Una visita inaspettata
Ila POV
Ero a casa. Sola, come al solito.
Avevo mille pensieri in testa, la maggior parte erano su Simo e su Mattia.
Non sapevo cosa fare: uno mi amava, l’altro…bo. Be, non mi aspettavo che mi amasse, alla fine ci conoscevamo solo da una settimana, ma almeno un interesse doveva pur provarlo. Ma non sapevo, non ero sicura. Non sapevo cosa pensare.
Mattia voleva stare insieme a me, mi amava, lo conoscevo da più tempo e, comunque, di lui mi fidavo. Non avevo letto la sua lettera, l’avevo bruciata, non volevo leggerla, non volevo confondermi ancora di più.
Simo non sapevo cosa pensasse di me, non sapevo se gli interessassi, lo conoscevo da una settimana e, cosa molto importante, non mi fidavo di lui. Non mi fidavo perché aveva la classica faccia da stronzo, di quello che ti prende per il culo e poi ti lascia, l’aveva ammesso anche lui di essere così, ma che con me non l’avrebbe fatto: e chi me lo poteva assicurare? Chi mi garantiva che non lo avrebbe fatto? Alla prima occasione che ha avuto, si è scopato un’altra, pensando a me, dice lui e io dovrei credergli? Su che basi? No, dovevo smettere di pensare a lui. Non avevamo certezze o meglio, io non avevo certezze.
Sarei uscita con Mattia, sarei stata con Mattia e avrei dimenticato Simo. Alla fine Mattia mi piaceva ancora e anche tanto, dovevo pur far qualcosa, non potevo stare lì con le mani in mano.
Ero talmente immersa nelle mie riflessioni che non mi accorsi che era arrivata mia mamma.
Con lei parlai del più e del meno, non sapeva niente di Simo, sapeva solo che Mattia mi aveva baciato e che lo avevo incontrato in discoteca. Non sapeva niente di Simo e neanche di Edo. Forse un giorno gli avrei parlato di loro, anzi solo forse di Edo, ma di Simo no. Prima o poi questa “storia” con lui sarebbe pure finita e mia mamma non doveva sapere niente, non era una cosa così importante.
Non mi collegai, non ne avevo voglia. Con la Ary avrei parlato il giorno dopo.
Mia mamma quella sera sarebbe dovuta andare in palestra, ero felicissima: sarei stata a casa da sola e, cosa molto importante, non avrei visto il suo ragazzo.
Stavo ascoltando Tiziano Ferro, riusciva a tirarmi su, forse perché cantavo e piangevo come una fontana tutte le volte che sentivo una sua canzone. Ero in pigiama, con le ciabatte. Cantavo. Ogni singola canzone.
Finché non sentii suonare il campanello.
Chi era che rompeva a quell’ora?
Aprii la porta e mi trovai davanti……
-Mattia? Che ci fai qui?- lo vidi illuminato dal lampione poco distante da lui.
-Volevo parlarti.- non potevo vedere la sua espressione. Non sapevo cosa fare, non sapevo se farlo entrare oppure farlo stare fuori. Volevo uscire con lui, ma trovarmelo davanti, mi aveva scombussolato le idee. Che psicologia avevo? In teoria trovarmelo davanti avrebbe dovuto chiarirmele le idee, non scombussolarmele.
-Come hai fatto a sapere dove abito?- chiesi apparentemente tranquilla.
-Ho i miei informatori. – rise.
Suo papà partì con la sua Audi.
Andai in casa e gli aprii il cancello, uscii sulla porta e me la chiusi alle mie spalle.
-Dimmi. – gli dissi, piantandomi davanti a lui, non volendo farlo passare.
-Non mi fai entrare?- sembrava deluso.
-Non mi sembra il caso. Cioè tu vai a casa delle persone alle 20.45 perché non sai che cazzo fare?- non avevo alzato la voce, ero solo infastidita dal fatto che me lo fossi trovato a casa.
-Ti da fastidio che sia qui?- era serio. Cosa dovevo dirgli: la verità, una bugia o una mezza verità? Decisi di essere vaga.
-Si, più o meno. – in realtà era molto molto meno che più.
Ci sedemmo per terra.
-Voglio sapere cos’hai in questi giorni. Ti vedo strana, agitata, a volte triste. Non mi piace vederti così. Se sono io la cau….
-No. Perché dovresti essere tu? È solo uno di quei periodi in cui ti senti giù senza nessun particolare motivo.
-Non ti credo.
-Fai senza. – non mi fregava se mi credesse o meno. Non volevo spiegargli cosa avevo davvero. Non volevo parlare di Simo, almeno non con lui e poi quello stesso pomeriggio avevo promesso che Simo sarebbe stato il passato.
-A cosa pensi?
-A niente.- dissi facendo un sorriso .
-Non riesci a dirmi le bugie lo sai vero?
-Stavo pensando a quest’ultima settimana. Sono cambiate molte cose.
-Già. Io ho scoperto di essere innamorato di te. È un bel cambiamento.
-Be, si.
-Io non voglio obbligarti a stare con me, Ila. Devi volerlo tu, io non ti obbligo. Non voglio che passi del tempo con me solo perché ti faccio pena o non sai che cazzo fare. Se non ti piaccio più, dimmelo. All’inizio sarà difficile, ma poi me ne farò una ragione. Non voglio obbligare nessuno. Io voglio stare con te. Punto. Se tu non vuoi…
-Cosa fate fuori? E tu chi sei? – mia mamma era sul cancello. Tirò fuori le chiavi ed entrò nel cortile.
-Stavamo parlando. Mamma, questo è Mattia.
-Aaaaaaaaaaaaaa. Il famoso Mattia. Finalmente ci conosciamo. Piacere Carla e non darmi del lei o ti uccido.
-Piacere Mattia. – disse ridendo.
-Volete stare fuori o entrate? Ma tu dove abiti?
-Mamma, una domanda alla volta.
Mattia cominciò a ridere.
-Tranquilla. Abito in città.- rispose lui tranquillo, forse solo un po’ in imbarazzo.
-Si, ma dove. Dammi un riferimento per capire dove abiti.- mia mamma sapeva a malapena girare per il paese e i paesini intorno, figuratevi girare per la città.
-Prima dell’ospedale.- Perplessa, pensò alla strada.
-Ah, capito. vicino alla scuola, quindi.- rispose lei capendo dove si trovasse.
-Esatto.
-Come hai fatto ad arrivare qui?
-Mi ha portato mio papà. Dopo viene a prendermi. Non preoccuparti tra poco lo chiamo e mi faccio venire a prendere.
-E se stessi qua a dormire?
Mi girai di scatto verso mia mamma. Che cosa le era saltato in mente?
-Cosa?- lui spalancò la bocca.
-Si. Rimani qua a dormire. Cioè se domani non volete andare a scuola fate pure. Per me non ci sono problemi. Devi solo chiedere a tuo papà.
-Ti sei fumata una canna?- chiesi. Ero leggermente scioccata. Che cazzo le era preso? Invitarlo qua a dormire? Ma la cosa che mi stupiva ancora di più, era il fatto che il giorno dopo potevamo stare a casa da soli tutto il tempo.
-No. Sto benissimo. Chiama tuo papà. Che almeno arriva anche prima a casa.
Mattia prese il telefono e cominciò a parlare con suo papà.
-Mamma, ma che ti è saltato in mente?
-Dai, non dirmi che non ti fa piacere che rimanga qua.
-No, non è quello il problema. Il problema è che hai detto che domani posso non andare a scuola.
-Certo, almeno passate un po’ di tempo insieme e poi mi fido di te. – disse sorridendomi. So a cosa si stesse riferendo. Però continuavo a supporre che un alieno le avesse fatto il lavaggio del cervello.
-Guarda che vuole parlarti assieme. – le disse Mattia, passando il telefono a suo papà.
Mia mamma parlava con suo papà.
-Non pensavo fosse così. Che le è saltato in mente?
-E a me lo chiedi? Ci sono rimasta di merda anch’io.
-Bene. Sarai ospite a casa nostra fino a domani sera.- gli disse mia mamma
Il che significava una giornata intera con lui. Evvai.
Entrammo in casa e guardammo il Grande Fratello.
Mia mamma andò a dormire nel mio letto, perché ci lasciava il matrimoniale a me e a Mattia.
-Così stanotte dormiremo insieme. – mi sussurrò ad un orecchio facendomi stendere su di lui. Avevo la schiena appoggiata al suo petto.
-Non farti idee strane. In quel letto si dorme solo e basta. – gli risposi mettendomi sulla difensiva.
-Be, ovvio. Ma io intendevo che dormiremo insieme.- sembrava contento al solo pensiero.
Mi accollai ancora di più sul suo petto.
Mi sentivo bene, ma non come quando mi abbracciava Simo: con lui mi sentivo protetta, riscaldata…
E cosa c’entrava Simo?
Ero abbracciata a Mattia, non a lui.
Ad un certo punto, mi addormentai tra le sue braccia.
Mi svegliai non so dopo quanto, mi stava baciando sul collo.
-Mmmmmmmmmmh
-Finalmente. Pensavo non ti svegliassi più.
-Da quant’è che dormo?
-Un’oretta. Più o meno.
-Andiamo a dormire che è meglio.
-Si.
Mi alzai, mi stiracchiai, spensi la televisione.
Ad un certo punto venne lì e mi prese da dietro. Mi girai e mi baciò.
Quanto avevo sognato di farlo?
Ogni giorno per un anno e mezzo. E adesso stava succedendo davvero.
D’istinto gli morsi un labbro.
-Sarà meglio che andiamo a dormire. – mi sussurrò lui ancora a contatto con le mie labbra.
Salimmo in camera.
-Problema. Ma tu come dormi stasera?– chiesi guardandolo.
-Di certo non vestito.- Lo guardai. Cominciò a spogliarsi.
Ok, Ila. Distogli lo sguardo veloce.
Cercai di trovare qualcosa da fare mentre si spogliava.
-E se stessi in mutande e maglietta a maniche corte è un problema?- mi disse mentre si stava togliendo la felpa. Per me? Problema? Ma scherziamo? Anzi apprezzo.
-Nono. Tranquillo.- Entrai nel letto, seguita da lui.
-Ho fred…
Non avevo ancora finito la frase che mi abbracciò da dietro.
Sentivo il suo corpo completamente appoggiato alla mia schiena.
Cominciò ad accarezzarmi i capelli. Poi lentamente il braccio e poi cominciò a baciarmi il collo.
Però c’era qualcosa che mi dava fastidio.
Ah. Ecco. Avevo su i pantaloni del pigiama.
-Scusa un attimo.- Con un breve movimento di bacino, mi tolsi i pantaloni che finirono per terra.
-Non riesco a dormire con i pantaloni. Mi danno fastidio.
Mi riaccolse tra le sue braccia. Ricominciò a coccolarmi.
Avevamo le gambe intrecciate. Sembravamo una cosa sola.
Con le sue carezze e la mia stanchezza, mi addormentai tra le sue braccia.