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Autore: londonlilyt    07/09/2005    3 recensioni
Oscar sapeva cosa voleva dalla vita, la sua carriera era la cosa piu' importante per lei, c'era poco posto nella sua vita per l'amore o le cose frivole. fino a quando il suo nuovo assistente, Andre', arriva in ufficio. I grandi occhi verdi e i suoi modi gentili le mostreranno un lato della vita che le era sempre stato negato dai suoi obblighi e doveri, facendo tremare le fondamenta di tutte le sue certezze. Ma Andre' ha un segreto, che presto si frapponera tra i due e la loro felicita', riusciranno a superare tutti gli ostacoli e rimanere l'uno affianco all'atro? BHE' LEGGETE E SCOPRITE!!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Oscar rimase immobile, sdraiata sul divano dove lui l’aveva lasciata, non aveva la forza di muoversi, il silenzio dell’appartamento le si stava chiudendo addosso come mura invisibili, rischiando di schiacciarla. L’aveva mandato via, aveva chiuso tutti i loro rapporti. L’aveva perso per sempre.

Gli occhi le bruciavano, avrebbe dovuto piangere, sfogarsi in qualche modo, ma non ci riusciva, il suo viso era asciutto e lo sarebbe rimasto, il cuore invece sanguinava e faceva male. Un dolore sordo e pulsante che lentamente si stava diffondendo per tutto il corpo, chiuse gli occhi e si raggomitoló su un fianco abbracciando un cuscino.

Sulle labbra aveva ancora il sapore del suo bacio, tenero e dolce come pochi, come si rimetteva insieme un cuore in frantumi? Come avrebbe fatto ad andare avanti senza di lui? Come al solito tante domande e nessuna risposta, non una per lo meno che le potesse portare conforto.

André salì in macchina e inizió a guidare come un disperato per le strade della cittá, rischiando di andare a schiantarsi un paio di volte, ma non gli importava, era completamente insensibile a tutto quello che lo circondava, non voleva vedere niente e non voleva pensare a niente.

Perché iniziare a pensare alla scenata appena accaduta nell’appartamento di Oscar, rischiava solo di farlo ammattire. L’aveva persa, lei lo odiava, aveva stampato in mente in maniera indelebile, l’espressione carica di dolore che le aveva visto quella sera e lui era stato la causa di tutta quella sofferenza. Come poteva farsi perdonare e avere una seconda possibilitá?

Dopo la terza quasi collisione con un’altra macchina, decise che forse era meglio fermarsi, non sapeva dov’era e non gli interessava, ora gli importava solo cercare di placare il battito del cuore e l’ondata di pena che gli stava attraversando il corpo facendogli tremare le mani. Aveva rovinato tutto, ma non si sarebbe arreso, avrebbe trovato il modo di riconquistarla, quello che si era creato tra loro non poteva finire in questo modo, avrebbe lottato con le unghie e con i denti per riaverlo.

Ora peró doveva cercare di tenere in vita quella donna cocciuta, prese il cellulare e chiamó un numero dalla rubrica.

-Simon sono André, la mia copertura é saltata, dobbiamo chiudere l’indagine il piú in fretta possibile-

Quando Oscar riaprì gli occhi non seppe dire quanto tempo fosse passato, se pochi minuti oppure ore, non aveva importanza, sembrava che finalmente avesse riacquistato una parvenza di calma, anche se il dolore era sempre lì, dubitava di vederlo passare tanto presto.

 A fatica si mise a sedere e si strofinó gli occhi, la testa le scoppiava, vagamente si rese conto di non essersi tolta nemmeno la giacca quando era arrivata a casa, poco male avrebbe direttamente buttato i vestiti nella spazzatura, non li voleva rivedere mai piú.

Con passo stanco andó a prendere la sua valigetta, mentre era in stato catatonico le era venuta un’idea su come uscire da quel pasticcio senza rimetterci la vita e la carriera, ed includeva il coinvolgimento dell’FBI, aveva conservato il biglietto da visita datole dal “brutto”.

Travis Perkins

Tel. 555-6394

-Thó guarda “il brutto” ha anche un nome-

Prese il telefono e compose il numero, fece diversi squilli prima che una voce assonnata le rispondesse pronto.

-Agente Perkins, sono la signorina De Jarjeyes-

-Signorina sta bene? Le é successo qualcosa?- la voce era divenuta subito attenta.

-No sto bene, per il momento almeno. Ho ripensato a quello che mi ha detto e...se decido di aiutarvi, lo faró solo alle mie condizioni- gli spiegó decisa.

-Signorina, non credo che lei abbia le conoscenze necessarie...-

-Questi sono i patti- lo interruppe piatta –non ho nessuna intenzione di rimetterci vita e carriera in modo che lei e suoi colleghi vi possiate coprire di gloria-

Ci fu qualche secondo di silenzio.

-Quali sono le sue condizioni?-

-Non al telefono, meglio incontrarci di persona, ci sono delle cose di cui lei e suoi colleghi non credo siate a conoscenza-

-Va bene la contatteremo noi con l’ora e il luogo dell’incontro-

-Daccordo- e chiuse la comunicazione.

Andó alla finestra e aprì le tende, il cielo iniziava a schiarirsi lentamente, presto sarebbe arrivata l’alba, un nuovo giorno, si rese conto di non aver nulla da aspettare con impazienza per la nuova giornata, non il lavoro, non il suo amore, a quel pensiero un’altra fitta al cuore le fece trattenere il respiro.

Tutti quelli che dicevano che era meglio “aver amato e perso che non aver amato affatto” erano idioti, come si poteva sopportare una sofferenza del genere piú di una volta nella vita? Bisognava essere masochisti.

Mai piú, si disse osservando con sguardo freddo il sole che tingeva il cielo di un pallido rosa, mai piú avrebbe permesso a qualcuno di entrare nella sua vita in maniera così profonda, come lo aveva permesso ad André. Si sarebbe dedicata al lavoro e avrebbe smesso di perdere tempo persa in sogni ad occhi aperti, che non le aveva portato altro che un brusco risveglio.

Con ironia constató che alla fine, stava per diventare esattamente quello che suo padre aveva sempre desiderato, una donna d’affari spietata e senza cuore. Il suo cuore ormai era stato ridotto in briciole da due profondi e dolci occhi verdi.

Oscar arrivó in ufficio in ritardo, di proposito, quel giorno avrebbe dovuto mettere in moto il piano ideato dai federali il giorno prima. Aveva passato ore in loro compagnia progettando una fine a tutta questa faccenda, lei gli aveva offerto le prove delle operazioni di furto, frode e evasioni fiscali attuate da Roger e e Mark Spencer e loro non avrebbero fatto in alcun modo il suo nome e le avrebbero fornito protezione fino a quando tutto non si fossero accertati che in nessun caso lei sarebbe stata coinvolta. Avrebbe dovuto lasciare la cittá per qualche giorno, ma tanto non avrebbe più avuto un lavoro a cui rendere conto.

 La loro idea era di evitare l’ergastolo ai due in cambio del loro aiuto per incastrare la famiglia Marino, indipendentemente da quanto i loro avocati di difesa sarebbero stati bravi, con le prove da lei fornite la prigione non gliela toglieva nessuno.

Inoltre non sarebbero durati a lungo dietro le sbarre visto che Vincent Marino avrebbe trovato un modo per eliminarli, la loro unica possibilitá sarebbe stata quella di collaborare, non gliene avrebbero dato altra.

Ora lei doveva cercare di trafugare i dati contenuti nel portatile chiuso nell’ultimo cassetto della scrivania di Roger, aveva una serie di dischetti a un cd fornito dai federali che le avrebbe consentito di bypassare eventuali misure di sicurezza, il fatto di avere una cimice e un segnalatore di posizione cuciti nel reggiseno le dava un pó di sicurezza in più, doveva solo trovare il momento adatto.

Si diresse prima nel suo uficio, non voleva dare eccessivamente nell’occhio, cercó di non badare alla scrivania vuota che negli ultimi tempi era stata occupata da André, nelle ultime ore era riuscita a far scendere il dolore a livelli sopportabili, ora non rischiava più di toglierle il respiro, non poteva fare a meno di chiedersi dove fosse ora e cosa stesse facendo. Il modo in cui si erano lasciati pesava anche a lui, oppure era sollevato che le cose fossero finite tra loro? Scuotendo la testa per schiarirsi le idee si tolse cappotto e giacca e riprese la valigetta, non doveva pensarci, adesso se la fortuna l’assisteva l’ufficio doveva essere vuoto e sbarazzarsi di Louise sarebbe stato relativamente facile.

Il cuore le batteva all’impazzata, sapeva che i federali stavano seguendo ogni suo movimento, ma quella certezza non l’aiutava, quello che stava facendo era pericoloso, a questo punto non aveva nessuna idea su come avrebbe reagito Roger se si fosse sentito braccato.

Quando arrivó difronte all’ufficio di Roger non poté credere alla sua fortuna, la segretaria non era alla scrivanie e l’uomo non era nel suo ufficio.

Come un fulmine chiuse la porta e corse alla scrivania, le avevano detto l’ultimo cassetto, provó ad aprirlo, chiuso a chiave, i federali le avevano fornito un passe-partout, erano pronti a tutto quelli, si liberò della serratura senza problemi, il portatile era dove le avevano detto.

Lo accese e attesse che finisse di caricare, per poi inserire il cd con il programma che le avevano dato, non avrebbe lasciato nessuna traccia sulla memoria fissa quindi nessuno si sarebbe mai accorto nel furto di dati.

Dopo pochi minuti inserì il primo dischetto e inizió a scaricare varie liste di bonifici bancari, con destinatario, numeri di conto e nomi insieme ai fascicoli che aveva giá consegnato, sarebbero bastati per fargli avere una condanna si settant’anni a testa, certo c’era la possibilitá che ne uscissero molto prima per buona condotta, ma la mafia non avrebbe aspettato.

Tolse il terzo dischetto e ne inserì un quarto, ma quanto ci metteva! Le sembrava di essere lì da un’eternitá, quando invece erano passati solo dieci minuti, chiunque sarebbe potuto entrare e scoprirla in fragrante reato.

Con un’ondata di panico sentì delle voci fuori dalla porta, Louise era tornata.

-Aspettatmi Janice, lascio queste pratiche sulla scrivania del signor Whittaker e vengo con a pranzo con te-

Stava per essere scoperta! Cosa poteva fare?

Più in fretta che poté infiló tutto sotto la scrivania e vi strisció anche lei sistemando la sedia davanti, la luce dello schermo sembrava come un faro acceso nella notte, senza fare rumore lo chiuse, in quel momento la segretaria entró ridendo e continuando a chiaccherare con l’amica, non aveva neanche lanciato un’occhiata al tavolo.

Con sollievo Oscar attese che la porta si fosse richiusa, prima di dare un’occhiata al monitor, quel maledetto le chiedeva di inserire un’altro dischetto! Con destrezza eseguì l’operazione decidendo di stare nascosta.

Il download finì in pochi secondi, chiuse il portatile e lo rimise al suo posto, richiuse il casssetto e infiló i dischetti nella sua valigetta, doveva andarsene veloce come il vento!

Ma quando aprì la porta per uscire si ritrovó faccia a faccia con il diavolo in persona. Mark Spencer.

-Signor Spencer! Che piacere rivederla- con un enorme sforzo di volontá si impose di calmarsi, l’aveva vista solo uscire dall’ufficio di Roger, non poteva sospettare che stesse facendo qualcosa.

-Signorina De Jarjeyes, che deliziosa sorpresa- cosa ci faceva li?

-Se sta cercando il signor Whittaker non é in ufficio, volevo aspettarlo ma mi sono resa conto di essere in ritardo per una riunione- si diede un dieci e lode per l’assenza di nervosismo dalla voce.

-Ma che peccato, mi sarebbe piaciuto invitarla a pranzo- stava combinando qualcosa ne era certo,

-Mi spaice ma sono in ritardo, arrivederci- lo oltrepasso senza guardarlo e si incamminnó lungo il corridoio con quella che sperava risultasse come un’andatura dignitosa, stva facendo ogni sforzo necessario per non correre.

Mark rimase a guardarla per qualche minuto, poi andò nell’ufficio del suo socio. Nessuno lo sapeva ma nella stanza avevano fatto installare un sistema di sorveglianza audio e video con sensori di movimento, si ativava solo se qualcuno entrava nell’ufficio, non si sapeva mai cosa sarebbe potuto risultare utile. Le immaggini venivano mandate automaticamente ad una centralina raccolta dati, ma se se ne aveva la necessita c’era una cassetta registrata che ti forniva le immaggini delle ultime quattro ore.

Aprì un finto pannello di legno dietro al mobile del bar e prese il nastro, ora avrebbe scoperto cosa stava combinando la biondina da sola nell’ufficio del suo capo. In pochi secondi le immagini di Oscar che scassinava la scrivania vennero proiettate sul televisore, ed in quel momento Roger decise di fare ritorno nel suo ufficio.

-Roger, entra e chiudi la porta per favore, sei appena in tempo per lo spettacolo- disse divertito.

-Cosa ci fai qui? Ti ho detto che non mi piace quando vieni nel mio ufficio!- qundo gli si mise affianco per poco non gli venne un colpo –che diavolo é quella roba?-

-A quanto pare siamo stati scoperti- quello complicava un pò le cose, ma non era irreparabile, li forzava solo ad accellerare i tempi.

-Mio dio! Cosa sta facendo con il mio portatile!- stava per venirgli una crisi respiratoria.

-Calmati Roger-prese carta e penna dalla scrivania e scrisse sul foglio “molto probabilemente ci sono cimici nel tuo ufficio, segui quello che dico senza fare storie” –ora che siamo stati scoperti ci tocca accellerare l’operazione, dobbiamo sparire questo pomeriggio stesso-

-Hai ragione, immaggino che sia tutto pronto- improvvisó alla cieca.

-Certo, il piccolo aereo privato che ci deve portare a Cuba é pronto alla partenza, avviseró il pilota di aspettarci  per le 18:00. dovremmo avere abbastanza tempo per raggiungere Forest Hill- quello era l’aereoporto più lontano a cui era riuscito a pensare, se qualcuno aveva intenzione di fermarli, una volta scoperto l’inganno avrebbe impiegato almeno un’ora per tornare in cittá, e per quel tempo loro sarebbero giá andati via.

-Va bene Mark ci incontriamo direttamente lì- oramai l’uomo stava sudando copiosamente ed era in preda al panico, il socio gli indicó di nuovo il foglio, diceva “ci vediamo al magazzino alle 17:00, partiamo stanotte con la barca. Lascia a me la puttanella bionda”, lui fece solo un cenno con il capo.

  
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