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Autore: Utopy    13/06/2010    4 recensioni
“Ok ok allora. I Tokio hotel tra una settimana faranno una data qui ad Amburgo! Non è meraviglioso?!” Quasi potevo immaginarmela, nella sua camera tappezzata di poster di quei quattro, con gli occhi lucidi per l’emozione. Puah. “Sinceramente Ary, non vedo come io possa trovare meravigliosi quei quattro crucchi!” Non mi sono mai piaciuti, davvero. Soprattutto il chitarrista, quel mezzo rapper. Che schifo. Ary invece ne andava matta, poi se si parlava del suo “Bassista sessoso” Come lo chiamava sempre. Ribadisco, che schifo.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO: Purtroppo per una settimana non ci saremo. Diciamo.. fino a lunedì prossimo, ecco u.u   Domani Ary viene da meee *____* E starà qua per un po’, quindi.. quindi niente, non ci saremo xD Speriamo possiate resistere. Beh dai, pensatela così: in questo modo la storia non finisce subito! Anche perché.. questo è il terzultimo capitolo. Ce ne saranno ancora due ç___ç  Che tristezza infinita.

Uff, speriamo almeno che questo vi piaccia! Ci rivediamo a fondo pagina per i ringraziamenti.

 

CINQUANTESIMO CAPITOLO  (ALE)    A volte ritornano

 

Ci sono giorni, nella vita, in cui la voglia di fare ti abbandona completamente.. Lasciando il posto a quel senso di insoddisfazione e insofferenza che non ti lascia tregua. Ti verrebbe da mandare tutto e tutti a fanculo,pretendendo di rimanere da sola con il tuo dolore, nel tuo piccolo mondo di cui lui ora non fa più parte. Ti viene da pensare.. Perché è successo? Forse me lo meritavo? E allora posso sapere cos’ho fatto per meritarmi tanto?
Troppi singhiozzi, troppo groppi alla gola che strozzano, troppi colpi allo stomaco che soffocano.
Ti trovi a pensare alla tua vita, a ripercorrere ogni singolo giorno, ogni momento, ogni secondo passato insieme a lui. Con il suo sorriso sghembo, il suo fare da duro che in realtà non è per niente. La sua dolcezza smisurata, i suoi occhi dolci e marroni. Le sue mani callose da chitarrista, la sua camminata ondeggiante. Tutti i particolari di lui che prima non ti eri mai fermata a contemplare, forse perché ritenevi superflui.
Pensi a tutto e a niente nello stesso momento.. Come se avessi la testa piena e strapiena di ricordi, ma non riuscissi a isolarne nemmeno uno.
Ripensi ad ogni minima cazzata combinata insieme perché ora, farla da sola, non è poi così bella..
Pensi e ripensi perché ormai non c’è null’altro da fare.. Solo tentare di tenerti i ricordi stretti al petto, per evitare chi volino via, che se ne vadano come ha fatto lui. Poi però, quando tutti quei ricordi dolorosi riaffiorano nella tua mente, ti maledici per aver pensato così tanto a lui, piegata su te stessa, con le gambe stretta al petto e la schiena appoggiata al muro del bagno della tua scuola, con le lacrime che ti feriscono il viso, lasciando dei solchi profondi e incolmabili sulla tue guancie.
Ti ritrovi a mentire con tutti, con mamma, con tua sorella.. Con la tua migliore amica. Pregando che loro non se ne accorgano, che non capiscano il male che ti distrugge il cuore.
Quello stesso cuore che a volte, in piena notte, ti sveglia, iniziando a battere come non aveva mai fatto prima. Tanto che se provi ad avvicinare una mano, sembra che voglia spingerla via, lontano.
E allora ti incazzi ancora di più,così tanto che vorresti odiarlo con tutte le tue forze, perché lui non può essere al tuo posto per capire l’esplosione che hai dentro .
Vorresti gridargli nelle orecchie che lo ami con tutta te stessa, vorresti che lui tornasse da te, vorresti baciarlo come non avevi mai fatto in vita tua.
Il pensiero di quelle immagini, di quelle fotografie, il pensiero di
lei, stretta a lui, ti perseguita. Ti perseguita il pensiero che niente potrà tornare indietro, mai più.. Che è tutto maledettamente finito. Finito.
E qui il male ritorna, il male atroce e che non si può curare. Il male che ti stende.
 Le tue dita tremano e non riesci a fermarle, sai che la sua mano le farebbe tornare tranquille.. Una stretta così forte da non poterti lasciare più.

Ero sul divano del mio salotto a guardare fuori dalla finestra, l’espressione tetra e le braccia incrociate sul petto.
Ary aveva fatto la sua prima ecografia e solo a ripensarci mi saliva l’euforia.. Avevo visto il mio “nipotino” e, seppur fosse ancora solo un fagiolino alieno, era meravigliosamente bello.

Sospirai stropicciandomi gli occhi, pensando che molto probabilmente quel bambino sarebbe cresciuto senza un padre, senza la figura maschile che sapevo fosse fondamentale nella crescita. Lo sapevo bene, perché anche a me era venuta a mancare quella presenza così indispensabile.
Mi ripromisi che sarei stata io stessa a fargli da papà! Sarei stata una zia e un papà perfetti!

Sperando, con il cuore, che non fosse necessario.. Che quella figura paterna ritornasse a prendersi le sue responsabilità.

Mi alzai dal divano, percorrendo la casa silenziosa e vuota. Mamma e Edo erano usciti per il week end, mia sorella invece non mi aveva detto dove andava. Era sparita e basta.

Arrivai in camera mia e accesi la luce vedendo, sulla scrivania, la busta di plastica ancora aperta. Mi ci sedetti davanti, cominciando a fissarla..
Avevo promesso: “Basta con quella robaccia”.. E avevo intenzione di mantenere quella promessa.
Avvicinai la mano al pezzettino ormai piccolo di marijuana cominciando a giocherellarci. Stavo per buttarlo nel cestino lì di fianco quando sentii la porta di casa mia aprirsi e richiudersi.

“FRA?” Gridai, con l’intento di farmi sentire al piano di sotto. Nessuna risposta.
Non mi spaventai più di tanto, le uniche persone che avevano le chiavi eravamo io, mia mamma, Francesca e Ary. Al massimo era lei che aveva dimenticato di dirmi qualcosa, pensai. Era sicuramente Ary.

Un bussare secco e incerto mi fece girare accigliata verso la porta: da quando in qua bussava per entrare in camera mia.

“Ary sai che hai il via libera” Ridacchiai stancamente, guardando il muro davanti a me e sentendo la porta aprirsi e pochi passi avvicinarsi a me.

Ary, o almeno credevo, si schiarì la voce e li capii.. Capii che tutti i miei sforzi erano stati vani, che avrei potuto continuare a scappare all’infinito ma sarebbe stato inutile. Il passato era tornato e io non potevo fare proprio niente, se non stare a guardare impotente.

Il passato non si dimentica. Il passato ritorna. C’è che il passato resta, dentro.

Il mio respiro cominciò a farsi irregolare mentre ero pietrificata e con gli occhi sbarrati. Rigidamente mi girai con una lentezza inesorabile e lui era lì..
Era lì! Bello come il sole, bello come sempre. Era lì e mi guardava con un misto di triste consapevolezza e di timore.. mentre io lo fissavo come si fissa un fantasma.

“Tu..” Ansimai, sentendo gli occhi inumidirsi.

“Piccola..” Chiusi gli occhi, stringendoli, al suono di quella parola.
In un momento capii lo strano comportamento di Ary, quando mi aveva detto di sentirsi poco bene e che sarebbe tornata a casa. Capii la sparizione improvvisa di mia sorella.
Ma non riuscii a capire se ero più adirata o più riconoscente ad entrambe.

“Cosa.. perché sei qui?” Balbettai, mentre la prima lacrima solcava il mio viso. Lui fece un passo verso di me ed io istintivamente ne feci uno indietro, andando a sbattere contro il ripiano della scrivania.

“Cos’è? Ti faccio paura adesso?” Mi domandò, sorridendo amaramente.

“Perché sei qui?” Ripetei acquisendo più sicurezza.

“Io.. Georg e Ary.. tu. Volevo rivederti”

“Georg sa di Ary?” Domandai, con il fiato mozzato.

“Sì..”

“Oh cazzo.” Georg era venuto a sapere di Ary, questo voleva dire che sarebbe andato da lei.

“Non pensiamo a loro adesso, pensiamo a noi..” Sospirò.

“Cosa ci sarebbe da dire Tom? Mi hai lasciata e te ne sai andato in tour.. Ah vedo che ti sei consolato in fretta, a proposito!” Sibilai sentendo il cuore appesantirsi ripensando a quelle foto.

“Cosa? Chantelle.. lei non conta niente Ale!”

“Oh certo!” Strillai istericamente.

“Davvero. Piccola io.. io voglio solo te. Solo te.”  Si avvicinò, tentando di abbracciarmi mentre io indietreggiai urtando nuovamente la scrivania. Questa oscillò appena facendo cadere il motivo della mia vergogna più grande.
Tom seguì la traiettoria del quadratino marroncino, strabuzzando gli occhi per poi guardare alternativamente me e lui.

“Quello cos’è?” Boccheggiò, fissandomi incredulo.

“Non lo vedi?” Biascicai, lo sguardo spento e colpevole.

“Ti droghi?!” Non risposi, abbassando la testa a guardarmi la punta dei piedi scalzi. Trovando particolarmente interessanti le mie calze verde fosforescente a righe gialle.
Un rumoroso e fastidioso silenzio avvolse la stanza, mentre Tom fissava me con sguardo spiritato e io mi ostinavo a tenere gli occhi incollati al pavimento.

Lo sentii boccheggiare qualche secondo, aprendo e richiudendo la bocca come un pesce fuor d’acqua.

“Dove cazzo sono finiti i tuoi principi?! Le tue promesse, le tue idee?!” Strillò poi, prendendomi per le braccia e scuotendomi. Ancora domande a vuote a cui io non risposi, mi limitavo ad incassare i colpi, consapevole che mancava ancora poco prima che esplodessi.

“Li hai buttati nel cesso, ecco cos’hai fatto! E ora? Finirà nel cesso anche la tua vita?!” In un gesto fulmineo e, quasi, involontario.. la mia mano colpì la guancia di Tom, lasciandolo stupefatto con le dita premute sul punto colpito. Io lo fissavo ansante e piena di rancore.
Scappai in bagno, chiudendo la porta a chiave e sentendo i suoi passi veloci venire verso di me e cominciare a prendere a pugni la porta.

“Ale, apri! Apri!”

Seduta per terra con questo corpo che odio, con questa pelle calda che non vorrei fosse mia. Con queste idee, che girano per la testa più veloci di quanto credessi. Quelle parole, quegli insulti, che tornano alle orecchie. E queste lacrime, a volte calde, a volte troppo fredde. Quest’ossessione che rimbalza tra una parete e l’altra, e mi trapassa lentamente. C’è silenzio nella mia testa. Sono sola, lo sono di nuovo.

“Apri o sfondo la porta!” Sentii urlare di nuovo. Mi alzai dal pavimento, con ormai il viso segnato e risegnato dalle lacrime che scivolavano via veloci.

“Sei uno stronzo! Stronzo, stronzo, stronzo!” Cominciai ad urlare, dopo aver aperto la porta, e iniziando a tempestare di pugni il suo petto. Quello stesso petto su cui mi ero addormentata infinite volte.

Lui non fiatò, lasciandosi colpire finché non mi calmai e cominciai a parlare con un tono di voce più basso.

“Sei stato per mesi una delle uniche fonti della mia felicità. Non ho mai avuto di che lamentarmi, sei quasi sempre stato perfetto con me, fino a quando non hai deciso di lasciarmi senza una valida motivazione. Ho passato giorni d’inferno Tom. Niente mi sembrava più vivibile, niente importante. Ho sbagliato, lo so.” Dissi riferendomi all’erba. “Puoi forse biasimarmi per questo? Se ho cominciato a fumare quella merda.. la colpa è solo ed esclusivamente tua. Tua e del tuo egoismo!” Mi scappò un singhiozzo e, senza rendermene conto ero già tra le braccia di Tom, non avendo il coraggio di sciogliere quell’improvviso contatto che Dio solo sapeva quanto mi era mancato.

“Ti amo. Ti amo, ti amo, ti amo.” Sussurrò ripetutamente al mio orecchio, mentre ormai non mi impegnavo più a trattenere lacrime e singhiozzi.

Il rancore amareggia e basta. E poi.. avrei mai avuto il coraggio di allontanarlo nuovamente da me? No, no e ancora no.

Dopo due interminabili mesi potevo riabbracciarlo, potevo risentire quel calore rassicurante pervadermi il corpo ad ogni suo tocco, ad ogni sua carezza.

Mi staccai, con il viso bagnato e sciupato, e mi avvicinai a lui ricongiungendo le nostre labbra che da troppo tempo erano state lontane.

Fu come ricevere una scarica di adrenalina in tutto il corpo, fu come percepire tutti i pianeti della mia anima allinearsi ritrovando il giusto equilibrio.
Fu semplicemente magnifico.

 

“Mi sei mancata da morire…” Eravamo sdraiati sul mio letto, io con la testa appoggiata sul suo torace e la sua mano che continuava ad accarezzarmi teneramente i capelli.
Avevo pianto tanto quel pomeriggio, tra le lacrime gli avevo detto un mucchio di cose. Che c’erano stati giorni in cui avrei voluto odiarlo, in cui non avrei mai voluto conoscerlo.. Che però lo amavo, lo amavo più della mia stessa vita. Anche se più volte avevo desiderato passargli sopra con uno schiaccia sassi. A quest’affermazione si morse un sorrisetto, ma non indagai sul perché lo avesse fatto.

“Anche tu Tom..” Mormorai, accarezzando il suo braccio sul mio seno. “Me lo giuri che Chantelle non conta niente per te?”

“Piccola te lo giuro! Quella non è niente in paragone a te. D’accordo, ammetto di aver flirtato con lei di nuovo, ma.. Ale.. Lei vale meno di zero.” Sussurrò, rigirandosi una ciocca dei miei capelli sulle dita.

“Sì ma, non..”

“Non siamo stati a letto insieme.” Ridacchiò stringendomi di più a sé.

“Davvero?” Gli allacciai le braccia intorno al collo con lo sguardo luminoso.

Lo potevo di nuovo toccare, accarezzare, respirare.. Potevo avvertire la sua presenza al mio fianco ed era la cosa più bella del mondo. Il suo tocco su di me mi faceva sentire rinata..

Un vibro sotto di noi ci interruppe. Cominciai a guardarmi intorno in cerca del mio cellulare.

“Disordinata come al solito” Sbuffò divertito, tirando fuori il mio telefono da sotto alla sua schiena.

Ridacchiai imbarazzata guardando il nome sul display: Ary.

“E’ Ary..” Mormorai meditabonda.

“Rispondi, no?” Mi spronò lui. Schiacciai il tasto verde sulla tastiera e mi portai il telefonino all’orecchio.

“Ary!.. Sì è qui con me.. Non ti preoccupare tutto a posto.. Come? Georg è lì?.. Certo, certo arriviamo subito!” Chiusi la chiamata alzandomi dal letto e cominciando a svestirmi, rimanendo in intimo sotto lo sguardo di Tom. Quando mi girai lo trovai steso sul letto con le braccia dietro alla testa, guardandomi malizioso.

“Dai scemo, dobbiamo correre da Ary!” Strillai infilandomi una felpa e un paio di jeans.

“Che è successo?”

“Georg è da lei. Serve il nostro aiuto!”

 

A casa di Ary la situazione non era delle migliori. Dave era venuto ad aprirci, dato che i suoi genitori erano fuori casa, con sguardo preoccupato e ci aveva spiegato che Georg era arrivato lì e lui lo aveva fatto entrare. Solo che adesso il bassista si ritrovava fuori dalla porta chiusa della camera di Ary, che non gli rispondeva e non lo faceva entrare.

“Oh cacchio” Sussurrai, guardando preoccupata Tom che ricambiò lo sguardo altrettanto allarmato.

“Andate pure di sopra” Ci disse           Davide, indicando la rampa di scale. Salimmo i gradini tenendoci per mano. Formidabile come solo quel semplice contatto riuscisse ad infondermi tanta forza.

“Ragazzi!” La voce di Georg mi sfondò quasi un timpano, alzai lo sguardo e lui era lì, davanti alla stanza di Ary che ci guardava implorante.

“Ciao amico..” Salutò Tom, battendogli sulla spalla.

“Ciao.” Sibilai io. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a non mostrarmi antipatica.

“Wow, anche tu sei arrabbiata con me!” Ironizzò, spalancando le braccia in un gesto di esasperazione.

“Credevi forse di tornare e trovarla ad aspettarti a braccia aperte?” Soffiai riducendo gli occhi a due sottili fessure. “L’hai abbandonata Georg.. Hai idea di come si sia potuta sentire quando ha scoperto di essere incinta?” A quella domanda retorica non rispose, abbassò lo sguardo mortificato ma lo rialzò subito dopo guardandomi supplichevole.

“Mi dispiace Ale, mi dispiace davvero..” Balbettò. “Lo so che ho sbagliato, sono qui per rimediare.. Aiutami ti prego.” Concluse poi.

Non so se fu un improvviso scatto di bontà nella mia anima oppure se fu lo sguardo dolce di Tom che mi convinceva a fare un passo verso Georg.
Sta di fatto che lo avvolsi titubante in un abbraccio, appoggiandogli la testa su una spalla.

“Ti voglio bene Ge.. Non ti saranno più perdonati sbagli così grossi, sappilo.” Gli baciai una guancia vedendolo sorridermi affettuosamente e farmi un buffetto sullo zigomo.

“Ti voglio bene anche io..” Mi scostai dal suo corpo, andando più vicina alla camera di Ary. Bussai un paio di volte senza ricevere risposta.

“Ary, sono io..”

“Ale?”

“Sì.. Perché non esci, così parliamo un po’ tutti e quattro?”

“No, non lo voglio vedere.. Non ancora.”

“Non abbiamo tutto il tempo del mondo. Dai non fare la scema, apri.”

“Ary muovi quelle chiappe!” Si intromise Tom., sbuffando e incrociando le braccia al petto.

“Alt! Non hai diritto di parola!” Gli intimai fulminandolo con lo sguardo. Appoggiai la fronte al piano di legno davanti a me, sospirando.

“Ary.. Se ce l’ho fatta io a perdonare Tom, soprattutto dopo quelle immagini che abbiamo visto insieme, anche tu ce la puoi fare con Georg. Ary pensa a come saresti felice se adesso ti lasciassi tutto alle spalle e ricominciassi a vivere. Non è il momento per fare le egoiste! Devi pensare anche al tuo bambino, al vostro bambino!”

Sentii un clock e, scansandomi da davanti alla porta, vidi la figura di Ary stagliarsi davanti a noi. I capelli arruffati sulla testa e gli occhi rossi e gonfi.

“Tu!” Strillò indicando Georg, dietro di me. “Tu, sei.. sei..” Tentò di dire senza risultati. Con due sole falcate il bassista mi aveva superata e ora stringeva la neo mamma tra le sue braccia forti e muscolose. Sapevo bene che Ary non sarebbe mai riuscita a ribellarsi a quella potente stretta, nemmeno se l’avesse voluto con ogni fibra del suo corpo.

Indietreggiai, fiancheggiando Tom e stringendolo a me, guardando la coppia che avevo magistralmente fatto riconciliare.

“L’ho sempre detto che sei una nanetta dalle mille risorse!” Ridacchiò stringendomi per il collo.

“Ehi! Io non sono nana!” Battei un piede a terra incrociando le braccia al petto, imbronciandomi e somigliando sempre più a una bambina.

“Oh, sì che lo sei!” Rise, appoggiandosi con il gomito alla mia testa, rimarcando la differenza di altezza che ci separava.

“Però sono la tua nanetta preferita..” Mi rigirai tra le sue braccia appoggiando il mento al suo petto, lanciando un occhiata fugace agli altri due. Erano stretti ancora in quell’abbraccio iniziale, non parlavano. Ary aveva gli occhi chiusi e si lasciava cullare dalle braccia di Georg che la facevano ondeggiare a destra e a sinistra.

“Su questo non ci  piove.” Sussurrò Tom, baciandomi le labbra e facendo prendere alla mia bocca la forma del suo sorriso furbetto.

 

“Tutto è bene quel che finisce bene!” Strillai entrando in casa mia.

Tom avrebbe passato la notte da me visto che avevamo casa libera. Eravamo rimasti a cena a casa di Ary, poi avevamo deciso di lascarli un po’ soli a chiarire le ultime cose. Dopotutto erano i futuri genitori!

“Mi farai diventare sordo!” Ridacchiò seguendomi in camera mia.

Se ci pensavo mi pareva ancora un sogno riaverlo li, con me. Era tutto così surreale, così meravigliosamente surreale che mi sembrava fosse un mondo parallelo in cui era accidentalmente scivolata.
Sorrisi tra i pensieri e notai che era già in boxer, sotto le coperte. Mi svestii velocemente, accoccolandomi tra le sue braccia rassicuranti, sotto il piacevole tepore del piumino.

Mi girai verso di lui, sorprendendolo a fissarmi.. Non dissi niente, non avevo bisogno di parole. Mi avvicinai a lui facendo combaciare le nostre labbra in quel puzzle che era sempre stato perfetto, in un modo o nell’altro.

Sentire di nuovo il suo petto nudo sfregarsi contro il mio seno era una sensazione così conosciuta eppure nuova. Sentire il suo respiro caldo e affannato al mio orecchio mi ridiede la vita, facendomi sentire la ragazza più fortunata dell’intero universo.
Gli graffiai dolcemente la schiena ad una spinta leggermente più forte delle altre, mi aggrappai a lui con tutte le mie forze, con la paura forse che lui potesse ancora abbandonarmi.
Gli presi il viso tra le mani, contratto in una smorfia di piacere, gli baciai gli occhi, il naso, la bocca.. Sentendo un’ondata di gioia pervadermi il corpo.

Si lasciò cadere sfinito e col fiatone al mio fianco, tenendomi però sempre stretta tra le sue braccia calde.
Il profumo della sua pelle mi diede alla testa.. Dio come mi era mancato.
Mi sussurrò la buonanotte all’orecchio, cominciando ad accarezzarmi dolcemente i capelli.. Sapendo che quel gesto era capace di rilassarmi e di conciliarmi il sonno.

Io e lui, di nuovo una cosa sola. Di nuovo un corpo unico. Di nuovo insieme, e questa volta per sempre.

 

***

 

Bene, bene, bene. Avete visto? Si sono riappacificati tutti quanti! Certo, con qualche difficoltà. Ma l’importante è che tutto si sia risolto per il meglio.
Quella scema di Ary all’inizio non volva nemmeno uscire dalla sua camera! Fortunatamente Ale è una nanetta dalle mille risorse e l’ha convinta xD

Dunque, ringraziamo:

Jiada95 : Sei la prima, sì! Hai vinto 500.000 euro u.u Ti arriveranno entro la fine del mese xD Contaci!
La scena dell’ecografia è piaciuta un sacco anche a me, Ale è tenerissima hai ragione! Ed è tenerissima anche la parte in cui Ary e Tom si ritrovano, è commovente!
Hai vinto la scommessa, Ale e Tomi hanno fatto pace XD  Un bacio e alla prossima!

I dream you : Ti perdoniamo, su u.u Ti abbiamo sconvolta? O.o Perdonaci tu allora! XD Grazie mille per la recensione, un bacio grande!

Tokietta86 : Ehhh sì, Tom a volte sorprende anche me. E’ imprevedibile quel ragazzo (: L’importante però è che abbia capito finalmente di amare davvero Ale e lo ha dimostrato anche non portandosi a letto Chantelle, perché di occasioni ne avrebbe avuto, quel testone! Nonostante sia pure un pettegolo Georg e Ary hanno fatto pace e adesso potranno crescere il loro bambino insieme.
Grazie mille  per esserci sempre! Un abbraccio enorme e alla prossima ^__^

Jessire :   Aggiornato! Sei contenta? xD Grazie mille!

Principessa Kaulitz : Sì, Tom combina sempre un sacco di guai, chissà se è ugualmente bravo a risolverli! Grazie mille, alla prossima!

Vostre,
Ale&Ary

  
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