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Autore: _Mary    14/06/2010    6 recensioni
Fui distolta dalla traduzione dal rumore della porta del mio studio che veniva aperta violentemente.
Alzai gli occhi da quello che, a quanto dicevano le analisi, doveva essere un manoscritto originale della metà dell’undicesimo secolo, giusto in tempo per vedere Philip Hateway, mio carissimo collega al Dipartimento dello Studio dei Reperti Magici, che mi sorrideva sfacciato.

Non posso farci niente, i personaggi che vengono citati anche solo di sfuggita in Harry Potter mi piacciono troppo. Quindi, ho provato ad immaginare Rowena Ravenclaw e un antico manoscritto in cui se ne racconta la vita...
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Corvonero, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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XII.

 

“Tornai in paese. Non so se Ravenclaw abbia mai detto a Rowena della mia ‘visita’. Probabilmente non lo fece, perché, in caso contrario, niente avrebbe impedito a Rowena di ripetermi ancora una volta che ero troppo apprensivo, che avrei dovuto starmene buono al mio posto, che stavo commettendo uno sbaglio a non fidarmi di lui.

 

Io, d’altro canto, pensavo che sarebbe stato cento volte meglio se non mi fosse mai venuta in mente l’idea di andarlo a trovare. L’ipotesi che Rowena potesse aver ragione, e che Ravenclaw non fosse il poco di buono che avevo pensato, si insinuava sempre di più anche nella mia testa, lentamente, giorno per giorno, come un tarlo fastidioso.

Era tremendo. Continuavo a cercare di farle aprire gli occhi, ma non era più convinto neanche io di quello che le dicevo.

 

Rowena aveva cominciato a adottare una nuova tattica: fingeva di non sentirmi quando affrontavo l’argomento. Mi fece capire così di considerare conclusa la faccenda. Io provai ancora per un po’ a smuoverla, ma ad un certo punto dovetti arrendermi.

 

Quindi, per un po’ di tempo le cose ricominciarono ad essere come sempre, almeno apparentemente: io la andavo a trovare, lei veniva in bottega, qualche volta la accompagnavo fino al paese vicino, quando doveva svolgere incarichi assegnati da suo padre. Ma ciascuno di noi due sapeva che Ravenclaw aveva aggiunto qualcosa, nella nostra amicizia, che non c’era mai stato prima. Un elemento che disturbava e pendeva pericolosamente sulle nostre teste. Quella che stavamo vivendo era solo una quiete apparente, che continuò fino a quando seppi delle nozze.

 

Non l’avevo mai vista così felice, né avevo mai visto quello sguardo negli occhi stanchi di Lord Henry. Anche a lui quel matrimonio giovava: Rowena si era innamorata di un buon partito, e lui non aveva dovuto infrangere il presunto giuramento fatto alla moglie morente.

 

Anche l’ultima, fragile barriera che avevo costruito per non vedere la realtà cadde. Suo padre aveva approvato quell’unione.

 

Si sarebbero sposati quell’estate. Era già tutto stabilito: Rowena si sarebbe trasferita a vivere nel suo paese e lì avrebbe cominciato la sua nuova vita, e, intanto, avrebbe cercato un luogo per quella scuola che sognava.

 

Mi rinchiusi in casa per tutta la settimana seguente a quell’annuncio, evitandola. Non la volevo incontrare. Come aveva potuto accettare una cosa simile? Come poteva non vedere come sarebbe stata la sua vita accanto a Ravenclaw? Come poteva pensare di essere felice con lui, nonostante tutti i miei avvertimenti? Ravenclaw era innamorato, ma pensavo che uno come lui non avrebbe mai potuto realizzarla, e sapevo che Rowena se ne sarebbe accorta, prima o poi. Troppo tardi.

 

Ero furioso. Con me, prima di tutto, perché non ero riuscito a farle aprire gli occhi. Con Ravenclaw, che era talmente stupido da credere di essere alla sua altezza. Con Rowena, che si rifiutava di vedere.

 

Ma sapevo anche che avrei potuto vederla fino al giorno del suo matrimonio. Poi se ne sarebbe andata davvero, ed io sarei rimasto solo. Fu per questo che decisi di tornare a casa sua.

 

Mi corse incontro non appena mi vide, abbracciandomi.

 

“Non sei più arrabbiato con me, William?” chiese cautamente, sciogliendo l’abbraccio.

 

Io feci un mezzo sorriso.

 

“Certo che no” mentii, vedendo che il suo sguardo si illuminava.

 

“Allora vieni dentro, che aspetti? Sono un po’ impegnata, ma…”.

 

Mi condusse nella sua stanza: era completamente piena di casse e bauli mezzi svuotati; vestiti e cianfrusaglie di ogni tipo erano sparsi ovunque, e Nelly si affannava a metterli in ordine secondo criteri che non capii.

 

“Salazar ha trovato un castello” mi disse Rowena, mentre riordinava un mucchio di coperte. “Helga mi ha assicurato che, con le dovute modifiche, potrebbe diventare accettabile. E’ andata a controllare, sai? Non si sa mai, quel vecchio avrebbe potuto trovare anche una catapecchia. E, in effetti, Helga ha detto che quel posto deve essere reso… abitabile.”

 

Rowena rise brevemente.

 

“Ovviamente Salazar non poteva certo mettere a disposizione un posto che non cadesse a pezzi, tra tutte le proprietà che ha. Ci sarebbe andata bene anche una semplice casa, l’aveva messa a disposizione Helga, ma lui ha preferito una specie di rocca in disuso”.

 

Tirò fuori da un baule un vestito bianco, ammirandolo. La vidi sorridere tristemente.

 

“Era di mia madre” mormorò, più a se stessa che a me o a Nelly.

 

Strinsi a tal punto i pugni che sentii di aver conficcato le unghie nella carne. Mi sforzai di dire qualcosa.

 

“Sarai bellissima, quel giorno”.

 

Rowena si scosse e mi guardò sorridendo.

 

“Sei sempre troppo gentile, William”.

 

Gettò un’ultima occhiata al vestito che consegnò a Nelly, orinandole di lasciarci soli, poi si inginocchiò di nuovo accanto al baule.

 

“Dici che ci saranno i fantasmi, lì dentro? Non ne ho mai visto uno” rise.

 

Sorrisi a mia volta.

 

“Movimenterebbero le vostre lezioni, se non altro” osservai.

 

“Ma le mie lezioni saranno interessantissime anche senza di loro” puntualizzò.

 

“Oh, non c’è dubbio. Vorrei davvero vederti alle prese con un mucchio di bambini urlanti a cui manca la mamma” borbottai. Rowena mi fece una smorfia.

 

“Per Morgana, tu sì che sai incoraggiare le persone!” disse, rialzandosi.

 

“Vedo le cose per come stanno” mugugnai.

 

“No, vedi le cose nel modo peggiore in cui potrebbero stare. Fosse per te non me ne dovrei neanche andare da qui” ribatté Rowena, avviandosi alla finestra.

 

Inspirò profondamente, guardando lontano. Sapevo cosa stava passando per la sua testa. Rowena non si sarebbe mai accontentata di rimanere in un paese piccolo e sperduto, non dopo aver avuto un assaggio di quanto grande fosse il mondo. Era stata a Londra, aveva visto che c’era qualcosa oltre quelle montagne. Non si sarebbe accontentata di rimanere in casa a filare la lana e a ricamare. Voleva di più. Sperava in qualcosa. Sognava.

 

“Sei sicura di quello che stai per fare?” chiesi, non sapendo se mi stessi riferendo più al matrimonio o alla scuola.

 

Rowena si voltò a guardarmi.

 

“So anche io che non sarà facile, Will” mormorò, incrociando le braccia al petto. “So che dovrò avere a che fare con… bambini urlanti” disse, calcando le ultime due parole. “E che dovrò lasciare il posto in cui sono nata e cresciuta, che dovrò lasciare mio padre…”

 

Si chinò, aprendo un altro baule. “Che dovrò lasciare te” concluse, fissandomi.

 

Ebbi un tuffo al cuore quando lo disse. Lei non si rendeva neanche conto di quanto mi facesse soffrire l’idea che, alla fine, se ne sarebbe andata davvero.

 

“E se questa scuola verrà davvero fondata, non vedrò spesso neanche mio marito” proseguì. “Ma… non pensi anche tu che ci sia qualcosa di più grande, William? Non ti senti soffocare quando pensi che un giorno ti sveglierai con i capelli bianchi e tutto quello che avresti potuto fare, i posti che avresti potuto vedere, i sogni che avevi avuto… sarà tutto svanito come fumo?” chiese, alzandosi di nuovo e camminando su e giù per la stanza.

 

“Non pensi di dover fare qualcosa, finché puoi?” mormorò, fermandosi davanti a me.

 

La guardai. Mai come in quel momento avevo sentito la tentazione di stringerla tra le mie braccia, di baciarla, di offrirle quella vita che sognava. Avrei voluto essere l’uomo più ricco del mondo, più ancora dei sultani d’Oriente di cui avevamo letto da bambini, per offrirle, oltre al mio cuore, tutto quello che possedevo.

 

“Se… se ne hai la possibilità” balbettai, sentendomi annegare.

 

Rowena fece un sorriso triste.

 

“Io ce l’ho questa possibilità. Non posso farmela sfuggire. Lo capisci?” chiese dolcemente, prendendo la mia mano tra le sue e guardandomi negli occhi.

 

Fu l’unico momento in cui mi fece sospettare che sapesse. Che, nonostante tutti i miei tentativi di nasconderlo, avesse intuito quello che provavo per lei. Quando vidi nei suoi occhi quella luce, temetti che mi avesse scoperto.

 

Annuii, incapace di parlare. Rowena si sporse verso di me. Sentii il suo profumo di fiori quando mi diede un bacio sulla guancia. Lieve, delicato. Sentii il mio cuore battere più forte a quel contatto tanto desiderato, tanto puro, tanto sperato.

 

“Ti voglio bene, Will” mormorò abbracciandomi.

 

La strinsi goffamente tra le mie braccia. Sentivo che singhiozzava. La cullai come si culla una bambina, carezzandole i capelli.”

 

*

 

“Hogwarts è in piedi da allora?”

 

Dire che Andrei era stupito sarebbe un eufemismo. Era assolutamente sconvolto, e la sua espressione mi fece sorridere.

 

“Beh… Hogwarts è stata fondata in questo periodo” spiegai, cercando di ricordare quello che sapevo sulla scuola. “poi è stata modificata ed ingrandita moltissimo nel tempo. Pensa che all’epoca i castelli erano in legno. Con la conquista normanna del 1066 si è cominciato a farli in pietra, ma penso che la primissima Hogwarts fosse molto più piccola e spoglia di quella che conosciamo noi”.

 

Andrei fischiò, ammirato.

 

“Tu nella storia ci sguazzi, eh?”.

 

Io scrollai le spalle. “Mi piace”.

 

Per un po’ continuai a scrivere in silenzio. Poi Andrei borbottò:

 

“Non riesco ad immaginare una Hogwarts diversa. Comunque fosse, doveva essere già piena zeppa di passaggi segreti e stanze nascoste” rifletté.

 

Lo guardai: gli brillavano gli occhi come fosse stato un bambino.

 

“Cos’è che rende Hogwarts così? Insomma… è una scuola, no? Non dovrebbero odiarla tutti?” chiese Andrei.

 

Io sgranai gli occhi.

 

“Una scuola? Hogwarts è una scuola? Hogwarts è stata la tua casa per sette anni, saresti un bell’ingrato ad odiarla!” dissi, scioccata. “E poi il Lago Nero e la Piovra Gigante, la Foresta Proibita e le sue ombre, la Sala Grande, gli amici… chi potrebbe odiare Hogwarts?” continuai.

 

Andrei esitò.

 

“Immagino che William non fosse così entusiasta” disse alla fine.

 

Io scossi la testa. “Immagino di no” risposi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Eccomi di ritorno :D

Scuola finita, estate iniziata, gita al mare fatta e tanto tempo a disposizione, yeah!

Ringrazio tutti quelli che hanno letto, ma in particolare bellatrix18, che ha aggiunto questa storia alle Preferite, ele_lele, che l’ha aggiunta alle ricordate, xXBlack Rose OSheaXx per averla aggiunta alle Seguite e MEISSA_S, che l’ha spostata tra le Preferite :D

 

 

Julia Weasley: eh, William William… William è un cretino, ti faccio questa anticipazione senza troppi mezzi termini u.u Sta diventando un po’ più attivo, ma cretino rimane *annuisce* … erg, sorvolo sul fatto che sono stata io a crearlo così XD Gli ci vorrà ancora molto tempo per decidersi a fare qualcosa. E Andrei… diciamo che imparerà qualcosa da lui xP Grazie per la recensione!

 

Foolfetta: oh, una nuova lettrice! Salve! Sono contenta che ti piacciano due dei testoni di questa storia XD Per gli altri fondatori… umh, ho mezze idee campate in aria, al momento. Potrei dedicarmici in un futuro piuttosto lontano, per ora finisco questa fic e poi… poi si vedrà xP Grazie per la recensione!

 

Ely79: alla fine, William si è trovato costretto a cedere il passo. Andrei non parlerà: canterà come un canarino alla fine di questa storia – ma proprio alla fine, perché sono perfida XD – questo te lo posso anticipare :D Grazie per la recensione!

 

xXBlack Rose OSheaXx: salve, nuova lettrice! :D Felice che questa fic ti piaccia, e felice del fatto che ti sembri che io scriva bene! William, William… penso di aver creato il personaggio più lagnoso e cretino della storia u.ù Però chi lo sa, potrebbe sorprenderti in futuro :D Grazie per la recensione!

 

caramella_rosa_gommosa: caVa, non preoccuparti! Anche a me succede di essere convinta di aver recensito, per poi capitare per un motivo o per un altro nella pagina delle ultime recensioni, e… puf! Niente recensione! :D

Oh no, William non è un pochetto fesso: è il Fesso – prego, notare la ‘F’ maiuscola. Ed io sono una perfida autrice che si diverte a far soffrire i suoi personaggi e a creare situazioni per cui voi gentili lettori prima o poi mi ucciderete 8D Ma loooooooool, il figlio illegittimo di Ravenclaw! X°D Uddio, effettivamente potrebbe anche sembrare, ora che rileggo…! O.O Meno male che ho specificato, un figlio illegittimo in circolazione sarebbe troppo persino per me XD Il bacio c’è stato! *sorriso idiota* Sulla guancia! *schiva i pomodori* Erg, comunque. Maddai, su, alla fine il bacio ci sarà – te lo devo <3 Forse non sarà quello che ti aspetti, ma… *risata malvaggggia* Grazie per la recensione <3

 

 

Anche stavolta ho finito. Alla prossima, sperando che ci sia ancora qualcuno a seguirmi nonostante i miei aggiornamenti a singhiozzo!

Un piccolo spoiler di una sola parola: matrimonio.

Ciao ciao!

Ilaria

   
 
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