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Autore: DalamarF16    06/06/2010    4 recensioni
Siamo nel futuro. Chris è tornato finalmente a casa, in un futuro luminoso e di pace. Ma qualcuno o qualcosa minaccia di riportare tutto come prima, e rendere vano il suo viaggio nel passato. NB:mi scuso per alcuni errori di trama, ma quando ho scritto questa fanfic non avevo ancora visto settima e ottava serie ^__^
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Chris Halliwell, Wyatt Matthew Halliwell
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo futuro'
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PERSONAL SPACE: ho superato le 100 visite!!! grazie a tutti!!!! 

Grazie anche a Metipod, Angeliscascerra e Alchimista per i commenti, siete genitilissimi/e!!!

back to the future…

Il piccolo Chris continua a piangere. Strilla con tutto il fiato che ha in corpo. Sentirlo mi fa male al cuore. Tutto per la mia stupidità. Wyatt si è seduto per terra. Ogni tanto mi chiama, allunga le mani verso di me. Conosce quella gabbia, sa che gli fa male se la tocca, perciò ne resta ben distante.
-Wyatt, piccolo…sta tranquillo- ma col neonato che piange, anche lui comincia a capire di essere nei guai. Gli spuntano due lacrimoni. -Wyatt. Non piangere, non piangere piccolo-
Il demone si avvicina alla mia gabbia. Lui può entrare. Mette dentro la mano e afferra la mia camicia, tirandomi verso le scariche di energia. Ci finisco contro e rimbalzo indietro con un grido di dolore.
-Stai zitto, ragazzo del futuro-
-Per favore! Lasciami calmare il piccolo. Non farò niente di stupido, o impulsivo. Lo giuro- e sono sincero. L'ultima cosa che voglio è che venga fatto del male ai bambini
-Prima o poi si stancherà. Ora mettiti tranquillo, o nessuno di voi uscirà vivo di qui-
Sospiro, esasperato. Mi siedo a terra, tutto rannicchiato perché non ho molto spazio a disposizione. Mi porto le ginocchia al petto e vi nascondo il viso, per nascondere la trance. Forse sono negli inferi, o forse solo sottoterra, ma riesco a sentire ancora mio fratello. Il contatto ora è davvero forte, quasi quanto lo era la sera che abbiamo scoperto di poterci sentire a vicenda. Chiaro. Ora non ci sono 20 anni a dividerci. Gli mando un’immagine mentale di dove mi trovo, così come avevo fatto con quella del demone. Rimpiango di non essermi tenuto addosso i vestiti caldi che mi ha portato la zia. È piuttosto umido, e comincio a sentire freddo. Guardo i bambini. Spero siano ben coperti.
Finalmente mi guardo intorno con calma. Non ho paura. So che non mi ucciderà. Vuole arrivare a mio fratello. Stessa cosa per i bambini. Gli servono solo per tenere tranquillo me. Mi vuoi docile? D’accordo. Sono in una caverna, o qualcosa che le assomiglia. L’illuminazione è scarsa, è tutta in penombra. Ci sono solo due torce accese. Il demone si sta facendo i fatti suoi, ma so per istinto che mi sta tenendo d’occhio. Almeno, è quello che farei io al posto suo. È in una delle zone più buie e sembra stia creando qualcosa. Registro tutto nella mia mente. Conto di mandare più informazioni possibili a Wyatt, magari questa notte, fingendo di dormire. Già, ma quando saprò se è notte? Qui non ci sono finestre...
Stipati in un angolo ci sono resti di scheletri e ossa. Resti di animali e umani a quanto posso vedere. Accanto c’è quello che sembra un piccolo angolo cucina, con una buca predisposta per il falò, e quella che sembra un’attrezzatura medioevale per cucinare. Non vedo armi in giro. È un demone, ma non è stupido, evidentemente.
Chris ha smesso di piangere, ormai stremato e senza più voce né fiato e si è addormentato.
-Allora, ragazzo del futuro…che ne dici di tornare nel futuro che hai tanto faticato per scongiurare?-
Il demone si avvicina a Wyatt. Ora capisco. Non voleva il Wyatt del futuro. Vuole il Wyatt piccolo, per allevarlo come vuole lui. Nel male
-NO!- so perfettamente che è inutile, ma cerco di uscire dalla prigione di energia. Vengo puntualmente rigettato indietro. Il demone si avvicina a mio fratello. Pronuncia alcune parole in una lingua sconosciuta. Dentro di me, nella mia testa, qualcosa si spezza. E so che tutti i sacrifici fatti sono stati vani. Cado sulle ginocchia, distrutto dal dolore. Riesco solo a piangere, sussurrando disperato il nome di mio fratello.

All’improvviso mi ritrovo davanti a casa. Ma è diverso. Totalmente diverso. Il cielo è grigio, le strade sono crepate. Una bambina sta piangendo disperata sul corpo di una persona. Istintivamente mi avvicino a lei.
-Piccola…- la stringo forte a me. È la madre che stava vegliando. È morta, e riconosco il segno lasciato dalle palle di fuoco di mio fratello. -Piccola, adesso vai in casa- le dico cercando di non far tremare la mia voce -Vai in casa e nasconditi sotto il letto… tappati le orecchie e non ti muovere per nessuna ragione. Mi hai capito?- lei mi guarda. È confusa e spaventata, ma annuisce. Mi conosce. Sa che sono il ragazzo che abita di fronte a lei e che è tanto gentile con la sua mamma.
-Perché tuo fratello è tanto cattivo, se tu sei tanto buono?- mi chiede. È una domanda innocente di una bambina di quattro anni, ma non so darle una risposta
-Vedrai, un giorno sarà buono anche lui. Te lo prometto- ma è più un tentativo di convincere me che di convincere lei…
Mi assicuro che la piccola entri in casa, prima di farmi coraggio e varcare la porta di casa mia. È di nuovo il museo che Wyatt teneva intatto per ricordare al mondo il potere che lo aveva generato. Tuttavia, il salotto è quasi distrutto, come se si fosse appena combattuta una grande battaglia. Sento singhiozzare. Il mio corpo si paralizza, quando riconosco che è papà. Tuttavia mi faccio forza. Devo farlo. Le ganmbe mi tremano, ma stranamente i miei occhi sono asciutti, e non mi sto trattenendo. Almeno per ora, non mi viene da piangere. Sono assolutamente calmissimo.
Papà è inginocchiato a terra…stesa davanti a lui c’è mamma. Il mio corpo è ovviamente sparito dal divano, poiché ne sono rientrato in possesso. Noto questo per rimandare il più possibile quello che già so, ma non voglio riconoscere, a nessun costo. Alla fine mi faccio coraggio. Mi lascio cadere accanto a papà e lo stringo forte.
-Mi dispiace tanto, papà….mi dispiace…non ho potuto fare niente- inizio a piangere anche io alla vista delle lacrime di dolore di papà. Sento che arriva anche il mio, prorompente come un'alluvione. Vivere una volta la morte della propria madre è terribile, ma viverlo due volte, ti strazia il cuore.
-Fa quello che vuoi…ma riporta tutto a posto…ti pre…- il suo corpo si dissolve nel nulla. disintegrato.
-Ops. Scusa fratellino…stavate dicendo qualcosa di importante?-
Non riesco nemmeno a reagire tanto è il dolore. Ancora peggio è sentire il suo trionfo nella mia mente. Cerco di chiuderla, di non sentire niente, perché mi sta uccidendo questa sua gioia. Ma alla mia volontà si oppone la sua.
-Sei debole, piccolo Christopher, fattene una ragione- finalmente mi volto. Non voglio combattere contro di lui. Non voglio ucciderlo, anche se l’ho giurato al Wyatt buono. Ha ripreso l’aspetto che aveva nel primo futuro. Capelli lunghi e ricci. Occhi freddi come il ghiaccio che trasmettono odio e indifferenza.
-PERCHE’ L’HAI FATTO?!?!?! PERCHE’!- è la sola cosa che riesco a gridare. Finalmente il mio dolore viene fuori. Ho gli occhi pieni di lacrime, ma a trapelare, è soprattutto la mia rabbia. Non posso credere che, nonostante tutto, abbia avuto il coraggio di uccidere la propria famiglia.
-Era un anziano. Poteva ostacolarmi- la sua indifferenza è dolorosa. -Non ostacolarmi, e ti lascerò vivere-
-Meglio morire- ed è vero. In questo momento non voglio vivere. Non voglio vivere in un mondo dove la mia famiglia è morta, e mio fratello è cattivo. Tuttavia, per puro istinto di sopravvivenza, quando lui scaglia la sfera di energia, io mi abbasso e la schivo. Questo mi da la forza di reagire. Posso ancora salvare mio fratello. Lo sento. Comincio a deviare le sue palle o a schivarle con agilità. Lui mi afferra con la telecinesi. Io orbito via da lui, per riapparire poco lontano. Non posso continuare a lungo. Ormai anche quello che restava del salotto è a pezzi. Il divano è spezzato in due. L’antico orologio a pendolo in mille pezzi, e il tappeto preferito di mamma è carbonizzato. Devo assolutamente farmi venire in mente qualcosa. e in fretta. Ma lui ci pensa prima di me.
-Magie bianche e nere, ascoltate il mio volere. I poteri a costui togliete, tranne quello che ci lega la mente!-
Oh-Oh. Ora non ho più i miei poteri. Posso contare solo sulla casa e sulla mia agilità. L’unico potere che ho conservato è quello che collega le nostre menti. Da bravo egocentrico, ci tiene a rendermi partecipe del suo trionfo fino in fondo. Mi afferra con la telecinesi e mi lancia contro la veranda. L’impatto col vetro mi toglie il fiato, ma soprattutto mi riempie di ferite
-Non te lo dirò ancora, Chris. Arrenditi!-
Non rispondo. Fingo di essere svenuto. Lo scruto con la coda dell’occhio. Come lui si volta, io mi nascondo dietro quel che resta di una delle poltrone. Puntualmente la fa saltare in aria. Per un pelo evito il grosso delle schegge saltando via all’ultimo. Mi sento sollevare da terra. Dritto contro il muro. Ahi. Queste si che son botte che fanno male. Una scarica di rabbia mi invade la mente.
Forse non sono proprio in sua balia. Forse c’è qualcosa che può farlo tornare buono.
Mi metto a sedere a fatica, con la schiena contro il muro e tutto il corpo dolorante. Devo prendere tempo. Piano piano, pezzetto per pezzetto, richiamo alla mente i migliori ricordi che ho di lui, di mamma, papà, le zie, e perfino i piccoli Christopher e Wyatt. Lui ora sta celebrando il suo trionfo. Vuole dimostrarmi che lui è più forte, che io ora sono un comune mortale, senza poteri, e che può uccidermi con un solo gesto. Per questo sta lanciando sfere su tutta la parte dietro di me, mancandomi di proposito, a volte di molto, a volte di talmente pochi centimetri che sento il calore dell'energia che sprigionano.
-Arrenditi!- mi grida mentre continua. La parete non resisterà a lungo. Ancora un paio di ricordi. Mi concentro. Devo agire in fretta. Prima che se ne accorga, rafforzo il contatto e lo sommergo di immagini e ricordi. È difficile, stancante, ma traggo forza dalle mie emozioni, rabbia, dolore e paura. E amore.
Il suo quinto compleanno. Il primo che io ricordi. La vittoria della gara di magia a scuola, la prima volta che abbiamo davvero cooperato come fratelli. Le prime volte che mi ha aiutato a orbitare, e quando io ho aiutato lui a controllare la telecinesi. I giochi con la mamma e papà al parco. Le zie. I dispetti e le prese in giro. Il primo contatto mentale. La sua paura quando credeva di avermi perso. L’emozione di aver preso in braccio sé stesso.
Il muro cede e mi crolla addosso. Il contatto mentale si interrompe, nello stesso momento in cui si spezza la mia spina dorsale. Grido di dolore, e non posso più muovermi. Non mi resta che sperare.

   
 
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