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Autore: Gackt_Agito    09/06/2010    1 recensioni
« Questa che sto per raccontarti è una storia vera, nipotina mia. Ascoltami. » sussurrò il vecchio « Desidero che qualcuno la conosca, prima che io abbandoni questo mondo. E se ti piace, vorrei che un giorno tu la raccontassi ai tuoi figli, e loro ai propri figli e così via per generazioni. Perché finché ci sarà qualcuno a ricordarsi di Samuel e Zackarhia, allora non morirò. E neanche lui morirà. I nostri ricordi vivranno insieme per sempre… »
« Parli di te e di quel ragazzo che amavi in gioventù, nonno? »
« Sì, tesoro. Non ti ho mai raccontato la storia… Ma adesso voglio farlo. Ora ascoltami. »
« Racconta: io ti ascolto. » Poi si voltò verso Josh. « Tu sei troppo piccolo. Vai via, su. »
« Uffa! » Piagnucolò il bambino. Ma, da bravo, prese le sue cose e se n’andò ugualmente. Madeline volse il viso di nuovo verso il nonno, sorridendo. Con un gesto delle mani, lento, lo invitava a parlare. Il vecchio sorrise appena.
« Questa storia inizia come le favole, tesoro mio… » e respirò lentamente, come se gli facesse male.
La bimba annuì, silenziosa.
« Inizia con un C’erano una volta… un ragazzino, un bambino ed un husky. »
E le raccontò la storia della propria vita.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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P refazione______
Per la prima volta in vita mia mi sono commossa per i commenti. Grazie a voi che mi commentate, mi rendete una piccola scrittrice in erba felice. Davvero. Questo è un altro capitolo in anonimo. Inizia a piacermi scriverli. Mi dispiace se creerò altra confusione. Ho cambiato idea circa la fine di questo racconto: credo che la farò più lunga di quel che pensavo inizialmente. Perché se tutto va bene, appena la termino la lascio on-line per davvero poco tempo. Il fatto è che vorrei formattarla per bene e mandarla al Gruppo Albatros, che ogni due mesi seleziona delle storie da pubblicare per aiutare i neoscrittori. Dato che è un mio piccolo sogno, credo che lo farò. Voi che ne pensate? Ne vale la pena? Trasformare quest’apparente fiction in un piccolo libro, o almeno tentare la sorte proponendolo ad un editore? Fatemi sapere, perché una cosa che non riesco a decidere da sola. Ah, ho corretto il primo capitolo della storia: presto correggerò anche gli altri. Chiedo scusa per quel piccolo disagio. E mi dispiace che nessuno si sia accorto del falso errore che ho fatto nel capitolo precedente, quando il narratore non è un “nonno”, ma effettivamente è un “prozio”. Lo spiego ora brevemente: i bambini non hanno più un nonno, e siccome vivono con il fratello del loro defunto parente, si sono abituati a chiamare lui così. Chiusa questa piccola parentesi così che non sorgano dubbi e perplessità a riguardo, vi lascio alla lettura di questo nuovo capitolo. Arigatou gozaimasu!



C apitolo S ettimo
~children's happiness



Il viaggio in Inghilterra mi aveva distrutto.
Il lavoro che facevo non mi aveva mai soddisfatto, e andare ad esercitarlo in un altro stato non aveva cambiato esattamente niente. Perciò mi sono licenziato e ho iniziato a vivere a scrocco: mio fratello, il mio caro, buon fratello, aveva sempre detto che ospitarmi era un piacere. Poveretto, non sapeva che sarei rimasto a scroccargli alloggio per tutta la vita: ne ha pagate le conseguenze fino a quando non è morto. Avevano detto che fosse infarto, ma io sapevo bene delle pillole che mio fratello ingoiava giornalmente. Non per niente dopo la sua morte sua moglie è stata più che lieta di tenere me in casa. Diceva che ero tanto diverso e tanto buono. Con gli anni, quella buona donna mi confessò di essersi innamorata di me. Quanto male le feci quando, in un barlume di lucidità, mi ricordai quel volto sorridente che avevo amato per anni senza accorgermene! Probabilmente fu in quel momento che lo capii davvero. Lo ricordo bene quel giorno: si era appena confessata e io sono scoppiato in lacrime. Ero vecchio e stanco, ricordo che le chiesi di lasciarmi solo e lei lo fece. Fu quel giorno che trovai quel vecchio album che custodiva le fotografie che mi avevano tenuto compagnia per tanto tempo dopo la sua morte. Fu quando iniziai a sfogliare le pagine che io mi resi conto di quanto veramente avevo amato in tutto quel tempo… di quanto era andato perso… di quanto male mi ero fatto da solo illudendomi di poter vivere senza. Senza di lui? Vivere senza di lui? Come avevo fatto in tutti quegli anni a non sentirne la mancanza?
Quel giorno fu quello stesso che mi costrinse sulla sedia a rotelle. Uscii di casa di corsa, perché volevo andare a prendere il treno per andare al cimitero. Al cimitero dove era sepolto lui, volevo rimanere sulla sua tomba fino a quando le forze non mi avessero abbandonato. Fossero stati altri tempi, se mi fossi accorto prima di tutto quanto, mi sarei direttamente chiuso nella tomba con lui come Quasimodo con Esmeralda in Notredame de Paris. Tanto ero preso, con la foto di noi due in mano, che attraversando la strada, banalmente mi dimenticai di guardare. Una macchina mi ha sfracellato le gambe all’impatto, rovesciandomi le ginocchia. Non ricordo il dolore lancinante in quel momento, poiché ai miei occhi comparve il suo viso sorridente, il suo corpo che mi tendeva la mano.
Quel giorno fui così felice…

Quella foto non la recuperai più. La pioggia e l’asfalto se la mangiarono, ma ricordo ancora bene cosa vi era rappresentato sopra: io e lui avvolti nella coperta comune della casa sull’albero dove andavamo per rifugiarci quando ci cercavano, quando uno dei due doveva andare via. Quasi d’istinto, col sottofondo della sirena dell’ambulanza che avanzava imperterrita per venirmi a soccorrere, io iniziai a sentire qualcosa: un dolce tepore, ed era come se fossi tornato indietro nel tempo, come se stessi vivendo di nuovo quel momento. Sentivo il calore del suo corpo così vicino che mi cullava, mi riscaldava. I suoi baci sulla fronte e il suo lieve sussurrare. Il suo dolce, dolcissimo respiro sulla mia pelle, e la sua canzone della buonanotte che mi trasportava direttamente dalle sue braccia a quelle di Morfeo.
La felicità che provi da bambino è qualcosa che non ti dimentichi mai facilmente.






   
 
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