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Autore: Alaire94    11/06/2010    4 recensioni
Questa non è la solita storia di eroi buoni e gentili. Rhon è ben diverso, fa parte di una razza oscura e malvagia, per la quale il denaro è l'unica cosa importante... "Vedevo il tesoro, dietro a un muro di fiamme e non c’era peggiore tortura: sarei morto lì, con l’oro a pochi metri, senza poterlo prendere. "
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. Il ragazzo

 

Stavo per tagliargli la gola e spargere il suo sangue ovunque con mia immensa soddisfazione, quando un giovane si fece avanti fra la folla del locale. Aveva i capelli neri, lunghi e legati in una coda di cavallo e due occhi penetranti che in un qualche modo mi colpirono, calmando in parte la mia rabbia. – No, aspetta, non vogliamo inutili spargimenti di sangue, Rick chiederà scusa e ti pagherà la cena per due sere – propose il ragazzo. Io ci pensai un attimo senza abbassare l’ascia. Infondo che mi cambia la sua morte?

Abbassai l’arma. – Va bene, chiedimi scusa – ordinai sedendomi di nuovo al bancone. – Scusa, chiedo umilmente perdono – disse l’uomo mentre con mani tremanti tirava fuori del denaro dalla tasca. – Ecco, questo è tutto quello che ho.

Io presi i soldi e li misi velocemente nella tasca del mantello. Non mi piace che troppe persone vedano dove metto il mio denaro: poca è la gente affidabile a questo mondo.

Dopo aver lasciato andare l’umano ordinai da bere. Il giovane dagli occhi penetranti, intanto, si sedette vicino a me e io lo squadrai sospettoso. – Cosa vuoi, ragazzo? – Chiesi – mi domandavo cosa ci facesse un Drow da queste parti – rispose lui, con un tono stranamente curioso. – Sono un cacciatore di tesori, vagabondo per le Cinque Terre – risposi io, cercando di stare sul vago – interessante … e che tesoro cerchi? –

Io questa volta lo fissai intensamente negli occhi, alla ricerca delle sue intenzioni: non mi piacevano le sue domande. – Io tengo per me i miei affari – risposi quindi, diffidente. Passò qualche secondo di silenzio in cui io sorseggiai il mio bicchiere di whisky.

- Hai coraggio ad avvicinarmi, ragazzo, dovresti saperlo che noi Drow siamo splendidi ingannatori, pronti ad attaccare quando meno te lo aspetti – lo misi in guardia, cercando di spaventarlo, ma lui continuò a guardarmi in modo fiero: era impavido, il giovane. – Io non ho paura di niente – commentò con lo sguardo infiammato.

Io finii di bere e mi alzai lentamente dalla sedia. – Degli eroi ne sono piene le fosse – conclusi infine, pagando e uscendo dal locale.

Mentre camminavo tirai fuori dal mantello il foglietto che mi aveva dato un vecchio druido nella cittadina da cui ero partito. Sopra vi erano impressi con una calligrafia sottile un nome e un indirizzo. Era lì che dovevo andare, nonostante non sapessi proprio dove si trovasse questo Sentiero dell’inverno e l’unico modo di saperlo era chiedere informazioni a qualcuno. Un po’ innervosito per questa seccatura afferrai per un braccio una donna, impedendole di scappare. Questa urlò così forte da farmi fischiare le orecchie e ciò mi seccò ancora di più. – Conosci quest’uomo? – Chiesi cercando di ignorare le sue urla snervanti e mostrandole il foglietto. La donna finalmente smise di urlare e lesse il foglio. – Sì, è il vecchio stregone, abita sul Monte Falagon – rispose con la voce incrinata dalla paura – e dov’è questo Monte Falagon? – Chiesi io. – Quello là – disse la donna indicando col dito il monte che sovrastava con la sua imponenza la cittadina. Era davvero immenso.

Senza altre parole lascai andare la donna che scappò subito come uno scarafaggio spaventato. Io nel frattempo entrai in una bottega e acquistai i viveri che mi sarebbero serviti per i giorni a venire. Il viaggio verso il Sentiero dell’inverno sarebbe stato lungo e ricco d’insidie, ne ero sicuro.

 

Il giorno seguente mi svegliai all’alba e sbirciai dalla piccola finestra della mia stanza nella locanda. C’era ancora buio, ma una sottile linea di sole stava cominciando a spuntare da dietro le case della cittadina di Argon.

Mi vestii lentamente, mi infilai il mantello e mi misi a tracolla la sacca con dentro la mia ascia.

L’ascia che possedevo non era una qualunque: era magica ed era quindi anche la fonte di tutti i miei poteri, senza essa sarei stato perduto. Inoltre tenevo troppo alla mia arma, mi ricordava i tempi antichi del mio addestramento magico, quando ero ancora al villaggio e il mio maestro era il grande druido Ra-Zhar.

Prima di scendere la sfoderai, osservandola con un sorriso. Era ancora abbastanza lucida e pulita: nell’ultimo periodo, infatti, non l’avevo usata se non per uccidere qualche animale.

Dopo aver fatto colazione nella locanda mi avviai lungo la strada fino ad uscire da Argon. Mi inoltrai nella foresta e per un attimo mi sentii più rilassato. Non mi piaceva la gente, preferivo quasi le bestie feroci nascoste fra gli alberi, se non altro esse non fuggivano alla mia vista.

Camminai e camminai per ore, sotto il sole cocente che mi batteva sul cappuccio nonostante l’ombra degli alberi. Niente fermò il mio cammino, nessuna bestia o mostro fatato mi costrinse a perdere tempo. Dopo qualche giorno sarei già stato dallo stregone Merlok  ed entro qualche settimana avrei già avuto fra le mani il tesoro. A questo pensiero sorrisi, poi guardai il sole: era l’una, più o meno. Un gorgoglio nello stomaco mi costrinse a fermarmi in una radura.

Dopo aver pranzato mi stesi sul prato guardando le fronde e il cielo azzurro. Quando avrei recuperato anche questo tesoro, avrei avuto in tutto più o meno cinquecentomila monete d’oro e settemila pietre preziose. Era davvero molto, considerando che il conto poteva anche essere errato visto che quando avevo effettuato il conto, avevo bevuto qualche bicchiere di troppo. In ogni caso la somma stava cominciando a diventare troppo elevata per le poche difese magiche che ricoprivano la cripta. La prossima volta è meglio che ci dia un’occhiata pensai .

Proprio in quel momento un leggero fruscio interruppe le mie riflessioni. Mi alzai e scrutai attorno a me. Non sembrava ci fosse nulla di strano: le foglie degli alberi ondeggiavano al leggero venticello e qualche insetto si muoveva fra i cespugli. Mi misi in ascolto. Soltanto il cinguettio degli uccelli rompeva il silenzio della foresta. Strano, si vede che sto proprio diventando vecchio …

 

Angolo dell’autrice:

probabilmente questo capitolo non è entusiasmante come il primo, comunque vi invito a continuare a leggere perché i prossimi saranno un po’ più movimentati.

Comunque ringrazio tutti quelli che hanno recensito il primo capitolo, mi ha davvero fatto piacere J e spero seriamente che troviate ancora interessante la mia storia.

Per Ramiza: il flux of consciousness non so cosa  sia, ma sono contenta di averlo inserito XD per il fatto del Drow, in effetti ho preso in prestito solo qualche caratteristica perché comunque volevo creare qualcosa di mio.

 

   
 
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