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Autore: skarch86    19/06/2010    4 recensioni
Dopo la morte di Silente, per Draco tutto va a rotoli. Quando Harry entra involontariamente a far parte del quadro, entrambi devono imparare che le cose non sono sempre come sembrano. Link della storia originale: http://bigbang.inkubation.net/life.html
Genere: Dark, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Draco/Harry
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Harry si svegliò quella sera stessa, ma non volle uscire dal letto. Studiò il viso di Malfoy per diverso tempo, prima di riaddormentarsi con ancora l’immagine delle sue palpebre tremanti impressa negli occhi, così seminascoste dai capelli biondi. Quando lando a mattina arrivò, la sua mano era ancora su quella di Malfoy, che non si era mosso per tutta la notte.

Attese di sentire il respiro regolare di Malfoy, prima di alzarsi. Mentre si dirigeva in bagno, il suo stomaco brontolò, ricordandogli che non aveva toccato cibo da un giorno e mezzo, a causa di ciò che era accaduto il giorno precedente.

Al momento trovava molto difficile riuscire a fidarsi di Piton. Li aveva lasciati in mezzo al nulla, in una notte di luna piena e senza pozione Antilupo. E Bellatrix li aveva trovati. Sembrava quasi impossibile che ci fosse riuscita da sola.

Proprio quando Harry aveva cominciato a mangiucchiare un po’ di crostini, la porta principale fu aperta e ne entrò Piton. Harry afferrò la bacchetta e la tenne stretta sotto al tavolo.

“Era Bellatrix…” borbottò Piton, togliendosi il mantello e poggiandolo su una sedia.

“Oh, davvero?”

Piton si voltò a guardarlo. “Sì, davvero. C’è qualche problema, Potter? Draco dov’è?”

Fu invaso dalla rabbia. “È strano che lo chieda. Ma che gliene importa, poi? Ci ha lasciati qui, in mezzo al nulla, senza pozione in una notte di luna piena, e poi se ne andato dai suoi amichetti Mangiamorte!”

Piton mostrò i denti. “Non avevo scelta! A voi non sarà sembrata la cosa migliore, ma dovevo tornare lì ed assicurarmi che non ci avrebbe più trovati!” gridò ad Harry.

“Sì, beh, allora deve aver fatto proprio un lavoro di merda, perché invece ci ha trovati!”

Piton stava per rispondere a tono, ma si bloccò, la bocca leggermente aperta. “Cosa?”

“È venuta qui. Durante la trasformazione di Malfoy. La porta era sigillata, ma è riuscita ad aprirla e Malfoy l’ha uccisa.”

Piton scrutò la stanza, cercando prove della sincerità di Harry. “Che fa, davvero pensa che avrei lasciato qui un cadavere?” lo schernì Harry. “L’ho seppellita.”

“Draco lo sa?”

“Che l’ha uccisa? Sì. Non credo abbia capito quello che gli ho detto dopo, però.”

Piton tacque per un po’. Infine, gli chiese in quale stanza fosse Malfoy. Harry gliela indicò e si diresse poi nell’altra, sigillandola. Che Piton dormisse pure sul divano. Bastardo!

::

Più tardi Piton spiegò ad Harry cosa Bellatrix avesse cercato di fare. Apparentemente, altri dodici Mangiamorte l’avevano aiutata, e aveva passato gli ultimi due mesi a tentare di rintracciare Piton, ovviamente senza che lui ne fosse al corrente. Piton sosteneva che non aveva idea di come avesse fatto a scoprire dove si trovava Malfoy.

Harry ne dubitava. Ma dopo aver visto quanto si fosse agitato per Malfoy, non poteva far altro che credere che Bellatrix li avesse trovati senza il suo aiuto. In più, nonostante tutto l’odio che provava nei confronti della donna, mandarla da loro proprio durante la trasformazione di Malfoy sarebbe stato davvero troppo per lui.

Malfoy non si era ancora ripreso. Non aveva lasciato il letto per tutto il giorno e non aveva detto a Piton una sola parola. Quando Harry gli portò qualcosa da mangiare, si limitò a restare sdraiato con uno sguardo vacuo, continuando a stringere la sciarpa di suo padre. Ovviamente, non toccò cibo.

Ma quella situazione non durò a lungo. Due giorni dopo Malfoy finalmente uscì dalla sua stanza e li raggiunse a colazione. Sembrava quasi normale, per lo meno fino a che Piton non gli chiese se stesse bene. Il piatto che teneva in mano cadde a terra e andò in frantumi. Malfoy quasi si mise di nuovo a piangere; si piegò per pulire – Malfoy? Pulire? – e aggredì Harry quando questi cercò di aiutarlo.

Harry serrò i denti, ma fece del suo meglio per passarci sopra.

::

Harry non ce la faceva più ad avere intorno un Malfoy tanto nervoso. Malfoy era come una bomba pronta ad esplodere. Harry non voleva essere nei paraggi quando sarebbe accaduto, perciò prese al volo la prima occasione per uscire dalla casa.

…anche se significava dover aiutare Piton a sistemare gli incantesimi protettivi.

Ovviamente, l’unico modo per evitare di litigare con Malfoy era litigare con Piton. Fortunatamente avevano concluso il loro lavoro prima di cominciare a scagliarsi maledizioni.

Harry corse dentro casa e si chiuse in camera. In quel momento, voleva soltanto che tutto finisse il più presto possibile.

::

Dopo quel giorno, Piton riprese ad uscire per spiare Voldemort. O almeno così diceva. Harry era felice di non averlo intorno; la casa era troppo piccola perché tutti e tre riuscissero ad evitarsi.

Malfoy non restava quasi mai a lungo fuori dalla sua camera, e quando lo faceva era perso nei suoi pensieri e si agitava ogni volta che Harry gli rivolgeva la parola. Dopo una settimana di sopportazione e dopo essersi a lungo trattenuto dall’afferrarlo e scuoterlo, Harry prese una decisione. Si sarebbe impegnato a farlo parlare di quello che era accaduto.

Ne ebbe la possibilità più tardi, quello stesso giorno. Piton era appena uscito di nuovo e Malfoy entrò in cucina per cercare nella credenza qualcosa da mangiare.

“Fame?”

Malfoy fece quasi cadere un pacco di biscotti, al suono della voce di Harry. “Sì,” borbottò, e fece per tornare nella sua stanza. Harry lo fermò e gli fece segno di sedersi al tavolo. “Puoi anche mangiare qui, no? Resta. Per favore…”

Malfoy lo guardò circospetto, ma alla fine si sedette ed aprì la scatola. Cominciò a masticare un biscotto ed Harry si sedette accanto a lui.

Non importava quanto tempo Harry lo fissasse, Malfoy non si muoveva. Era come se fosse solo, nella stanza. Il rumore che faceva masticando stava cominciando ad infastidire Harry, ma non parlò fino a quando Malfoy non ebbe mangiato metà dei biscotti contenuti nella scatola.

“Hai intenzione di parlarne?”

Malfoy quasi si strozzò. Tossì e replicò, cercando di suonare calmo. “Di che cosa?”

“Di quello che è successo. La notte di luna piena.”

Draco impallidì. “No.” Fece per alzarsi.

“Malfoy–”

“Ho detto di no! Non ho intenzione di parlarne, perché non è successo niente!” gridò Malfoy, che si voltò per andarsene, ma Harry si era già alzato e lo bloccò di nuovo.

“Non puoi continuare così, Malfoy.”

“Oh, davvero? Guarda un po’,” lo schernì, e cercò di spingere via Harry. Questi, però, gli afferrò un braccio e lo fermò. “Basta! Lasciami!”

Harry non lo lasciò. Lo tirò con più forza, ma perse l’equilibrio quando Malfoy lo spinse. Cadde a terra, ma tenne Malfoy sopra lui, sebbene continuasse ad agitarsi. Harry sentì un debole pugno sullo stomaco e per un momento allentò la presa, ma poi agganciò una gamba dietro le ginocchia di Malfoy, bloccandolo.

Forse, non era stata proprio una buona idea.

Perché ora Malfoy era tra le sue gambe, che gridava e si contorceva, e la frizione contro il suo inguine aveva risvegliato una parte del suo corpo che ultimamente era rimasta invece sostanzialmente inattiva.

Alzò la testa ed avvicinò Malfoy, unendo le proprie labbra alle sue. Sapeva di cioccolato; passando la lingua sui suoi denti, Harry trovò delle briciole di biscotti. Dopo un po’ Malfoy smise di agitarsi e cominciò a rispondere al bacio.

Fu Malfoy ad interromperlo, poggiando poi per un minuto la fronte contro quella di Harry, prima di allontanarsi. Harry si alzò sui gomiti, cercando di riprendere fiato mentre osservava Malfoy raggomitolato nell’angolo.

Dopo un po’ Malfoy parlò di nuovo, evitando di guardare Harry negli occhi. “Ancora non voglio parlarne. E puoi anche smettere di fissarmi.”

“Ed io penso ancora che dovresti.” Pensandoci meglio, “E non ti sto fissando,” aggiunse in fretta.

Malfoy si voltò a guardarlo e sollevò un sopracciglio, ed Harry distolse lo sguardo. Si alzò e si sistemò i vestiti, prima di dirigersi verso la sua stanza. Si fermò per dare un’ultima occhiata ad Harry.

Mentre Malfoy spariva nella sua camera, ad Harry sembrò di averlo visto sorridere.

::

Dopo quel giorno Malfoy si calmò un po’. Continuava a non parlare molto, ma aveva smesso di sussultare ogni volta che Harry gli rivolgeva la parola. A volte ad Harry sembrava Malfoy lo stesse fissando, ma non si voltava mai in tempo sorprenderlo a farlo.

Piton tornava soltanto per la notte; preparava qualcosa da mangiare ed andava poi a dormire sul divano. La mattina già non c’era più. Harry notò che nella credenza si stavano accumulando vari ingredienti per pozioni. Almeno la prossima volta Malfoy avrebbe avuto la sua pozione.

Erano passate quasi tre settimane dall’ultima notte di luna piena, quando una sera Piton tornò prima del solito. Chiamò Harry e Malfoy e chiese loro di sedersi al tavolo. Il solo fatto di chiedere loro qualcosa era già abbastanza preoccupante. Non ci mise molto a sganciare la bomba.

“Domani notte andrete ad Hogwarts.”

“Cosa?”

“Bisogna cominciare a preparare il nostro attacco. Dovete parlare con Silente.” Piton iniziò poi a spiegare di cosa Harry avrebbe dovuto discutere con Silente. Harry cercò di memorizzare ogni singolo dettaglio, ma improvvisamente sentì lo stomaco chiudersi, quando realizzò che si stava ormai avvicinando alla fine.

“Io non ci sarò per alcuni giorni. Draco verrà con te. Cercate di rimanere ad Hogwarts per una o due notti.”

Malfoy parlò prima ancora Harry avesse la possibilità di chiedere alcunché. “E la mia pozione? Tra una settimana c’è la luna piena!” La sua voce divenne più acuta quando pronunciò le ultime parole.

“Per quel giorno saremo tornati tutti e tre. E se anche io non ci fossi riuscito, la preparerà Potter. Ho già acquistato gli ingredienti.”

::

Due giorni dopo furono svegliati da Piton. Fuori era buio, e probabilmente lo sarebbe stato ancora, per quando sarebbero arrivati ad Hogwarts. Harry aveva preparato le sue cose la notte precedente, perciò doveva soltanto vestirsi. Dopo qualche minuto, uscì dalla sua stanza e trovò Piton, in piedi accanto alla porta principale, che fissava accigliato la porta della camera di Malfoy e stringeva un pesante mantello invernale fra le mani.

Harry era a circa un metro di distanza e soffocò uno sbadiglio, appoggiandosi alla parete e chiudendo gli occhi. Quando sentì Malfoy uscire dalla stanza, li riaprì all’istante.

Malfoy camminava verso di loro trascinando i piedi, e fulminò Piton con lo sguardo quando questi gli disse di sbrigarsi. Uscirono tutti e tre alla fredda aria invernale, e si allontanarono dalla casa. Una volta oltrepassate le barriere protettive, Piton dette loro le ultime istruzioni, prima di attendere che si Smaterializzassero.

Harry percepì la mano di Malfoy stringergli l’avambraccio. Chiuse gli occhi ed immaginò la stazione di Hogsmeade. Si sentì comprimere dall’aria intorno a lui, e non era una sensazione piacevole; quando riaprì gli occhi, era di fronte alla stazione. Mentre cercava di liberarsi del disagio per la Materializzazione, realizzò che Malfoy stava ancora stringendo il suo braccio.

“Siamo arrivati,” bisbigliò.

“Lo vedo. Ma non capisco come riusciremo ad entrare nella scuola da qui. Piton ha detto che non dobbiamo di nuovo irrompere da Mielandia.”

“Sì, l’ho sentito anch’io!” Protestò Harry. “Conosco altri modi per entrare nella scuola. Seguimi.” Cominciò a camminare attraverso i binari, con Malfoy che lo seguiva a pochi passi di distanza. Il tragitto era breve, ma al buio sembrò più lungo. Alla fine, scorse la sagoma del vecchio edificio.

“Potter… Perché stiamo andando verso la Stamberga Strillante?” sibilò Malfoy, non riuscendo a non far trapelare una leggera preoccupazione.

“Ora vedrai.” Una volta raggiunta la Stamberga, Harry tentò di aprire la porta utilizzando vari incantesimi, ma invano. Era ormai scoraggiato, e presto il sole sarebbe sorto. Trasfigurò allora un ramo in una barra di metallo, con cui iniziò a rimuovere le assi che erano alle finestre. Quando la fessura fu abbastanza larga, gettò dentro la sua borsa ed entrò, ma subito si affacciò a vedere perché Malfoy non l’avesse ancora seguito.

“Vieni o no?”

Malfoy esitò un attimo, scrutando oltre la propria spalla prima di arrampicarsi attraverso la finestra. Una volta dentro, si guardò intorno ed ebbe un brivido.

“Non è infestata,” disse Harry.

“Non è quello!” sbottò Malfoy, ma fece un respiro profondo e cercò subito di calmarsi. “È solo che…c’è qualcosa di strano. E uno strano odore.”

Harry odorò l’aria intorno a lui. “Ovvio che senti uno strano odore. Questo posto è vecchio e sporco. Che ti aspettavi?”

“No, non è quello. Odora di…qualcuno. Non lo so. Possiamo andare adesso?” piagnucolò Malfoy, che afferrò subito la propria borsa.

Harry annuì. Mentre si avviava verso la stanza in cui si trovava l’entrata del tunnel, si chiese se l’odore di cui parlava Malfoy potesse avere qualcosa a che fare con le trasformazioni di Lupin in quel posto.

Quando raggiunse il buco nella parete, vi strisciò dentro ed attese che Malfoy lo seguisse. Si inoltrarono sempre più in profondità, camminando ricurvi. Trasportare così le loro borse era faticoso, soprattutto per una tale distanza. Per quando arrivarono alla fine del tunnel, ad Harry faceva malissimo la schiena, e aveva un disperato bisogno di sdraiarsi. La tenue luce del giorno illuminava l’ultima parte del tunnel, e li raggiungeva attraverso le radici dell’albero.

Harry si arrampicò cauto, e premette subito la radice del Platano Picchiatore prima che l’albero potesse attaccarlo. Prese le borse che Malfoy gli passò e poi lo aiutò a salire. Si allontanarono dall’albero e Harry tirò fuori dal suo zaino il Mantello dell’Invisibilità, che usò per coprire se stesso e Malfoy. Il mantello riusciva a malapena a contenere loro due, figurasi le borse, perciò Harry si avvicinò il più possibile a Malfoy, passandogli un braccio intorno alla vita per sincronizzare i loro passi.

Come previsto, il portone principale era chiuso. Harry non cercò nemmeno di aprirlo con qualche incantesimo. Conosceva un modo più semplice, per entrare.

“Dobby!”

L’elfo domestico apparve con un sonoro ‘crack’. Si guardò intorno e quando non vide nessuno si grattò la testa, pronto ad andarsene. Harry sollevò appena il mantello e mostrò la testa.

“Harry Potter, signore!” strillò, ma Harry gli fece cenno di tacere.

“Fai piano! Nessuno deve sapere che sono qui! C’è qualcuno dentro?”

“No, signore. Ci sono solo Dobby e gli altri elfi domestici.”

“Puoi aprire il portone?”

Dobby schioccò le dita e il grande portone si aprì all’istante, a sufficienza perché Harry e Malfoy sgusciassero all’interno. Una volta entrati, Harry si tolse il mantello e stava per rimetterselo in tasca, quando Dobby gridò. Harry afferrò la bacchetta e cercò di capire cosa fosse successo.

Dobby stava fissando Malfoy, con il suo braccino ossuto puntato verso di lui come se stesse per lanciargli contro qualche incantesimo. Harry balzò tra di loro e cercò di fermarlo. “No, Dobby! È con me!”

“Ma–Harry Potter, signore, lui ha–” protestò Dobby. Harry lo interruppe. “Non importa. Ora è qui per aiutarmi.”

Gli enormi occhi di Dobby sfrecciavano dal viso di Harry a quello di Malfoy. Ci volle un po’ prima che dicesse qualcosa, e quando parlò, cominciò a battere la testa contro il muro. “Draco Malfoy è un orribile ragazzo!”

Harry si piegò ed allontanò Dobby dalla parete. “Dobby, basta! Basta!”

L’elfo smise di punirsi e guardò Harry. “Grazie, Harry Potter, signore. Per Dobby è ancora difficile dire la verità sui suoi vecchi padroni.” Disse ciò occhieggiando Malfoy con timore.

Harry decise che fosse giunto il momento di concludere quella discussione. Prima di parlare a Dobby dette un’occhiata a Malfoy, che fissava accigliato il suo vecchio elfo domestico. “In realtà, molte cose sono cambiate. Non è più così cattivo. È perfino…carino, a volte.”

Malfoy smise di fissare Dobby e cominciò a studiarsi le unghie, mentre l’elfo replicava ad Harry con la sua voce stridula. “Dobby non lo sapeva, signore. Ma se lo dice Harry Potter, allora deve essere vero. Dobby è molto dispiaciuto per come si è comportato prima.”

“Ne sono sicuro. Però non punirti più, ok?” Sapendo che Dobby avrebbe cominciato a ringraziarlo e a parlare della grandezza e della gentilezza di Harry Potter, continuò prima che l’elfo avesse la possibilità di parlare. “Senti, dobbiamo rimanere qui per due o tre notti. Potresti prepararci una stanza per dormire?”

“Sì, Harry Poter, signore! Dobby farà tutto quello che Harry Potter desidera! Dobby preparerà subito la stanza!”

“Benissimo. Saremo all’ufficio del Preside. Ti chiamo non appena abbiamo fatto.”

::

Il gargoyle che nascondeva l’entrata all’ufficio del Preside si spostò di lato prima ancora che Harry potesse toccarlo. Balzò sulla scala a chiocciola, con Malfoy a pochi scalini di distanza, e fece un profondo respiro quando raggiunsero la porta in legno di quercia ed entrarono nell’ufficio.

“Ciao, Harry. Draco,” li salutò Silente dal suo ritratto.

“Buongiorno, Preside.” Harry prese una sedia e la trascinò davanti al dipinto. Quando vide Malfoy ancora in piedi accanto alla porta, gli fece segno di venire e gli indicò un’altra sedia. Malfoy la portò accanto a quella di Harry e si sedette, portandosi una mano davanti alla bocca per nascondere uno sbadiglio.

“Presumo che il Professor Piton oggi non ci raggiungerà.”

Harry spinse la sua borsa sotto la sedia con un piede, dopodichè alzò gli occhi. “No. Ci ha mandato qui e ci ha detto di rimanere per un paio di giorni. Abbiamo trovato tutti gli Horcrux e li abbiamo distrutti; tutti tranne Nagini. Ora vorremmo discutere con lei riguardo il modo con cui attaccheremo lei e Voldemort.”

“Vi consiglio di mettervi comodi, allora. Ci vorrà un po’.”

 

 

Grazie mille per tutte le vostre fantastiche recensioni! <3

 

  
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