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Autore: Heinrich von Larsen    10/06/2010    2 recensioni
Mille anni sono passati.
Un babbano nel castello
Il castello è in pericolo
'L'ambientazione nel mondo di Harry Potter non mi ppartiene, ma è di proprietà di J.K.Rowling mentre mi appertengono i personaggi "Nichola Etrangè","Corneluis Architect","Jhonathan “Jhon” Rhambau-(Arti oscure)". Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro'.
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Hogwarts... e dintorni'
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CAPITOLO 28

C A P I T O L O 28

EPILOGO N.2

 

Dopo il ritorno dal secondo viaggio temporale, tutti quanti si misero ad discutere allegramente sul modo poco ortodosso, ma diretto di Nicholas.

La discussione andò avanti per altri cinque minuti, dopo di che Nicholas si guardò in giro furtivamente e urlò.

“Oblivion Selectivis babbanus.” l’incantesimo si sparse per tutta la comunità magica che era venuta a contatto con Nicholas.

Tutti i maghi dimenticarono di averlo conosciuto.

 

Sull’aereo che lo stava riportando a Roma, Nicholas era triste.

Per tutto il viaggio, gli vennero in mente i momenti felici e no della sua avventura nel modo dei maghi; lanciare quell’incantesimo era come tradire la loro fiducia, ma l’unica consolazione era che lo aveva fatto per salvare il castello e tutti loro.

 

OTTO ANNI DOPO…

 

Era mattina presto quando Silente arrivò in prossimità della nuova casa di Nicholas, ma non c’era nulla, c’era solo sabbia e mare.

Silente si guardò in giro più e più volte senza vedere nulla stringendo gli occhi per concentrarsi meglio.

Si copri un occhio e guardò con l'altro.

Senza badare alle occhiate stupite della gente li intorno, si passava le mani sulla faccia ripetutamente, si chinava dietro le spalle di qualcuno, si sollevava con un salto sopra la testa di qualcun altro, stava in piedi rigido a sbattere in continuazione gli occhi.

Dopo essersi comportato cosi per vari secondi, cominciò a camminare con aria guardinga e concentrata, come un leopardo che non fosse sicuro di avere appena scorto, a un chilometro di distanza, in mezzo a una pianura arida e desolata, un barattolo di cibo per gatti semivuoto, fino a che forse più per fortuna che con esperienza riuscì ad infrangere il filtro di percezione che nascondeva la casa agli occhi delle persone.

L’anziano mago rimase compiaciuto della scelta del sistema di protezione, anche se forse un pochino bassa come livello, ma in fondo in un paese cattolico in cui la chiesa ha contribuito assieme a quella spagnola alla caccia delle streghe, era sufficiente... in Italia non c’erano maghi.

 

Era tutto il giorno che Silente stava in casa di Nicholas; nel suo studio un’intera parete era dedicata alla targa dell’ordine di Merlino e alle foto del periodo passato al castello.

Non era ancora arrivato a casa che sapeva che subito che qualcuno era entrato.

“Professor Silente lo so che è a casa mia.

Con un sorriso Silente usci di casa tenendo alzate le mani “Mi arrendo, ma come facevi a sapere che io stavo dentro casa tua?”

Senza parlare Nicholas indicò il rampicante di casa, che aveva scritto il nome del professore e il giardino zen che aveva modificato il disegno nella faccia del preside.

Con un semplice gesto della bacchetta (che Silente non riuscì a capire quando l’aveva estratta) il rampicante prese la sua forma originale e il giardino zen fatte riaffiorare le due pietre, che Nicholas aveva affettuosamente chiamato Nihon-koku ed Ezo, la via per il mare settentrionale(1) la ghiaia riprese il suo aspetto di sempre.

I due si abbracciarono come due amici che non si vedevano da molto tempo.

 

Lo sapevo che lui era scampato e quando ce lo freghi a Silente.

 

“Una domanda Professore…” la domanda rimase in sospeso.

 

“Come ho fatto a ricordare chi sei nonostante l’incantesimo che hai lanciato? Semplice, in realtà me lo hai detto tu”

 

Che bastardone che sono, mi dovrò fare un bel discorsetto.

 

“…che avresti usato quel’incantesimo per salvaguardare il noi e il castello e posso aggiungere che solo io, Minerva ed Alastor ricordiamo di te e di ciò che hai fatto.Questi sono tempi cui e sono qui…” e stavolta fu il turno del preside a rimanere a bocca aperta.

Nicholas divenne serio osservando la mano destra annerita.

“Dopo otto anni rompendo il segreto di non aver perso la memoria e con una mano cosi conciata, non per una rimpatriata tra vecchi amici. So di Harry Potter, della storia del prescelto, di Voldemort e degli Horcrux, di cui lei sembra averne trovato uno. Lei è venuto qui per chiedermi un aiuto, e io credo di aver trovato alcuni indizi per i prossimi Horcrux e… per caso ho tirato fuori il mobile delle cinque porte.”

Il Professore sorrise, aveva sottovalutato il ‘Diavolo Babbano’.

Nicholas sapeva più cose di lui.“

Ma questa è un’altra storia; sicuramente mio caro lettore/lettrice avrai capito chi sono.

Esatto, sono Nicholas Etrangè attuale preside di Hogwarts che ha lasciato il ministero della Marina, ha passato vent’anni a studiare la magia in tutte le sue forme (grazie alla trucchetto del tempo fermo nella camera delle necessità) distintosi come guaritore presso l’ospedale di San Mungo e sostituito madama Chips nella gestione dell’infermeria del castello e aiutato Silente nella ricerca degli Horcrux e operato fino a che non morì con Alastor nell’Agenzia ricerca dei manufatti stregati per conto del Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti Magici.

Sinceramente parlando avrei voluto mandare sulla luna a calci in culo Albus Severus Potter quando avendolo sospeso dopo un’animata discussione, mi disse che se io potevo ‘giocare a fare il preside’ era grazie a suo padre che da giovane ha sconfitto il più grande mago oscuro.

In fondo perché prendermela più di tanto.

Il padre, Harry, ha solo sconfitto un mago oscuro.

La mia famiglia invece ha costruito il castello divenuto nei secoli il faro di conoscenza della magia di cui il sottoscritto è e sarà per sempre il suo custode.

 

    

1)       Ci sono stati molti tentativi di spiegare il disegno dei giardini zen. Alcuni di questi sono:

La ghiaia rappresenta l'oceano e le pietre rappresentano le isole del Giappone

Le rocce rappresentano una mamma tigre con i cuccioli che nuota verso un drago

        Le rocce formano parte del kanji per cuore o mente

     I nomi che Nicholas ha dato alle due pietre non sono inventati e prendono spunto dalla prima delle tre ipotesi sopra citate.

    Nihon-koku: Giappone (日本/日本国, Nihon o Nippon, ufficialmente Nihon-koku o Nippon-koku)

 Ezo: nome con cui originariamente veniva chiamata l’isola di Hokkaido ed era abitata principalmente dagli indigeni Ainu. Hokkaidō (北海道) è la più settentrionale delle 4 isole principali dell'arcipelago giapponese e la meno sviluppata. Il termine Hokkaidō letteralmente significa via per il mare settentrionale.

   
 
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