Note dell’autrice:
Questo è un capitolo di collegamento, in realtà solo
una scena. Per introdurre questo personaggio.
Volevo ringraziare chi ha iniziato a seguirmi,
commentando.
Non so quanto frequentemente aggiornerò, sto sviluppando
un po’ la trama e alcuni punti devono essere ben saldi prima di proseguire.
A presto…
Poetessa
~ Christie ~
Sono
le tre di notte, dal piano di sopra si sentono le voci di una festa che si sta
spegnendo. La luce della cucina è accesa. Christie è riversa sul tavolo, una
tazza tra le mani e la coperta sulle spalle. E’ luglio e ci sono trenta gradi.
E’ pallida. I capelli le scendono disordinati sul viso stanco. Gli occhi sono
spenti, sta cercando di non chiuderli, di non addormentarsi. Non ancora,
almeno.
“Cosa
fai sveglia a quest’ora?” mi anticipa, la sua voce non è che un sussurro.
“Mi
sono svegliata.”
“Credevo
che ci avresti messo di più.” commenta più a se stessa che a me.
“Mi
ha svegliato.” ripeto, stupendomi dall’assurdità della mia affermazione.
“Non
è possibile.”
“Lo
credevo anche io…” non riesco a capacitarmene. Non ha
senso. Non è mai successo. Non sono più di un’ombra nei sogni, nessuno mi può
sentire.
“…invece… mi ha visto.”
Scuote
il capo. Soffia sulla tazza di tè fumante. Non ci crede. Come potrebbe?
“Ero
sospesa… Sentivo i miei passi, toccavo quello che mi
circondava. Ero nella sua vita reale: lui mi sentiva. Poi ha aperto gli occhi e
mi ha visto.”
Il
suo sguardo si fissa nel mio, poi si perde, si offusca come se fosse in
un’altra dimensione, lasciandomi sola con le mie paure.
Si
solleva e si trascina fino al lavandino, apre il rubinetto. L’acqua scorre
riempiendo la tazza piena ed il liquido che ne esce si fa sempre più chiaro.
Non dice niente. Resta immobile, i palmi inchiodati sull’acciaio della cucina.
Christie è solo l’ombra della donna che era, un fantasma. Me ne rendo conto
solo ora.
“Ti
senti bene?” chiedo preoccupata.
“No.”
è un sospiro, niente più.
“Mi
sta uccidendo.”
Il
secondo dopo è a terra, riversa sul pavimento. Dorme. Il suo respiro è flebile.
Daimon, il nostro pastore tedesco, le lecca la mano. Qualcosa
è andato storto. Non è da lei, non l’ho mai vista così. Basta una notte per
spezzare una vita, una sola notte per recuperare a lungo le forze. E’ una
settimana che si trascina dalla camera al salotto. So che non ha il coraggio di
chiedermi aiuto, ma questa volta non ho la forza di lasciarla sola.
Le
tocco la fronte ed entro nel suo sogno.