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Autore: ceciotta    07/06/2010    2 recensioni
Due ragazze si trasferiscono in una nuova scuola e fanno amicizia, ma forse una delle due nasconde un segreto...
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo so, lo so... Dovevo pubblicarlo ieri sera, ma sono tornata tardi dalla montagna e ero stanca, spero mi perdonerete... Comunque, in questo capitolo si svela finalmente il mistero! Rullo di tamburi...

Leggere per credere!

 

Esiliata

 

Dall'ultimo capitolo: ...Margherita dormiva già da un pezzo quando qualcuno la scosse bruscamente.

Margherita, svegliati! Devo parlarti” mormorò una voce. Lei aprì stancamente gli occhi e individuò una figura china su di lei, ma prima che potesse urlare una mano le tappo la bocca...





Il vero colpevole

Margherita ci mise qualche istante a riconoscere la figura china su di lei, ma prima che questa potesse parlare di nuovo, Viola sbucò dal nulla e la trascinò via dalla sua amica, sbattendola al tappeto e immobilizzandola a terra.

“Viola, che fai, sono io” protestò una voce soffocata.

“Narciso?” L'umana si rialzò, stupita.

“Narciso! Che ci fai nella mia stanza?” chiese Margherita alzandosi ormai del tutto sveglia.

“Mi dispiace svegliarvi a quest’ora di notte, ma dovevo parlarvi” disse lui, rimettendosi in piedi. Anche se la stanza era illuminata solo dalla luce emanata dalla luna le due ragazze videro che era nervoso e imbarazzato. Narciso non sapeva da dove cominciare.

“Che cosa è successo?” chiese Margherita preoccupata.

“Non è stato Giglio ad incendiare la biblioteca. Ne sono sicuro” cominciò lo gnomo.

“E perché ne sei così sicuro?” lo interruppe Viola.

“Quella sera... io ero seduto su un ramo e guardato verso la sua finestra e l’ho visto mentre lui... anche Camelia può confermarlo e...” Narciso sapeva che aveva detto troppo.

“Cosa?” insistette Margherita.

“Oh, beh,… insomma… stava litigando con Lavanda non so per cosa. Dopo dieci minuti è scoppiato l’incendio e lui non avrebbe avuto il tempo necessario per agire” disse Narciso, nella speranza che lei non facesse domande inopportune.

“Un secondo! E tu perché eri con Camelia?” chiese invece Margherita, sospettosa, poi, quando lo gnomo arrossì appena, ridacchiò. “Non ci posso credere... tu e Camelia?”

“Smettila... sono cose private!”

Margherita si sforzò di tornare seria, in effetti se non era stato neanche Giglio ad appiccare l'incendio loro erano punto a capo... “Quindi non è stato Giglio... ma tutte le prove?” chiese.

“Margherita ha ragione: l'accendino, il libro sulla polvere da sparo... come c'è finita tutta quella roba nel suo studio se non è lui il colpevole?”

“Non è tutto” replicò Narciso, “Lui non ha mai nemmeno toccato la tua bustina: l’ho vista in mano a Gelsomino mentre partiva”

Il sorriso di Margherita svanì. “Ma perché Gelsomino avrebbe mentito?”

“Ti prego, Margherita, non metterti ad urlare e mantieni la calma” la supplicò lo gnomo, “Ora ti dirò delle cose che non ti faranno piacere. Il ramo su cui ero seduto era molto basso e ho visto qualcuno muoversi a terra. Ho guardato meglio e ho visto Gelsomino:aveva la tua bustina”.

“Ma perché non l’hai mai detto?” chiese Viola. Margherita era ammutolita dallo shock.

“Ho pensato di essermi sbagliato, lui non poteva essere già tornato” disse Narciso, “Poi con l'incendio e tutto il resto l’ ho dimenticato… me lo sono ricordato oggi, ma mentre stavo per parlarvene è arrivato Gelsomino; non potevo dirlo davanti a lui. Inoltre Gelsomino non mi ha lasciato solo nemmeno per un istante”

“Hai detto che pensavi di esserti sbagliato…” cominciò Margherita.

“Sì, però devi ammettere che il suo comportamento è un po’ strano” la interruppe lo gnomo.

“Che vuoi dire?” chiese Viola.

“Insomma, non sembrava così dispiaciuto quando abbiamo sospettato di Geranio e ha accusato senza ripensamenti Giglio. Dovete ammettere che è una cosa un po’ strana dato che Geranio è suo amico! E sono sicuro che quello che abbiamo trovato contro Giglio sia stato messo lì apposta, e chi meglio dell'aiuto bibliotecario aveva accesso al suo ufficio?”

Margherita era sconvolta. Non sapeva più cosa pensare, in fondo lei e Narciso si erano sempre odiati…

“Credimi Margherita” disse improvvisamente Narciso, come se le avesse letto nel pensiero, “Non ti mentirei su una cosa del genere. Ci ho pensato e ripensato: l'unico che poteva trovarsi fuori dall'Albero a quell'ora era Gelsomino. Era buio, è vero, ma lui era il solo ad avere accesso alla tua bustina e sono sicuro di averla vista, quella sera”

Lei alzò lo sguardo su di lui e i suoi dubbi svanirono: Narciso non le era mai parso così sincero.

“Ti credo” disse con voce ferma e sicura. Tentò anche di sorridere.

“Ora come ci comportiamo?” chiese Viola, cercando di digerire la notizia.

“Ho lasciato un messaggio a Geranio, gli ho detto che domani lui dovrà trovare qualche scusa per allontanarsi da Gelsomino insieme a Rosa e Beniamino dopo colazione, poi decideremo il da farsi”

Margherita respirò a fondo. “Ma perché dovrebbe aver fatto una cosa del genere?”

“Io non ne ho idea, ma so quel che ho visto... Fino a oggi ho pensato di aver sbagliato, ma quando Viola ha accennato alla bustina ho capito che chiunque io abbia visto lì sotto voleva incendiare la biblioteca. È vero, non l'ho visto in faccia, ma quando Gelsomino è partito sono sicuro che avesse con sé la tua bustina, se la stava mettendo in tasca mentre usciva di camera... Non credo che si sia accorto che c'ero anch'io nel corridoio, ma oggi non mi ha perso d'occhio un istante: temo che cominci a sospettare qualcosa”

“E allora hai preferito svegliarmi nel bel mezzo della notte facendomi prendere un colpo” concluse per lui Margherita

Narciso sorrise e disse: “Forse è meglio tornare a letto prima che qualcuno ci scopra, non credo che apprezzerebbero la mia presenza qui”

“Già, forse è meglio, anche se non credo di riuscire a riaddormentarmi. E pensare che stavo sognando di affogare il professore di Latino” disse Viola.

Narciso uscì dalla stanza e le altre si distesero sul letto. Nonostante quello che aveva detto, Viola si addormentò dopo non molto, mentre Margherita rimase per molto tempo a guardare il soffitto, ancora scioccata da quello che aveva sentito. I pensieri turbinavano nella sua testa come un fiume in piena: Gelsomino un piromane, Gelsomino un traditore che l'aveva fatta esiliare...

“No no no” mormorò, rannicchiandosi nel letto. Alcune lacrime le bagnarono il cuscino. Era sicura che Narciso non avesse mentito, ma Gelsomino era Gelsomino, lo gnomo per cui aveva una cotta da tutta una vita, lo gnomo sempre pronto a difenderla dallo stesso Narciso... Perché allora preferiva fidarsi di quest'ultimo? Perché lo riteneva così affidabile? Il mondo stava impazzendo? Eppure, Narciso aveva ragione: Gelsomino si comportava in modo strano, la velocità con cui si era lascito convincere a perquisire l'ufficio di Giglio, per esempio, o come ne aveva sospettato in fretta...

Non aveva battuto ciglio quando avevano accusato Geranio.

Ma come aveva fatto a non notare tutto quello?



La mattina dopo, in una specie di sgabuzzino vuoto, Margherita stava appoggiata alla parete; ancora sconvolta, adesso era anche preoccupata: i suoi amici non si facevano vivi. Viola tentava senza troppa convinzione di tranquillizzarla, ma anche lei era nervosa. Narciso entrò poco dopo nella stanza e si avvicino con espressione preoccupata.

“Niente! Non li ho trovati da nessuna parte” disse.

“Pensi che sia successo qualcosa?” chiese Viola.

“Temo di sì, quindi tenetevi lontane da Gelsomino. È probabile che stia cercando di metterci fuori combattimento prima che possiamo arrivare alla verità” disse Narciso. Vide che Margherita era pallidissima, quindi continuò: “Riusciremo a denunciarlo, te lo prometto. Lui probabilmente non sa che noi sappiamo, quindi se giochiamo bene le nostre carte possiamo farcela”.

“Cosa proponi di fare?” chiese Margherita.

Narciso, parlando a bassa voce, espose il suo piano. Quando ebbe finito, Margherita e Viola si guardarono.

“E se non funzionasse?” chiese la gnoma. Sembrava terrorizzata.

“Preferisci tornare dagli umani senza lottare? È questo che vuoi?” esclamò Narciso, “So che hai paura, tutti al tuo posto ne avrebbero, ma non possiamo mollare tutto adesso! Pensa a Geranio, Beniamino e Rosa: qualunque cosa sia successa, loro lo hanno fatto per te”.

Al pensiero dei suoi amici, Margherita si sentì tornare un po’ di coraggio.

“Va bene, facciamolo!” disse e Viola annuì, convinta.

“È questa la Margherita che conosco” commentò Narciso e raggiunse la porta per uscire, ma Margherita lo richiamò.

“Cosa c’è?” chiese.

“Ti volevo ringraziare per quello che stai facendo per me” disse Margherita. Lo gnomo sorrise e uscì.

“Dai, sbrigati, dobbiamo andare” disse Margherita all’amica.

Uscirono in fretta dalla stanza e percorsero quel labirinto di corridoi e scale, tese come corde di violino.

“Ciao, Margherita. Vi stavo cercando, perché non eravate a colazione?” chiese all’improvviso una voce dietro di loro. Si voltarono di scatto: davanti a loro stava Gelsomino con una strana espressione in volto, una specie di euforia repressa. Le due ragazze si guardarono attorno, ma non c’era nessun altro nel corridoio.

“Ciao, Gelsomino. Ecco, noi non avevamo molta fame, hai visto gli altri, in giro?” chiese Margherita, nel misero tentativo di perdere un po’ di tempo.

“Sì, ci siamo dati appuntamento nella mia stanza tra un po'” affermò lui, “Vi andrebbe una tazza di infuso, nel frattempo?”

Le sue intenzioni erano fin troppo ovvie.

“Beh, vedi… Non ce la sentiamo, siamo un po' nervose” disse Viola impaurita, mentre Gelsomino si avvicinava.

“Perché sei spaventata?” chiese lo gnomo con aria innocente, “Una tazza di infuso non ha mai fatto male a nessuno, anzi vi aiuterebbe a calmarvi un po'. Venite con me”

Le due si guardarono, poi si voltarono e fuggirono. Gelsomino rimase un attimo fermo, prima di mettersi a correre gridando: “Dove credete di andare?!”

Viola correva dietro a Margherita con il cuore in gola. Non aveva mai corso così velocemente e la paura le metteva le ali ai piedi. Quando arrivarono ad un bivio, per un istante fu presa dal panico ma Margherita conosceva bene l’Albero e si fiondò nella strada a sinistra. Corsero e corsero finché non entrarono in una grande stanza quadrata. Cercarono disperatamente un’altra uscita, ma non la trovarono.

“È un vicolo cieco!” esclamò Margherita. Si voltò per correre fuori, ma Gelsomino stava già entrando, chiudendo dietro di sé la porta, lievemente ansante.

“Mi spiegate che vi salta in mente? Perché siete corse nel teatro?” chiese, aggrottando le sopracciglia.

“Gelsomino, sappiamo che sei stato tu” disse Margherita, senza fiato.

“Ah, lo sapete?” chiese lo gnomo tranquillamente, “Fa lo stesso, non ha più importanza ormai. Temo di non poterti più aiutare, non sono così masochista da voler essere esiliato al posto tuo dopo essere riuscito a far ricadere la colpa su di te”

“Quindi l’ hai messa tu la collanina di Margherita in biblioteca?” ringhiò Viola.

“Sì, sono stato io. Temevo che potessero accusarmi, anche se alibi del viaggio in cerca di semi rari era piuttosto credibile. Ho impiegato molto tempo per architettare il mio piano, e dovete ammettere che è abbastanza geniale!”

“E come hai fatto a ritornare con i semi?” chiese Margherita, “Mi ricordo che li hai dati tutti ai nostri cuochi”

“Oh, è stato facile! Un giorno ho finto di star male e sono andato a cercare quei semi, in modo da avere la prova di aver eseguito gli ordini” raccontò lui.

“E così, dandoli ai cuochi, nessuno avrebbe sospettato che eri sempre stato nei dintorni ad aspettare il momento buono per agire” concluse Viola.

“Esatto. Non è stato facile, ho dovuto aspettare molto, ma alla fine, dopo un giorno la guardia di turno si è addormentata e io sono entrato. Sono rimasto a spiarti, Margherita, e, non appena ho saputo che tu stavi andando alla biblioteca, ho messo la tua collanina per terra e ho dato fuoco. Poi sono corso via mentre tu arrivavi, in modo che rincorrendomi sembrasse che stessi fuggendo. Ho usato la polvere da sparo che ho trovato alla casa del cacciatore, ho sottratto le chiavi che custodiva tuo padre e le ho rimesse a posto prima che tu partissi, in modo che te le potesse dare per l'esilio” spiegò Gelsomino. I suoi occhi brillavano di eccitazione mentre raccontava e Margherita ne fu spaventata.

“Gelsomino, ma perché lo hai fatto?” chiese Margherita, “Dar fuoco alla biblioteca… Perché?”

Gelsomino s’incupì. “Perché?!” ripeté con gli occhi che mandavano lampi, “Mi chiedi perché?! È a causa di Giglio che l’ ho fatto! È da quando sono nato che continua a tormentarmi, mi sfrutta come uno schiavo e mi minaccia. Credi veramente che quei lavoretti che faccio per la biblioteca io li faccia per hobby? No, è lui che mi costringe. Inoltre è stato lui a mandarmi a raccogliere semi”.

“Senti, lui ha un caratteraccio, ma invece di incendiare la biblioteca, potevi andare a parlarne con qualcuno. Io e gli altri ti avremmo aiutato...” cominciò Margherita.

“Credi che non abbia provato a chiedere aiuto?” la interruppe Gelsomino, “Ho chiesto aiuto ai miei genitori, ma Giglio ha negato tutto quello che ho detto e lo avrebbe fatto anche di fronte a Pino. Nessuno mi avrebbe creduto, era la mia parola contro la sua”

Io ti avrei creduto”disse sommessamente Margherita.

“Ormai non ha più importanza” disse lo gnomo, “Mi dispiace, non posso lasciarti andare”. Si avvicinò a loro.

“Cosa hai fatto ai nostri amici?” chiese Viola.

“Li ho chiusi in un magazzino in disuso. Non stanno male”

“Come hai intenzione di farla franca? Non puoi tenerli rinchiusi per sempre”

“Noi gnomi siamo ottimi conoscitori di erbe: farò il nettare dell’oblio, basterà per far loro dimenticare di questo spiacevole avvenimento” spiegò.

“Sei pazzo?!” scattò Margherita, “Se esageri con la dose rischi di provocargli danni permanenti! Hai intenzione di farla bere anche a noi?”

“Solo a Viola. Nessuno crederà ad una esiliata e comunque non hai prove per accusarmi. Per quanto riguarda la pozione, sai bene che io sono uno dei migliori a preparare pozioni, non mi sbaglierò. Non avranno chiari ricordi di questi ultimi giorni”

“Dimentichi Narciso” disse Viola, cercando di dissimulare la paura, “Potrebbe aver già detto a tutti la verità”

“Già, ma questo non è un problema: è la sua parola contro la mia e neanche lui ha prove. E poi tutti sanno che mi odia…”

Gelsomino si interruppe, mentre la parete alla sua sinistra, che fungeva da sipario, scricchiolava: sotto sguardo stupito dello gnomo, essa cominciò ad alzarsi. Viola e Margherita, invece, non ne furono affatto sorprese.

“Non posso credere che tu sia cascato nel trucco più banale del mondo! Il classico monologo da cattivo, ma dai!” esclamò Viola, scocciata, ma lui non la ascoltava nemmeno.

Il sipario finì di sollevarsi rivelando una platea gremita di gente e Narciso intento ad assicurare le funi che avevano aperto la parete, assieme a Camelia, poi lo gnomo si diresse verso di loro, seguito da un drappello di suoi simili. Gelsomino era pallidissimo, il viso contratto dalla rabbia e dalla paura e guardava le altre persone che stavano salendo sul palco.

“Va tutto bene?” chiese Narciso a Margherita che sembrava disperata mentre guardava il suo ex amico.

“Credo di sì” rispose la gnoma, fissando Gelsomino circondato dagli gnomi che stavano per portarlo via. Improvvisamente chiese: “Gelsomino, perché hai voluto incastrare me?”

“Non avrei voluto farlo, ma era più facile incastrare te piuttosto che qualcun altro, sei una delle persone a me più vicine.” rispose lo gnomo. “E non guardarmi così! Se fossi stata nelle mie condizioni anche tu saresti arrivata a questo...”

Margherita non riusciva a capacitarsi che quello fosse veramente Gelsomino.

“Il Gelsomino che conoscevo io non avrebbe mai fatto!” mormorò, ferita. “Io ti volevo bene, non ti avrei mai condannato all'esilio per evitarlo. Non credevo che potessi essere così egoista”

Gelsomino la guardò stupito e lei gli voltò le spalle dirigendosi verso l’uscita.

Viola e Narciso la seguirono, ma prima che i tre uscissero qualcuno afferrò Margherita e la fece voltare.

“Margherita” sussurrò sua madre abbracciandola. Tutti i parenti e amici le si affollarono intorno, facendole domande, salutandola.

“Prima di tutto dobbiamo trovare Beniamino, Rosa e Geranio” li fermò preoccupata Margherita.

I tre gnomi furono ritrovati chiusi in un vecchio magazzino, spaventati ma incolumi. Abbracciarono subito Margherita, complimentandosi con lei, Viola e Narciso per la riuscita del piano.

Mentre altri gnomi giungevano per scusarsi con lei, le si avvicinò uno gnomo che Margherita riconobbe come il responsabile dell’albero.

“Pino!” esclamò Margherita, abbracciandolo.

“Bentornata Margherita” disse lo gnomo, “Tutti ti dobbiamo delle scuse per averti creduto colpevole e spero che tu le potrai accettare. So che è difficile, hai passato molti mesi lontana dalla tua casa in esilio. Sappi comunque che sono sinceramente dispiaciuto per l’accaduto, che spero non si ripeta mai più”

“Non si preoccupi, ormai è tutto finito e voi siete stati ingannati esattamente quanto me. Portare rancore a tutti voi sarebbe inutile, credo...” lo rassicurò la gnoma.

“Sono felice che tu la pensi così...” disse lo gnomo, “Ho già dato disposizione affinché Gelsomino sia esiliato. Oggi pomeriggio ci sarà un piccolo processo, quindi chiedo a te e ai tuoi amici di testimoniare. So che era tuo amico, quindi se non te la senti…”

“No, verrò” disse lei dopo un attimo di esitazione.

Dopo mangiato, Margherita (che fino a quel momento era stata presa in ostaggio da tutti i suoi conoscenti, anche se lei avrebbe preferito rimanere da sola), Viola, Narciso, Rosa, Beniamino e Geranio andarono nella Sala Tribunale; per tutti loro fu difficile, ma sapevano di doverlo fare.

Com’era ovvio, Gelsomino fu esiliato.

Alla fine del processo, a cui quasi tutto l’Albero aveva assistito, mentre la madre di Gelsomino si struggeva dal dolore abbracciata al suo compagno, i sei testimoni cercarono di allontanarsi senza essere visti, ma di nuovo Margherita fu braccata dai suoi parenti che sembravano intenzionati a farsi raccontare tutto ciò che le era capitato in quei mesi.

Guardarono da una finestrella Gelsomino lasciare per sempre l’Albero: gli era stato concesso di rimanere un paio di giorni per prepararsi con calma, ma lui aveva preferito andarsene subito, senza salutare nessuno.

“Non avrei mai pensato che Gelsomino potesse fare una cosa del genere” commentò Geranio quando finalmente Margherita fu riuscita a liberarsi dei suoi parenti che stavano organizzando con i cuochi un banchetto per quella sera.

“Nemmeno io” disse Rosa.

“E lo dite a me?” mormorò Margherita, disperata. Gli altri la guardarono preoccupati.

“Dai, Margherita! Su col morale!” esclamò Narciso, “Almeno adesso sei libera di tornare all’albero senza doverti travestire. Non dovrai tornare dagli Umani”.

“Il problema è che lei deve ritornare per almeno un paio di giorni” disse Viola.

“E perché?” chiese Margherita.

“Perché agli altri abbiamo detto che venivi con me e mia nonna in una piccola vacanza. Se non ti vedono tornare, sospetteranno che io c’entri qualcosa: mi riempiranno di domande” spiegò.

“È vero!” esclamò la gnoma, “Quindi dovrò tornare all’Albero tra un paio di giorni, ma non preoccupatevi” disse rivolta ai suoi amici che non sembravano approvare, “Non starò via molto, si tratta al massimo di una settimana. Vedrete che in men che non si dica sarò di nuovo qui!”

“Non sono felice all’idea che tu parta di nuovo, ma se proprio devi, vai” disse Geranio e gli altri annuirono.

Margherita sorrise, poi voltò e vide che Giglio,più scorbutico che mai, si chiudeva nel suo ufficio. Non si aspettava delle scuse o un ringraziamento per aver trovato il colpevole, non da uno come lui, ma si dispiaceva del fatto che non avesse imparato la lezione...

“Capirà mai, secondo voi?” chiese Rosa, seguendo il suo sguardo.

“Non so, forse è troppo vecchio per cambiare” rispose Geranio. “Se solo fosse stato più accogliente con le persone che aveva attorno ora non sarebbe così solo e avrebbe ancora la sua biblioteca”

“Ma Gelsomino aveva la possibilità di scegliere” replicò Margherita. “Non è colpa di Giglio se ha deciso di rovinarsi la vita: poteva fidarsi di noi, confidarci di ciò che stava accadendo, invece ha preferito fare a modo suo”

“E visto che ha deciso di partire subito ha rinunciato a testimoniare contro Giglio per le sue angherie. È stata una scelta stupida: ora Giglio non sarà nemmeno processato, così lo lascia impunito” continuò Geranio.

“Forse ha deciso che distruggere la sua biblioteca fosse abbastanza...” disse Narciso, sollevando le spalle. “Ormai non ha importanza, se lui è stupido non è colpa nostra. E non fare quella faccia, Margherita! Era stupido ben prima di fare questo casino, lo è ora a maggior ragione”

“Hai il tatto di un elefante” sbuffò Viola, mentre Margherita, abbattuta, tornava a fissare la finestra.

Narciso diede una pacca sulla spalla a Margherita. “Ti passerà” le disse. “So che ti piaceva, ma ci sono gnomi più intelligenti di cui innamorarti. La prossima volta, però, scegline uno che non ti accusi delle sue malefatte, che ne dici?”

“Ma la smetti?” protestò Rosa.

“Credo proprio che la tregua sia rotta, eh?” osservò Geranio, guardandolo storto.

“Temo di sì” annuì Narciso. “Beh, è stato un piacere, ma ora possiamo tornare ad odiarci”

Margherita gli sorrise. “E va bene...” disse, con aria furbetta. “Ma io ho delle informazioni riservate”

“Hai il diritto di usarle come e quando vuoi, ma ricordati che io potrò essere molto cattivo se lo farai” la avvertì, poi guardò la posizione del sole. “Ora andiamo, il banchetto starà per cominciare”

“Neanche i miei parenti saranno contenti che io me ne vada di nuovo” sospirò Margherita.

Quando entrarono nella Sala Mensa furono ricoperti di applausi, anche se nessuno di loro era in vena di festeggiare; Margherita notò che i genitori di Gelsomino non erano scesi e se li immaginò a piangere tutte le loro lacrime per il figlio perduto, come avevano fatto Tulipano e Ninfea qualche mese prima. Scacciò quel pensiero e si accorse che anche Giglio era assente. Chissà, forse anche lui stava meditando sui suoi sbagli...



Continua...





Ed eccoci qua! Che ve ne pare? Ora sistemerò l'epilogo e questa storia potrà considerarsi conclusa! Spero che vi sia piaciuta...

Per Poeticdream: in effetti era il meno sospettabile, povera Margherita! Anch'io tendo sempre a sospettare degli insospettabili...

Al più presto pubblicherò l'epilogo.

   
 
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