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Autore: crissi    12/06/2010    15 recensioni
Oscar ed il suo rapporto speciale con il piccolo Delfino, durante gli anni. E quel suo "maledetto" cuore di donna che, ogni tanto, si fa sentire. Storia tenuta insieme da un vecchio giocattolo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, André Grandier, Marie Antoinette, Oscar François de Jarjayes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PICCOLO UOMO - 1789
Innanzitutto, per Beatrix1291: dopo lenta riflessione, sono arrivata a capire quel che volevi farmi capire riguardo l'OOC. Cioè, per quanto da un atteggiamento si possa dedurne un altro (le sfumature a cui mi riferivo), proprio perchè la deduzione è personale, il tutto rimane una interpretazione personale. Quindi, quando ho torto... ho torto! Ci arrivo piano, ma prima o poi ci arrivo!   : )
x Kira91: secondo me, sì, Oscar se ne era accorta.

Per il carattere HTML ... forse ci son riuscita! Spero che ora non sia troppo grande.

Come annunciato, non sarebbe stata lunga e qui finisce; per la tranquillità di Audreyny e Fighterdory, niente "pini svedesi", ma purtroppo, neanche risate.
In compenso, Oscar "sbarella" solo per Andrè.
Pry ... scusa, tu starai molto male di stomaco per le affinità che Oscar sente di avere col principino e  ... per i pensieri sdolcinati.   : I

... Vabbè ... sperò piacerà! Grazie a tutte!

*****

1789


Sto galoppando sfrenatamente per la campagna parigina, che lentamente si è risvegliata dopo il torpore invernale.
Il cavallo corre come il vento per i sentieri polverosi ed i prati già verdi, saltando siepi e fossati, tutto per seguire i comandi di questa sua padrona nervosa ed ansiosa a causa del messaggio recapitatole questa mattina, poco dopo l’alba e che sta  cercando di abbreviare la via in ogni possibile modo.
Finalmente, dopo un bosco di castagni, mi appare davanti il castello scelto come residenza di campagna dei reali, dove il principino Joseph è stato trasferito nel tentativo di migliorare le sue condizioni di salute.
Cèsar pare non volersi fermare neppure davanti ai due profondi fossati che affiancano i cancelli chiusi del maniero; s’impenna più volte nitrendo, quando gli tiro con decisione le briglie.
- Sono il colonnello Oscar Francois de Jarjaies – grido verso le due guardiole. – Sono stata convocata d’urgenza da Sua Maestà, la Regina! –
Le guardie, evidentemente al corrente di questa visita, non fanno difficoltà e, dopo pochi minuti, sto già camminando con passo deciso attraverso un lungo salone dalle luminose vetrate.
Un rumore di passettini veloci riecheggia contrastando quello di andatura militare.
Maria Antonietta compare in fondo al colonnato, arrivata da un corridoio laterale.
Vedendomi, tira un sospiro di sollievo. Alza l’abito da terra, tenendolo sul davanti con entrambe le mani e, senza preoccuparsi dell’etichetta, corre verso di me.
Anch’ io affretto il passo, lasciando il mantello agitarsi nell’aria.
Ci incontriamo a metà strada, senza convenevoli, né saluti. La regina lascia ricadere le vesti e congiunge le mani sul petto.
- Madamigella Oscar, grazie al cielo siete qui! – esclama apprensiva. Ha il viso teso e gli occhi arrossati per la veglia e per il pianto.
- Ho fatto più presto che ho potuto, Maestà – dico a mo’ di scusa – Sono partita appena ho ricevuto la Vostra lettera: Vi prego, ditemi che è accaduto –
La donna china il capo e si tortura le mani  in silenzio per qualche  istante, incerta,  come se  dirlo  rendesse il tutto più concreto, irrimediabile.
- Si tratta di Joseph. Stanotte ha avuto un altro attacco, molto violento; e, nel delirio, non ha fatto che ripetere il vostro nome. Lo sapete, Oscar, vi vuole molto bene e si è dispiaciuto quando avete lasciato la Guardia Reale. I medici che mio marito ha convocato da tutta Europa, sono purtroppo unanimi nella loro diagnosi: non ci sono più speranze, gli rimangono solo pochi mesi di vita. … E pensare che ha solo sette anni! –
Si copre gli occhi con le mani nel tentativo di trattenere  le lacrime che sembrano inesauribili.
 

Nonostante la malattia, Louis Joseph riusciva a dare seri grattacapi alla governante che sudava sangue per tenerlo a letto.
- No, non voglio dormire! Sono stanco di dormire! Voglio uscire! – grida il bambino col poco fiato che gli resta dopo l’ennesima terribile notte.
La balia cerca di tenerlo coperto, ma il piccolo difende tenacemente il suo desiderio di libertà con una serie di schiaffi, calci e morsi.
- Principino, sapete che non è possibile nelle vostre condizioni!- cerca di tranquillizzarlo la donna.
- Perché non mi permettete niente? Fra poco, io sarò re e non potete ordinarmi di stare a letto, capito! –
- Ma che sta accadendo qui? – chiede la regina, correndo dal figlio. Joseph le getta le braccia al collo.
- Madre, mandatela via! – piagnucola, prendendosela con la povera governante. – Mi tiene sempre chiuso qui dentro: è cattiva! –
Maria Antonietta gli carezza con dolcezza la bionda chioma: come fargli capire le buone intenzioni di tutti?…Per tranquillizzarlo, invita servi e dottori ad uscire dalla stanza; poi, senza difficoltà, lo rimette a letto e gli rimbocca le coperte.
- C’è una sorpresa per te, Joseph... – gli dice sorridendo e tenendolo per mano.
Il bimbo s’incuriosisce subito e guarda verso la porta; così esco dalla penombra, e, rispettosamente, m’inchino.
- Madamigella Oscar, siete venuta a trovarmi, finalmente! – grida radioso, per quanto consentitogli dalla poca voce rimasta.
- Mi scuso per non averlo fatto prima, altezza. Sono sempre molto impegnata. – rispondo.
- Voi lavorate troppo! Se non aveste lasciato la Guardia Reale, avremmo certamente potuto trascorrere molto più tempo insieme e non vi stanchereste così tanto!
- Mi addolora avervi arrecato dispiacere. Credetemi, non era mia intenzione.
- No, non dispiacetevi: la Guardia Francese aveva bisogno di un buon comandante!
Ringrazio sincera per quel complimento così adulto fatto da un bimbo.
- Vorrei chiedervi un favore, madamigella Oscar ...– mormora Joseph con due occhioni imploranti che con la balia non avrebbero funzionato, ma con me sì.
– Mi portereste a cavallo con voi?

La richiesta mi sorprende, viste le sue condizioni di salute.
- Madamigella, non preoccupatevi … Non gli accadrà nulla di male in vostra compagnia. – Interviene la madre, intuendo i miei timori e cercando di nascondere le lacrime.
– Vi prego, esaudite questo suo desiderio … –

Non c’è bisogno d’aggiungere “potrebbe essere l’ultima volta che ve lo chiede”.
 

E’ bello vederlo così felice. E lo sono anch’io.
Rido con lui, mentre galoppiamo con il vento tra i capelli.
Joseph sta davanti a me, si tiene con una mano alla criniera, mentre sbatte l’altra in ogni direzione per esprimere la sua gioia.
- Corri, Cavallino, corri più forte! - grida al mio vecchio e stanco César.
- Siete davvero bravo, Altezza!
- Lo so!
- Siete un cavallerizzo provetto!
- Lo so!
Ci siamo allontanati considerevolmente dal castello e, per il piccolo, l’emozione di trovarsi finalmente libero da quattro mura, si rivela troppo forte.
Lo sento accasciarsi tra le mie braccia, svenuto.
Fermo il cavallo vicino ad un ruscello.
Facendo attenzione, smonto col bimbo tra le braccia e lo sdraiò sull’erba, all’ombra di un albero.
Mi chino ad ascoltargli il respiro. E’ regolare. Però ha la fronte calda.
Apro la mia giubba, sfilo la sottile sciarpa dal mio collo e vado ad immergerla nell’acqua fresca; mi inginocchio accanto a lui e gliela poso sulla fronte più volte finchè, finalmente, Joseph riapre gli occhi.
Gli sorrido.
- Dobbiamo tornare al castello ora …  - dico sistemandogli i ricci bagnati.
Lui mi guarda sognante.
- Come siete bella! – mormora.
Il complimento mi lascia a bocca aperta, completamente spiazzata.
- Siete la donna più bella di Francia! – aggiunge categorico - …Anche più bella di mia madre …
Incasso gli apprezzamenti senza trovare da ribattere, imbarazzata e divertita.
- Sapete, - esordisce con aria spaventosamente seria - … tra qualche anno sarò il nuovo re di Francia, il re di questo grande Paese … Allora sarò un uomo, non più un bambino debole e malaticcio…-
Parla a fatica, il principino, con gli occhi lucidi, il respiro spezzato.
- Sì, altezza, voi diventerete Luigi XVII… - confermo, neanche immaginando dove voglia arrivare col suo discorso.
- Crescerò, Oscar …. Diventerò un uomo forte e coraggioso … e vi sposerò! –
Resto ancor più sorpresa, senza parole. Anche commossa.
Mi rendo conto che sto ricevendo una proposta di matrimonio da un bambino.
E non posso non sorridere.
Joseph si tira sù, in ginocchio, come me davanti a lui; mi guarda negli occhi e, timidamente, allunga il braccio per accarezzarmi i capelli con la manina.
- Voi mi piacete, Oscar! Mi piacete davvero tanto: siete bella, coraggiosa … Solo voi potete diventare regina …Io cercherò di non stare più male, così vi potrò sposare… Ma voi dovete promettermi che mi aspetterete.
Nella mia mente sto cercando qualcosa di gentile da rispondere, qualcosa che non lo offenda, ma è una cosa tremendamente … strana, per me.
Queste … cose ...  Non  me la cavo in queste cose!
Ho maltrattato Andrè … Ho maltrattato Girodelle … Non posso maltrattare un bambino!
Improvvisamente, mi getta le braccine al collo e mi bacia su una guancia; poi si stringe forte a me.
Sta piangendo ….
- Ti voglio bene, Oscar, … – sussurra – però ti ho detto una bugia: non è vero che diventerò un uomo forte. Loro non mi dicono niente, ma io so che sto per morire… Ho sentito i medici che lo dicevano al re e mia madre piangeva.
Trovo la forza di un gesto affettuoso, così insolito per me, mentre le lacrime si fanno strada e solo grazie alla forza del mio carattere, le trattengo; gli carezzo la testina bionda, gli bacio i capelli, addolorata come mai avrei pensato di poter essere.
Joseph è davvero un caro bambino! Sincero, innocente… Vorrei tranquillizzarlo, dirgli che non è vero, che lui vivrà a lungo, che davvero mi sposerà e che la sua vita sarà lunga e felice. Ma il piccolo delfino è anche un bimbo davvero intelligente e non crederebbe mai a simili parole.
- Caro Joseph, - mormoro allora – ti assicuro che sei già tanto uomo, bambino mio. Piccolo uomo, piccolo amore mio … -
E con gli occhi lucidi nonostante la mia volontà, me lo stringo al petto.
Il principino mi stringe più forte e perde di nuovo i sensi.
Comincio a dondolarmi con questa creatura inerme tra le braccia.
Con questo bambino così simile a me, che potrebbe essere mio.
Che una parte di me, un po’ vorrebbe mio.
Lo cullo qui, seduta in mezzo a questo prato fiorito, ricco di vita e, mentre lo stringo, sento la sua magrezza impressionante, la pelle trasparente ed opaca, la fronte troppo calda.
Sento al tatto la morte e non so ancora che è la stessa morte che abbraccerà me tra qualche mese.
E piango per l’ingiustizia delle nostre vite. Per noi che abbiamo tutto, eppure niente.

  ***

Oggi è una giornata storica!
Oggi, dopo 175 anni dall’ultima volta, si aprono gli Stati Generali.
I rappresentanti dei Tre Ordini si chiuderanno nella stanza dell’assemblea e, quando ne usciranno, la Francia non sarà più la stessa.
Questa Nazione, esaurita materialmente e moralmente, troverà la forza di risollevarsi e di cambiare.
Con l’aiuto di tutti i suoi figli, nessuno escluso.
Il baco tesserà un bozzolo di riforme, di idee, di novità e alla fine, ne uscirà una farfalla bellissima, pronta a spiccare il volo.
Sono … raggiante!
Oggi, sì, sono felice! Sono euforica, anche se la mia educazione ed il mio ruolo mi impongono di non darlo a vedere.
Il mondo sta per cambiare e sono certa che sarà migliore.
Siamo tutti qui. Tanti battaglioni diversi per garantire un adeguato servizio d’ordine.
I miei uomini hanno preso l’incarico molto sul serio.
Tutti avvertono l’importanza di questo avvenimento.
L’eccitazione è fortissima.
Ti guardo, lì, sull’attenti, di fianco ad Alain, che si è ripulito e messo in ordine per l’occasione, senza che glielo dovessi ordinare.
… Ma che, purtroppo, continua a chiacchierare al vento, invece di starsene immobile e zitto!
Tu, invece, sei diventato un soldato di prim’ordine.
Hai l’uniforme sempre pulita; le borchie sono splendenti; il fucile oliato e pronto.
Tu sei un soldato perfetto, Andrè!
Sospiro.
… no … Tu sei un UOMO perfetto, Andrè! …
Lo sei sempre stato.
… il mio Andrè
Stai ridendo. Quel pagliaccione gigante del tuo amico è riuscito a smuovere la tua perfezione.
Dovrei venire lì e farvi una bella ramanzina!
Ma … oh, Signore! …
… Anche il tuo sorriso è perfetto! …
Come faccio a riprenderti?
… Dovresti sempre sorridere …
Sospiro ancora.
Già … Resto a guardarti e sospiro. Mi succede sempre più spesso, Andrè!
Ma tu, non te ne accorgi.
Sto cambiando, Andrè …
Sono cambiata! …
Sorrido di nuovo.
… Sono un bruco nel bozzolo e sto cambiando …
… Sento che sono ali quelle che crescono in me! …
La Francia sta per avere una nuova vita.
… E noi?

Levo con dispiacere lo sguardo da te e mi do’ un occhiata in giro.
Mi viene spontaneo guardare verso gli appartamenti reali.
So che Joseph è rientrato da Meudon.
Magari, troverò un attimo di tempo per fargli visita.
Continua a non stare bene, povero piccolo!
Devo assolutamente andare a trovarlo.
… in fondo, è giusto … tra fidanzati ..
- Tutti gli uomini schierati, comandante .
esclami alle mie spalle scattando sull’attenti.
- Sai , Andrè… - esordisco, con un tono birichino, senza voltarmi a guardarti – Un giorno potrei diventare Regina.
Non vedo la tua espressione, ma so che sei lì con la bocca da trota, mio caro !…
Sì, ancora un po' di concorrenza sleale... Un altro pretendente blasonato, proprio quello che ti ci vuole, vero?
Così, tanto per farti dormire meno tranquillo...
... Scusa … Mi diverto un po’ a prenderti in giro, Andrè!
Sono solo la solita Oscar cattivella che ogni tanto fa capolino...
Ma se tutto andrà per il verso giusto in questi Stati Generali …
Non so, … mi sento … ottimista, Andrè …
Magari, un giorno …
Sì, magari "noi" ... Dire "noi" potrebbe diventare un tuo diritto, Andrè.

***

Mi affaccio. La governante mi vede, mi sorride sollevata, lasciando intendere che ero attesa con ansia, e si rivolge a lui.
- E' arrivata, Altezza!
- Venite avanti, colonnello! non fatevi suppplicare! - lo sento esclamare con voce leggermente rauca.
Obbedisco e mi inchino.
- Vi trovo bene, oggi, principe Joseph!
Il piccolo mi guarda sbieco e divertito.
- Siete davvero una pessima bugiarda, madamigella Oscar! Dovete esercitarvi un po' nell'arte della frottola: avete tante qualità, ma questa è una dote che davvero vi manca. E a Versailles è qualcosa di vitale, saper mentire.
- Perdonate, ma sapete che non frequento molto la Reggia ultimamente ...
- Lo so, lo so ... Siete sempre lì fuori con i vostri soldati. Vi vorrei tanto qui con me, Oscar! Nessuno mi racconta niente di quel che succede. Ditemi, stanno ancora discutendo animatamente là dentro?
Annuisco.
-  Non capisco .... Perchè non trovano un accordo? In fondo, sono tutti francesi!
Improvvisamente, un attacco di tosse violento.
Faccio per avvicinarmi, per aiutarlo, ma Joseph mi ferma con la mano. Ormai, ci è abituato.
Pochi istanti, poi riprende a respirare regolarmente. Certo, sempre a fatica, ma anche stavolta è passata.
Mi fa segno di sedermi sul letto e lo accontento.
E' vero! Sono una bugiarda incapace.
Il suo aspetto dice tutto. Dice che il conto alla rovescia è cominciato.
Gli occhi infossati, cerchiati di nero ... e quelle iridi azzurre incredibilmente vivaci...
Mi prende la mano nella sua, piccola e fredda.
- Avanti, ditemi tutto ...
Così comincio a raccontargli gli Stati Generali: la gente, le idee, i problemi.
Lui ascolta, domanda, commenta tutto; intelligente ed acuto, concentrato, serio, realmente interessato.
E, alla fine,  mi meraviglia l'infantile semplicità con cui risolverebbe tutto: " sono tutti Francesi", mi ripete ancora con voce flebile.

Il principe Joseph mi ha congedata: era visibilmente troppo stanco.
Così, me ne sto andando.

Ritorno ai miei doveri. Ai miei soldati. ... Ritorno alla mia vita.
Percorro ancora una volta la Galleria Degli Specchi invasa dal sole.
Per l'ennesima volta nella mia esistenza, percorro questa fiabesca sala, insolitamente deserta, ma è passato tanto tempo dall'ultima volta.
Vedo riflessa me stessa nei tanti specchi: me a 14 anni, a 17, a  20 ..., 30 ...
Questi specchi hanno catturato un po' della mia anima, nel tempo. 
E anche un po' di Versailles, della sua bellezza così fuori della realtà,  resterà sempre dentro di me.
Guardo fuori, l'arancio del sole che si propaga sulla superficie dei parterres d'acqua e del grande canale.
Mi par d'udire ancora le voci, le risate; di vedere le dame ed i gentiluomini di allora, quando ero giovane e questo posto era ... il centro del mondo, la Corte d'Europa.
Quando Versailles era vivace e non alla fine del suo splendore.
Tossisco.
Mi volto verso gli specchi ed alzo ancora gli occhi sul mio riflesso di oggi,  prima di uscire da qui.

Vedo il mio pallore esagerato contrastare con la luminosità proveniente dalle mie spalle e le mie iridi azzurre, incredibilmente vivaci a causa della febbre.
Non ne ho la certezza, ma temo che il conto alla rovescia stia cominciando anche per me.

 ***

Fa un caldo davvero pazzesco!
Probabilmente stasera scoppierà un temporale. E’ troppo afoso!
Ricordo, come se fossero secoli fa, il primo giorno di questi Stati Generali.
Ricordo il mio entusiasmo e mi domando dove sia finito.
E’ passato un mese e sembra trascorsa una vita.
Un mese di caldo e piogge furiose.
E dentro cavillano ancora!
Sono nervosa.
I miei uomini sono nervosi.
E poi c’è questa tosse che non vuole proprio passarmi.
Mi tocco la fronte: credo  d'avere ancora un po' di febbre.
… Maledizione!
Di notte non riesco a dormire.
Di giorno non riesco a mangiare.
Comincio a non poterne più di questa situazione di stallo!
Siamo qui tutti i giorni.
In piedi, da bravi soldatini, con qualunque tempo.
E là dentro si perdono in chiacchere sterili!
Passo in rassegna davanti alla scalinata e mi infurio.
- Andrè! – esclamo irosa, come raramente mi capita.
Vi vedo tutti irrigidirvi.
… Davvero faccio così paura?
Mi corri vicino e scatti sull’attenti.
- Sissignore?
Mi chino a raccogliere una bottiglia vuota dal cortile e te la sventolo sotto il naso.
- Non ti avevo detto di controllare che fosse tutto in ordine?
Mi sorridi. A te non faccio paura.
- Mi dispiace, comandante, non l’avevo vista.
Noto che hai un’aria stanca, ma che l’uniforme è in ordine e le borchie luccicano.
… Oh, Andre Andrè … Con te non riesco ad arrabbiarmi sul serio!
Faccio qualche passo, allontanandomi da te, guardando in giro se c’è qualcos’altro per cui posso riprenderti.
- Va bene … - mormoro. – Fai ancora un controllo per vedere che non ci sia altra immondizia e … - faccio cenno di lanciarti la bottiglia - … vai a buttare questa!
- Sissignore!
Tu ti sporgi per acchiapparla mentre sta già volando nella tua direzione.
Ma …
Rumore di vetri infranti sull’acciottolato!
Sono paralizzata dalla sorpresa.
Tu pure.
Te ne stai lì, immobile, il braccio ancora teso.
-   Non guardarti la mano! … la bottiglia lì non c’è! -
ti prende in giro Alain, arrivato di corsa, mentre ti da una manata distruttiva sulla spalla e comincia a raccogliere vetri al tuo posto.
Ma tu non ridi.
Io neppure.
- Andrè, ma tu ci vedi davvero bene? - chiedo preoccupata.
Ti vedo esitare. E non mi guardi.
- Ma sì! – interviene ancora in tuo soccorso Alain. - E’ che a stare in piedi tante ore, abbiamo gli arti intorpiditi! Non è vero Andrè!
Ti ha strizzato l’occhio. L’ho visto!
- Già … è così! – gli dai corda. Ma la tua voce trema.
- Andrè, non nascondermi la verità … - aggiungo con tono di una evidente ansia.
- Ma no, non nascondo niente. .. Sono solo stanco, Oscar, credimi.
... Oh, Andrè, io voglio crederti! Non sai quanto!
 

Alle mie spalle, un nitrito di cavalli agitati, lanciati veloci, mi distrae.
E’ la carrozza reale.
- E’ la Regina … Sta correndo dal figlio. Lo hanno riportato a Meudon, ma non è servito.
Mormoro preoccupata anche per lui.
- Non è la prima volta che il Delfino supera una crisi …
Cerchi di tranquillizzarmi.
... Lo so ... Ma sta andando tutto male, Andrè …
Ho una brutta sensazione …

 

***


Dopo tanto tempo sono sola con te, nel nostro salone.
... Curioso … Ultimamente ho cominciato a pensare al plurale.
Ti ho dato il permesso di fermarti a casa, senza rientrare in caserma con gli altri.
Un permesso che cerco di farti ottenere spesso, ultimamente.
Siamo in abiti civili. In abiti informali.
Dopo tanto tempo, niente uniformi. Niente comandante e soldato. Solo noi.
Abiti leggeri, intriganti, sensuali. Almeno, così li vedo su di te…
Diventi sempre più bello. O sono io a guardarti diversamente?
Sembra così lontana quella, per me,  drammatica sera, in cui ho pensato di poterti odiare.
La tua risata risuona ancora tra queste mura.
Mi sei mancato.
…Il mio Andrè mi è mancato...
Mi sembra un brutto sogno, questo esserci smarriti.
Come ho potuto anche solo pensare di fare a meno di te?
Sorseggi piano la tua cioccolata e guardi il buio del parco; guardi la strana pioggia incessante in questa sera di giugno.
Ti rifletti nel vetro della finestra come in uno specchio e mi par di cogliere un’ombra insana dentro di te.
Una preoccupazione opprimente.
- Andrè ...
- Dimmi ...
- Davvero ci vedi bene?  
Ridi. Prendi in giro le mie paure.
- Giura!
- Se è uno scherzo, posso anche ridere!
E lo fai di nuovo, più forte.
Ti guardo gettare la testa all’indietro e ridere di gusto.
Sì, mi stai prendendo in giro... O no,  sei sincero?
Sembri pronto a canzonarmi all’infinito, come da ragazzini.
La piccola vecchia Oscar ti avrebbe già minacciato di chiuderti la bocca a forza.
Ti avrebbe spintonato fino a farti cadere.
Ti sarebbe saltata cavalcioni sui fianchi ed avrebbe cominciato a picchiarti come un materasso.
Questa nuova Oscar, nella quale sto mutando, resta immobile, senza parole, e non riesce a togliere lo sguardo dalle tue labbra morbide.
Questa Oscar vorrebbe infilarti le dita tra i capelli ed arricciarti una ciocca all’infinito.
La nuova Oscar vorrebbe fare tante cose con te, cose che prima non ho mai osato immaginare e ancor meno dire.
Prima.
Prima di quella notte a Saint Antoine. Quando il terrore di perderti mi ha fatto spalancare occhi e cuore.
Prima.
Quando ancora mi illudevo a pensare che tutto potesse tornare come prima di quella altra notte nella mia stanza.
Tornare alla tranquilla finzione, al quotidiano, alle certezze.
A noi amici.
A noi bambini.
Ora non vi è più nulla di certo nella mia vita. Se non questo desiderio per te.
Siamo vicini. Ti vorrei più vicino ma …
E’ allora che le sento.
- Cosa? – mi chiedi preoccupato.
Le campane di Notre dame.


***


Nella camera buia, solo le sommesse parole dei dottori; solo i singhiozzi trattenuti e le lacrime silenziose della mamma e del papà.
Joseph guarda Cavallino sul cuscino accanto a lui.
Lo guarda negli occhi di vernice, teneramente. E gli pare di sentirlo chiamare lui …
Gli sta presentando un invito.
Un invito a giocare per l’eternità.
Joseph gli annuisce sorridendo. Un sorriso triste  e rassegnato.
Suo padre gli sta promettendo ciò che neanche un Re può promettere: che verrà riportato a Versailles, appena migliorerà.
Là potrà vedere Oscar tutti i giorni.
- Ho saputo che chiedi sempre di lei …
Tira le piccole labbra in un sorriso consapevole, di colui che ha capito tutto, di chi vede già oltre la fine.
- … La mia Oscar … galoppa sul suo cavallo bianco e corre sfidando il vento, … la mia Oscar…

 ***


La pioggia si abbatte sui vetri come colpi di frusta e le gocce vi scendono veloci, si allargano come una rete. Una rete intorno al cuore, che stringe, che soffoca.
Un tuono, alto e sordo come il lamento; un lampo, breve come la vita.
Poi il diluvio. Lacrime e disperazione.
Eccole!
Le campane di Notre Dame piangono rintocchi che annunciano dolore.
Penetranti. Sinistre.
I colpi lunghi, lenti, vincono lo scrosciare della pioggia a fatica ed il suono giunge alle orecchie.
Ma le avevo già sentite, lì, nella parte più preziosa del mio cuore.
Quella parte che ora non prova più nulla.
Il freddo, la tensione, l’angoscia che mi possedevano, scompaiono improvvisamente.
Com'è dolorosa questa sensazione di vuoto.
Non capisco.
In realtà, non voglio capire, perchè so che farebbe ancora più male.
Mi allontano dalla finestra, ma i miei occhi continuano a vedere solo una notte buia.
Distrattamente, raccolgo la giacca dalla sedia sulla quale l’avevo lasciata e la indosso.
Prendo il mantello, lo accavallo al braccio e comincio a scendere.

Mi muovo, cammino, ma la sola realtà che percepisco è questo vuoto: nella mente, nel cuore, nell’anima.
Scendo le scale, piano, piano ed è come se sprofondassi ad ogni passo.
Spalanco la porta ed il fragore dell'acquazzone mi investe.
E' già giugno.
Fra poco sarà estate.
Ma questa sera è perfetta così. Questa brutta sera.
E dovrebbe essere sempre così, ormai.
Non dovrebbe più tornare il sole.
Mai più.
Mi passo il mantello cerato sulle spalle.
Attraverso il cortile fino alle scuderie. Da sola mi sello il cavallo ed esco sotto la pioggia.
Passando davanti all’entrata del palazzo, ti vedo lì, immobile sulla porta spalancata.
Incontro il tuo sguardo addolorato e mi rendo però conto che, forse per la prima volta, la pena che proviamo non è la stessa.
Questa volta non puoi realmente capire il mio dolore, non con la stessa intensità.
Tutto sommato, questa tragedia ti riguarda molto da lontano.
Tu non ne fai parte.
Tu sei triste, ma per me.
Non hai cercato di aiutarmi con Cèsar ed io non te l’ho chiesto.
... Non sei più un servo in questa casa.
Non ti sei proposto di accompagnarmi.
...Sai che voglio restare sola.
Ti parlo.
... Mi stupisco di esserne ancora capace.
- Vado ad esprimere le mie condoglianze, Andrè.
Salgo in groppa ed improvvisamente mi desto a questo pensiero, insopportabile al mio cuore, ma tragicamente reale.
Mentre le parole escono dal mio cervello ed entrano nell'anima, mi rendo conto dell'accaduto e di ciò che dovrò fare.
…OH, DIO! IL MIO BAMBINO...
Il colonnello Oscar François De Jarjayes, comandante della Guardia Francese deve portare ai sovrani, a due genitori afflitti, la partecipazione di tutta la famiglia al loro dolore.
... BAMBINO MIO!...
Come tutti presenterò il mio dispiacere, in modo formale, lo farò...
... PICCOLO AMORE ...
sforzandomi di essere forte,
... TESORO CARO ...
ed a consolare, a confortare.
Ma, per la strada,
nessuno mi vedrà, nessuno conforterà me.
Ed io potrò piangere
e disperarmi per il mio bambino,
il mio piccolo uomo,
il mio tenero amore....
...MORTO ...

***
... fine fine, più finita di così ...

   
 
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