AVVISO:
Purtroppo
per una settimana non ci saremo.
Diciamo.. fino a lunedì prossimo, ecco u.u
Domani Ary viene da meee
*____* E starà qua per un po’, quindi.. quindi
niente, non ci saremo xD Speriamo possiate resistere. Beh dai,
pensatela così:
in questo modo la storia non finisce subito! Anche perché..
questo è il
terzultimo capitolo. Ce ne saranno ancora due
ç___ç
Che tristezza infinita.
Uff,
speriamo almeno che questo vi piaccia! Ci rivediamo a
fondo pagina per i ringraziamenti.
CINQUANTESIMO
CAPITOLO
(ALE) – A
volte ritornano
Ci
sono
giorni, nella vita, in cui la voglia di fare ti abbandona
completamente..
Lasciando il posto a quel senso di insoddisfazione e insofferenza che
non ti
lascia tregua. Ti verrebbe da mandare tutto e tutti a
fanculo,pretendendo di
rimanere da sola con il tuo dolore, nel tuo piccolo mondo di cui lui
ora non fa
più parte. Ti viene da pensare.. Perché
è successo? Forse me lo meritavo? E
allora posso sapere cos’ho
fatto per
meritarmi tanto?
Troppi singhiozzi, troppo groppi alla gola che strozzano, troppi colpi
allo
stomaco che soffocano.
Ti trovi a pensare alla tua vita, a ripercorrere ogni singolo giorno,
ogni
momento, ogni secondo passato insieme a lui. Con il suo sorriso
sghembo, il suo
fare da duro che in realtà non è per niente. La
sua dolcezza smisurata, i suoi
occhi dolci e marroni. Le sue mani callose da chitarrista, la sua
camminata
ondeggiante. Tutti i particolari di lui che prima non ti eri mai
fermata a
contemplare, forse perché ritenevi superflui.
Pensi a tutto e a niente nello stesso momento.. Come se avessi la testa
piena e
strapiena di ricordi, ma non riuscissi a isolarne nemmeno uno.
Ripensi ad ogni minima cazzata combinata insieme perché ora,
farla da sola, non
è poi così bella..
Pensi e ripensi perché ormai non c’è
null’altro da fare.. Solo tentare di
tenerti i ricordi stretti al petto, per evitare chi volino via, che se
ne
vadano come ha fatto lui. Poi però, quando tutti quei
ricordi dolorosi
riaffiorano nella tua mente, ti maledici per aver pensato
così tanto a lui,
piegata su te stessa, con le gambe stretta al petto e la schiena
appoggiata al
muro del bagno della tua scuola, con le lacrime che ti feriscono il
viso,
lasciando dei solchi profondi e incolmabili sulla tue guancie.
Ti ritrovi a mentire con tutti, con mamma, con tua sorella.. Con la tua
migliore amica. Pregando che loro non se ne accorgano, che non
capiscano il
male che ti distrugge il cuore.
Quello stesso cuore che a volte, in piena notte, ti sveglia, iniziando
a
battere come non aveva mai fatto prima. Tanto che se provi ad
avvicinare una
mano, sembra che voglia spingerla via, lontano.
E allora ti incazzi ancora di più,così tanto che
vorresti odiarlo con tutte le
tue forze, perché lui non può essere al tuo posto
per capire l’esplosione che
hai dentro .
Vorresti gridargli nelle orecchie che lo ami con tutta te stessa,
vorresti che
lui tornasse da te, vorresti baciarlo come non avevi mai fatto in vita
tua.
Il pensiero di quelle immagini, di quelle fotografie, il pensiero di lei, stretta a lui, ti perseguita. Ti
perseguita il pensiero che niente potrà tornare indietro,
mai più.. Che è tutto
maledettamente finito. Finito.
E qui il male ritorna, il male atroce e che non si può
curare. Il male che ti
stende.
Le
tue dita tremano e non riesci a
fermarle, sai che la sua mano le farebbe tornare tranquille.. Una
stretta così
forte da non poterti lasciare più.
Ero
sul divano del mio salotto a guardare fuori dalla
finestra, l’espressione tetra e le braccia incrociate sul
petto.
Ary aveva fatto la sua prima ecografia e solo a ripensarci mi saliva
l’euforia.. Avevo visto il mio “nipotino”
e, seppur fosse ancora solo un
fagiolino alieno, era meravigliosamente bello.
Sospirai
stropicciandomi gli occhi, pensando che molto
probabilmente quel bambino sarebbe cresciuto senza un padre, senza la
figura
maschile che sapevo fosse fondamentale nella crescita. Lo sapevo bene,
perché
anche a me era venuta a mancare quella presenza così
indispensabile.
Mi ripromisi che sarei stata io stessa a fargli da papà!
Sarei stata una zia e
un papà perfetti!
Sperando,
con il cuore, che non fosse necessario.. Che
quella figura paterna ritornasse a prendersi le sue
responsabilità.
Mi
alzai dal divano, percorrendo la casa silenziosa e vuota.
Mamma e Edo erano usciti per il week end, mia sorella invece non mi
aveva detto
dove andava. Era sparita e basta.
Arrivai
in camera mia e accesi la luce vedendo, sulla
scrivania, la busta di plastica ancora aperta. Mi ci sedetti davanti,
cominciando a fissarla..
Avevo promesso: “Basta con quella robaccia”.. E
avevo intenzione di mantenere
quella promessa.
Avvicinai la mano al pezzettino ormai piccolo di marijuana cominciando
a
giocherellarci. Stavo per buttarlo nel cestino lì di fianco
quando sentii la
porta di casa mia aprirsi e richiudersi.
“FRA?”
Gridai, con l’intento di farmi sentire al piano di
sotto. Nessuna risposta.
Non mi spaventai più di tanto, le uniche persone che avevano
le chiavi eravamo
io, mia mamma, Francesca e Ary. Al massimo era lei che aveva
dimenticato di
dirmi qualcosa, pensai. Era sicuramente Ary.
Un
bussare secco e incerto mi fece girare accigliata verso
la porta: da quando in qua bussava per entrare in camera mia.
“Ary
sai che hai il via libera” Ridacchiai stancamente,
guardando il muro davanti a me e sentendo la porta aprirsi e pochi
passi avvicinarsi
a me.
Ary,
o almeno credevo, si schiarì la voce e li capii.. Capii
che tutti i miei sforzi erano stati vani, che avrei potuto continuare a
scappare all’infinito ma sarebbe stato inutile. Il passato
era tornato e io non
potevo fare proprio niente, se non stare a guardare impotente.
Il
passato non si dimentica. Il passato ritorna. C’è
che il passato resta, dentro.
Il
mio respiro cominciò a farsi irregolare mentre ero
pietrificata e con gli occhi sbarrati. Rigidamente mi girai con una
lentezza
inesorabile e lui era lì..
Era lì! Bello come il sole, bello come sempre. Era
lì e mi guardava con un
misto di triste consapevolezza e di timore.. mentre io lo fissavo come
si fissa
un fantasma.
“Tu..”
Ansimai, sentendo gli occhi inumidirsi.
“Piccola..”
Chiusi gli occhi, stringendoli, al suono di
quella parola.
In un momento capii lo strano comportamento di Ary, quando mi aveva
detto di
sentirsi poco bene e che sarebbe tornata a casa. Capii la sparizione
improvvisa
di mia sorella.
Ma non riuscii a capire se ero più adirata o più
riconoscente ad entrambe.
“Cosa..
perché sei qui?” Balbettai, mentre la prima
lacrima
solcava il mio viso. Lui fece un passo verso di me ed io istintivamente
ne feci
uno indietro, andando a sbattere contro il ripiano della scrivania.
“Cos’è?
Ti faccio paura adesso?” Mi domandò, sorridendo
amaramente.
“Perché
sei qui?” Ripetei acquisendo più sicurezza.
“Io..
Georg e Ary.. tu. Volevo rivederti”
“Georg
sa di Ary?” Domandai, con il fiato mozzato.
“Sì..”
“Oh
cazzo.” Georg era venuto a sapere di Ary, questo voleva
dire che sarebbe andato da lei.
“Non
pensiamo a loro adesso, pensiamo a noi..” Sospirò.
“Cosa
ci sarebbe da dire Tom? Mi hai lasciata e te ne sai
andato in tour.. Ah vedo che ti sei consolato in fretta, a
proposito!” Sibilai
sentendo il cuore appesantirsi ripensando a quelle foto.
“Cosa?
Chantelle.. lei non conta niente Ale!”
“Oh
certo!” Strillai istericamente.
“Davvero.
Piccola io.. io voglio solo te. Solo te.” Si
avvicinò, tentando di abbracciarmi mentre
io indietreggiai urtando nuovamente la scrivania. Questa
oscillò appena facendo
cadere il motivo della mia vergogna più grande.
Tom seguì la traiettoria del quadratino marroncino,
strabuzzando gli occhi per
poi guardare alternativamente me e lui.
“Quello
cos’è?” Boccheggiò,
fissandomi incredulo.
“Non
lo vedi?” Biascicai, lo sguardo spento e colpevole.
“Ti
droghi?!” Non risposi, abbassando la testa a guardarmi
la punta dei piedi scalzi. Trovando particolarmente interessanti le mie
calze
verde fosforescente a righe gialle.
Un rumoroso e fastidioso silenzio avvolse la stanza, mentre Tom fissava
me con
sguardo spiritato e io mi ostinavo a tenere gli occhi incollati al
pavimento.
Lo
sentii boccheggiare qualche secondo, aprendo e
richiudendo la bocca come un pesce fuor d’acqua.
“Dove
cazzo sono finiti i tuoi principi?! Le tue promesse, le tue idee?!” Strillò
poi, prendendomi per le braccia e scuotendomi. Ancora domande a vuote a
cui io
non risposi, mi limitavo ad incassare i colpi, consapevole che mancava
ancora
poco prima che esplodessi.
“Li
hai buttati nel cesso, ecco cos’hai fatto! E ora?
Finirà
nel cesso anche la tua vita?!” In un gesto fulmineo e, quasi,
involontario.. la
mia mano colpì la guancia di Tom, lasciandolo stupefatto con
le dita premute
sul punto colpito. Io lo fissavo ansante e piena di rancore.
Scappai in bagno, chiudendo la porta a chiave e sentendo i suoi passi
veloci
venire verso di me e cominciare a prendere a pugni la porta.
“Ale,
apri! Apri!”
Seduta
per terra con questo corpo che odio, con questa pelle calda che non
vorrei
fosse mia. Con queste idee, che girano per la testa più
veloci di quanto
credessi. Quelle parole, quegli insulti, che tornano alle orecchie. E
queste
lacrime, a volte calde, a volte troppo fredde.
Quest’ossessione che rimbalza tra
una parete e l’altra, e mi trapassa lentamente.
C’è silenzio nella mia testa.
Sono sola, lo sono di nuovo.
“Apri
o sfondo la porta!” Sentii urlare di nuovo. Mi alzai
dal pavimento, con ormai il viso segnato e risegnato dalle lacrime che
scivolavano via veloci.
“Sei
uno stronzo! Stronzo, stronzo, stronzo!” Cominciai ad
urlare, dopo aver aperto la porta, e iniziando a tempestare di pugni il
suo
petto. Quello stesso petto su cui mi ero addormentata infinite volte.
Lui
non fiatò, lasciandosi colpire finché non mi
calmai e
cominciai a parlare con un tono di voce più basso.
“Sei
stato per mesi una delle uniche fonti della mia
felicità. Non ho mai avuto di che lamentarmi, sei quasi
sempre stato perfetto
con me, fino a quando non hai deciso di lasciarmi senza una valida
motivazione.
Ho passato giorni d’inferno Tom. Niente mi sembrava
più vivibile, niente
importante. Ho sbagliato, lo so.” Dissi riferendomi
all’erba. “Puoi forse
biasimarmi per questo? Se ho cominciato a fumare quella merda.. la
colpa è solo
ed esclusivamente tua. Tua e del tuo egoismo!” Mi
scappò un singhiozzo e, senza
rendermene conto ero già tra le braccia di Tom, non avendo
il coraggio di
sciogliere quell’improvviso contatto che Dio solo sapeva
quanto mi era mancato.
“Ti
amo. Ti amo, ti amo, ti amo.” Sussurrò
ripetutamente al
mio orecchio, mentre ormai non mi impegnavo più a trattenere
lacrime e
singhiozzi.
Il
rancore amareggia e basta. E poi.. avrei mai avuto il
coraggio di allontanarlo nuovamente da me? No, no e ancora no.
Dopo
due interminabili mesi potevo riabbracciarlo, potevo
risentire quel calore rassicurante pervadermi il corpo ad ogni suo
tocco, ad
ogni sua carezza.
Mi
staccai, con il viso bagnato e sciupato, e mi avvicinai a
lui ricongiungendo le nostre labbra che da troppo tempo erano state
lontane.
Fu
come ricevere una scarica di adrenalina in tutto il
corpo, fu come percepire tutti i pianeti della mia anima allinearsi
ritrovando
il giusto equilibrio.
Fu semplicemente magnifico.
“Mi
sei mancata da morire…” Eravamo sdraiati sul mio
letto, io
con la testa appoggiata sul suo torace e la sua mano che continuava ad
accarezzarmi teneramente i capelli.
Avevo pianto tanto quel pomeriggio, tra le lacrime gli avevo detto un
mucchio
di cose. Che c’erano stati giorni in cui avrei voluto
odiarlo, in cui non avrei
mai voluto conoscerlo.. Che però lo amavo, lo amavo
più della mia stessa vita.
Anche se più volte avevo desiderato passargli sopra con uno
schiaccia sassi. A
quest’affermazione si morse un sorrisetto, ma non indagai sul
perché lo avesse
fatto.
“Anche
tu Tom..” Mormorai, accarezzando il suo braccio sul
mio seno. “Me lo giuri che Chantelle non conta niente per
te?”
“Piccola
te lo giuro! Quella non è niente in paragone a te.
D’accordo, ammetto di aver flirtato con lei di nuovo, ma..
Ale.. Lei vale meno
di zero.” Sussurrò, rigirandosi una ciocca dei
miei capelli sulle dita.
“Sì
ma, non..”
“Non
siamo stati a letto insieme.” Ridacchiò
stringendomi di
più a sé.
“Davvero?”
Gli allacciai le braccia intorno al collo con lo
sguardo luminoso.
Lo
potevo di nuovo toccare, accarezzare, respirare.. Potevo
avvertire la sua presenza al mio fianco ed era la cosa più
bella del mondo. Il
suo tocco su di me mi faceva sentire rinata..
Un
vibro sotto di noi ci interruppe. Cominciai a guardarmi
intorno in cerca del mio cellulare.
“Disordinata
come al solito” Sbuffò divertito, tirando fuori
il mio telefono da sotto alla sua schiena.
Ridacchiai
imbarazzata guardando il nome sul display: Ary.
“E’
Ary..” Mormorai meditabonda.
“Rispondi,
no?” Mi spronò lui. Schiacciai il tasto verde
sulla tastiera e mi portai il telefonino all’orecchio.
“Ary!..
Sì è qui con me.. Non ti preoccupare tutto a
posto..
Come? Georg è lì?.. Certo, certo arriviamo
subito!” Chiusi la chiamata
alzandomi dal letto e cominciando a svestirmi, rimanendo in intimo
sotto lo
sguardo di Tom. Quando mi girai lo trovai steso sul letto con le
braccia dietro
alla testa, guardandomi malizioso.
“Dai
scemo, dobbiamo correre da Ary!” Strillai infilandomi
una felpa e un paio di jeans.
“Che
è successo?”
“Georg
è da lei. Serve il nostro aiuto!”
A
casa di Ary la situazione non era delle migliori. Dave era
venuto ad aprirci, dato che i suoi genitori erano fuori casa, con
sguardo
preoccupato e ci aveva spiegato che Georg era arrivato lì e
lui lo aveva fatto
entrare. Solo che adesso il bassista si ritrovava fuori dalla porta
chiusa
della camera di Ary, che non gli rispondeva e non lo faceva entrare.
“Oh
cacchio” Sussurrai, guardando preoccupata Tom che
ricambiò lo sguardo altrettanto allarmato.
“Andate
pure di sopra” Ci disse
Davide, indicando la rampa
di scale. Salimmo i gradini
tenendoci per mano. Formidabile come solo quel semplice contatto
riuscisse ad
infondermi tanta forza.
“Ragazzi!”
La voce di Georg mi sfondò quasi un timpano,
alzai lo sguardo e lui era lì, davanti alla stanza di Ary
che ci guardava
implorante.
“Ciao
amico..” Salutò Tom, battendogli sulla spalla.
“Ciao.” Sibilai io. Per quanto mi sforzassi non
riuscivo a non mostrarmi
antipatica.
“Wow,
anche tu sei arrabbiata con me!” Ironizzò,
spalancando
le braccia in un gesto di esasperazione.
“Credevi
forse di tornare e trovarla ad aspettarti a braccia
aperte?” Soffiai riducendo gli occhi a due sottili fessure.
“L’hai abbandonata
Georg.. Hai idea di come si sia potuta sentire quando ha scoperto di
essere
incinta?” A quella domanda retorica non rispose,
abbassò lo sguardo mortificato
ma lo rialzò subito dopo guardandomi supplichevole.
“Mi
dispiace Ale, mi dispiace davvero..” Balbettò.
“Lo so
che ho sbagliato, sono qui per rimediare.. Aiutami ti prego.”
Concluse poi.
Non
so se fu un improvviso scatto di bontà nella mia anima
oppure se fu lo sguardo dolce di Tom che mi convinceva a fare un passo
verso
Georg.
Sta di fatto che lo avvolsi titubante in un abbraccio, appoggiandogli
la testa
su una spalla.
“Ti
voglio bene Ge.. Non ti saranno più perdonati sbagli
così grossi, sappilo.” Gli baciai una guancia
vedendolo sorridermi
affettuosamente e farmi un buffetto sullo zigomo.
“Ti
voglio bene anche io..” Mi scostai dal suo corpo,
andando più vicina alla camera di Ary. Bussai un paio di
volte senza ricevere
risposta.
“Ary,
sono io..”
“Ale?”
“Sì..
Perché non esci, così parliamo un po’
tutti e
quattro?”
“No,
non lo voglio vedere.. Non ancora.”
“Non
abbiamo tutto il tempo del mondo. Dai non fare la
scema, apri.”
“Ary
muovi quelle chiappe!” Si intromise Tom., sbuffando e
incrociando le braccia al petto.
“Alt!
Non hai diritto di parola!” Gli intimai fulminandolo
con lo sguardo. Appoggiai la fronte al piano di legno davanti a me,
sospirando.
“Ary..
Se ce l’ho fatta io a perdonare Tom, soprattutto dopo
quelle immagini che abbiamo visto insieme, anche tu ce la puoi fare con
Georg.
Ary pensa a come saresti felice se adesso ti lasciassi tutto alle
spalle e
ricominciassi a vivere. Non è il momento per fare le
egoiste! Devi pensare
anche al tuo bambino, al vostro
bambino!”
Sentii
un clock e, scansandomi da davanti alla porta, vidi
la figura di Ary stagliarsi davanti a noi. I capelli arruffati sulla
testa e
gli occhi rossi e gonfi.
“Tu!”
Strillò indicando Georg, dietro di me. “Tu, sei..
sei..” Tentò di dire senza risultati. Con due sole
falcate il bassista mi aveva
superata e ora stringeva la neo mamma tra le sue braccia forti e
muscolose.
Sapevo bene che Ary non sarebbe mai riuscita a ribellarsi a quella
potente
stretta, nemmeno se l’avesse voluto con ogni fibra del suo
corpo.
Indietreggiai,
fiancheggiando Tom e stringendolo a me,
guardando la coppia che avevo magistralmente fatto riconciliare.
“L’ho
sempre detto che sei una nanetta dalle mille risorse!”
Ridacchiò stringendomi per il collo.
“Ehi!
Io non sono nana!” Battei un piede a terra incrociando
le braccia al petto, imbronciandomi e somigliando sempre più
a una bambina.
“Oh,
sì che lo sei!” Rise, appoggiandosi con il gomito
alla
mia testa, rimarcando la differenza di altezza che ci separava.
“Però
sono la tua nanetta preferita..” Mi rigirai tra le sue
braccia appoggiando il mento al suo petto, lanciando un occhiata fugace
agli
altri due. Erano stretti ancora in quell’abbraccio iniziale,
non parlavano. Ary
aveva gli occhi chiusi e si lasciava cullare dalle braccia di Georg che
la
facevano ondeggiare a destra e a sinistra.
“Su
questo non ci
piove.”
Sussurrò Tom, baciandomi le labbra e facendo prendere alla
mia
bocca la forma del suo sorriso furbetto.
“Tutto
è bene quel che finisce bene!” Strillai entrando
in
casa mia.
Tom
avrebbe passato la notte da me visto che avevamo casa
libera. Eravamo rimasti a cena a casa di Ary, poi avevamo deciso di
lascarli un
po’ soli a chiarire le ultime cose. Dopotutto erano i futuri
genitori!
“Mi
farai diventare sordo!” Ridacchiò seguendomi in
camera
mia.
Se
ci pensavo mi pareva ancora un sogno riaverlo li, con me.
Era tutto così surreale, così meravigliosamente
surreale che mi sembrava fosse
un mondo parallelo in cui era
accidentalmente scivolata.
Sorrisi tra i pensieri e notai che era già in boxer, sotto
le coperte. Mi
svestii velocemente, accoccolandomi tra le sue braccia rassicuranti,
sotto il
piacevole tepore del piumino.
Mi
girai verso di lui, sorprendendolo a fissarmi.. Non dissi
niente, non avevo bisogno di parole. Mi avvicinai a lui facendo
combaciare le
nostre labbra in quel puzzle che era sempre stato perfetto, in un modo
o
nell’altro.
Sentire
di nuovo il suo petto nudo sfregarsi contro il mio
seno era una sensazione così conosciuta eppure nuova.
Sentire il suo respiro
caldo e affannato al mio orecchio mi ridiede la vita, facendomi sentire
la
ragazza più fortunata dell’intero universo.
Gli graffiai dolcemente la schiena ad una spinta leggermente
più forte delle
altre, mi aggrappai a lui con tutte le mie forze, con la paura forse
che lui
potesse ancora abbandonarmi.
Gli presi il viso tra le mani, contratto in una smorfia di piacere, gli
baciai
gli occhi, il naso, la bocca.. Sentendo un’ondata di gioia
pervadermi il corpo.
Si
lasciò cadere sfinito e col fiatone al mio fianco,
tenendomi però sempre stretta tra le sue braccia calde.
Il profumo della sua pelle mi diede alla testa.. Dio come mi era
mancato.
Mi sussurrò la buonanotte all’orecchio,
cominciando ad accarezzarmi dolcemente
i capelli.. Sapendo che quel gesto era capace di rilassarmi e di
conciliarmi il
sonno.
Io
e lui, di nuovo una cosa sola. Di nuovo un corpo unico.
Di nuovo insieme, e questa volta per sempre.
***
Bene,
bene, bene. Avete visto? Si sono riappacificati tutti
quanti! Certo, con qualche difficoltà. Ma
l’importante è che tutto si sia
risolto per il meglio.
Quella scema di Ary all’inizio non volva nemmeno uscire dalla
sua camera!
Fortunatamente Ale è una nanetta dalle
mille risorse e l’ha
convinta xD
Dunque,
ringraziamo:
Jiada95
: Sei
la prima, sì! Hai vinto 500.000 euro u.u Ti arriveranno
entro la fine del mese
xD Contaci!
La scena dell’ecografia è piaciuta un sacco anche
a me, Ale è tenerissima hai
ragione! Ed è tenerissima anche la parte in cui Ary e Tom si
ritrovano, è
commovente!
Hai vinto la scommessa, Ale e Tomi hanno fatto pace XD Un
bacio e alla prossima!
I
dream
you
: Ti perdoniamo, su u.u Ti abbiamo sconvolta? O.o Perdonaci tu allora!
XD
Grazie mille per la recensione, un bacio grande!
Tokietta86
: Ehhh
sì, Tom a volte sorprende anche me. E’
imprevedibile quel ragazzo (:
L’importante però è che abbia capito
finalmente di amare davvero Ale e lo ha
dimostrato anche non portandosi a letto Chantelle, perché di
occasioni ne
avrebbe avuto, quel testone! Nonostante sia pure un pettegolo Georg e
Ary hanno
fatto pace e adesso potranno crescere il loro bambino insieme.
Grazie mille
per esserci sempre! Un
abbraccio enorme e alla prossima ^__^
Jessire
:
Aggiornato! Sei contenta? xD
Grazie mille!
Principessa
Kaulitz
: Sì, Tom combina sempre un sacco di guai, chissà
se è
ugualmente bravo a risolverli! Grazie mille, alla prossima!
Vostre,
Ale&Ary