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Autore: FallenStar    06/09/2005    6 recensioni
"Forse i ricordi sono come le foglie d’autunno.
Prima il loro colore ti avvolge mentre queste volano leggere nel vento, rincorrendosi fra di loro. E non riesci a vedere bene i loro contorni, a tracciarne le figure, perché se prima erano lì, accanto a quella lattina vuota di coca cola ora invece sono un poco più in alto, vicino a quel lampione un po’ rotto che crea una luce intermittente e malata."
E' qui, in uno dei tanti parchi della Londra Babbana, che incontriamo un'Hermione ventitreenne, una ragazza cresciuta forse troppo in fretta, che dovrà guardare dentro se stessa e confrontarsi con la realtà. Ed è con lei che ci potremo immergere nel triste turbine delle foglie color d'autunno.
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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….:Autumnal Dream:.…



….:Parte 2 di 3:.…



Hermione in piedi sorride di rimando al bel ricordo che ora è scemato via, con gli altri. Guarda l’ora, quasi di sfuggita, su uno di quei grandi teleschermi dove ad intermittenza arrivano nuove pubblicità. Eccolo, il progresso. A lui non piaceva molto tutto questo, anche perché era cresciuto in un clima, in un ambiente diverso da quello babbano.
I piedi cominciano a muoversi ed i passi solcano leggermente il selciato del parco.
Hermione non riesce a pensare a nient’altro che a delle cose elementari.
“Per essere una giornata di autunno è fresco. Chissà quanto dev’essere bello quel nuovo libro di Flamel. Ho sete. Che buon profumo di caldarroste. Scalcia.”
E l’ultimo pensiero termina tutti gli altri.

Scalcia.

Già, suo figlio.
Si porta istintivamente una mano nel ventre, continuando a camminare. TUM TUM. TUM TUM. Non sa più cosa sente, se i calci del bambino o il suo piccolo cuore che batte. Forse è il cuore stesso della madre.
Solo in quel momento si accorge che lui ancora non ha un nome. Lo chiama solo ‘bambino’.
Non ha ancora una culla, dei vestitini, una camera tutta per lui. Non ha ancora neanche un regalo. Sa solo che è un maschietto, l’ha visto dalle radiografie che deve fare obbligatoriamente ogni qual volta la sua Medimaga, la signorina Ginevra Weasley, riesce ad imporsi. E non è facile imporsi a Hermione Granger.





Luce soffusa, candele che rischiarano l’ambiente, anche se storte. La vecchia soffitta era stata tirata a lucido, era stato lui ad averlo fatto. E per terra, dato che un vero tavolo non c’era, aveva messo un tappeto. Voleva darle ciò che lei non aveva avuto.
Dopo Hogwarts i neo-diplomati avevano organizzato un ballo. Lei non ci voleva andare assolutamente, eppure lui, Ron, l’aveva convinta. Non sapeva perché avesse fatto di tutto per portarla lì.
O meglio, lui lo sapeva il perché, ma non voleva accettarlo. Neanche con se stesso. Perché farlo voleva dire far soffrire troppe persone, per prima la sua fidanzata, Pansy, e poi far finire un’amicizia durata otto anni.
Ma quella sera lui la voleva invitare al ballo come sua damigella.
E lui, sì, proprio lui, voleva essere il suo cavaliere.
Ma, purtroppo, la serata si svolse nel più tragico dei modi. Pansy non aveva mandato giù la cosa e si era arrabbiata con lui in maniera terribile, e per di più davanti a tutti.
Hermione, ferita e imbarazzata, scappò via, giurando di non partecipare mai più ad un ballo.
E poi Ron capì, non poteva continuare a fingere. Lasciò Pansy e disse tutto ad Hermione.
Che, stranamente, era rimasta senza parole.
E quella sera lui le avrebbe dato il suo ballo, nella vecchia soffitta della Tana.

-Ron? Ron, sei qui?
-Sì, Hermione. Vieni.

Lei entrò, salendo le strette scale e sbuffando, avvolta in uno dei maglioni che Molly le aveva regalato per Natale, e rimase impietrita.
Davanti a lei stava una stanza piena di candele. Un morbido tappeto rammendato più volte era steso per terra. In un lato c’era quella che probabilmente doveva essere la loro cena: un arrosto bruciato e forse freddo…”l’ha fatto lui?” si chiese.
E lui, in mezzo alla stanza.
Sarebbe stato bello dire che la stava guardando negli occhi con un sorriso intrigante in viso, tendendo la mano verso di lei, sicuro di sé come nei vecchi film con Audrey Hepburn e Fred Astaire.
Ed invece no… non era uno di quei 007 del cinema, non era un uomo intrigante, fascinoso e perfetto. Non era Fred Astaire. Come del resto lei, Hermione, non era Audrey Hepburn.
Lei non aveva un vestito di satin nero, lei aveva un maglione troppo grande addosso. E del resto preferiva così… così come preferiva Ron a Sean Connery.
Il Ron con il viso scosso, le orecchie in fiamme e gli occhi bassi che luccicavano d’emozione.
Ecco, così.
Sì, così nella sua imperfezione era Perfetto.
E lei tremò quando lui le porse la mano sempre con il viso basso. Il corpo di lei non rispondeva al suo cervello, perché se prima era ancora sulle scale di legno chiaro ora era invece in mezzo alla stanza, ballando su una musica immaginaria.
-…Ron?
-….
-Cosa stiamo facendo?
-Stiamo…ballando, almeno credo.
-Ma….non c’è la musica…
Si bloccò di colpo, guardandola negli occhi
-Ah…ah, no?
Lui si precipitò ad accendere uno di quegli aggeggi babbani che suonavano. Uno ‘Stereo’. Era imbarazzatissimo, le orecchie che diventavano man mano più rosse. Parlava a caso, cercando di apparire sicuro di se, mentre tentava di accendere l’oggetto di suo padre.
Ed Hermione rise, e lui la guardò male.
Lei si avvicinò e premette un bottone. Subito lo stereo partì, intonando una canzone di Leonard Cohen.


“Now I've heard there was a secret chord
That David played, and it pleased the Lord
But you don't really care for music, do you?
It goes like this
The fourth, the fifth
The minor fall, the major lift
The baffled king composing Hallelujah

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah...

Your faith was strong but you needed proof
You saw her bathing on the roof
Her beauty and the moonlight overthrew her
She tied you
To a kitchen chair
She broke your throne, and she cut your hair
And from your lips she drew the Hallelujah

Hallelujah, Hallelujah
Hallelujah, Hallelujah...”



“Ho sentito che c'era un accordo segreto
Che Davide suonava per compiacere il Signore
Ma a te non importa un granché della musica, vero?
Be', funziona così, il quarto, il quinto
Il minore scende e il maggiore sale
Il re frustrato che compone l’Alleluia

Alleluia, Alleluia,
Alleluia, Alleluia ....

Be', la tua fede era forte ma avevo bisogno di una prova
L'hai vista fare il bagno sul tetto
La sua bellezza e il chiaro di luna ti vinsero
Lei ti legò a una sedia della sua cucina
Infranse il tuo trono e ti tagliò i capelli
E dalle tue labbra fece uscire l'Alleluia...

Alleluia, Alleluia,
Alleluia, Alleluia ....”


E così cominciarono a ballare, stringendosi e rimanendo in silenzio. Per tutta la notte.







La fresca brezza autunnale ha ripreso a soffiare, leggera, fra i capelli della giovane. Hermione sospira. Quel ricordo le ha fatto male, malissimo.
Le foglie hanno ricominciato a cadere, soffici, compiendo la loro danza colorata.
E’ come se della neve dai colori della terra cominciasse a cadere da un cielo non grigio e nero, ma azzurro e bianco.
Volano, volano.
E non si preoccupano dove ne come cadono. Ne quando, ne perché. Loro lo fanno, silenziose, abbandonandosi nel freddo abbraccio del vento del nord. E allora sì, di nuovo, ancora, il turbine di emozioni avvolge le persone attorno ed ancora i bambini lasciano il giocare e osservano quelle sei, sette foglie che cadono dagli alberi. Qualche ragazzina comincia a girare su se stessa, forse per imitare la loro danza. Forse per vedere il mondo con i colori dell’autunno.
Ma questo è troppo per chi, come Hermione, è triste. Eh sì, perché chi è triste non vuole vedere le foglie d’autunno.
Molti di questi non sanno il perché, ma lei, Hermione, lo ha intuito. Le foglie sono come i ricordi, e chi è triste non può pensare ai suoi ricordi. Perché se ci si lascia trasportare dai ricordi come le foglie fanno con il vento, allora non si sa dove, come, quando e perché ci si ritroverebbe. Forse si potrebbe andare nel posto e nel ricordo più bello della propria vita, o forse in quello più brutto e temibile.
Bisogna aver coraggio per guardarsi indietro, ed Hermione quel coraggio non lo vuole avere. Fa finta di essere come tutti gli altri, fa finta che non sia successo nulla e vive nella sua stasi temporale. Così no, non soffrirà più. Mai più.
Eppure così si perde il piacere di lasciarsi trasportare nel vento.
Ma va bene, purchè non si pensi al passato.
E nemmeno al futuro.
Ancora una spira di vento la avvolge tutta, e le foglie volano ancora più in alto. Deve resistere, non ci deve pensare, non ci deve pensare, non ci deve pensare...





Urla, di chi? Le sue? Sì, le sue. E tanto rosso, tutto rosso. Le sue mani sono bianchissime e tremano e sente in bocca il sapore metallico del sangue. Sangue rosso su uno sfondo rosso.





Si accende nervosamente una sigaretta e se la mette in bocca con foga. Una boccata, due, ed ecco, finalmente torna ad essere padrona di sé. Il ricordo se ne va veloce ed ora può tornare ad autoconvincersi che non sia successo nulla, che tutto va bene, benissimo.
Il vento del nord si placa e se ne va. Questa volta ha perso, la donna ha ancora i piedi per terra e non è riuscita a guardarsi indietro. Ma Hermione sa che il vento ci riproverà. Riproverà a far volare le foglie d’autunno.

-Signorina non dovrebbe fumare, non nelle sue condizioni.

Hermione si gira trovandosi faccia a faccia con un viso a forma di cuore, lentiggini sparse su un naso a patata e un sorriso luminoso.

-Ginny. Che fai, mi controlli?

Il sorriso della giovane dai corti capelli rossi scompare.

-Hermione come ti viene in mente? Non lo farei mai. Però sì, in fondo ti cercavo. Anche se non per il piccolino…- e di nuovo torna un grande sorriso che illumina il volto della donna.
“E’ bella.” Pensò semplicemente Hermione.
Come descrivere appieno Ginny Weasley? Particolare. Una di quelle persone che illuminano la vita di chi gli sta vicino… non so se ne avete mai incontrate. Se ne vedono una o due nella propria vita, se sei fortunato tre o quattro. E lei, Ginny, è una di queste. Sa cosa dire nel giusto momento, sa ascoltare e consigliare. Magari non ha una spiccata intelligenza né è fisicamente bella, ma basta il suo sorriso ed il suo naturale calore a far sì che tutti le vogliano bene. Indistintamente. E si era impegnata Ginny. Era diventata Medimaga, voleva aiutare gli altri.. ed ora riesce a farlo.

Hermione riprende a camminare, la sigaretta fra le dita.
“Mi piacerebbe essere come Ginny?” Si gira, guardando la giovane donna che sorridente le si è affiancata. “Sì, forse sì.”

-Allora, cosa mi volevi dire, Ginny?
-Oh, Hermione, io credo di impazzire se non lo dico a qualcuno!- la giovane Medimaga si gira, ponendosi avanti a lei e prendendole le mani. La guarda negli occhi, per qualche minuto.
-Io.. io ed Harry ci sposiamo!

Il tempo si ferma nella mente di Hermione.
Harry e Ginny.
Si sposano.
Una grande rabbia nacque in lei. Con che coraggio…con che coraggio la sorella di lui le si presenta dicendole che si sposavano… in quel giorno… no, non poteva, non ne aveva il diritto!

-Che fai, non mi dici niente?
-Ginny, ma che vuoi che ti dica? Sposati, fatti mettere incinta e sforna figli. Ma cosa ti aspettavi da me, eh? Un abbraccio, un sorriso e qualche parola di congratulazioni? Ma cosa mi interessa se ti sposi. E poi dai, non puoi dirmelo oggi, No, non puoi, chiaro? Mi sento…mi sento…

La sigaretta viene portata con urgenza alle labbra, inspirando nicotina.

-Scusa se avevo pensato che alla mia migliore amica potesse interessare qualcosa se sto vivendo il momento più bello della mia vita! Hermione, io ero venuta da te perché mi fidavo, perché ti voglio bene… ma mi sbagliavo, a quanto pare. Tu sei solo presa da te stessa, dalla tua vita e da…da…
-Dalla morte di tuo fratello? Sì. Bersaglio centrato Gin.
-Ma perché non riesci a chiamarlo per nome? Ronald Weasley, Ron, RON! Quanto diamine ti è difficile accettare la realtà? E’ morto, non tornerà più Hermione!

La voce di Hermione, che prima si era alzata di tono, è ora bassa, calma. Fredda.
-…lo so Ginny. Se non ci fossi tu a ricordarmelo…- aggiunse sarcasticamente.

Di nuovo la donna incinta inspira la sigaretta, questa volta a fondo. Ed ogni respiro di nicotina è una pugnalata al bambino…lei lo sa…ne è consapevole…

-hey…andiamo Hermione. Vedrai che con il tempo passerà tutto, ascoltami, dai. Ora sai che facciamo? Andiamo a casa, ti fai un bagno e ti porto a mangiare fuori. Così festeggiamo e ti tiri su di morale.. Anzi! Andiamo a fare shopping per il bambino! Che ne dici? Le hai già comprate le lenzuoline? Bhe, immagino di sì…allora un bel pigiamino!

-Lo sai che non ho comprato nulla, ne ho voglia di farlo.

La donna si ferma, raggelata. Il suo viso prende i colori cupi dell’inverno ed il sorriso svanisce.

-Posso accettare che tu non voglia esser felice del mio matrimonio. Posso accettare che tu stia passando un periodo di depressione. Ma no, non accetto che tu neghi di aspettare un figlio.

Ancora, ancora fumo. Inspira ancora una volta Hermione, su. La nicotina ti tranquillizza.

-…e fai basta con questa schifezza! – con uno schiaffo Ginny riesce a girare il viso della donna davanti a lei, ed a farle cadere la sigaretta.

Lacrime cominciano a cadere con copiosità dagli occhi della rossa, che poi prende e fugge, nella direzione opposta a quella in cui si stavano incamminando. Nel farlo delle foglie si alzarono, cominciando a vorticare…






-Hermione… Hermione, dormi?
Si girò, gli occhi chiusi impastati dal sonno. Non rispose, anche se poteva sentire. Era stanca, aveva studiato fino a tardi: diventare Auror non era una passeggiata. Men che meno se condividevi l’appartamento con un fidanzato focoso e innamorato.
Il fidanzato in questione l’abbracciò da dietro, mentre le loro pelli nude si sfioravano. Lei ebbe un brivido.
Avevano fatto l’amore quella notte ed era sempre meraviglioso.
Ma se c’era una cosa che più preferiva era dopo, quando entrava in quello stato di dormiveglia in cui non eri ne completamente sveglio ne stavi del tutto dormendo. I tuoi arti erano intorpiditi eppure il tuo corpo sembrava espandersi nella camera.
Ed era in quei momenti che lui l’abbracciava, le baciava la testa e si addormentava. Affianco a lei.
-..sì, immagino di sì. Sai.. c’è una cosa che volevo dirti, e anche da un po’ sai? Ma sei sempre stata più brava te a parlare. Anche la più intelligente. Il più bello rimango io, però, è fuori discussione, almeno questo concedimelo.
Sorrise.
-C’è una domandina che ti volevo fare. Ed ora che dormi faccio le prove, come i bambini quando combinano una marachella che provano la loro scusa davanti allo specchio. Sei tu il mio specchio ora. Allora vediamo un po’ come cominciare. Io propongo un: ti amo. E fino a qui tutto liscio. Adesso viene la parte più difficile. Mi vuoi sposare saccentona?
Immediatamente si riscosse, e ogni traccia di sonno scomparve. Si girò e gli butto le braccia al collo.
-Sì, sì, sì, sì!
-S-sei una brutta imbrogliona! Te d-dovevi dormire!
Lei lasciò il suo collo, per impossessarsi dei suoi occhi.
-Che c’è vuoi ritrattare?
Lui fece l’espressione che Hermione catalogava come “sono un duro e me ne vanto”.
-Può essere…
Lei aprì la bocca costernata, un attimo impaurita.
-Ma che sono, scemo? Certo che non ritratto! Ad una condizione, però.
-Sentiamo- rise lei, piena di gioia.
-…ci sposiamo in autunno.
-Condizione accordata.
Lui la riabbracciò e rise sulla bocca di lei. Anche Hermione rideva, incapace di fare altro. Poi si baciarono e rotolarono sul letto fino a quando caddero sul pavimento.
Scoppiarono in una grossa risata che presto si risolse in un altro lungo bacio.






-Signora che ha, si sente male?
Un ronzio, un tremendo ronzio le fischia in testa. Si sente gli occhi annebbiati, il mondo gira… le foglie sono intorno, sopra o sotto lei? E’ tutto così confuso, non riesce a stare in piedi. Così cade e la fredda terra le sembra ora l’unica cosa certa.
Un dolore acuto proviene dalla parte inferiore del suo corpo. Poi sente un bruciore incredibile nel suo ventre, come se stesse andando a fuoco.

Il bambino!

Cerca di aprire gli occhi, di chiamare aiuto, sente alcune mani sopra di lei, ma tutto quello che riesce a fare è urlare. Poi finalmente, una voce riesce leggermente a calmarla. Harry.

-Oddio…Hermione! Presto Ginny, portiamola al S. Mungo! Di corsa, dai! Non capisco cosa abbia!

Ma lei lo sapeva. A volte era doloroso essere così intelligenti. Oh sì.



Stava perdendo il bambino.







****************


I personaggi presenti in questa fanfiction appartengono esclusivamente a J.K. Rowling: io li ho solo utilizzati per puro divertimento, senza scopo di lucro.

Bhe, che dire, grazie mille per le bellissime recensioni che mi avete scritto! Procedo con ordine:
*Elbereth, grazie mille per le tue buone parole. Quel pezzo è il primo che ho scritto, stranamento è uno dei pochi che ho fatto di getto ascoltando “Ogni mio istante” dei Negramaro. Mi ha ispirato tantissimo… spero ti possa piacere anche questo capitolo!
*daffydebby, ho aggiornato prima che potevo, ma con l’imminente inizio della scuola (arrggh, quest’anno è la quinta, non ci voglio neanche pensare!) non sono riuscita a scrivere più veloce. (E poi sono dannatamente pigra ^^’’)
*Blacky, ehmmm….credo che il tuo presentimento ci abbia azzeccato in pieno… purtroppo io ho scoperto di avere una grandissima vena sadica e alla fine qualcuno dei miei eroi muore sempre °_°… grazie anche a te per le bellissime parole.. mamma mia.. mi sento fiera!! Un bacione!
*Ginny_Potter, addirittura favolosa? °///° Viva le Ron/Hermioneeee!
*miky black, grazie mille, spero ti piacerà anche la seconda parte della fic!
*Lilac, eccolo in continuo, ho scritto abbastanza velocemente per i miei lunghissimi tempi di pausa.. ma credo che per il prossimo lunedì sarà ondine anche la terza ed ultima parte della fic!
Bhe, davvero grazie di cuore per le belle recensioni che mi avete mandato. Spero di riceverne altrettante per questo capitolo... spero che vi sia piaciuto e spero che continuerete a seguire la danza delle foglie d’autunno fino al prossimo atto, l’ultimo, che posterò credo prima di lunedì.
Besitos!!

*FallenStar*


  
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