tuoi libri dell’eremita porcello… »
« Ne abbiamo già parlato, Naruto » l’interruppe Kakashi. « Sei troppo giovane per leggere quel genere di libri ».
« Ma se sono più vecchio di te quando li leggevi! » obiettò l’uomo, indignato.
« Ed io mi pento, infatti, di aver… ehm… macchiato la mia anima pura quand’ero ancora così giovane: sai, cose simili si capiscono soltanto con l’avanzare dell’età… » mentì il suo maestro con sfacciata eleganza. « Ascolta l’hokage, ragazzo » l’ammonì in tono solenne, decentrando argutamente la conversazione dalla sua preziosa collezione privata. « Sarò pure il ninja più saggio e potente del Villaggio per qualche ragione, non trovi? »
Se era vero che i loro compagni vegliavano su di loro, probabilmente ridevano di tutto cuore.



Non so come abbia potuto partorire questa... ehm... questa cosa.
Questo improbabile finale idilliaco, questo percorso attraverso alcuni eventi del manga sino ad arrivare ad un Naruto, un Sasuke ed una Sakura quarantenni ed un Kakashi all'incirca sessantenne, nonché hokage. E dire che è cominciato tutto quando ho pensato che Naruto avesse un nome bizzarro. Mah.
Direi che, in buona parte, mi hanno anche spronato le recensioni a Dancing on your Grave: oltre che rimanerne lusingato, mi ha stupito che così tanta gente avesse commentato una fanfiction che non fosse sul solito intreccio palloso a proposito del team 7. Ah, non credo che i fans possano offendersi, sapete? Dopotutto, questa fanfiction è proprio su quel genere.
Be', a questo punto lascio la parola a voi, anche perché non saprei cos'altro dire: non ho mai scritto del team 7.
Insomma, enjoy. E ancora tante grazie, se mai passeranno di qui, a Vaius, Elos, Sarhita, Lotti e CoryCory: lieto che la mia fanfiction vi sia tanto piaciuta.
Chu.
  
Leggi le 11 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: MrEvilside