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Autore: Sabettha    14/06/2010    2 recensioni
''Come ve la immaginate una Mary Ann? Io come una ragazza banale,tutta casa,Chiesa e famiglia. Esattamente come la mia ''famiglia'' mi voleva,nel 1810. Esattamente come io non volevo essere.'' Salve.Questa Fanfic mi è stata ispirata dalla recensione di Bella96 ad una one-shot che ho scritto pochi giorni fa,e contiene quasi tutti i personaggi della shot ''+Luna+''...si può leggere anche senza aver letto la shot,non temete. Parla di una ragazza,della sua esistenza tormentata...sia da umana che da vampira. Spero che mi lascerete i vostri pareri.^^
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C'è sempre stato un nucleo d'odio in me,reale e concreto come le mie ossa,i miei capelli,i miei occhi e la mia pelle.
Talmente concreto che fin da quando ero bambina non sono mai riuscita a nasconderlo,a mascherarlo.
La gente lo sentiva,letteralmente.
Ho perso il conto delle volte in cui mi sono sentita dire di smetterla di fissare,di andarmene,perchè il mio sguardo era brutto,inquietante.Di certo,non uno sguardo sereno e spensierato da bambina.
Ed io non ero considerata una bella bambina;perchè ero una bambina piccola e gracile,con la pelle scura,malaticcia,e soprattutto,ero una zingara.
Ed una zingara non poteva essere bella,perchè non poteva essere buona;perchè gli zingari,dicevano,appartengono ad una razza maledetta,di streghe e parassiti.
La madre superiora,all'orfanotrofio,lo ripeteva sempre.
''E' una bambina cattiva.Il suo sangue è cattivo.Ma è proprio con i bambini come lei che noi sorelle,figlie di cristo dobbiamo raddoppiare gli sforzi,correggere la deviazione e la malvagità con il pugno di ferro e la verga''
Ed in questo devo dire che le suore erano molto...beh,creative.
C'erano le classiche bacchettate sulle mani,che capitavano quotidianamente un pò a tutte noi.
Una bacchettata se macchiavamo i nostri vestitini neri di lana grezza,o se eravamo disordinate,o perdevamo qualcosa.
Due,forti,se sprecavamo il cibo.
Tre se una bambina parlava inutilmente.
Il che equivaleva a parlare per dire qualcosa di diverso da una pia preghierina o da una risposta obbediente alla domanda diretta di un adulto.
Se c'è una cosa che ricordo tutt'ora con chiarezza,di quell'istituto,è il silenzio perenne che lo permeava.
Non c'erano risate infantili,non c'erano chiacchiere.
Solo sussurri,frasi mormorate sottovoce con la paura addosso,nel buio della chiesa e del dormitorio dove,tutte insieme,dormivamo ammassate a due a due,su sudice brandine.
No,nel dormitorio no.
Solo allora riecheggiavano dei suoni umani,forti e chiari.
Le urla,le urla delle bambine tormentate da incubi fin troppo reali.
Urla e pianti,gli unici suoni spontanei che non venivano puniti dalle suore,che dormivano in stanze singole,in letti caldi e confortevoli. Alcune bambine,terrorizate dagli incubi,non volevano dormire più,e io le sentivo che tentavano in ogni modo di tenersi sveglie,contando fra sè e sè,canticchiando,pregando.
Io non ricordo di aver mai sognato,ma non dormivo molto.
Approfittavo della notte per esplorare la mia prigione indisturbata,per pochi istanti,padrona.
E soprattutto,approfittavo dell'oscurità per tirare dei brutti tiri a compagne e suore.
Rovesciavo i sacchi di farina,divoravo i dolci delle suore che noi non potevamo nemmno toccare,consumavo i ceri,sputavo nei piatti,sui vestiti,stracciavo e disegnavo sulle bibbie,rubavo,correvo,infrangevo ogni regola.
Non sempre,soprattutto se il ricordo di un castigo particolarmente pesante era ancora fresco nella mia memoria,ma a volte facevo tutto quello che ho detto,e peggio.
Tanto,quando non si trovava la colpevole per un'azione,era sempre colpa mia;e a volte,quando la colpevole si trovava,riusciva a togliersi fuori dai guai incolpando me.
Per tutti,ero una bambina cattiva.
Anche per me,lo ero.
Ma avevo sviluppato molto presto un perverso orgoglio da reietta.
Ero fiera di essere ciò che ero,una bambina cattiva e di cui tutti avevano un pò paura,in fondo in fondo;mi sforzavo di dare il peggio di me,e non c'era nulla che potesse addomesticarmi,rendermi obbediente,sottomessa ed umile come mi avrebbero voluto,se non superficialmente,per poco tempo.
Non le ore passate senza mangiare,rinchiusa fuori,sotto la neve o la pioggia.Non le giornate in cui mi costringevano a fare i lavori più pesanti,inadatti ad una bambina della mia età.
Non le prediche,gli insulti,gli schiaffi in pieno viso,i pizzicchi,le volte in cui mi costringevano ad inginocchiarmi sulle pietre. Non le docce sotto getti di acqua gelida,con gli occhi rivolti verso l'alto,mentre ad alta voce dovevo ripetere il padre nostro e chiedere perdono a dio per la mia cattiva condotta.
Quando ero nascosta,rivolgevo le mie preghiere a satana.
Perchè avrei dovuto amare un dio che evidentemente mi odiava come tutti gli altri,se mi costringeva a soffrire tanto?
Perchè?
Io odiavo quel dio come odiavo la madre superiora,come odiavo le sorelle,come non tolleravo le mie compagne,sempre pronte a puntare il dito contro di me.
Mi divertiva modificare le preghiere tradizionali trasformandole in inni al maligno,non era affatto difficile.
E recitarle sottovoce mentre tutti cantavano o scandivano le loro suppliche a quel dio nella cui ''bontà'' non credevo affatto,provando un segreto piacere a dire le mie di ''preghiere'',proprio a due passi dalla madre superiora.
E ogni volta le dicevo un pò più forte,testando i limiti,in momenti diversi,in maniera diversa.
Fino a quando non venni scoperta.

______________________________

Era una mattina come tante altre.
Noi Orfane,coperta solo da brutte vesti nere di tela grezza,in piedi,dritte e diligentemente in fila sulle scalinate di marmo,cantavamo il Padre Nostro,sorvegliate dalla madre superiore ed alcune suore più giovani,che avevan appena terminato il noviziato.
Le mie membra dovevano essere intirizzite dal freddo,il mio stomaco vuoto soffriva atrocemente,ed i piedi,pieni di piaghe,erano quasi carne viva,dolore allo stato più puro,grazie all'umidità che penetrava fin negli zoccoli di legno e alle ore in piedi o a camminare.
Solo che io non sentivo tutto questo.
Ero persa in un mondo tutto mio,come spesso mi capitava.
Immaginavo di essere la regina di un regno bellissimo,dove tutti mi adoravano e riverivano,dove il cibo non mancava mai ed era delizioso,dove io ero piena di gioielli e bei vestiti.
Sì,ho sempre avuto un debole per il lusso più sfrenato,inutile nasconderlo.
Ed avevo un'immaginazione talmente vivida che riuscivo a dimenticare temporaneamente la mia miseria ed il dolore fisico.
Davanti a me non vedevo la brutta faccia della Madre,o la chiesa,con le sue pareti bianche piene di intagli rappresentanti martiri,e scene cristiane;non vedevo nemmeno il duro pavimento di marmo,quasi non sentivo la sofferenza del mio corpicino di bambina.
Mi limitavo a fare tutto in automatico,a canticchiare la mia versione del ''Padre Nostro'',ma non ero davvero lì.
Ero nel mio piccolo mondo perfetto,con i vestiti di seta,le cameriere pronte ad esaudire qualsiasi mio ordine, il popolo adorante...
E all'improvviso,bruscamente,qualcosa mi riportò alla realtà.
O meglio,la mancanza di qualcosa.
Nessuno cantava più,e tutti gli sguardi erano puntati su di me.
Quelli delle mie compagne erano sorpresi,oppure...divertiti.
Evidentemente,la mia piccola trasgressione quotidiana non doveva esser passata così inosservata come avevo pensato. Una di loro doveva essersene accorta e aver ordinato alle altre di tacere.
Ero abituata a quel tipo di sguardi.
Ma quello della Madre Superiora...
I suoi occhietti porcini,di un azzurro slavato,esprimevano lo stesso ribrezzo che si prova vedendo del vomito,o la carcassa di un'animale ricoperta di vermi e mosche.
Ma soprattutto,esprimevano la più totale e sincera incredulità.
E...paura?
Era davvero possibile che avesse paura di me?
Oh sì.
Ed in quel momento,anche se ero troppo piccola per spiegarlo razionalmente,capii istintivamente il perchè.
Non mi ero mai ribellata apertamente a lei,nessuno lo avrebbe fatto.
Certo,lo avevo fatto involontariamente,ma quello che avevo detto,quella preghiera satanica era l'equivalente di uno sputo in faccia a lei e alla sua autorità.
Un sasso in un lago tranquillo,una macchia su di un vestito bianco,un cancro in un sistema altrimenti perfetto.
E se lei non avesse reagito con abbastanza forza,le cose non sarebbero più tornate tali...ma anche reagendo con abbastanza forza,le cose non sarebbero tornate proprio uguali,non dentro di lei almeno.
Ma potevo ancora riparare alla situazione.
Potevo mettermi a piangere,supplicare,inventare scuse assurde e ridicole,qualsiasi cosa che dimostrasse che lei aveva autorità su di me,che era impossibile per lei non averla.
Potevo farlo,ma non lo feci.
Fu il mio odio,in pochi e gloriosi secondi a prendere il controllo della mia bocca e a farle pronunciare il resto del canto profano,anche se era l'equivalente di un suicidio.

''E non liberarci mai dal male.Amen.''

______________________________________

Pronunciai queste parole sorridendo,guardando la suora negli occhi.
Un secondo di silenzio,la classica calma prima della tempesta,e poi....
-Piccolo...mostro ingrato!-La voce della Madre superiora tremava,e il viso le era diventato così rosso che sembrava stesse per esplodere da un momento all'altro.Ma il dettaglio più impressionante erano gli occhi:occhi da pazza,spalancati...
-Piccola bestia disgustosa...
La sua mano robusta scattò immediatamente,colpendomi la guancia con tanta forza da farmi barcollare.
Allo schiaffo ne seguirono altri,uno più forte dell'altro.
Ad ogni schiaffo,la suora emetteva un urlo terribile,ed il suo volto si faceva più rosso,la sua espressione più folle...
Mai prima d'allora la Madre aveva avuto un comportamento simile.
Anche quando si era mostrata arrabbiata,la sua era stata una furia fredda,calcolata,per spaventarci.
Non aveva mai davvero perso il controllo,prima di allora...
-Madre!Si fermi...cosa rischia di ucciderla!-Gridò una giovane suora,ragionevole,afferrando la vecchia per le spalle,mentre una sua compagna mi sottraeva ai colpi della donna.-La sta uccidendo!-Ripetè.
E sicuramente,lo avrebbe fatto.Ero quasi incosciente,ed ogni singola cellula del mio corpo era dolorante.
Vedevo ogni cosa sfuocata e confusa,nella bocca avevo il sapore metallico del sangue.
Come attraverso l'acqua,vidii la madre superiora rimanere immobile,ansimante,forse riportata alla ragione dalle parole sagge della sua sub-alterna.
-Portatela...lontano da me.E lontano dagli altri bambini,soprattutto.-la voce della donna era ancora tremante,ma aveva riacquistato un pò di calma,-Rinchiudetela in una...stanza vuota...rimarrà li finchè...fino all'arrivo di un esorcista.Evidentemente,deve aver subito una possessione.
-Era prevedibile,data la sua razza.-Osservò una.
-Non perdete tempo in chiacchiere.Voglio quella...cosa lontano da me subito,vi è chiaro?!?-Sbottò la madre superiora.
Evidentemente,gli era chiaro.
Fui sollevata immediatamente,e mentre venivo sballotata sempre più lontano dalle mie compagne e dalla Madre,persi davvero conoscenza.

  
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