Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Maharet    16/06/2010    5 recensioni
Ginevra è una ragazza come tante. Forse più bella, forse più sola delle altre. Ma la sua vita in fondo è normale. Finché non incrocia due occhi verde muschio che la cambieranno per sempre. 'Lanciò uno sguardo disinteressato a sorvolare le nostre teste. Poi i suoi occhi si posarono su Ginevra, e non si mossero di lì. Non che fosse una grossa sorpresa, in realtà. Tra di noi lei spiccava come un raggio di sole in una mattinata uggiosa. Ma quello che forse solo io notai, con immenso stupore, fu che Ginevra ricambiava lo sguardo. Voltai appena la testa e la trovai come paralizzata, gli occhi sgranati e la bocca socchiusa in un leggero ansito. E capii che qualcosa era passata tra quei due.'
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolino (breve) dell'Autrice:

 

Domani parto per le ferie, e non ce la facevo proprio ad abbandonarvi per due settimane senza aver pubblicato questo capitolo.

Portate pazienza se stavolta non rispondo una per una alle vostre recensioni, ma avrei rischiato di non riuscire a pubblicare nemmeno stasera.

Un grazie pieno di affetto alle 5 ragazze meravigliose che hanno recensito l'ultimo capitolo, ed una bacio speciale alla mia Muffetta che ha recensito anche la mia ultima One-Shot (Lena tornarà ancora, in un contesto decisamente più sereno ;) )

SEE YOU SOON MY DARLINGS!

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La battaglia andava avanti da un tempo che Simon non avrebbe saputo definire. Poteva trattarsi di pochi minuti come di parecchie ore. Come ogni volta, l'adrenalina gli impediva di percepire lo scorrere del tempo. Piantare il lungo pugnale nero nei corpi coriacei dei demoni gli provocava un piacere quasi sensuale, che superava di gran lunga qualsiasi altra sensazione avesse mai assaporato. Ucciderli non era il suo lavoro, era la sua vita. Come un eroinomane, non poteva resistere a lungo senza la sua dose quotidiana.

Da qualche tempo però c'era qualcosa di più, qualcosa che gli strisciava sotto la pelle come un sotterraneo fiume di lava bollente. C'era Ginevra. La cercò con lo sguardo mentre estraeva la lama nera dalla gola squarciata della sua ultima vittima, asciugandosi distrattamente il sangue verdastro sui jeans. Lei stava combattendo con un paio di Gregari, poco più che ordinaria amministrazione. Per un istante seguì come ipnotizzato i movimenti agili e sinuosi della ragazza. Combatteva come se danzasse, un nero angelo vendicatore armato di due lunghi pugnali ricurvi. Con un gesto rapido ne piantò uno dritto nel cuore del demone più vicino, roteando poi su sé stessa per lanciare l'altro, che andò a conficcarsi, con incredibile precisione, nella gola del secondo. La sua danza era durata appena qualche secondo, e i due cadaveri giacevano scompostamente ai suoi piedi in una pozza di liquido ribollente. Le sorrise, ma lei non guardava dalla sua parte. Il tempo di accertarsi che i suoi avversari fossero effettivamente morti, e subito i suoi occhi erano corsi a cercare Rafael. Simon sentì un spiacevole fitta dove un tempo il suo cuore era solito battere.

Quando erano arrivati all'appuntamento, quella sera, aveva subito intuito che qualcosa era cambiato. Lei l'aveva salutato compostamente, senza neppure accennare a buttarglisi tra le braccia come al solito. Aveva attribuito quel cambiamento all'apprensione per l'approssimarsi della sua prima morte, ma ben presto si era reso conto che non poteva trattarsi solo di quello. Anche se non si erano sfiorati nemmeno con un dito, Rafael e la sua protetta non avevano staccato gli occhi l'uno dall'altra per più di qualche secondo durante tutta la battaglia. E c'era qualcosa, nei loro sguardi, che l'aveva fatto sentire di troppo per la prima volta da quando l'aveva incontrata. Era successo qualcosa, tra di loro. E stranamente non aveva nessuna voglia di sapere esattamente cosa.

Perso nei suoi pensieri, non vide l'ombra nera che si avvicinava sinuosa a Ginevra finché non fu troppo tardi. E solo in quel momento, mentre l'orrore si faceva strada in ogni fibra del suo corpo, si rese conto che vederla con Rafael non era davvero la cosa peggiore che potesse immaginare.

Ginevra staccò di malavoglia gli occhi dal profilo di Rafael, che stava combattendo ad una ventina di metri da lei. Aveva avvertito un lungo brivido lungo la spina dorsale, segno che ce n'era un altro nelle vicinanze. Si voltò spavalda, estraendo velocemente dal fodero un terzo pugnale, assolutamente identico a quelli che giacevano conficcati in profondità nei corpi squarciati dei Gregari. Ma quello che vide la gelò sul posto, spegnendo in un istante il sorrisetto disegnato sul suo volto tumefatto.

Il demone aveva l'aspetto di un bel ragazzo afroamericano, con brillanti occhi verdi e rasta lunghi fino a metà schiena. E questo decisamente non era un buon segno. Soltanto i demoni più potenti erano in grado di imitare così perfettamente l'aspetto degli esseri umani. La maggior parte di loro era perlopiù una massa informe dai tratti solo vagamente umanoidi. E questo nello specifico risultava talmente credibile da farle dubitare per un attimo che il suo sesto senso avesse fatto cilecca. Poi notò due cose che le fecero accantonare immediatamente ogni dubbio sulle proprie facoltà.

La prima fu l'abbigliamento del giovane. Indossava un lungo impermeabile in pelle nera, assolutamente identico a quelli che portavano anche i tizi da cui lei e Rafael erano scappati qualche tempo prima. Aveva imparato una cosa, in quei mesi. I demoni seguivano la moda peggio di un gruppo di ragazzine in crisi puberale. E, di solito, stesso abbigliamento era sinonimo di comune appartenenza ad una determinata casta. Ergo, era molto probabilmente altrettanto pericoloso degli altri tre.

La seconda fu il sorriso splendente che il ragazzo le indirizzò. In palese contrasto con le labbra scure, due canini lunghi e scintillanti balenarono nella penombra. A dispetto di tutte quelle vecchie leggende, un solo clan di demoni possedeva quella particolare caratteristica. Non erano neppure in molti, per quel che ne sapevano, ma erano indubbiamente molto pericolosi, soprattutto per quelli come lei. Ginevra si sentì morire. Quello che aveva davanti era un Distruttore di Anime, e lei era in grossi guai.

I Distruttori erano un antico clan di demoni di origine europea. Erano perlopiù mercenari, assassini prezzolati al servizio dei demoni più potenti. Ma non era la loro forza a spaventare tanto la ragazza. Il loro nome era l'omaggio al potere più oscuro e potente, quello che aveva permesso loro di sopravvivere alle migliaia di lotte intestine che nei secoli avevano decimato i vari clan più ancora degli Sterminatori stessi. Questi antichi guerrieri possedevano la capacità di distruggere, insieme ai corpi delle loro vittime, anche le anime che vi erano contenute. Ciò faceva di loro i predatori naturali di quelli come lei, elementi indispensabili alla sopravvivenza delle razze demoniache. Se nulla sopravviveva alla morte del corpo, il cambiamento in Eletti diventava impossibile.

Ginevra esaminò febbrilmente le proprie opzioni. Sapeva che il suo destino era morire quella notte, ma era piuttosto certa che non contemplasse il farsi uccidere in maniera definitiva. Saettò con lo sguardo alle spalle del demone. Simon l'aveva vista ed era scattato verso di lei, ma proprio in quel momento altri due demoni gli si erano parati davanti. Non erano Distruttori, ma ad occhio e croce erano più di semplici Gregari. Dovevano essere i famosi Sylar. Rafael stava estraendo la lama dal corpo putrefatto del suo avversario, ma era troppo lontano. Non avrebbero mai fatto in tempo ad arrivare da lei prima che il demone le fosse addosso.

Fece un passo indietro e avvertì come un risucchio nell'aria intorno a sé. Si voltò appena per controllare con la coda dell'occhio, anche se si trovava esattamente nel punto che aveva immaginato. Era sull'orlo del tetto, otto piani a separarla dall'asfalto forse ancora tiepido del marciapiede. Era la sua unica possibilità. Se fosse morta sul colpo, lui non avrebbe più potuto nulla. Se invece fosse miracolosamente sopravvissuta alla caduta, sperava che i suoi compagni avrebbero avuto il tempo di fermarlo prima che la raggiungesse per terminare il suo lavoro. Fissò gli occhi azzurri in quelli verde bosco di Rafael, sperando di riuscire a trasmettergli con quel muto sguardo tutto l'amore e la cieca fiducia che nutriva nei suoi confronti. Poi spalancò le braccia e si lasciò cadere all'indietro.

Appena l'aveva vista allargare le braccia, lo sguardo così intenso fisso su di lui, il corpo di Rafael era scattato verso di lei, mosso dal puro istinto. Doveva proteggerla, questo era stato il suo compito fin dall'inizio, ma ora aveva assunto una nuova dimensione. Ora ogni singola fibra del suo essere gli urlava che, se non avesse fermato il Distruttore, l'avrebbe persa per sempre. E non riusciva più a concepire di esistere nemmeno un minuto senza di lei, figuriamoci l'eternità.

Gli fu addosso mentre il demone si allungava oltre il parapetto a seguire con lo sguardo il volo del suo angelo. Il gesto della ragazza l'aveva colto alla sprovvista, regalando al Guardiano quei pochi secondi che gli servivano. Era stata furba, o forse solamente pazza. Ad ogni modo, aveva funzionato.

Con un gesto fluido, frutto di quasi un secolo di esperienza, Rafael passò intorno al collo del Distruttore un filo d'acciaio, tanto sottile quanto letale. Strinse con tutte le sue forze, incurante del dolore lancinante alle mani, le orecchie tese a cercare ciò che in effetti sentì un istante dopo. Il tonfo sordo sull'asfalto gli arrivò attutito, ma non seguirono urla né sirene. Nessuno l'aveva vista, nessuno avrebbe avvisato la polizia. Con un ultimo sforzo staccò di netto la testa del demone, mentre il resto del corpo crollava al suolo come una marionetta a cui fossero stati tagliati i fili. Avvertì una mano sulla spalla e si voltò bruscamente, pronto a combattere ancora. Ma furono due occhi blu colmi di dolore e preoccupazione quelli che si ritrovò davanti. Simon gli indicò i corpi disseminati sul tetto, alle sue spalle.

  • Ci penso io a fare pulizia. Tu va da lei!



   
 
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