PROLOGO
A vederlo avreste tutti detto che
era come voi, un ragazzo nella norma: scuola, sport e tutto il
resto...ma agli occhi di Thoas non siete tutti uguali.
Tante piccole luci, come ogni faro nella sua nebbia per farsi notare.
L’altalena cigolava dopo il salto, Thoas si era lanciato
facendo a gara con M.Z. mettendosi a correre per il parco: i suoi sette
anni li stava vivendo con la stessa serenità di qualunque
altro bambino.
Nella corsa non aveva notato un grosso buco sporco di fanghiglia
scivolosa, era quasi gioco che ci cadesse dentro.
-Che schifo!- urlò quasi nuotando
M.Z. lo guardò allibito anche lui sorpreso, mentre Thoas
senza successo tentava di tornare in superficie.
-Vado a chiamare il mio papà. Lui ti tirerà
fuori. Torno subito.- disse M.Z. sparendo dalla sua vista
-Cavolo sei proprio incastrato! – era impossibile che fosse
M.Z., non correva così veloce e quella non era né
la sua voce né quella di suo padre.
Alzato lo sguardo incrociò quello di un omino alquanto
particolare: aveva rossi capelli scompigliati, occhi color grigio vispi
e furbi e i vestiti ricordavano un sacco di patate.
-…Non sarai mica Thoas, vero? Io sono lo gnomo Dolan-
sobbalzò lui
Il ragazzo annuì timidamente tutto fradicio.
-Per i folletti di Othuk. Sei solo un giovincello e non parli neanche
tanto… ma sei muto?-
-Mi hanno sempre detto di non parlare con gli sconosciuti!-
-Ah ma dovrai se vedrai le luci…-
-Cosa sono le luci?- chiese disorientato il piccolo Thoas sentendo
delle voci in avvicinamento.
Ma lo gnomo se ne era già andato e al suo posto comparvero
M.Z. e suo padre, che arrabbiato, lo sollevò tirandolo fuori:
-Vi avevo detto di non andare troppo lontano…-ma Thoas non
gli stava prestando attenzione, seduta sulla panchina una donna stava
leggendo. Nel petto le brillava una piccola luce.