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Autore: Archangel 06     14/06/2010    3 recensioni

Sono terrorizzato. Ho una paura folle. Non c’è nulla nella mia mente. Nessun ricordo. Non un nome. Non un volto. Non un luogo. Niente. Niente di niente. Ho paura. Tanta paura.
seguito di "memories of an happines that does not fades".
Genere: Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Ciclo Children of Bodom'
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“Dai, muovetevi, lumaconi!!” gridai, agitando il braccio dallo sportello del bus per incitare Virginia e Erik a muoversi. Eravamo tutti e quattro eccitatissimi, era la prima volta che partivamo in tour… come spalla dei Children, per di più! Non potevamo chiedere di meglio. Salii sul bus, e Janne mi acchiappò facendomi sedere vicino a lui. Il pullman si mise in moto, e partimmo. Non saremmo tornati in Finlandia per diversi mesi… saremmo passati anche per l’Italia, a Milano a Padova e… a Mestre. La mia città natale. La cosa mi procurava una certa apprensione, che però mi guardai bene dal rivelare. Ci fermavamo ogni tre- quattro ore circa. Le prime tre tappe erano in Germania, poi saremmo passati in Italia, poi in Francia, poi saremmo andati in Spagna e infine saremmo tornati in Finlandia per fare le ultime due tappe. Si prospettava una cosa massacrante, ma eravamo tutti troppo eccitati per pensarci.
Durante il viaggio ogni tanto io, Virginia e Francesco componevamo. Ci mettevamo in fondo all’autobus, con una chitarra, un pentagramma vuoto, una matita e una gomma. Quando ci vedevano fare così, gli altri rispettosamente abbassavano la voce. Erik ogni tanto ci aiutava, ma non aveva un gran talento compositivo, ce lo disse chiaramente: lui era un esecutore. Tuttavia apportò dei miglioramenti significativi: aveva molto occhio e orecchio per il dettaglio.
“Io proporrei di abbassare di una settima tutta la scala. Suona troppo vivace così… non è l’effetto che ci serve”

“Che ne dite se come suono della tastiera per questa parte impostiamo l’organo a canne? Da a tutto un’aria più gotica”

“Io ci metterei del doppio pedale, qui un’accelerata consistente, poi torniamo a rallentare…”

“Erik, vieni qui? Abbiamo bisogno di un consiglio!” questi discorsi erano piuttosto frequenti fra di noi. Erik si era integrato alla perfezione nel gruppo. Era molto simpatico, e un bassista di notevole talento… era decisamente un ottimo acquisto per noi, e lui era contentissimo di far parte del nostro gruppo.
L’avevo beccato più di una volta guardare Virginia… e non certo con uno sguardo casto e puro, anzi! Virginia dal canto suo faceva finta di niente, ma non mi ingannava: mi ero accorta che quando si accorgeva che lui la guardava diventava rossa.
"Non sarebbero affatto male come coppia… lui, capelli lunghi e barbetta rosso fuoco, occhi azzurro ghiaccio, un po’ pallido, muscoloso e alto, lei, capelli neri e occhi verdi, di corporatura più mediterranea… niente male, come coppia. Dovrò macchinare qualcosa…"

***

Oramai eravamo in tour da un mese, ma lo strano era che in albergo ci avevamo dormito si e no tre o quattro volte. Janne pareva non farcela più ad avermi a poca distanza e non poter soddisfare i suoi basic instincts, passatemi la battuta… io approfittavo di ogni occasione per stuzzicarlo, mentre lui maledicendomi mi prometteva che non appena ci fossimo installati in un albergo, mi avrebbe insegnato lui a scherzare con un uomo che stava impazzendo di desiderio.

Ora toccava all’Italia. Alla frontiera fra Italia e Austria incontrammo una coda assurda, causata da un incidente fra tir che avevano occupato tutta la carreggiata, e che ci fece perdere quattro ore ed arrivare a Milano in ritardo… per tutto il tempo io, Virginia e Francesco dovevamo stare vicini all’autista, con la radio sintonizzata su Radio 3 per ascoltare gli aggiornamenti sul traffico: dopo svariati giri, riuscimmo finalmente ad imboccare l’autostrada verso Milano. Alleluia! L’arena feste ci aspettava.
“Angieeee ti va una partita a uno?? Qui nessuno vuole…” mi chiese alexi supplicante.

“Ci credo Alexi, vinci sempre tu!! E tutta questa fortuna è anche vagamente sospetta, non trovi?” dissi io, stravaccata sul mio sedile.
“Non insinuerai che io bari, vero??” chiese con aria ferita.
“Ok, vada per la partita” sospirai.
Alexi vinse tre volte di fila. Alla quarta però lo beccai mentre barava, scatenando una zuffa fra me e lui nel corridoio fra le file di sedili.
“Mi hai fatto battere una culata, accidenti a te!!”
“Sei stato tu che hai barato, Alexi!”
“Però potevi andarci piano…”
“Un’altra volta impari!” gli altri se la ridevano ad ascoltare il nostro battibecco.
Alla fine intervennero a separarci, sempre ridendo, prima che ci facessimo male sul serio, anche se non ne avevamo l’intenzione… sempre più spesso mi trovavo a pensare che la vita in tour era stressante, ma grandiosa.
Capivo perfettamente come mai i Children non desiderassero una vita diversa. E non la desideravo nemmeno io. Andava benissimo così.

***

In autogrill presi il cellulare, e aprii la rubrica. Mi fermai indecisa sul primo numero… Alberto. Mio fratello. Con lo sguardo perso nel vuoto, cominciai a perdermi nei ricordi.
“Alberto! È tutta colpa tua, sei stato tu a insegnarle a suonare quella maledetta batteria!”

“Fanculo, papà!! Sai benissimo che non sono stato io a metterle questa idea in testa. È solo quello che vuole lei!”

“Zitto, sai bene che non è così, l’hai traviata!! E tu” aveva aggiunto minaccioso rivolgendosi a lei, che stava uscendo in quel momento dalla porta “Tu, signorina, torna subito qui!! Andrai all’università, come ho stabilito!”
Angela non sapeva come aveva fatto a mantenere la calma. “Certo, pa’. Quando vedrai gli asini volare."
“Io. Farò. Quel. Cazzo. Che. Mi. Pare.” disse prima di chiudere la porta.
“Non ce la farai mai!!” le parole avevano continuato a inseguirla per molto tempo come un nemico di un incubo. “Ce l’ho fatta invece… visto?”

Mi riscossi, e premetti il tasto di chiamata.
“Pronto!! Angie!! Porca puttana, è passata una vita dall’ultima volta che ti sei fatta sentire!!! Come stai??” chiese la voce che aveva risposto dall’altra parte della linea.

“Tutto bene, fratello. Senti… fra quattro giorni io sarò in concerto, al parco di San Giuliano. Ci sarai? Saremo la spalla dei Children of Bodom!” chiesi.

“Ho sentito! Però i biglietti erano soldout ormai, non sono riuscito a comprarne uno…”
“Ma io sono la vip, carissimo… posso procurarti la prima fila senza pagare! Avanti, vieni?”

“Contaci!!” nessuna esitazione. Era troppo tempo che non ci sentivamo.

“Alberto…” cominciai, esitando. Lui capì subito. “Stanno bene. Non parlano mai di te però… gli brucia ancora troppo” disse francamente.
“Lo immagino. Potresti dirgli che sarò in tappa a San Giuliano? ci terrei che lo sapessero.” Sentii un sospiro, e rispose: “Ok… glielo dirò. Ora devo andare… non far passare troppo tempo prima di farti risentire!”


secondo capitolo....
Sweetevil: se sono così veloce ad aggiornare, è perchè ho già tutta la storia scritta ;) la metto giù tutta o quasi prima di postarla, quindi la posto un po' alla volta per avere il tempo di ricontrollare gli altri capitoli mano a mano che vado avanti^^
   
 
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