La Locanda del Gallo e la Città di Altaria
Gli ultimi
avventori stavano ormai arrendendosi a salutare anche quella notte.
Come al solito la Locanda del Gallo era stata presa d'assalto per
tutta la sera, per la gioia del suo anziano proprietario, Burrich, e
delle sue due sorelle, Berth e Greth, le cui prelibate pietanze erano
una delle principali attrazioni del locale, insieme alla sua
atmosfera familiare e calda, unica in tempi tanto duri. Burrich dava
asilo a tutti, senza fare troppe domande, perchè era a sua
volta stato disperato e sapeva fin troppo bene a cosa la disperazione
potesse portare.
“Nick!”
chiamò a gran voce. “Nick! Ma dove diavolo ti sei cacciato?”
“Eccomi
padre” gli rispose allegro uscendo dalle cucine un biondo ragazzo
dal viso d'angelo che incorniciava un sorriso da furfante.
“Cosa eri
a fare?” gli chiese in tono di rimprovero.
“Beh, le
zie mi stavano dando un po' di patate...” tergiversò
innocentemente.
“Ma tu
guarda! Dai presto vieni qua e sbrigati a darmi una mano a sistemare
la sala che sono stanco e voglio andarmene a letto.” brontolò.
Subito il ragazzo lo aiutò e in poco tempo finirono il lavoro.
“Padre
posso uscire adesso?” domandò poi.
“Sì
però fai attenzione. Non andare in zone con il coprifuoco e
non andare nella zona dei Perlan e non andare fuori dalle mura e
non...”
“A questo
punto quasi quasi rimango in casa!” lo derise.
“Oh beh,
vai un po' dove vuoi allora. Però fai attenzione mi
raccomando!” si premurò Burrich.
“Tranquillo
tranquillo” rispose mentre stava già uscendo. “A domani!”
L'oste
rimase a guardare la porta chiusa, sospirando la propria
preoccupazione.
La città
di Altaria la Bella rendeva davvero onore al suo soprannome, datole
da alcuni mercanti originari del Grande Impero del Sole. O meglio lo
faceva di giorno, con il candore del marmo della Piazza dei Re, dove
sorgevano i palazzi più importanti ed il tempio di Boran, o
con la frenetica attività della Via dei Mercanti, dove
venivano scambiate merci provenienti da tutto il continente in
un'atmosfera dai caledoiscopici colori e odori. Ma di notte la
situazione cambiava completamente. Nelle parti più ricche era
imposto il coprifuoco e vigili pattugliavano le guardie cittadine nel
farlo rispettare. Nelle restanti zone, quelle sorte spontaneamente
per il sovrappopolamento, regnavano invece il caos e la delinquenza
più totali. Ogni tipo di merce era in vendita, dal corpo umano
alle droghe, e pullulavano numerose piccole gilde di ladri e
tagliagole, lasciate vivere dalle autorità per interesse o
disinteresse, poiché spesso erano molti gli interessi che
avevano in esse i pubblici ufficiali e quando non ne avevano, voleva
dire che erano talmente insignificanti da poter chiudere un occhio.
Solo ogni tanto veniva fatta qualche retata in risposta ad agitazioni
popolari o se veniva derubata la persona sbagliata.
Nick, mentre
la fresca aria notturna gli sferzava il viso, aveva sul volto il
sorriso soddisfatto di chi ha pochi pensieri e tanti sogni. Stava
andando da Ewan, il suo maestro, come a lui piaceva chiamarlo. Una
persona che stimava profondamente e a cui era estremamente legato. Si
avvicinò alla sua porta e bussò tre volte.
“Vieni
pure Ewan” lo esortò una voce profonda.
“Eccomi
qua!” esclamò entrando con un gran sorriso.
“Mi sembra
di averti già detto che non serve a niente bussare tre volte.
Non c'è nessun codice da rispettare.” lo rimproverò
l'altro.
“Beh, mi
pareva più divertente” si scusò rabbuiandosi.
“Tranquillo,
non è un problema. Però è importante che tu
comprenda l'importanza dei codici e la necessità di non usarli
mai in maniera inappropriata” concluse in tono conciliante. Il
ragazzo annuì.
“Come sta
tuo padre?” chiese poi.
“Bene!
Cosa mai può scalfirlo?” esclamò Nick scimmiottando
il padre al lavoro. Il volto sfregiato di Ewan si aprì in un
sorriso.
“Sarà
meglio che se vuoi diventare il ladro più ineffabile della
storia, come tu desideri” gli disse, “ci concentriamo sulla tua
capacità di fare il buffone.”
“Un'arma
segreta eh?”
“No. Un
difetto” sentenziò divertito. “E ora iniziamo. È
già tardi.”
“Ehm,
Ewan?”
“No Nick.”
lo prevenne. “Neanche oggi ti dirò come mi sono sfregiato il
volto.”
“Tanto
prima o poi lo scoprirò!” disse sicuro. “Sarò o non
sarò il ladro migliore della storia?”
“Vedremo”
gli rispose in modo improvvisamente assente. E l'altro seppe che la
conversazione era finita.
Quando due ore dopo uscì dalla casa del suo Maestro, Nick era esausto per gli allenamenti. Si ripromise di provare i nuovi trucchi appresi quel pomeriggio stesso. Ma per ora aveva solo un disperato bisogno di dormire. Così rientro alla Locanda e, mentre il Sole si stava arrampicando sui primi raggi, lui si addormentò sognando tesori e invincibili mostri.