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Autore: Erik Winterking    15/06/2010    1 recensioni
Una raccolta di racconti brevi che ho definito "scene". Non hanno un filo conduttore, sono solo scleri scritti in cinque minuti. =)
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi tornato! Non so che titolo dare a questo racconto. "Prima scena", quindi, va benissimo, anche se magari può sembrare banale. Non importa! Quel che conta, è che bene o male mi è tornato internet (i guai di un canone mensile... ogni tanto scade -_-) e quindi potrò aggiornare più frequentemente. Comunque, ogni recensione mi ha fatto venire un pozzo di considerazioni più o meno filosofiche... sto pensando seriamente di fare un'area discussione apposta, altrimenti occuperei tre volte lo spazio di ogni capitolo o racconto che scrivo! Ok, ora c'è il racconto, e in fondo ringraziamenti ed altri scleri ^^
P.S: in questo racconto sono citate due canzoni, che suggerisco di ascoltare :) così il racconto renderà meglio...


Il Concerto

Le facce della gente sotto il palco, appena distinguibili. Non erano neanche molti – un piccolo concerto per una band agli esordi. Ma cantare, sfogarsi, che sensazione meravigliosa! E i suoi amici che suonano, accompagnandolo...
Finalmente può dire di sentirsi in pace con sé stesso. Non sta neanche pensando alle parole che pronuncia – non perché non abbiano importanza, ma perché vengono fuori da sole. Le ha cantate così spesso, ormai... e ora ecco, l'ultimo accordo, e una frase sussurrata dolcemente, come una piccola ninnananna malinconica... e la canzone è finita.
Il pubblico sotto il palco applaude entusiasta. Anche i più distratti lontani mostrano il loro apprezzamento. Eppure, a lui non importa. È felice semplicemente di poter cantare, cantare senza preoccupazioni.
«Grazie, grazie mille! Sono – anzi, siamo felici che vi piaccia la nostra musica... santo cielo, potrei andare avanti all'infinito. Purtroppo però siamo arrivati alla fine della scaletta... prima dell'ultima canzone, le presentazioni di rito...»
La chitarrista tossisce e inizia a parlare.
«Chiedo scusa per l'interruzione, ma prima della presentazione ho una sorpresa particolare. Canterò l'ultima canzone, e ringrazio gli altri membri per aver approvato la mia idea, e soprattutto il buon vecchio Stephen, che mi ha anche aiutato ad arrangiare il pezzo e a prepararlo. Una canzone di Tarja Turunen, ex voce dei Nightwish. S'intitola Sing for Me, canta per me.»
Resta accanto al microfono, interdetto. Perché lui invece non ne sapeva niente?
«Ehm... ok, va bene. Approfitterò di questa pausa per riposarmi un po' di più. Lascio il palco a lei, signorina.»
Ciò detto, si inchina elegantemente e si allontana dietro le quinte, curioso di vedere cosa succederà. Non dubita che sarà un'ottima esecuzione – in alcune canzoni lei fa dei piccoli pezzi vocali di sottofondo, e sa che ha una magnifica voce.
“Comunque... a meno che non abbia mentito, ha chiesto il permesso agli altri, ma non a me. Da cui deduco... che la sorpresa era per me. La logica mi direbbe questo almeno... ma la gente è imprevedibile... vedremo.”
Le prime note della canzone si diffondono, distogliendolo dai suoi pensieri. Si perde subito nell'ascolto, rapito dalla musica e dalla voce...
«Diventa difficile respirare, e l'oscurità nella mia testa mi spaventa. C'è un piccolo diavolo nella mia bocca che scrive brutte parole da farti gridare. L'anima vergine che viveva in me viene violata dall'insicurezza... ho bisogno che tu canti.
«Canta per me, amore. Canta e dividi ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Qui, dentro la mia mente, la verità è difficile da trovare.
«Sta diventando troppo affollato qui. Sono da sola, e gioco con la mia paura. Non voglio più che succeda questo... mi sono ancorata al terreno da sola. Ho bisogno che tu canti.
«Canta per me, amore, canta e dividi ciò che è giusto da ciò che è sbagliato... qui, dentro la mia mente, la verità è difficile da trovare. Canta per me, amore...»
Con un'ultima, delicatissima nota sostenuta, la canzone finisce. La ragazza si inchina, prima di avvicinarsi ancora al microfono.
«Erik, stasera vi ho donato la mia anima.»
Strabuzza gli occhi. Quante volte ha letto quella frase, quante volte ha letto quel libro... torna al centro del palco. La guarda negli occhi e sorride.
«E la tua anima è così bella, bambina. Stasera gli angeli hanno pianto.»
“Sì, ho capito.” E mentre pensa queste parole, vede la gioia sul suo volto. “Sei così bella...”
«Bene, signore e signori, a questo punto è l'ora delle presentazioni tanto rimandate. Abbiamo deciso di usare dei soprannomi, ma non per qualche motivo particolare... è quello che è uscito quando abbiamo fatto testa o croce.»
Qualche risata dal pubblico, mentre i suoi amici sorridono pensando a come un uomo possa fare il comico per controllare il nervosismo. Va anche detto che così è tutto molto più divertente.
«E allora, in ordine rigorosamente casuale, un applauso per il Cavernicolo! Che ha deciso di chiamarsi così perché un giorno vuole usare le clave per suonare la batteria. Bravo!
«A seguire, un'ovazione per Christine, chitarra e voce! In entrambi i campi, bravissima!»
La ragazza si inchina, e nello stesso tempo si meraviglia. Non era quello il nome che aveva scelto... però...
«E vi è già stato detto il nome del Pianista Pazzo, quindi non c'è bisogno che lo ripeta! Se vi domandate perché abbia scelto di chiamarsi così, la spiegazione ufficiale è che gli piacciono i libri horror. Secondo me invece, ha scelto aprendo a caso il dizionario dei nomi.
«A seguire, il penultimo applauso per Johnny, questo fantastico musicista che suona un manico sintetico con corde spesse, microfoni e regolatori del volume. Sì, esatto, il basso. Tu invece, perché hai scelto di chiamarti così?»
«Senza motivo. È bello così.»
«Magnifico! E in ultimo ci sono io. Beh, dopo un'oretta e mezzo che faccio il protagonista, ci vuole un po' di modestia... insomma, troppa autostima fa male. Voce e scrittore dei testi delle nostre canzoni, sono Erik, il Fantasma dell'Opera! Grazie a tutti!»
Applaudono per lui. Alcuni convinti, altri meno, ma non gli interessa. Si sente in pace, come non lo era da anni. Finalmente... finalmente canta quello che prova. Ed è così liberatorio...
«Bene, vorrei solo fare un ultimo appunto. Secondo il mio orologio, dovremmo avere ancora cinque minuti, che dovremmo usare per smontare l'apparecchiatura. Poiché questa è una canzone che non abbiamo mai neanche studiato, la canterò senza accompagnamento, mentre i miei compagni possono smontare i loro attrezzi. Immagino che sembrerà egoista e anche maleducato... ma credo che sia importante, e adatta al momento. Anthem, Inno, dei Kamelot.
«Cos'è un miracolo, se la vita stessa non lo è? Chi sono io, per elogiarne la bellezza con un inno? Potrei inciampare su parole che ho dimenticato, proprio come la vita stessa può lentamente iniziare... cantami una canzone che faccia commuovere le montagne, cantami l'inno della vita.
«Sono scettico, mi piace il mio bicchiere di vino. Non so il tuo nome, né quello che dovrei fare. Un giorno ti domanderai perché bisogna cercare di leggere tra le righe, e canterai per me, così come io canto per te. Cantami una canzone che possa separare gli oceani, cantami l'inno della vita.
«E così si gira un'altra pagina. Prego per poter capire quello che succede, ma su ogni cosa, di questo sono sicuro: darò sempre il meglio di ciò che posso. Cantami una canzone che rallegri gli angeli, cantami un inno alla vita... cantami l'inno della vita.»
Lascia echeggiare ancora un po' le sue parole, prima di parlare per l'ultima volta.
«Grazie per averci ascoltato! Speriamo di tornare presto sul palco!»

«Dalla tua risposta alla mia citazione, direi che hai capito. Anche dal soprannome che mi hai dato sul momento... mi sbaglio?»
«No, non sbagli... ti ho capito.»
Silenzio. La ragazza parla di nuovo.
«E allora? Non hai niente da dire? O vuoi che sia io a fare la prima mossa?»
«Di cose da dire ne ho tantissime... così tante, in effetti, che non so neanche come cominciare. In più non riesco a definire bene il mio stato d'animo... poi sono nervoso... e, per finire, ho la terribile sensazione che le parole banalizzino quello che vorrei esprimere. Insomma... sì, non mi sono spiegato granché...»
La chitarrista sorride.
«Forse è vero, non ti sei spiegato, ma penso anche di poterti capire. E se non capire... sicuramente accettare. Comunque... se hai capito i miei riferimenti, se hai capito la canzone... non ho altro da dire... adesso tocca a te...»
«Sì, è vero. Sai, sono... come dire... boh, non mi viene il termine. Ho quasi paura che questo sia solo un sogno, e che alla mia prima mossa svanirà tutto... però...»
La guarda negli occhi.
«Davvero, sapresti accettarmi per quello che sono? Non so cos'altro ti rimanga da scoprire su di me. Ogni tanto mi sorprendo da solo, per dire... e scusa questo incredibile giro di parole... ma il fatto è che non so proprio cosa fare...»
Si ferma, pensieroso, poi sospira.
«Sei la prima a provare un tale sentimento per me. E io... beh, come ho cantato 'non so cosa dovrei fare'... o forse mi manca il coraggio di dirlo a voce alta. L'ho detto, mi sembra che le parole rendano banali quello che per me è sublime. Io... posso abbracciarti?»
«Certo... voglio dire, sapendo quello che provo per te, non avresti neanche bisogno di chiedermelo...»
Erik la stringe a sé, dapprima esitante, poi con sentimento.
«Grazie... era tanto che non mi succedeva. Sul fatto che te l'abbia chiesto... non so, può darsi che sia una mia paranoia. Ho un enorme rispetto per le altre persone, soprattutto quando si tratta di contatto fisico. O forse sono solo timido... oppure ogni gesto per me ha un'estrema importanza, mentre gli altri agiscono più a cuor leggero.
«È bello stare così, sai? Mi piace sentire un'altra vita vicino a me. Grazie per i tuoi sentimenti... non so se sarò all'altezza. Ma voglio ricambiarti... e per te, cercherò di dare sempre il meglio di me.»
La ragazza guarda il cantante, gli occhi lucidi dalle lacrime, e sorride.
«A me basta che tu sia sempre te stesso. Malinconico, folle, spiritoso, ma soprattutto dolce e sempre presente. Mi basta che tu mi dica ciò che ti mette a disagio, se succederà, così potrò aiutarti, e se non aiutarti, almeno sostenerti. Mi basta che tu sia sempre sincero con me, e possibilmente fedele. Perché tutto ciò che ti ho chiesto è quello che io ti offro.»
«Mi viene da scherzare, e dire che non ti accontenti certo di poco. Ma secondo me, quelle che tu hai elencato non sono altro che le basi dell'amore... e mi vanno bene. E...»
Si interrompe, senza sapere come continuare. Christine avvicina le sue labbra alle sue, sfiorandole appena.
«Non serve dire altro. Io ti amo, e tu hai deciso di ricambiarmi... e in questo momento sono così felice che non m'importa più di niente. Grazie...»


‡                     †                     ‡



E rieccomi per le riconsiderazioni! Innanzitutto, alla fine un titolo l'ho messo comunque. Evabbè, se salta fuori tanto di guadagnato (anche se non mi convince granché). Cooomunque... ma via, parliamo senza un ordine preciso! È bello così! (non so, stasera mi sento stranamente allegro, e non è esattamente una cosa che capiti spesso) Quindi, come sempre, grazie per le recensioni. Prima o poi anch'io recensirò, ora che ho rinnovato internet... anche se dovrò sforzarmi di cambiare approccio - di solito penso alla recensione come qualcosa che comprenda il tutto, quindi non ho l'abitudine di recensire capitolo per capitolo... in ogni caso, i lavori che ho letto finora mi sono piaciuti. E quando avrò un po' di tempo libero (tempo di esami anche per me... via sui libri e sugli appunti! -_-") scriverò qualcosa di più esauriente. In generale, la sola cosa che ho notato sono degli errori di battitura... ma solo perché sono un super pignolo! Per evitarli io rileggo i miei racconti quattro o cinque volte... e spesso, se li rileggo settimane o mesi dopo, continuo a trovare errori o ripetizioni! Forse a volte esagero un po'...
In ogni caso, i periodi tolkeniani sono bellissimi! Il mio modello di scrittura! Ehm... forse un po' lunghetti... ma proprio per questo secondo me sono magnifici! Quando una frase viene costruita come un edificio, con le fondamenta e i muri portanti, per poi pensare a tutti gli abbellimenti e le aggiunte... al contrario, non apprezzo troppo lo stile "minimalista" ovvero l'utilizzo smodato di frasi brevissime... mi sembra quasi di sentire qualcuno che legge a voce alta con il singhiozzo, che si interrompe sempre! È fastidiosissimo!
Vabbè, passando ad altro. Non è proprio che "parlo" con i miei personaggi... di solito parlo con me stesso... ovvero con uno dei miei tanti me... certo, poi qualcuno di quei me è diventato un personaggio. Ok, sono un pazzoide e sto divagando, ma è solo perché sono un genio! (modestia on oggi XD) Comunque, non è che parlo con i personaggi, è che i personaggi fanno come pare a loro! Per esempio, all'inizio la storia del Re d'Inverno doveva avere un lieto fine... nella mia mente Voce dell'Estate sarebbe riuscita a salvarlo. Invece no... il Re era diventato troppo freddo, a quanto pare. Non so neanche dire perché sia successo... (da qualche parte, ho ancora la bozza dell'altra versione. Chissà se riuscirò mai a finirla...)
Dei corsi di sintassi, invece, non so nulla. Personalmente, il metodo che ho seguito è stato molto semplice. Leggere, leggere, leggere, e ancora leggere. Se non bastasse consiglio di leggere ^^ scherzi a parte, soprattutto leggere cose anche diverse come genere... per dire, sono passato spesso e volentieri dalla saggistica al fantasy, dal romanzo storico a (attenzione... qui sconvolgo la gente) i romanzi rosa (avevo un paio di quei romanzi per ragazze adolescenti che ogni tanto rileggevo senza un motivo preciso - solo per il gusto di leggere...), gli unici libri che raramente ho letto sono i gialli e i romanzi romantici... il che, visto il genere di racconti che scrivo, può giustamente sembrare incredibile... ma mi sembrano molto stereotipati, e non riescono a catturarmi troppo. L'unico romanzo "d'amore" che ricordi di aver letto è "Un Ponte sull'Eternità" di Richard Bach (sì... quello che Nemo ha prestato a Leannore. Anch'io l'ho prestato... e ancora non mi è stato restituito -_- e difficilmente lo sarà...) e infatti l'idea di amore che si ottiene da quel libro mi è sembrata molto fuori dai luoghi comuni... indipendentemente da questo, è davvero ben scritto!
Sì, l'amore per me è tenerezza. (vecchia recensione del terzo capitolo di Nemo). Non ho un concetto di possessività... perché ho raggiunto uno stadio di pensiero in cui mi rendo conto di non poter dire di possedere davvero qualcosa. (quanto sono ascetico... stile guru indiano U_U) scherzi a parte, per me pensare di possedere un altro essere vivente è un'idea assurda... e questa mia idea si riflette anche nel modo in cui parlo - forse anche in ciò che scrivo? Da quel che dite sì - perché mi sono accorto di usare pochissimo gli aggettivi possessivi. È una cosa complicata, dover dire "il gatto che abbiamo accolto in casa" anziché dire "il nostro gatto" oppure "la ragazza con cui ho una relazione" anziché "la mia ragazza", ma credo che aiuti a cambiare il modo di vedere le cose. Insomma, cambi il modo in cui parli perché cambia il modo in cui vedi le cose, e allo stesso tempo cambiando il modo in cui si parla è più facile abituarsi a vedere le cose diversamente. Sì, è un discorso decisamente "esoterico"... ma non saprei spiegarmi meglio. Sopportate i miei deliri, per favore! :)
I sogni prima degli esami! I miei primi esami sono stati in quinta elementare, ma non ricordo particolare nervosismo, né per quelli, né per gli esami di terza media. In compenso ricordo benissimo che quando avevo gli esami di maturità mi sono svegliato una domenica verso le cinque di mattina convinto che avessi perso il treno e che quindi sarei arrivato a scuola in ritardo! Quanto mi sono sentito meglio una volta scoperto che era domenica... comunque, buona fortuna! Coraggio che in terza media non sono così terribili! Non che io ricordi, almeno...
E comunque, complimenti perché scrivete già abbastanza bene nonostante siate (relativamente parlando) piuttosto giovani. Ho letto gente più grande di me (che mi avvicino ai 20... diamine, mi sento vecchio!! @_@) scrivere molto peggio di voi... quindi coraggio, continuate e non smettete mai! Solo con l'esercizio si può migliorare!
Ho scritto tantissimo, è quasi più la parte dei pensieri in libertà che il racconto vero e proprio. La smetto qui? Forse è meglio... alla prossima! ^^
P.S: Come avrai notato dalla prima canzone che cito in questo racconto, sì, amo Tarja. Con i Nightwish i testi erano quasi tutti di Tuomas, ma anche da sola non se la cava così male. E in ogni caso... ha una voce indescrivibilmente bella *-*
P.P.S: spero che i caratteri speciali si vedano - sono o non sono una figata? XD
   
 
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