Era stato maestro.

Lui era stato maestro.

Era stato maestro quando questa parola era sinonimo di rispetto, di professione importante e con un’entrata fissa.

Era stato maestro per molto, con i suoi “Va bene?”, la sua cultura smisurata e il latino.

E adesso, chi è? Adesso, alla veneranda età di ottanta anni, non sa neppure il suo nome, o meglio, non lo ricorda.

Adesso si rivolta ogni giorno contro la donna che gli è stata accanto per tutta la vita, la madre dei suoi figli, il suo bastone della vecchiaia.

Adesso non ricorda nulla della sua cultura smisurata, del suo lavoro, del suo passato, del latino.

Adesso, ad ottanta anni, invoca il suo paese d’origine e sua nonna, pur non ricordandoli.

Non sa i nomi dei suoi figli, si meraviglia perché le sue scarpe sono uguali, è tutto suo, si dispera con i lacci dei pantaloncini estivi che rivelano le gambe toniche, simili a quelle di un ragazzino.

Adesso, ad ottanta anni, è come un bambino.

Nonostante la grandissima preparazione, l’amore dei familiari, le cure, da dieci anni a questa parte è un bambino senza storia, che cerca di connettere tra loro parole inesistenti, che cerca di spiegare la confusione che regna nella sua mente.

Adesso, ad ottanta anni, è sempre mio nonno, quello a cui chiedevo cento lire per comprare le caramelle al ritorno da scuola e che mi raccontava la storia di Empedocle.

Adesso, ad ottanta anni, i suoi occhi mi raccontano ciò che non sono riusciti ad esprimere prima.

Note:

Salve!

È la prima storia che pubblico in questa sezione,  spero qualcuno la legga e la commenti.

So che può sembrare scialba, magari può non trasmettere sentimenti, ma è il mio modo di vedere le cose.