Fight
- Griolsa
-Quel
mangiapasta!!! Damnaigh..! Io e
quel tuilí…fratelli????
Ba mhaith liom a thabhairt dó cic
eile..!!..
-Fine
come sempre, eh,
Janet?-.
Dannazione.
Riconosciuta
la voce, la
ragazza si girò di scatto.
-Ti
stavo cercando,
teinomane!!!- urlò lei.
Arthur
sospirò.
-Cos’è,
un’altra sfida?...Non
impari mai ver-
-KYAAAAAAH!!!!-.
-WAAH!-.
C’era
mancato un pelo: se
l’inglese non si fosse scostato velocemente, il calcio
sferrato da Janet
avrebbe colpito in pieno il… “Big Ben”.
-Maledetto
demone in
gonnella!- sbraitò lui -Are you
crazy???-.
-Tzè,
te la sei scampata per
poco…!- ringhiò lei, per poi estrarre da
chissà dove un lungo bastone in legno
con delle pietre incastonate -Vediamo se riesci a resistere a questo!-.
Arthur
sogghignò.
-Speri
davvero di potermi battere
con la magia??-.
-Non
sottovalutare le arti
magiche dei druidi, bastaird..-.
-Questa
l’ho capita..!!!-.
-Allora
fatti sotto,
checca!-.
-Non
hai speranze contro di
me, Irlanda!-.
Si
abbandonò sulla poltrona
del salotto, asciugandosi la fronte con la manica del vestito. Tanto
era già
conciato male.
-Quel
maledetto…!- mormorò
battendo il pugno sul braccio della poltrona.
Ogni
volta era la stessa
storia: combatteva con tutte le sue forze, senza mai darsi per vinta,
ma in un
modo o nell’altro era sempre lui, Inghilterra, ad avere la
meglio.
Si
guardò le mani, piene di
graffi e sporche di terra, quando una fitta alla testa la fece
sussultare.
Tutta colpa di quel teinomane!
-…Però
ne ha prese un bel po’
anche lui…- si disse, sorridendo leggermente.
Avrebbe
continuato a
ribellarsi, su questo non c’era dubbio! Era da più
di settecento anni che era
sotto la “protezione” dell’inglese, come
l’aveva chiamata lui. Povero idiota,
non si rendeva conto che ormai lei era più che in grado di
badare a sé stessa?!
Perché continuare a controllarla?! …Con quel
tipo, Alfred, non era stato così…
-Aah,
che palle!- sbottò, e
si alzò per andare a farsi una doccia.
La
irritava sempre pensare ad
America, che era riuscito a rendersi indipendente in così
poco tempo rispetto a
lei. Era Alfred molto forte? Era Arthur debole? Era lei, ora, quella
debole?
No, questo non poteva accettarlo! Con tutte quelle volte che gli aveva
reso la
vita un inferno, Arthur avrebbe dovuto lasciarla in pace già
da un tot, mentre
all’americano era bastato gettare un poco di tea in mare per
essere considerato
una minaccia!
-…Proprio..non
lo capisco…-
mormorò Janet, togliendosi dai capelli i due amati trifogli,
messi piuttosto
male. Ne avrebbe raccolti altri fra i campi verde smeraldo che
circondavano
casa sua.
…
-Prendi questo. -.
Arthur si voltò verso
Janet, osservando curioso la
strana piantina che la ragazzina le stava porgendo.
-..Che cos’è?-.
-..Si chiama
“trifoglio”.- rispose secca lei, senza
guardare l’inglese negli occhi, ma fissando un punto
indefinito sull’orizzonte,
oltre il podere in cui stavano passeggiando.
-Ah…E perché
l’hai raccolto?- domandò lui, tendendo la
mano e afferrando con due dita lo stelo della pianta.
-..N-Non è
nulla…E’ che..mi ha ricordato i tuoi occhi,
ecco. – balbettò arrossendo.
Stupido Inghilterra. Lui e le sue
domande dirette.
-….Ah.- non
riuscì a dire altro, ma sentì le guance
farsi bollenti.
Stupida Irlanda. Lei e i suoi
pensieri bizzarri.
ok,
è davvero corta, lo so
>_< vabbè, in fondo sono piccoli episodi,
anche se questo è collegato al
precedente :3 Prometto capitoli più lunghi! Questo l'avevo
iniziato tempo fa, e
ho preferito finirlo così. Il titolo può avere a
che fare anche con il ricordo
di Janet, sì... Ecco, una lotta interna :D Ok, detto questo
vi saluto ^^ Un
grazie ai lettori e a ballerinaclassica
per aver recensito!Spero che continuerai a leggerla e che ti piaccia!