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Autore: likeasong    08/06/2010    5 recensioni
A Claire le venne da ridere, non ci credeva. Non aveva mai creduto alle coincidenze, ma ora era davanti all’evidenza, come poteva negare? Cosa succederebbe se Claire si ritrovasse i fratelli Jonas nel suo studio fotografico e loro le nascondessero un segreto? Piccolo "sequel" di Photograph diviso in due capitoli.
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Considerando che oggi sono particolarmente felice per aver finalmente concluso gli esami di ECDL (un corso per computer), voglio essere gentile e postarvi la seconda e ultima parte di questo piccolo sequel.
Al fondo troverete una piccola nota dell'autrice, che non metto qua per non rovinarvi la sorpresa.
Prima di passare al capitolo, ci vuole qualche ringraziamento. :)
@DropsOfColors Visto che non ti ho lasciato troppo sulle spine? Ci tengo alla tua salute! L'hanno capitolo tutte che Kevin nasconde qualcosa, eh? Beh, in questo capitolo scoprirete la verità. Grazie tesoro per il tuo commento! ♥
@Melmon Kevin, Kevin, Kevin. Non ce la racconta giusta. u_u Fammi sapere cosa ne pensi di questo capitolo in cui si spiega tutto. :) E grazie mille per la tua recensione! *-*
@LadyBird27 Possiedi superpoteri? xD No, perchè se leggerai questo capitolo capirai il perchè. u_u Anyway, sono davvero felice che io riesca a farti emozionare con le parole. :) Non ti riuscirei mai a ringraziarti abbastanza, ma grazie!
Un grazie anche a coloro che hanno messo questa storia tra le seguite e le preferite. :)
Essendo questo l'ultimo capitolo, mi piacerebbe sentire la vostra opinione (bella o brutta u_u)
Bene, ora dopo tutto questo parlare.. Buona lettura (si spera)!

II


Si erano salutati velocemente all’aeroporto, consapevoli che il tempo non era mai stato dalla loro parte e che prima che si fossero rincontrati sarebbero passati moltissimi mesi, se non anni. Qualche abbraccio, qualche bacio, qualche fredda parola di arrivederci e ognuno era andato per la sua strada.
Claire qualche settimana dopo rigirava fra le mani le foto scattate quella famosa domenica mattina di settembre: erano cresciuti, indubbiamente, e questo non aveva fatto altro che allungare le distanze tra loro e in particolare con un fratello. La giovane donna passò una mano sulla superficie liscia di uno di quei pezzi di carta che con poco peso riusciva a contenere migliaia emozioni e sperò che quella carezza riuscisse ad procurarle un pò di calore all’altezza del petto, all’altezza del suo cuore che da quel giorno a questa parte non aveva più avuto il solito battito al pensiero di due occhi verdi che la fissavano distanti.
Infatti, per tutti i pochi giorni in cui erano stati insieme, Claire aveva notato che Kevin sembrava starle lontano ed evitava i suoi sguardi: sembrava che non volesse ricordare.
Era così concentrata che non si accorse del suono del campanello finché Paul non entrò nel suo studio. «Hai visite.» disse solamente. E così si dicendo se ne andò, lasciando la porta aperta ad un giovane uomo che entrò titubante nella stanza.
Claire lo guardò sorpresa e poi gli andò incontro. «Nick!» esclamò «Che piacere! Cosa ci fai qui?»
Si accomodarono sul divano nero in pelle e dopo i soliti convenevoli, Nick si decise a dire il motivo per cui aveva preso il primo aereo diretto da New York a Londra per poterla vedere.
«Claire, lo sai che io non sono capace a tenere un segreto? Soprattutto quando riguarda persone che sono a me care.» iniziò insicuro, giocherellando con la cravatta a righe che portava al collo.
«Sì, ma adesso cosa c’entra?» chiese la donna, non capendo dove volesse andare a parare il cantante.
«Ebbene, arriverò direttamente al punto. Non so come reagirai, né cosa vorrai fare dopo, ma per favore sii ragionevole.» premise l’uomo, sedendosi compostamente di fronte a lei, fissandola duramente negli occhi.
«Nick, così mi fai spaventare. Cosa sta succedendo?» chiese la fotografa con un leggero tremolio nella voce.
Nick prese un respiro profondo. «Kevin si sposa.» disse lentamente, scandendo ogni parola, così da non dover ripetere quel segreto che si portava dentro da alcuni mesi e che non aveva potuto dirlo all’amica quella domenica di settembre.
Claire sentì il cuore mancare un battito e ringraziò il cielo di essere seduta sul divano. Il labbro inferiore tremò e sentì gli occhi riempirsi di lacrime. Girò la testa dall’altra parte: non voleva farsi vedere debole da Nick, non ora che era cresciuta, non ora che ormai il suo cuore aveva già subito tante sconfitte irrecuperabili, non ora che aveva visto un sogno rompersi davanti ai suoi occhi e sentire l’ormai abituale suono del suo cuore che si frantumava in mille pezzi.
Nick lo sapeva, lo aveva visto nei suoi occhi il giorno del loro incontro: la loro migliore amica era ancora innamorata di Kevin.
Un caldo abbraccio l’avvolse completamente e lei si strinse al corpo di quell’uomo, mentre singhiozzi sempre più profondi le scuotevano il corpo.

***
She took a plane to somewhere out in space
To start a life and maybe change the world.
See I never meant for you to have to crawl
No I never meant to let you go at all.

Claire fissò la sua immagine riflessa nello specchio e increspò le labbra. Sospirò e lasciò cadere le braccia lungo il corpo, abbassando le spalle.
«Sei bellissima.»
«Piccolo President,» bofonchiò «il tuo “sei bellissima” è relativo. Mi faresti i complimenti anche se fossi in pigiama.»
Nick si avvicinò al vecchio specchio di mogano con intaglia floreali e si appoggiò con una mano, lasciandoci cadere sopra tutto il suo peso.
Claire cominciò a giocherellare con il bordo di quel vestito turchese di raso che le avevano regalato Nick e Joe. «Chissà quanto avrete speso per questo vestito. Non dovevate farlo, non per me.» Scosse la testa, facendo ondeggiare i boccoli curati.
«Non dire stupidaggini. Tu non sai quanto siamo contenti io e Joe che tu abbia deciso di venire.» Claire lo fissò con aria truce. «Ehm, forse ti abbiamo costretto. Ma ora sei qui, non puoi tornare indietro.» disse, sorridendo. «E qualunque cosa succeda, ci saremo io e mio fratello accanto a te.»
La donna sbuffò e si avvicinò al cantante, stringendolo in un delicato abbraccio. «Perché hai sempre ragione?» Appoggiò la testa sulla sua camicia bianca e ascoltò il suono della sua risata.
Tre secchi tocchi sulla porta li distrassero: si girarono entrambi nel momento in cui Joe faceva capolino già vestito da cerimonia. «Nick, sei pronto? Manca meno di un’ora e devi ancora preparare il discorso.»
Il cuore di Claire mancò un battito.
Meno di un’ora.
E sarebbe stata in quella chiesa.
Meno di un’ora.
E avrebbe visto l’uomo che da sempre amava aspettare al fondo della navata.
Meno di un’ora.
E avrebbe guardato l’uomo che da sempre amava aspettare una donna che non sarebbe stata lei.
Meno di un’ora.
«Ma quale discorso? Io ho tutto nella mente.» disse il minore, abbassando lo sguardo sulla giovane donna che ancora stringeva tra le braccia: aveva gli occhi chiusi e le mani strette a pugno. «Qualcosa non va, Claire?» chiese preoccupato.
« Meno di un’ora..» bisbigliò lei senza ascoltarlo.
«Cosa? Cos’hai detto?» domandò Joe, che nel frattempo si era avvicinato ai due.
Claire aprì gli occhi di scatto e fissò i due fratelli stralunata, scosse la testa e un’aria malinconica dipinse il suo viso. «N-Niente, stavo pensando..» rispose evasiva.

***
Who will bring me flowers when it's over
And who will give me comfort when it's cold.
Who will I belong to when the day just won't give in
And who will tell me how it ends and how it all begins.

Bianco.
La chiesa era piccola e la costruzione ricordava le cappelle di campagna; l’esterno era dipinto di bianco e i raggi di sole che si posavano sui muri illuminavano ancora più del necessario la zona dinanzi la chiesa. Claire camminava a fatica sul viottolo in pietre che portava all’entrata, insicura sui tacchi che portava ai piedi, e nel frattempo malediva Nick e Joe, che l’avevano abbandonata nelle grinfie di un autista che aveva faticato a trovare la strada arrivando quindi in ritardo, mentre loro se n’erano andati con il padre a ripassare il programma dei testimoni.  La donna arrivò poco lontano dalla porta e vide che dentro si erano già quasi tutti accomodati: mancava soltanto la sposa. Prese un respiro profondo, si avviò all’interno e trovò posto negli ultimi posti a sedere, ringraziando che almeno da quella posizione Kevin non l’avrebbe vista.
Bianco.
Si fece aria con la pochette bianca che aveva tra le mani e si chiese se il caldo era dovuto alla temperatura afosa di quel giorno o alla netta sensazione che quella giornata non avrebbe portato nulla di buono.
Mentre ancora stava rimuginando sul perché si era lasciata convincere a venire lì, il silenzio scese sulla chiesa e Claire sentì solo più il rumore del battito furioso del suo cuore. Un’ombra si allungò di fronte all’entrata e poi ecco che accadde: al posto dell’ombra era comparsa una donna vestita di bianco. Un lungo strascico veniva trascinato da due damigelle vestite con un abito rosa pesca, che lanciavano sguardi di adorazione alla proprietaria del vestito. Il viso di ques’ultima era nascosto da un velo e tra le mani teneva un bouquet di rose bianche.
Bianco.
Tutto era troppo bianco.
Claire voltò il viso davanti a sé, evitando di guardare l’avanzata della sposa lungo la navata. La marcia nuziale le rimbombava nella testa e non riusciva a capacitarsi dei sorrisi delle persone attorno a lei.
Non seguì neppure una parola che il pastore disse durante la celebrazione, ma il suo sguardo catturò fin troppo bene il momento in cui i due si scambiarono gli anelli e i loro visi si avvicinarono per scambiarsi un casto e dolce bacio. Dolce? A Claire sembrava tutto tranne che dolce, ovunque si voltasse c’era solo amaro. L’amaro di un rimpianto, l’amaro di un’occasione persa, l’amaro di aver perso. L’amaro di non poter tornare indietro.
Si alzò di scatto. Qualche viso curioso la seguì con la coda dell’occhio, mentre a passo veloce usciva dalla chiesa e i suoi passi risuonavano sulle pareti. Non seppe di preciso quanto camminò, ma ad un certo punto si sedette su di una panchina, sotto ad un salice piangente che con la sua fronda verde copriva la visuale attorno a lei.
Respirò lentamente e cercò di calmare il battito del cuore. Non sarebbe dovuta venire, non avrebbe dovuto ascoltare Nick. Non sarebbe dovuta succedere quella domenica di settembre.
«Al diavolo.» bisbigliò, dando un leggero calcio ad una pietra che rotolò per un paio di secondi, per poi fermarsi dove incominciava un prato rigoglioso.
Rimase immobile per chissà quanto tempo: ormai aveva perso la cognizione dello scorrere dei minuti.
Un rumore di passi la distrasse, alzò lo sguardo e lo riabbassò, incredula.
E si sorprese ancora di più quando fu la prima a rompere il silenzio.
«Cosa ci fai qui?» mormorò.
L’uomo si sedette di fianco a lei e appoggiò i gomiti allo schienale della panchina, facendo aderire la camicia bianca perfettamente al suo petto. «Ti cercavo.»
Claire ridacchiò sarcasticamente. «Mi hai trovato. Ora puoi andare.» disse guardandolo nei suoi occhi verdi, perdendosi.
«Volevo parlare.» insistette.
«Non c’è niente da dire.»
«Invece sì..» incominciò l’uomo.
Ma non ebbe tempo di finire che la donna lo interruppe con la voce rotta dalle lacrime: non ce l’aveva fatta, le emozioni da sopportare erano troppe. «Di che cosa vorresti parlare? Sentiamo.. Della tua vita perfetta? Della tua nuova mogliettina? Della tua musica? Dei tuoi viaggi? Si tratta di questo, vero? Vuoi porgermi delle scuse? Vuoi farmi delle stupidissime e falsissime promesse? Non ne ho bisogno, Kevin. Non ne ho più bisogno, ora. Forse quindici anni fa ne avrei avuto bisogno, ma tu eri troppo ingenuo per capire. Già, perché quando una sera ero andata a casa tua per uscire, io ti avevo visto con un’altra ragazza.» sorrise mestamente al ricordo. Stava cercando qualcosa a cui aggrapparsi? Qualcosa che non si può più cambiare? Come il passato? «Eravate lì, nella vostra veranda, stretti l’uno all’altro nello stesso posto in cui anche noi due ci eravamo stati spesso. Non avevo resistito a lungo e me ne ero andata. Quindi, risparmiati nel dire che non c’era stato nulla, neppure un bacio, perché sono sicura che la mia memoria non mi inganna: ero stata il tempo sufficiente per vederlo. Però tu hai fatto finta di niente. Abbiamo continuato ad uscire per una settimana o più, finché i miei genitori non mi hanno proposto l’idea di trasferirci. Lo ammetto: non ho dovuto rifletterci molto. Abbiamo fatto le valige e siamo partiti senza dire niente a nessuno. L’unica cosa che avevo da perdere erano Joe e Nick. Ormai, Kevin, io ti avevo già perso. Eri stato il mio primo grande amore e penso che, sfortunatamente per me, lo rimarrai per sempre, nonostante tutto ciò che tu mi hai fatto.» Si asciugò le lacrime. Era la prima volta che rivelava uno dei motivi della partenza. «E adesso dopo essermi rovinata per bene la mia dignità, credo che posso andarmene.» Detto questo si alzò lentamente. Per un attimo la sua fervida immaginazione sperò che Kevin le trattenesse un polso e la facesse voltare verso di sé e le dicesse almeno una parola. Soltanto una. Ma questo non avvenne, questo non era un film. Avanzò fin quando trovò l’auto che l’aveva accompagnata, parcheggiata nella strada che portava alla chiesa. Vide che l’autista era dentro e senza esitare si fece portare all’hotel. Ma non vide mai, mentre se ne andava, la lacrima silenziosa che scendeva sul volto di Kevin Jonas.

***

Nick entrò in fretta nella camera di Claire e andò direttamente verso il letto. Come aveva immaginato, trovò un biglietto. Due parole soltanto. Ma un vuoto enorme che si apriva nel petto. Allentò il nodo del papillon e rilesse quella breve frase un’altra volta.
Mi dispiace.
Se n’era andata.
Questa volta per sempre.

Don't ever say goodbye.
(Estratti da Flowers for a ghost – Thriving Ivory)


THE END






Nota dell'autrice: Sono sicura che in questo momento vi starete chiedendo perchè l'ho fatta di nuovo concludere in modo triste. Beh, diciamo che non sono un'amante dei finali a lieto fine, anche perchè nella vita reale scarseggiano. Ma già dal principio, avevo concepito questa storia con un finale del genere e ho fatto un sequel solo per poter introdurre i personaggi e spiegare brevemente alcuni fatti (tipo la fuga in Inghilterra).
Spero che sia stata di vostro gradimento e che anche in caso contrario mi facciate sentire la vostra opinione.
Un saluto a tutti,
Dalma.
  
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